Raìse

【Gianni Spagnolo © 21D20】

Fate come gli alberi: cambiate le foglie e conservate le radici; cambiate le vostre idee ma conservate i vostri principi.

Questo consiglio, attribuito a Victor Hugo, evidenzia l’importanza di avere radici, così come princìpi. Effettivamente noi siamo un po’ come gli alberi: di noi si vede solo il tronco e la chioma, la parte sopra la terra, ma non le radici, quelle non sono visibili. Sono l’apparato nascosto che ci genera e sostiene, come i princìpi, ma non si vedono, sono noti solo a noi e neanche consapevolmente sempre. Le radici sono l’ancoraggio alla terra e ne succhiano l’essenza, trasferendola nella vegetazione che si manifesta in superficie. Così fanno anche i princìpi che informano il nostro agire. A differenza degli alberi gli umani però si muovono; con la terra non hanno vincoli assoluti, anche se ne sono comunque il frutto. I princìpi invece possono portarseli appresso, oppure abbandonarli, in tutto o in parte. 

È dunque una metafora che rappresenta il dualismo del nostro essere, la parte visibile e quella invisibile; la parte nota a tutti e quella nota solo a noi. La qualità delle radici, dovrebbe manifestarsi nella pianta, che però è soggetta all’ambiente di superficie, come le radici sono condizionate da quello sotterraneo e similmente i principi. Ecco così che gli alberi, come le persone, crescono e si sviluppano in mille modi diversi e la sofferta e contorta vegetazione di alcuni aridi pendii delle nostre montagne ne è lampante esempio. Non occorre scomodare richiami evangelici per ricordarci che il buon seme da buoni frutti se casca bene o se trova qualcuno che se ne prenda cura.  In verità neanche noi siamo sempre consapevoli della nostra parte invisibile, delle nostre radici, talvolta le lasciamo un po' andare, come i princìpi. Salvo ritrovarle, magari divelte, quando ci accorgiamo che non possiamo farne a meno.