domenica 24 novembre 2024

Alberi di Natale

 


- Mario Rigoni Stern sugli alberi di Natale -


"Quando gli uomini vivevano a contatto con la natura, nel tempo dell'anno che il sole ritornava a salire nel cielo, sentivano di dover festeggiare il grande avvenimento adornando un abete nella foresta e, nella radura luminosa, con danze e canti si rallegravano nel cuore. Poi, nel paese dove il mare non gelava mai, un giorno arrivarono alcuni uomini ad annunciare la grande novella: era nato Uno che portava la luce. La luce dentro di noi, non fuori di noi. Così per festeggiare quest'Uomo unirono la sua nascita alla festa del Sole.

Da allora si diffuse la tradizione dell'albero di Natale che oggi [in molti] vorrebbero far morire. La loro ragione, molto emotiva e poco razionale, è che migliaia, se non milioni di abeti vengano così sacrificarti, che i boschi vengano distrutti con grave danno ecologico. E si indignano. 

Ma le cose non stanno così. 

Intanto si può subito dire che dove per così tanto tempo questa tradizione è viva e viene praticata, i boschi non sono affatto scomparsi. Nei paesi del nord Europa i boschi coprono ancora grandi estensioni di quei territori ed è da credere che le superfici boscate sono aumentate. Ben altre sono le minacce alla loro vita! Da noi, invece, per i boschi delle nostre montagne, si deve dire che non saranno certo gli alberi di natale a stravolgere l'ambiente. E mi spiego.

Gli alberi che vediamo vendere agli angoli delle piazze cittadine hanno verso la punta un sigillo del Corpo Forestale che ne garantisce la provenienza. Per lo più vengono da coltivazioni apposite, poste su terreni abbandonati che qualche montanaro coltiva per avere ogni otto-dieci anni una entrata extra per il suo magro vivere. Vengono pure utilizzati per alberi natalizi i cimali degli abeti tagliati nel bosco per necessità colturali.

Si sa che la migliore foresta, la più utile all'uomo sotto ogni aspetto, non è la foresta vergine o abbandonata a sé stessa, ma quella mista, disetanea e coltivata. Lo dicono da tempo l'esperienza e gli studiosi che tutta la vita hanno dedicato al bosco; e per coltivarlo, per avere benefici, bisogna appunto tagliare o agevolare lo sviluppo. La foresta ci deve dare legname da opera e da carta, legna per scaldarci. E anche alberi di natale per ricordarci il ritorno del Sole e la nascita di Cristo".

Al di lá dell'aspetto religioso, comunque interessante in termini antropologici, è sempre importante leggere Rigoni Stern. In questo caso su un tema che tutt'oggi tende a spaccare l'opinione pubblica. 

La riflessione di Rigoni Stern sugli alberi di Natale prosegue:

"Ai confini del mio brolo c'è un pascolo ai margini del bosco. Nel corso degli anni ho potuto constatare come va cambiando nell'aspetto. Un tempo vi pascolavano dieci vacche; poi è stato abbandonato. Ha incominciato a coprirsi di cardi, di cespugli di ginepro, rosa canina e crespino. 

Tra questi cespugli sono comparsi dei piccoli abeti e qualche frassino. Qualche anno fa il contadino ha voluto riprendere l'allevamento e al posto delle dieci vacche, sullo stesso pascolo, non può tenere più di sette vitelle: hanno trovato poca erba e così ha dovuto decespugliare e ripulire l'area.

Ma intanto sono cresciuti gli alberi che con la loro ombra e con il loro sviluppo hanno ancora ridotto il pascolo. Ora, proprio in questi giorni di dicembre, il proprietario ha avuto dal Corpo Forestale l'autorizzazione a tagliare qualche centinaio di alberelli al fine di fare crescere l'erba per alimentare le vitelle. Questi alberelli diventeranno alberi di Natale per voi che vivete in città e questa operazione non la trovo per niente anti-ecologica.

A conferma di questo, proprio l'altro giorno un agronomo Rettore d'Università, mi diceva come, a causa dell'abbandono della montagna, anno dopo anno aumenti notevolmente la superficie boscata delle nostre Alpi, Prealpi e Appennini.

Non preoccupatevi quindi per gli alberi di Natale che vedrete vendere nelle vostre città: hanno lo stesso valore morale dei fiori nelle fiorerie".


da Arboreto Salvatico


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