sabato 3 agosto 2013

2 - Il Capitello di Sant'Antonio sui Castelletti (Capitélo de Minài)


È il capitello più recente fra quelli storici collocati dai carrettieri (cavalàri) sulla via della montagna e si trova propriamente sulla strada dei Castelletti (Castelìti), che dalla Cima Cingella s’inoltra nei boschi delle Fratte.

Questa strada fu costruita nel 1928 a cura del comune di Rotzo, del quale San Pietro faceva allora parte, al duplice scopo di migliorare l’assetto viario che serviva lo sfruttamento boschivo e di dare lavoro ai paesani nella dura contingenza di quegli anni.


La strada  si snoda in parte lungo una cengia rocciosa, che attraversa rocce ampiamente solcate che evocano l’immagine di torri e bastioni e che hanno forse suggerito il nome del luogo. 
In quel tratto il percorso sovrasta il precipizio sulla testata della valle e richiede  pertanto cautela nel transito. Fu infatti in quel luogo che avvenne l’incidente che portò alla realizzazione dell’ex-voto dedicato a Sant’Antonio di Padova, patrono del cavalàri.

Era appunto carrettiere, Giovanni Sartori Minai, che quel il 13 ottobre del 1955 transitò sulla strada dei Castelìti con il suo mezzo trainato dal mulo.


Ormai quell’attività volgeva rapidamente al declino, soppiantata dai più moderni mezzi meccanici e anche Giani, poco più tardi, avrebbe abbandonato il suo fido mulo per essi.  Fino ad allora però, ancora resisteva qualche nolo per il trasporto di legna da ardere ad uso delle famiglie del paese.
Giani stava scendendo a valle col suo biroccio (barosso) carico di stanghe di faggi e carpini e fissato con delle corde fermate al  centro da un palo ad uso di strendaóro.

Fu questo palo che, liberandosi improvvisamente dalla torsione delle corde, colpì alla testa Giani Minai, che perse l’equilibrio e cadde dal bordo strada sul sottostante burrone.
Fortunatamente, dopo un volo di un paio di metri, una piantina che cresceva stentatamente sul ciglio, ne arrestò la caduta e salvò il malcapitato da un fatale scivolamento nel precipizio.


In ringraziamento dello scampato pericolo, attribuito all’intervento del Santo di Padova al quale era devoto, Giani volle dedicare una piccola edicola a Sant’Antonio sul luogo dell’incidente, a monito e memoria del fatto.
Il capitello è in forma di piccolo tabernacolo di cemento chiuso da un vetro e ancorato a sbalzo  alla roccia con dei cavicchi di ferro.

Sul bordo della mensola è incisa la scritta "P.G.R. 1955" in caratteri neri; parimenti in nero è filettato il frontone del tabernacolo. 
La teca contiene una statuetta in gesso policromo del Santo a figura intera, col  Bambin Gesù in braccio e venne costruita da suo zio Alfeo Fontana.

Data la modestia dei materiali e le ingiurie del tempo, anche questa edicola dovette essere rimaneggiata e la statua sostituita nel 1994. Recentemente questo sito, analogamente ad altri del percorso, è stato corredato da targhe segnaletiche in legno pirografato messe in opera dall'infaticabile Edo.

Giani Minai, scampato fortunosamente a questo ed altri incidenti di lavoro, morì purtroppo giovane, appena trentatrenne, nel  maggio del 1963, in conseguenza di un infortunio decisamente più banale di questo.


Gianni Spagnolo Ghia 11/07/2013

2 commenti:

  1. Grazie Koskri, grazie a Edo per la trga in legno e grazie di cuore alla cara amica Orietta Fontana per il nuovo Sant'Antonio.

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  2. Bellissima descrizione di cio' che significa un Capitello.Storia di vita, vissuta in
    lavori duri e pericolosi che i nostri avi erano costretti a eseguire per magri guadagni,
    rischiando sovente la loro vita.

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