Ogni
anno l'Associazione “Le Mas Fleuri”, di cui fa parte il nostro
quartiere, organizza un viaggio in una regione della Francia a scopo
ricreativo e culinario. Partiti in autobus, dopo un centinaio di
chilometri, usciamo dall'autostrada ed attraversiamo il Rhone (il
Rodano), sopra un ”Pont sospendu”, sostenuto da cavi
d'acciaio (il primo costruito in Europa nel 1825).
Ci si dirige a
destra costeggiando per qualche chilometro il fiume, che in questa
zona é molto largo e
con una tale circolazione di imbarcazioni, “peniches”, piccole
navi da crociera, “barges” trasportanti materiali di tutti i
generi, che se ne vanno verso nord o verso sud... da dare
l'impressione d'essere una grande autostrada.
La
prima fermata “pause cafè?” é a Tournon, piccola cittadina di
30.000
abitanti.
Antica città romana, ne possiede molte vestigia: terme, ville, il
“castrum”, su cui fu costruito un castello; ora municipio.
La
città fece fortuna, ancora in tempi antichi, con il vino, che
sembrerebbe fosse stato molto apprezzato anche da Carlo Magno.
La
stazione di partenza si trova a circa tre chilometri, in un grande
pianoro,
che
raggiungemmo percorrendo l'antica strada romana, dopo aver
attraversato un ponte ad arco, sul fiume Doux molto stretto,
di quell'epoca.
Si
chiama Tuornon-Saint Jean. L'antico e piccolo edificio della
vecchia stazione era stato rinnovato con servizi e con il giornalaio
che vendeva depliants e souvenirs, e che officiava anche come capo
stazione.
Su
tre binari, ben allineate, tre tipi di carrozze ferroviarie si
presentavano ai nostri occhi: carrozze estive, carrozze invernali e
carrozze di lusso, tutte luccicanti.
La
mia attenzione fu attirata dall'enorme locomotiva che sbuffava poco
lontano a fianco delle officine. Spinto dalla curiosità mi avvicinai
quasi a toccarla.
Senza
nulla chiedere, vedo il conduttore che stava strofinandola come fosse
una bambola, scendere e sedersi sul predellino. Mi guarda e
sorridendo mi dice:
Cominciò
allora a raccontarmi la storia del “Mistrou” come si chiamava e
come si chiama ancora oggi il treno. Questa linea ferroviaria é
una parte della linea che congiungeva, su duecento chilometri, la
città di La Voulte sulla Loira, attraversando il dipartimento
dell'Ardéche, la città di Tournon sul Rodano,
percorrendo
la stretta ed impervia valle del fiume Doux. Fu costruita negli
anni 1890-1903. Per risparmiare sulla spesa, venne eseguita in
linea metrica, larga un metro, contro le vie normali che misurano
un metro e quaranta.
Si costruiscono queste linee a scartamento
ridotto, per poter progettare curve con minor raggio, opere
murarie di minor costo in terreni accidentati ed in percorsi
tortuosi, come La Vaca Mora Rochette-Asiago”.
Importanti
mezzi furono messi in opera per poter far passare la linea attraverso le
forre e i dirupi di cui è costellata la valle del Doux.
Più
di mille operai furono impiegati con picco e pala per costruire
tunnels, ponti, viadotti, ed opere d'arte, e circa venti
chilometri di opere murarie e tutto ciò a dorso d'asino e a dorso
di uomo.
Funzionò
fino al 1960. Nel 1968 un pugno di volontari decise di salvare
ciò che si poteva salvare: linea, vetture e materiale rotabile.
Solamente... voilà... le
spese erano enormi ed il treno per cause economiche, arrestò la
sua corsa. Nel 2013, dichiarata monumento nazionale, la
linea diventa turistica ed il treno riprende a correre.
Furono ricostruiti 149 veicoli di cui 35 come monumenti
storici, 6 locomotive a vapore de type “Mallet” costruite fra
il 1902 ed il 1932. Questa é una di quelle, viaggiò dal 1902
al 1 906 e rimessa in servizio il 26 giugno del 2013.
Nel
frattempo le chauffer aveva messo nella caldaia oltre 1220 kg di
carbone e
oltre 8000 litri di acqua. Per preparare la locomotiva ci vogliono
quattro ore.
Nell'abitacolo
la temperatura é superiore a settanta gradi. E' per prendere un po'
di refrigerio che si vedono spesso delle teste dell'equipaggio
sporgere dalle aperture della locomotiva.
Si odono tre fischi
prolungati... si parte.
Il
treno s'infila subito in una delle cento e più gallerie per sbucare
su un ponte che attraversa le Doux, portandosi sulla sponda destra,
dove resterà per tutto il suo percorso.
I primi chilometri sono in
salita e si sente la locomotiva sbuffare. Ampie folate di fumo nero
fuoriescono dalla ciminiera. L'odore del carbone bruciato mi
risvegliava i ricordi dei treni del periodo della mia giovinezza,
quando si arrivava a casa con la faccia e la camicia nera ed il naso pieno
di fumo. Era veramente una zona impervia che stavamo percorrendo
poiché a piccole gallerie succedevano uno dietro all'altro piccoli
ponti, o viadotti, curve e controcurve, tanto che a volte, si vedeva
l'equipaggio dentro la cabina. Ogni tanto si oltrepassava una
piccola stazione in disuso. Serviva nel passato per recuperare il
carbone prodotto con le piante di castagno e le castagne di cui
questa zona é grande produttrice. In basso, nella valle, si vedeva
il fiume serpeggiare tra le rocce, chiuso a volte da una diga e la
centrale i cui piloni d'acciaio deturpavano la natura come pure quei
tubi d'acciaio della condotta che si vedevano scendere dalla
montagna.
