lunedì 22 giugno 2015

Le chemin de fer du Vivarais "le Mastrou"

Ogni anno l'Associazione “Le Mas Fleuri”, di cui fa parte il nostro quartiere, organizza un viaggio in una regione della Francia a scopo ricreativo e culinario. Partiti in autobus, dopo un centinaio di chilometri, usciamo dall'autostrada ed attraversiamo il Rhone (il Rodano), sopra un ”Pont sospendu”, sostenuto da cavi d'acciaio (il primo costruito in Europa nel 1825).
Ci si dirige a destra costeggiando per qualche chilometro il fiume, che in questa zona é molto largo e con una tale circolazione di imbarcazioni, “peniches”, piccole navi da crociera, “barges” trasportanti materiali di tutti i generi, che se ne vanno verso nord o verso sud... da dare l'impressione d'essere una grande autostrada.

La prima fermata “pause cafè?” é a Tournon, piccola cittadina di 30.000
abitanti. Antica città romana, ne possiede molte vestigia: terme, ville, il “castrum”, su cui fu costruito un castello; ora municipio. 
La città fece fortuna, ancora in tempi antichi, con il vino, che sembrerebbe fosse stato molto apprezzato anche da Carlo Magno.
La stazione di partenza si trova a circa tre chilometri, in un grande pianoro,
che raggiungemmo percorrendo l'antica strada romana, dopo aver attraversato un ponte ad arco, sul fiume Doux molto stretto, di quell'epoca.
Si chiama Tuornon-Saint Jean. L'antico e piccolo edificio della vecchia stazione era stato rinnovato con servizi e con il giornalaio che vendeva depliants e souvenirs, e che officiava anche come capo stazione.
Su tre binari, ben allineate, tre tipi di carrozze ferroviarie si presentavano ai nostri occhi: carrozze estive, carrozze invernali e carrozze di lusso, tutte luccicanti.

La mia attenzione fu attirata dall'enorme locomotiva che sbuffava poco lontano a fianco delle officine. Spinto dalla curiosità mi avvicinai quasi a toccarla.
Senza nulla chiedere, vedo il conduttore che stava strofinandola come fosse una bambola, scendere e sedersi sul predellino. Mi guarda e sorridendo mi dice:
Combien et-elle jolie?” -Quanto é bella ? - “Merveilleuse !“ stupenda, rispondo.
Cominciò allora a raccontarmi la storia del “Mistrou” come si chiamava e come si chiama ancora oggi il treno. Questa linea ferroviaria é una parte della linea che congiungeva, su duecento chilometri, la città di La Voulte sulla Loira, attraversando il dipartimento dell'Ardéche, la città di Tournon sul Rodano,
percorrendo la stretta ed impervia valle del fiume Doux. Fu costruita negli anni 1890-1903. Per risparmiare sulla spesa, venne eseguita in linea metrica, larga un metro, contro le vie normali che misurano un metro e quaranta. 
Si costruiscono queste linee a scartamento ridotto, per poter progettare curve con minor raggio, opere murarie di minor costo in terreni accidentati ed in percorsi tortuosi, come La Vaca Mora Rochette-Asiago”.
Importanti mezzi furono messi in opera per poter far passare la linea attraverso le forre e i dirupi di cui è costellata la valle del Doux. 

Più di mille operai furono impiegati con picco e pala per costruire tunnels, ponti, viadotti, ed opere d'arte, e circa venti chilometri di opere murarie e tutto ciò a dorso d'asino e a dorso di uomo.
Funzionò fino al 1960. Nel 1968 un pugno di volontari decise di salvare ciò che si poteva salvare: linea, vetture e materiale rotabile. 
Solamente... voilà... le spese erano enormi ed il treno per cause economiche, arrestò la sua corsa. Nel 2013, dichiarata monumento nazionale, la linea diventa turistica ed il treno riprende a correre. Furono ricostruiti 149 veicoli di cui 35 come monumenti storici, 6 locomotive a vapore de type “Mallet” costruite fra il 1902 ed il 1932. Questa é una di quelle, viaggiò dal 1902 al 1 906 e rimessa in servizio il 26 giugno del 2013.
Nel frattempo le chauffer aveva messo nella caldaia oltre 1220 kg di carbone e oltre 8000 litri di acqua. Per preparare la locomotiva ci vogliono quattro ore.

