domenica 17 novembre 2024

Il ritorno dal bosco - alcune considerazioni -



Seminare, curare, trasmettere, perché qualcuno porti avanti.

Questo mio scritto non è il solito racconto, ma vuol essere una condivisione di pensieri che ho da qualche tempo e che ritengo doveroso esprimere perché altrimenti mi sentirei “complice” di certe mancanze. Pensieri che ho già velatamente espresso, ma visto che non si è mosso nulla, vorrei  educatamente, far sentire la mia voce.

Giorni fa, in molti social, c’è stato l’annuncio delle date del RITORNO DAL BOSCO 2025, la rievocazione storica  che dalla sua prima edizione nell’ottobre 2005, ha ottenuto un grande successo di presenze.

Premetto che io amo questa rievocazione, non soltanto per come un paese sa trasformarsi come d’incanto, per i tanti volontari che si prodigano, per le numerose presenze di pubblico, ma perché credo che far conoscere la storia di un passato non tanto lontano, sia rendere omaggio ai nostri avi che con fatica e sudore hanno popolato la nostra valle.  

Ho sempre aiutato nel modo in cui mi era possibile, cercando di donare il mio tempo, non per ricevere approvazioni, ma perché credo in quello che faccio e per questo il mio impegno è stato costante. 

Ho continuato a esserci in tutte le edizioni, nonostante le frasi cattive che mi sono state dette da qualche abitante del capoluogo (credete che fanno male certe parole) e  ho portato avanti il mio impegno senza mai risparmiarmi, lasciando perdere commenti e frecciatine. 

Anni fa, durante la giornata, sono state lette alcune mie poesie ed io, ascoltandole, ho giurato che nessuno tranne me le avrebbe lette perché la lettura non era “sentita”. Lo scorso anno, ho avuto un piccolo spazio per leggere le mie poesie e un testo che mi era stato assegnato che riguardava la premiazione della “Cuccagna”, racconto che aveva vinto il concorso indetto da Zamberlan, ma ahimè! Non ho potuto terminare la lettura perché sono stata bruscamente fermata;  con educazione e garbo me ne sono andata dalla cabina di regia, senza dire nulla, ma con tanta delusione nel cuore perché quel racconto, che non era mio, mi aveva fatto rivivere una situazione personale tragica e ci tenevo a terminarlo… 

Ho sempre avuto la mia idea su questa manifestazione e speravo che col passar del tempo qualcosa si muovesse: è bella, importante, ma… Se dura due, tre giorni e poi finisce tutto e si riprende due anni dopo, non serve a niente! Che cosa conta avere tre giorni di festa, di mostra di usi e costumi, di personaggi famosi, di attrazioni popolari, di cibo e musica, quando poi non rimane che il ricordo? Tanti paesi degli altipiani o delle valli limitrofe alla nostra, hanno cercato negli anni, di creare dei luoghi particolari che sono diventati musei della cultura contadina, raccogliendo notizie, oggetti e testimonianze che raccontano la vita dei nostri avi, dove si respira il passato, dove si può imparare ancora tanto. E noi? NIENTE! Zero assoluto! Come facciamo a trasmettere l’antico “sapere” alle giovani generazioni se tutto si limita a una sfilata, magari portando attrezzi di cui non si sa neppure il nome? Come possiamo pretendere di continuare a fare questa rievocazione se non c’è la volontà di prendersi cura dell’aspetto primario di questo evento, cioè il racconto della storia, del lavoro, della vita dei nostri paesi?  Prima di raccontarla con una manifestazione, se pur meravigliosa, la dobbiamo conoscere, ce la dobbiamo far raccontare da chi può ancora farlo, dobbiamo interessare le scuole perché i bambini e i ragazzi apprendano  un pezzo di storia del nostro territorio e dei suoi abitanti.  Io nel mio piccolo ho provato a fare qualcosa, ma non può bastare, non basta! 

