Baleni di luce sul
vetro dischiuso,
riflessi d’un mondo
dal sole assopito,
dai raggi cocenti
d’un tratto zittito:
silenzio un po’
strano, ovunque diffuso.
Solo un frinire di
poche cicale
che parte, in
crescendo, tra l’erba seccata,
come canzone già nota
e stonata
con un ripetuto,
ossessivo finale.
Onde frementi, che
rubano l’aria,
rendendo il respiro
un poco affannoso,
che negano pure
l’atteso riposo
lasciando soltanto
una luce che varia,
luce accecante, che
ovunque riflette,
che col calore diventa
poi viva:
i muri attraversa, si
cela ed arriva
frangendosi, lesta,
in mille saette.
E’ dura stagione, che
proprio non amo:
potere che plasma e
piega anche il tempo
come un antico,
assoluto sovrano.
Ma penso allora all’autunno
vicino,
a limpidi giorni,
sereni e frizzanti,
a colori di bosco e
profumi fragranti,
a resina molle sul
tronco d’un pino.
E’ un’altra prova da
superare
che poi regala
tranquilla certezza:
nuova stagione e
diversa ricchezza
che nel cuor rinato
potrò ancor cullare.
by Ada
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