Nell'abitacolo la temperatura é superiore a settanta gradi. E' per prendere un po' di refrigerio che si vedono spesso delle teste dell'equipaggio sporgere dalle aperture della locomotiva.
Si odono tre fischi prolungati... si parte.
Il treno s'infila subito in una delle cento e più gallerie per sbucare su un ponte che attraversa le Doux, portandosi sulla sponda destra, dove resterà per tutto il suo percorso. 
I primi chilometri sono in salita e si sente la locomotiva sbuffare. Ampie folate di fumo nero fuoriescono dalla ciminiera. L'odore del carbone bruciato mi risvegliava i ricordi dei treni del periodo della mia giovinezza, quando si arrivava a casa con la faccia e la camicia nera ed il naso pieno di fumo. Era veramente una zona impervia che stavamo percorrendo poiché a piccole gallerie succedevano uno dietro all'altro piccoli ponti, o viadotti, curve e controcurve, tanto che a volte, si vedeva l'equipaggio dentro la cabina. Ogni tanto si oltrepassava una piccola stazione in disuso. Serviva nel passato per recuperare il carbone prodotto con le piante di castagno e le castagne di cui questa zona é grande produttrice. In basso, nella valle, si vedeva il fiume serpeggiare tra le rocce, chiuso a volte da una diga e la centrale i cui piloni d'acciaio deturpavano la natura come pure quei tubi d'acciaio della condotta che si vedevano scendere dalla montagna.
Uscendo da un'ultima galleria, un altro panorama si presenta ai nostri occhi.
Vasti campi coltivati, paeselli sparsi ovunque ed un ampio e limpido orizzonte.
Tre fischi della locomotiva ci avverte che ci sarà un primo arresto per riempire la cisterna d'acqua. Leggo sul muro della stazione: Boucieu le Roi. 276 m. sopra il livello del mare. Dunque dalla stazione di partenza 123 metri d'altezza a qui il treno era sempre salito. Mentre stavo riflettendo, il mio sguardo é attirato sul binario accanto dove sono allineate delle strane macchine, variopinte come delle piccole cinquecento a pedale. Si chiamano “Velorail“ e sono da due o quattro posti. Partendo da questa stazione scendono “pedalando” per dodici chilometri fino a Troye e poi sono trainate sù da un Autorail. 
Non vi é tempo per poter visitare, si riparte per Lamastre. Troviamo qui un grande mercato. Qualche souvenir (inutile) bisogna pure comprare... tanto, ad ascoltare il venditore costa poco, per non dir niente. Arriva l'ora di pranzo. Ci rechiamo in una delle tante trattorie che prolificano in questa regione dedita al turismo di massa. Nella prima stanza le poche tavole erano già tutte occupate, ci fu dunque indicato un “buco”, non si poteva chiamarlo altrimenti, tanto la porta era bassa e stretta.
Curvandosi e salendo quattro scalini in sasso, consumati da secoli di frequente passaggio, si accedeva ad una stanza lunga e stretta, molto fresca, tanto da farmi pensare che quel luogo, in tempi passati, doveva servire come cella frigorifera, dove si ponevano i formaggi a stagionare.

Il pranzo fu imperiale. Non vi elenco tutti i tipi di entrate e l'ottima qualità di carne e pesce. Tutto questo innaffiato da un pregiato vino del paese.
Finito il pranzo, partimmo per il ritorno. Arrivati a Tournon, molti dei viaggiatori non si erano neppure resi conto del viaggio, tanto fu l'effetto del vino. Preferirono restare sdraiati sull'erba del giardino piuttosto di venire a visitare una celebre fabbrica di cioccolata del paese: la Valrhona.
Edificio moderno, travi in acciaio e vetri, riflettenti il panorama circonstante.
All'interno, sale addobbate con luci fievoli, con tutt'intorno tavole, tavolini, vetrine, con esposti tutti i tipi di cioccolata possibili ed immaginabili, che si poteva gustare a sazietà. E non ci privammo... Alla fine della visita ti chiedevano il parere: Quale tipo di cioccolata preferisci? Per me tutte. Risposta non valida se pur vera. Dovevi dire il nome di un tipo.

Non cercare l'uscita, non c'è, devi passare per il negozio che non é altro che la continuazione della fabbrica.
Puoi passare davanti a tutta quella grazia di Dio senza comperare nulla?
Impossibile... la sola difficoltà sta nella scelta... e poi loro accettano, per pagare...
anche la carta di credito... non é che svuoti il taccuino... forse qui non tornerai più...
Bellissima giornata con un ...“dulcis in fundo”...
Lino Bonifaci

4 commenti:

  1. Con Lino abbiamo viaggiato in un bel posto. Grazie Lino. Non ho mai preso questo trenino, ma ho l'intenzione di prenderlo un giorno. Conosco quello delle Cévennes da Anduze a Saint-Jean-du-Gard, molto interessante, con la foresta di bambù sul percorso. Sono circa 50 trenini turistici che circolano, in diverse regioni francesi.
    Anche in Valsugana c'è un treno turistico a vapore "la carrozza matta". Il 13 settembre 2015 ci sarà un viaggio dalla valle del Brenta alla valle del Piave, Carpanè, Bassano, Feltre, Pedavena.
    Intanto, la Vaca Mora Rocchette-Asiago ci fa sempre sognare...

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  2. E no tusi!!
    Dopo aver visto le “velorail”, non si può non pensare ad un giro su questi meravigliosi trabiccoletti a pedali e su rotaie!!
    L’unico problema è che se ti trovi uno davanti che se la prende comoda e non vuole andare come te, a rischio deraglio, ti tocca adeguarti: sorpasso is not possibol :-)

    Poi i 4 posti son perfetti: io ai pedali, di fianco il Don (non può rifiutarsi) dietro la bady con lo zaino delle pastiglie e di fianco la bombola de ossigeno.... se sa mai, anche parchè, alla fine della corsa simo nà a troye!!

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  3. Signor Lino ma le macchinette girano tutte al piano?

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  4. Mamma mia che bella gita e poi raccontata così bene ti fa sembrare di aver partecipato !!!!!!! Floriana

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