【Gianni Spagnolo © 21E28】
Noi siamo classificati come animali, non già perché abbiamo un’anima, quanto per il fatto che, a differenza dei minerali e dei vegetali, siamo animati, ossia possiamo muoverci. L’essere umano però, diversamente dagli altri animali, ha anche un’anima trascendente, cioè una dimensione spirituale, o perlomeno dovrebbe averla. Questo è ciò che ci insegna la nostra cultura cristiana, ma qui entriamo nell’ambito della Fede, giacché l’anima, per sua natura, è intangibile; nonché unica, originale e irripetibile. E soprattutto: imponderabile.
Gli americani, si sa, sono molto più pratici di noi e poco avvezzi a perdersi in quisquilie filosofiche, perciò si sono interrogati praticamente sulla consistenza dell’anima. La cosa impensierì particolarmente un medico statunitense, tal Duncan McDougall, il quale si mise in testa di misurare niente meno che il peso dell’anima, dimostrandone così intrinsecamente l’esistenza. Secondo McDougall, infatti, al momento del trapasso il corpo umano perderebbe il peso della sua anima, libera di migrare verso altri e più incorruttibili lidi. Vabbè, sono americani!
L'esimio clinico approntò lo studio iniziando con sei soggetti di prova, appositamente selezionati per pesarne l’anima. Di questi il medico registrò il peso durante la degenza e in prossimità della morte poggiando i loro letti d’ospedale su bilance precisissime, con un margine d’errore di 5,6 grammi. Quattro dei pazienti erano tubercolotici, uno diabetico e l’ultimo soffriva d’un morbo imprecisato.
Lo scrupoloso dottore si prese la briga di registrare non solo l’ora esatta del decesso di ciascun paziente, ma anche il tempo totale trascorso sul letto, nonché eventuali variazioni di peso avvenute nei pressi del momento del trapasso. Calcolò persino le perdite di fluidi corporei come il sudore e l’urina e perfino i gas. Constatò così che uno dei pazienti perse immediatamente del peso, ma poi lo recuperò, mentre altri due persero subito del peso, ma pochi minuti dopo ne persero ancora di più. Uno dei pazienti perse 21,3 grammi al momento della morte. McDougall ignorò i risultati di due casi per ragioni tecniche e sperimentali. Da bravo scienziato pensò bene di sottoporre anche 15 cani allo stessa procedura, non registrando in questo caso nessuna perdita di peso. Passarono ancora sei anni, probabilmente per valutare attentamente i dati, prima che questo studio fosse reso pubblico tramite un articolo apparso nel 1907 su American Medicine e anche sul New York Times, in un articolo che ebbe un discreto successo mediatico. La conclusione di MacDougall fu sorprendente: L’anima pesa 21 grammi; 21,3, per essere precisi!
Intervistato dal Times, McDougall disse che in un caso, quando il soggetto morì, la scala della bilancia cadde improvvisamente, come se qualcosa si fosse immediatamente sollevato dal corpo. La comunità scientifica non accettò gli studi del medico, non essendo del tutto chiari i meccanismi e i protocolli di osservazione, tuttavia questi ebbe un notevole seguito di sostenitori. Pare che da allora non sia stata condotta un’altra ricerca simile e il “peso dell’anima” è perciò rimasto fissato a quei 21 grammi.
Questo ci porta a considerare che ridurre o annullare la nostra anima non è un buon sistema per perdere peso, in questa nostra società opulenta, ipernutrita e assillata dalla forma fisica. Forse, a questo fine, è meglio concentrarci un po’ di più su un’alimentazione equilibrata. Aumentare la nostra “Massa Spirituale” invece, non produce nessun effetto spiacevole sul nostro corpo e magari può trarne giovamento tutto l’insieme.
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