martedì 20 luglio 2021

Bollicine d’antan

【Gianni Spagnolo © 21G17】

E500 + E296 + E334 = àcoa che sfrìtega

La formula sembra un po’ astrusa, ma non era altro che una polverina magica contenente del carbonato acido di sodio (E 500), acido malico (E 296) e acido tartarico (E 334). Diluendone una bustina in un litro d’acqua dentro una bottiglia di vetro riciclata, di quelle col tappo ermetico di porcellana a levetta, si otteneva una bevanda sfritegosa e dissetante. Per le nostre nonne era l'àcoa de viscì.

I più stagionati avranno già capito che stiamo parlando dell’Idrolitina o della Frizzina, quel composti che servivano d’estate a nobilitare l’àcoa del seciaro ai nostri giorni belli. Non solo l’acqua, per la verità, perché qualche sposa o veciotèla, aveva preso l’abitudine di aggiungerla al vin bianco, ottenendo dello spumeggiante scianpagn, che spediva presto in cerina.

Lo sfritegare dell’acqua in bocca le dava quel pizzicore dissetante che non aveva l’àcoa stceta, anche se poi, quando magari si esagerava, ti lasciava un serto slangorimento. Per noi boce, già la preparazione aveva un non so che di magico e misterioso e si svolgeva con un rituale semplice ma preciso. El butigliòn doveva essere riempito d’acqua fresca lasciando un certo spazio per l’espansione del liquido  e immediatamente richiuso dopo averci versato la polverina, altrimenti l’effervescenza avrebbe fatto debordare il contenitore mandando a remengo la magia. Poi bisognava scorlàre pulito el butigliòn e aspettare un po’ che il liquido se sentasse, così da poterlo poi aprire e assaporare la povera bevanda senza spandimenti. Lo stesso risultato si otteneva anche col citrato, che erano petolete bianche dentro a grossi bussoloti e si comprava a medi-eti in bottega, ma quello era più usato a bicchieri per la cidità de stomego.

In verità, l'Idrolitina aveva inizialmente due bustine da versare prima una e dopo l'altra, altrimenti la reazione diventava incontrollabile e debordava tutto. Questo risultato era talvolta proprio quello da noi voluto, per assistere all'esplosione dell'effervescenza a scapito della bevanda ottenibile. La Frizzina, invece, semplificò il processo con l'uso di una sola bustina. Sulla scatola dell'Idrolitina era stampata una filastrocca, che forse qualcuno si ricorda ancora:

Diceva l'oste al vino: tu mi diventi vecchio, ti voglio maritare all'acqua del mio secchio.

Rispose il vino all'oste: fai le pubblicazioni, sposo l'Idrolitina del Cav. Gazzoni.

La massima libidine si otteneva però versando l’idrolitina direttamente in bocca, per poi chiuderla ed assaporare l’intensità dello sfritegamento che ti saliva su per il naso. Queste però erano esperienze che si facevano de scondòn, sonò jera papìne. Si trattava infatti di un vero desprìsio, ossia un uso riprovevole d’un bene prezioso. In tempi in cui se tegnéa tuto daconto era una colpa grave.

Oggi il desprìsio è assurto a regola della nostra società, per cui si arriva a trasportare la bottiglia di acqua minerale dalla Calabria al Piemonte e viceversa seguendo solo i dettami del business. Messà ca favimu manco desprisio naltri co paciolavimu l’idrolitina.



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