Io ricordo di un freddo novembre,
pioggia a cascata sul giorno
e andare a scuola lo stesso.
Seguire le lezioni distrattamente,
troppo presa a guardare le nuvole
farsi sempre più nere,
poi i lampi, i tuoni e la paura dentro,
grande come il sasso davanti all'orto della nonna.
E mi chiedevo come fare per tornare a casa
col mio ombrello sbilenco che dalla lotta
col vento era uscito malconcio.
Le ore passavano lente.
Fuori il mondo aveva perso i colori, la calma,
arrabbiato di brutto con tutti.
L'ansia ostruiva i miei sensi,
amplificava la tempesta esterna con la mia, dentro.
Metà della classe era già andata via,
i genitori erano venuti a prenderli ed io,
persa più delle cose perdute.
Poi mi sento chiamare - Stassi, vieni... -
alzo lo sguardo e incontro
lo sguardo azzurro di mio padre,
in un abbozzo di sorriso timidissimo.
Lui alto, bello come un dio.
Sono salva, pensai...
e felice
come si può essere felici nei giorni belli.
Francesca Stassi
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