mercoledì 24 giugno 2015

Contra' DOGANA

All’epoca della nostra analisi, anche per la Dogana, indicata come Dazio, non si può certo parlare di contra’, essendo costituita dall’abitazione di un'unica persona (o capofamiglia), proprietaria anche dei vasti appezzamenti confinanti posti lungo la roggia che alimentava il mulino e la segheria consortile:



  • Mappale n. 1255, Casa: Lorenzi  Giuseppe fu Francesco;
  • Mappale n. 1255, Casa: Lorenzi  Giuseppe fu Francesco;
  • Mappali n. 4206, 1256, 1257, 1258, 1261, 1265, 4209, Prati irrigati e arativi: Lorenzi  Giuseppe fu Francesco;
  • Mappale n. 4208, Arativo in piano: Lorenzi  Giovanna fu Giovanni maritata Serafini (proprietà registrato nel 1848).
In capo all’insediamento troviamo poi il vecchio Casello della Dogana Veneta, eretto nel  1639 per contrastare il contrabbando di biade col Tirolo, ma in disuso a quest'epoca in quanto allora entrambe le sponde della Torra ricadevano sotto lo scettro della Casa D’Austria.
  • Mappale n. 3828, Erario Civile: I.R. Antica cassa d’ammortizzazione e per essa l’I.R. Cassa di Finanza e Demanio di Vicenza.
Il fatto che vi sia in sostanza un unico proprietario dei due caseggiati e dei fondi rivieraschi della roggia, farebbe pensare ad un’acquisizione piuttosto recente. L’abitazione è decisamente eccessiva per una famiglia e sarebbe un po’ improbabile che quel patrimonio fosse pervenuto ad un unico proprietario in caso di successione generazionale. Per contro una costruzione a nuovo in quel luogo, che aveva ormai perduto la sua importanza strategica e di traffico come posto di confine, suonerebbe un po’ strana.
Si potrebbe quindi pensare che forse il Lorenzi abbia rilevato dall’I.R. Intendenza le proprietà in disuso dell’antico posto di confine, attrezzato con casermette, cortili e spazi di pertinenza alla dogana. 
Da alcuni indizi e tradizioni, si potrebbe supporre che l’obiettivo primario della costruzione consortile della roggia non fosse solo di procurare forza motrice per il mulino e la segheria, quanto di irrigare i prati dell’Astico. È possibile che verso la fine del XVI° secolo un ramo dell’Astico costeggiasse il piede della collina di San Pietro, raccogliendo il contributo delle valli del Chèstele e dell’Orco e consentendo l’irrigazione naturale dei prati.
(Don Giovanni Toldo registrava una tradizione presente in paese, che fino ai primi dell’ottocento l’Astico scorresse ai piedi della collina di San Pietro e che al Sasso de Godi, in fondo alle Vegre, si pescassero le trote. L’autore riteneva inverosimile la cosa,  pur ipotizzando che forse un ramo del torrente, in epoca però ben più remota, potesse aver avuto questo percorso).
Una disastrosa alluvione potrebbe aver poi seccato questa derivazione a monte e modificato il profilo rivierasco in zona Casotto e Soglio/Forme, imponendo interventi correttivi per adeguarsi alla mutata geografia del fondo valle.  La costruzione dell’abitato delle Forme in terra di Rotzo (ma solo perché s'era spostato l'Astico, il millenario limite) e dei masi in Breióla, potrebbe forse attribuirsi quel lontano evento e giustificare gli strani confini e appartenenze della frazione di Forme.

Nel casello daziario confluiscono sia la strada Cavallara verso Casotto che la roggia. Ciò farebbe pensare che si trattasse di un fabbricato porticato,  posto a sbarramento strategico della Via di Germania: un rastrello appunto, spesso nominato nelle cronache antiche.

Il posto di frontiera rimase inattivo nel periodo della dominazione asburgica del Veneto, ovvero dal 1815 al 1866, anno della sua annessione all’Italia. Con il ristabilirsi del confine nazionale sulla Torra, ecco che la contra’ riacquistò importanza economica e strategica e si popolò dei servizi tipici di un varco confinario. Oltre agli originari Lorenzi, s’insediò qui proveniente dall’Aréta la famiglia degli Spagnolo detti Nandi, che vi aprì un’osteria che esercitò fino al successivo mutar di confine in seguito al primo conflitto mondiale.



Oggi la piccola contra’ si presenta poco dissimile dall’originario complesso;  le abitazioni sono state però tutte ristrutturate ed è ancora popolata da alcune famiglie. 


                                                                                                                                                             Gianni Spagnolo
V-MMX

Bibliografia, annotazioni, avvertenze e diritti:
  • San Pietro Valdastico  - Storia del paese - Don Giovanni Toldo - 1936;
  • Valdastico Ieri e Oggi - Mons. Antonio Toldo - Ed. La Galaverna - 1984;
  • I documenti catastali qui riportati sono estratti dagli originali  conservati presso l'Archivio di Stato di Bassano del Grappa -  Catasto Napoleonico ed Austriaco del comune censuario di Rotzo - Mappa d'Avviso;  Mappa I; IV e Libri partite  e riportano in filigrana il marchio d'origine. Sono concessi ad uso esclusivo di questa pubblicazione con  prot. n. 01  del 04/02/2015 dal Mistero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo sez. d'Archivio di Stato Bassano del Grappa.
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