Uscendo
da un'ultima galleria, un altro panorama si presenta ai nostri
occhi.
Vasti
campi coltivati, paeselli sparsi ovunque ed un ampio e limpido
orizzonte.
Tre
fischi della locomotiva ci avverte che ci sarà un primo arresto per
riempire la
cisterna d'acqua. Leggo sul muro della stazione: Boucieu le Roi.
276 m. sopra
il livello del mare. Dunque dalla stazione di partenza 123 metri
d'altezza a
qui il treno era sempre salito. Mentre stavo riflettendo, il mio
sguardo é attirato sul binario accanto dove sono allineate delle
strane macchine, variopinte come delle piccole cinquecento a pedale.
Si chiamano “Velorail“ e sono da due o quattro posti. Partendo
da questa stazione scendono “pedalando” per dodici chilometri
fino a Troye e poi sono trainate sù da un Autorail.
Non vi é
tempo per poter visitare, si riparte per Lamastre. Troviamo qui un
grande mercato. Qualche souvenir (inutile) bisogna pure
comprare... tanto, ad ascoltare il venditore costa poco, per non dir
niente. Arriva l'ora di pranzo. Ci rechiamo in una delle tante
trattorie che prolificano in questa regione dedita al turismo di
massa. Nella prima stanza le poche tavole erano già tutte occupate,
ci fu dunque indicato un “buco”, non si poteva chiamarlo
altrimenti, tanto la porta era bassa e stretta.
Curvandosi e salendo quattro scalini in sasso, consumati da secoli di
frequente passaggio, si accedeva ad una stanza lunga e stretta, molto
fresca, tanto da farmi pensare che quel luogo, in tempi passati, doveva
servire come cella frigorifera, dove si ponevano i formaggi a
stagionare.
Il
pranzo fu imperiale. Non vi elenco tutti i tipi di entrate e
l'ottima qualità di carne e pesce. Tutto questo innaffiato da un
pregiato vino del paese.
Finito
il pranzo, partimmo per il ritorno. Arrivati a Tournon, molti dei
viaggiatori non si erano neppure resi conto del viaggio, tanto fu
l'effetto del vino. Preferirono restare sdraiati sull'erba del
giardino piuttosto di venire a visitare una celebre fabbrica di
cioccolata del paese: la Valrhona.
Edificio
moderno, travi in acciaio e vetri, riflettenti il panorama
circonstante.
All'interno, sale
addobbate con luci fievoli, con tutt'intorno tavole, tavolini, vetrine,
con esposti tutti i tipi di cioccolata possibili ed immaginabili, che
si poteva gustare a sazietà. E non ci privammo... Alla fine della
visita ti chiedevano il parere: Quale tipo di cioccolata
preferisci? Per me tutte. Risposta non valida se pur vera.
Dovevi dire il nome di un tipo.
Non cercare l'uscita, non c'è, devi
passare per il negozio che non é altro che la continuazione della
fabbrica.
Puoi
passare davanti a tutta quella grazia di Dio senza comperare
nulla?
Impossibile... la
sola difficoltà sta nella scelta... e poi loro accettano, per
pagare...
anche
la carta di credito... non é che svuoti il taccuino... forse qui non
tornerai più...
Bellissima giornata con un ...“dulcis in fundo”...
Lino Bonifaci
Con Lino abbiamo viaggiato in un bel posto. Grazie Lino. Non ho mai preso questo trenino, ma ho l'intenzione di prenderlo un giorno. Conosco quello delle Cévennes da Anduze a Saint-Jean-du-Gard, molto interessante, con la foresta di bambù sul percorso. Sono circa 50 trenini turistici che circolano, in diverse regioni francesi.
RispondiEliminaAnche in Valsugana c'è un treno turistico a vapore "la carrozza matta". Il 13 settembre 2015 ci sarà un viaggio dalla valle del Brenta alla valle del Piave, Carpanè, Bassano, Feltre, Pedavena.
Intanto, la Vaca Mora Rocchette-Asiago ci fa sempre sognare...
E no tusi!!
RispondiEliminaDopo aver visto le “velorail”, non si può non pensare ad un giro su questi meravigliosi trabiccoletti a pedali e su rotaie!!
L’unico problema è che se ti trovi uno davanti che se la prende comoda e non vuole andare come te, a rischio deraglio, ti tocca adeguarti: sorpasso is not possibol :-)
Poi i 4 posti son perfetti: io ai pedali, di fianco il Don (non può rifiutarsi) dietro la bady con lo zaino delle pastiglie e di fianco la bombola de ossigeno.... se sa mai, anche parchè, alla fine della corsa simo nà a troye!!
Signor Lino ma le macchinette girano tutte al piano?
RispondiEliminaMamma mia che bella gita e poi raccontata così bene ti fa sembrare di aver partecipato !!!!!!! Floriana
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