Le ISTITUZIONI devono prendere a cuore anche quest’aspetto, altrimenti fra qualche anno, il Ritorno dal Bosco diventerà una festa e non una rievocazione; se non ci sono le persone giuste a coordinare, diventerà una mascherata e non una sfilata… E’ bello vedere collaborazione tra tante persone e gruppi, è importante questo aspetto, ma poi cosa ci resta? Che cosa rimane di concreto?   

Anche pensare a un luogo dove radunare i tanti attrezzi e oggetti di un tempo, che col passar degli anni andranno al macero perché ai giovani non interessano, salvare quello che ancora è rimasto, non credo sarebbe una brutta idea! Sono domande che mi faccio spesso, ma che non trovano risposta…

So bene che l’Amministrazione ha molte questioni su cui riversare le attenzioni, ma se c’è la volontà di iniziare un anno prima a organizzare questo evento, ancor di più dovrebbe trovare il modo perché ci sia una continuità, non della festa, ma della memoria fatta di tante piccole cose che sono le fondamenta della società. Se invece si proseguirà sulla stessa strada senza spargere buona semente, per me ha poco senso di esistere! È anche vero che col passare degli anni possono essere proposte delle novità, ma il senso della rievocazione è un riproporre e rivivere situazioni, vicende e modi di vivere, di epoche passate. Tutto questo con uno sguardo al futuro, una visione fatta di azioni concrete e non di parole che si perdono nel vento… 

È anche vero che molte Aziende e Associazioni sparse sul territorio, hanno modo di farsi conoscere, di mettersi in luce e forse questo è l’unico aspetto continuativo che dà questa manifestazione. Tutto questo è soltanto un mio pensiero che non vuole creare polemiche, ma mettere in risalto qualche aspetto;  confido che altre persone vedano più aspetti positivi e abbiano una visione diversa dalla mia che magari mi facciano cambiare opinione…

Ed è per tutto quello che ho scritto che, vedendo il manifesto del Ritorno dal Bosco 2025, non ho provato alcun entusiasmo, perché secondo me, alla base, manca qualcosa. Spero che nelle persone che hanno a cuore questa manifestazione, ci sia sempre la voglia di portarla avanti nel miglior modo possibile, curando ogni particolare in maniera attenta e precisa così da essere conformi, il più possibile, al vero senso del rievocare. 

Tutti quelli che partecipano come figuranti, devono essere coscienti che quando si mettono i panni di quell’epoca, non ci si veste in maschera, ma, insieme all’aspetto, anche gli atteggiamenti devono essere consoni al personaggio, al periodo, alla storia della nostra valle. Ricordando la prima edizione, l’impegno profuso, l’entusiasmo, le speranze, posso solo dire grazie a chi ci ha creduto e continua, edizione dopo edizione, impegnandosi per portare avanti questa bella manifestazione, ma serve anche altro.

E per ora mi fermo qui…

Lucia Marangoni (Dàmari)

Pedescala 10/11/2024

3 commenti:

  1. Un grande grazie a Lucia per le tue parole. Sentirle da te, che tanto hai fatto e continui a fare per il nostro paese, dà valore triplo. Personalmente, sono pessimista sul fatto che si possa fare qualcosa di buono e duraturo. Per fortuna, ci sono persone come te che, con il loro impegno, tengono viva la speranza che, un giorno, le cose possano cambiare davvero.

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  2. Grazie per le tue considerazioni, Lucia, che credo colgano appieno il senso che dovrebbe avere l'evento. C'è infatti il rischio che alla lunga si riduca ad una mascherata a fini turistici, come ce ne sono molte in giro. Per evitarlo servirebbe un adeguato approfondimento culturale su quel mondo che si intende rappresentare, in modo da rievocarlo fedelmente e non come superficiale ed edulcorato amarcord. Chi, come noi, ne ha colto gli ultimi sussulti, ha una responsabilità in più.

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  3. Grazie ragazzi! Almeno so che non sono la sola ad avere questi pensieri... grazie!

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