venerdì 2 agosto 2013

1 - Il Capitello di Sant'Antonio della Cingella (Capitélo de Bastòn)


Questo capitello è il primo che s'incontra salendo la strada della Singéla  e anche il più antico e grande dei tre dedicati a Sant'Antonio posti sulla salita alla montagna. Gli altri due sono più propriamente degli ex-voto a testimonianza di incidenti occorsi ai carrettieri dei quali il Santo di Padova era venerato patrono. 



Si tratta di una edicola incastonata nella roccia sopra la strada, a destra di chi sale, recante l'immagine di Sant'Antonio di Padova nella classica posa con Gesù Bambino in braccio. E' scolpita in altorilievo nella pietra bianca e sormontata da un frontone filettato di rosso e con una croce nera nel timpano.  Subito sotto è parimenti incastonata una lastra di marmo con incisa la dedica: 

"A MEMORIA DI MIO PADRE  
IL POPOLO"

Il tutto è protetto da una evidente grata in ferro e abbellito da un portafiori metallico che gli conferisce  un'immagine caratteristica e immediatamente riconoscibile fra i capitelli della zona.

L'artefice fu Giovanni Sartori Bastòn, mastro scalpellino e decoratore di chiese e quindi pratico nell'arte della pietra. Lo scolpì nel 1921 in memoria di suo padre Domenico e lo volle dedicare (pare sia questa l'autentica interpretazione della scritta) anche alla gente di San Pietro che quotidianamente frequentava quella via.



Non erano infatti soltanto i cavalàri a praticare la Singéla; schiere di paesani si dovevano recare quotidianamente in montagna per provvedere la legna da fuoco, l'erba e il farléto per gli animali o attendere a quelle piccole economie che consentiva la montagna. 
La trazione era comunque sempre animale: il mulo per i barossi e la forza di braccia e gambe per i carretti a mano. Questi venivano portati in quota smontati nelle loro tre componenti: il telaio (el scalà), del peso di circa 25 chili compreso l'assale in ferro, era portato dal padre di famiglia, le ruote, di circa dieci chili ciascuna dai ragazzi o dalle donne. Rimontato e caricato, esso veniva poi condotto a valle con un paio di stanghéte rimorchiate dietro a fare da contrappeso e da freno e nelle ripide pontàre


L'arte di saper condurre il mezzo per volte e pontàre abbracciati ai branchi, era tutta da imparare. Anche se si era a piedi, c'era l'utile abitudine di trascinarsi dietro una stanghéta o qualche frasca che a casa sarebbe venuta buona in ogni caso. L'andare scarichi non era contemplato: sarebbe stata un'offesa al buon senso e alla razionalità economica che dosava ogni sforzo.



Nella rientranza della strada, appena dopo la sporgenza rocciosa che ospita il capitello, l'artistica mano di Edoardo Sella ha installato un presepio stabile con casette in legno dipinto, stazione di una ormai tradizionale fiaccolata invernale e che costituisce una lodevole rappresentazione di pietà lungo questo evocativo percorso.



Di fronte al sito è stata recentemente posta, a cura di Edoardo Sella, una targa di segnalazione in legno con iscrizione pirografata.


Gianni Spagnolo 10/7/13





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