sabato 31 agosto 2013

Le grappe (non da bere)

Esiste un luogo assai affascinante che stimola in particolare la mia curiosità, forse perchè, a prima vista, sembra difficile da esplorare,  ma con un po' di coraggio e una buona dose di fortuna è diventato con il tempo una meta abituale delle passeggiate in compagnia della mia amica Gelinda. 
Entrambe siamo abbastanza spericolate e salire sui ferri scivolosi delle "Grappe"  è per noi una sfida troppo golosa per potervi rinunciare. All'inizio affrontiamo qualche gradino e poi scendiamo, così tante volte ancora sino a che un giorno decidiamo di arrivare in alto; la salita è abbastanza snella, ma il problema, arrivate lassù, è come staccarsi dalla parete di sasso senza cadere e allora escogitiamo questo sistema: appoggiamo la pancia sul terreno misto erba e sassi  e con la potenza dei nervi e muscoli delle adolescenti ci trasciniamo un po' avanti in posizione orizzontale e al sicuro da ogni pericolo. Non abbiamo il coraggio di guardare indietro e ci addentriamo nel vallone attirate dalla frescura e dalla scoperta di luoghi nuovi. Qui si sta molto bene, il sibilo del vento ci accompagna come una dolce musica di sottofondo, gli uccellini sembrano cantare in modo più concitato del solito, forse disturbati  dal nostro schiamazzare e urlare, si perchè ci divertiamo pure a fare la gara con l'eco delle nostre voci. 
In lontananza si sentono le campane di Casotto che battono le ore e questo ci aiuta a tenere conto del tempo trascorso. Quando ne abbiamo abbastanza decidiamo di affrontare la via del ritorno; arrivate alla discesa delle "Grappe" si presenta di nuovo il problema sicurezza e perciò ci distendiamo di pancia, afferriamo il primo ferro sporgente e con i piedi cerchiamo i gradini sottostanti, naturalmente tenendo gli occhi chiusi per evitare vertigini e sbandamenti; una volta posizionate saldamente iniziamo a scendere senza guardare in basso e...  oplà un saltino e siamo sane e salve ben piantate sul terreno. 
Nelle settimane successive affrontiamo svariate volte questo percorso, ogni volta con più dimestichezza, fino a dimenticarci della pericolosità che ciò comporta. E' per questo che qualche anno dopo... passeggiando in quei luoghi con la mia sorellina di cinque anni mi è saltato in mente di farle vedere le meraviglie del vallone. Me la sono appoggiata sul cuore raccomandandole di stare aggrappata con le gambe alla mia vita e con le braccia al mio collo ed ho iniziato spavaldamente la salita; arrivata in alto ho posizionato la bambina sul terreno pianeggiante e con il solito sistema mi sono issata al sicuro nel vallone. Dopo pochi metri di cammino mi rendo conto che forse non sarei riuscita a scendere con Margherita in braccio, la paura incomincia a minare la mia sicurezza, cammino verso la Val Torra cercando di non pensare e per distrarmi raccolgo foglie insignificanti  raccontando un sacco di balle sulla natura di quella flora, in questo momento non so distinguere nemmeno un ciclamino da un'ortica. Comunque di scendere da dove siamo salite non se ne parla proprio, meglio andare avanti e da qualche parte arriveremo!!! 
Camminando camminando intravedo a destra un sentierino in salita sulla costa della montagna, è molto stretto ma pur sempre un sentiero, Margherita non vuole  camminare dice che l'erba punge e inizia a piangere,  ma se la prendo in braccio non posso controllare dove metto i piedi e allora le  stringo forte le manine e la guido davanti a me con le braccia alzate in modo da poterla sollevare in qualsiasi momento. Non ho idea di quanto tempo abbiamo impiegato a percorrere quel sentiero, io mi concentro  solo ad andare avanti, ad un certo punto attraversiamo un fazzoletto di prato pianeggiante (immaginate il sollievo) per poi ricominciare  a salire ed è qui che ci troviamo di fronte delle masiere (buon segno), camminiamo ancora un po', ma non siamo più nella gola della Val Torra. 
All'improvviso incrociamo una stradina ben tenuta, alzo lo sguardo e vedo alla mia destra  Contra' Valeri e alla mia sinistra Contra' Baise. 
Evviva siamo a casa!!! 
Qualcuno in seguito mi spiegherà che avevo percorso un sentiero chiamato la Nora della Volpe. 
Ho sempre pensato che anche gli animali hanno un'anima e forse proprio la regina di quel sentiero, impietosita, ha guidato i miei  passi per trovare la strada del ritorno.
Floriana Ferrarini

4 commenti:

  1. Bravissima Floriana
    Purtroppo il sentiero che hai fatto non esiste quasi più nella parte finale verso la torra, adesso c'è una piccola scarpata, per quanto riguarda le grappe sono dure da fare, in special modo in discesa, alcune adesso ballano e ho sempre il terrore che si stacchino, certo che da giovane eri proprio una monella....un abbraccio gino

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  2. Me la ricordo ancora anch'io, la prima salita su quelle grape; specie l'uscita dell'ultima sul bordo della diga, particolarmente ostica per un bocéta che allora soffriva di vertigini. In seguito di salite in roccia ne ho fatte tante, ma quella prima palestra, insieme ai slisseghi, rimane una conquista.

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  3. Scusami,Floriana,ma eri proprio un ragazzaccio mancato.Ho visto spavaldi giovanotti rifiutare,per paura e tu con la sorellina...e ben chapeau !!!!Alla costruzione della diga nel piano in cima vi erano due grappe orizzontali,era piu' facile.Furono i sassi una volta la diga piena a sradicarle.Quel sentierino che hai trovato sulla destra( mi chiedo come hai potuto salire e con la sorellina,era già inagibile ai mie tempi.Penso che piu' che l'anima della volpe,sia stato uno spirito con le "ali" che ti ha aiutato) quel sentiero era il passaggio dei contrabbandieri nei secoli passati.Ora "sotto il prato pineggiante" dove si ergono le pareti di roccia,il Club la NAEJA ha costruito una PALESTRA attrezzata con anelli,per fare le scalate!!!!!!

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  4. A Gino, Gianni e Lino:è vero ero un poco maschiaccio ma mi sono divertita tanto e se non fosse per i miei problemi tecnico/corporei lo rifarei anche adesso.......Grazie per le Vostre attenzioni nei commenti che mi fanno sentire in uno stato di condivisione!!!!!Floriana

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