[Gianni Spagnolo © 24M13]
A i xe discursi da polenta e tursi! Con questo commento baciato era d‘uso un tempo liquidare i discorsi stupidi, inutili, o comunque privi di costrutto.
Mi torna spesso in mente questo giudizio nella nostra epoca social, dove tutti hanno ormai diritto di tribuna. L’imbecillità, infatti, che un tempo rimaneva fortunatamente circoscritta in famiglia o nella ristretta cerchia delle conoscenze, ora può essere esibita senza ritegno attraverso gli strumenti di comunicazione e palesarsi universalmente.
La stessa Televisione, per decenni controllata e paludata maestra di vita, è anch’essa scesa nella mischia assecondando, e spesso fomentando, i nostri istinti peggiori. Ecco quindi dibattiti televisivi gridati e al limite della rissa, approfondimenti pelosi sui fatti di cronaca più truci, commenti sfegatati sui fatti del giorno, polemiche capziose, notizie tendenziose, partigianerie plateali e chi più ne ha ne metta. Il tutto sostenuto da una pletora di intrattenitori, invitati, commentatori e sedicenti esperti, il cui unico scopo è catturare e tener viva l’attenzione.
Stesso vedasi, in altre forme, ma con la medesima sostanza, nella gran parte dei social. L’emozione del momento, l’urgenza incontenibile di commentare a caldo senza approfondimento alcuno, spesso l’incapacità di capire il contesto, l’uso dell’offesa gratuita, della denigrazione e del turpiloquio son purtroppo parte di questo convulso e strano modo di comunicare. Domina su tutto la presa di posizione talebana: o di quà o di là, tertium non datur! Bianco o nero, nessuna tonalità di grigio.
Grandi esclusi rimangono la capacità di approfondimento, la conoscenza degli argomenti e l’educazione; quello che una volta si chiamava cultura. Tutto sembra istantaneo ed effimero, basato sull’immagine e sull'apparenza. Non si è più capaci di leggere un testo, o semplicemente non se ne ha più voglia, basta il titolo. Ecco che allora i titoli sostituiscono il testo e devono essere perciò fortemente evocativi, esagerati e gridati per attirare l’attenzione. Due morti diventano una strage; due gradi di freddo in meno una sciabolata polare; due in più di caldo l’avvento dell’inferno, uno -0,2% di calo in borsa una débâcle e così via esagerando. Finché subentra l’assuefazione, che forse è proprio quello cui vogliono arrivare i fautori di questo sistema. Riempirci di informazioni perlopiù inutili, rendendoci sempre meno capaci di discernimento e quindi facilmente condizionabili. Il paradosso è proprio che, mentre abbiamo raggiunto il massimo grado di possibilità di conoscenza della nostra storia umana, siamo molto più manipolabili e vulnerabili di quanto non lo fosse un nostro avo che strossava bore.
Mi accorgo però che i discursi da polenta e tursi, non sono neanche più sufficienti a classificare tutte queste tipologie di dibattito, perché l’accezione s’applicherebbe più ad un contesto di stupidità che di manipolazione. Ecco che allora ci può soccorrere un altro giudizio che andava forte quand’eravamo bociasse: El discorso da culo!
A te fé discursi da culo! Questo era il commento lapidario che liquidava ogni dibattito e copriva un’infinità di casi e fattispecie. Fare discursi da culo era allora la nostra specialità e anche il nostro limite. Proprio come nell’era attuale, ma allora eravamo ancor boce. Infatti, questa qualifica si potrebbe applicare convenientemente ad un’infinità di casistiche che ricorrono nel nostro mondo dall’informazione globalizzata e massificata. I discursi da culo si sono diffusi in ogni ambito della società, toccando anche ambienti e ruoli che dovrebbero esserne immuni, almeno per grazia di stato.
Volendo, anche questo mio potrebbe essere tacciato da qualcuno come un discorso da culo, magari meritevole di qualche commento da culo.
Vabbé, .. cosa volete, .. peccato che non pubblichiamo più i commenti anonimi..
Scrivi pure anche questi discorsi semiseri, Gianni, sono sempre molto interessanti e anche simpatici
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