«Natura è un altro nome per salute», diceva già alla metà
dell’800 Thoreau filosofo americano che ha passato due anni nei
boschi a cercare se stesso attraverso la
natura, abbandonando una società che secondo lui aveva tradito i suoi
valori per il profitto.
Le piante e la pace del bosco che riempiono la vita dell’energia e dei valori perduti, che ridanno la pace. Allora questa teoria non aveva un nome, ma solo il titolo del libro di Thoreau, «Walden ovvero Vita nei boschi». Oggi si chiama «Garden Therapy».
E i suoi seguaci devono essere molti, sempre di più, visto il successo di mostre e mercati del verde, concentrate tra aprile e maggio, come il Festival del Verde e del Paesaggio che si è appena chiuso a Roma. Una folla di persone che cerca nel bello dei fiori, delle piante, una medicina all’ansia, allo stress, alle disillusioni.
D’altronde la “sindrome da deficit di natura” è inserita dal 2009 nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.
Curare il giardino, il terrazzo, un orto, o anche solo un balconcino per curare se stessi, la propria anima e anche il corpo. E per aiutare anche chi perde se stesso, non solo emotivamente, come i malati di Alzheimer. Annie Pollock, architetto paesaggista dello studio Arterre di Edimburgo, ha realizzato il giardino Forget Me Not Garden, un giardino della memoria, uno spazio all’aperto per i malati di Alzheimer presentato allo Scottish National Garden Show.
La American Horticultural Therapy Association ha indicato i benefici per il benessere e la salute. Migliorare la propria autostima, curare la depressione, aiutare nel movimento, stimolare la capacità logica e l’interazione sociale.
Una strada per la serenità che ha sempre più seguaci non solo in Europa, ma anche negli Stati Uniti e in Giappone, dove avere un fazzoletto di balcone è un lusso assoluto.
Dare nutrimento alle piante, curarle, ascoltare il loro silenzio.
Per ritrovare se stessi. E la strada verso la felicità.
(la stampa)
Le piante e la pace del bosco che riempiono la vita dell’energia e dei valori perduti, che ridanno la pace. Allora questa teoria non aveva un nome, ma solo il titolo del libro di Thoreau, «Walden ovvero Vita nei boschi». Oggi si chiama «Garden Therapy».
E i suoi seguaci devono essere molti, sempre di più, visto il successo di mostre e mercati del verde, concentrate tra aprile e maggio, come il Festival del Verde e del Paesaggio che si è appena chiuso a Roma. Una folla di persone che cerca nel bello dei fiori, delle piante, una medicina all’ansia, allo stress, alle disillusioni.
D’altronde la “sindrome da deficit di natura” è inserita dal 2009 nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.
Curare il giardino, il terrazzo, un orto, o anche solo un balconcino per curare se stessi, la propria anima e anche il corpo. E per aiutare anche chi perde se stesso, non solo emotivamente, come i malati di Alzheimer. Annie Pollock, architetto paesaggista dello studio Arterre di Edimburgo, ha realizzato il giardino Forget Me Not Garden, un giardino della memoria, uno spazio all’aperto per i malati di Alzheimer presentato allo Scottish National Garden Show.
La American Horticultural Therapy Association ha indicato i benefici per il benessere e la salute. Migliorare la propria autostima, curare la depressione, aiutare nel movimento, stimolare la capacità logica e l’interazione sociale.
Una strada per la serenità che ha sempre più seguaci non solo in Europa, ma anche negli Stati Uniti e in Giappone, dove avere un fazzoletto di balcone è un lusso assoluto.
Dare nutrimento alle piante, curarle, ascoltare il loro silenzio.
Per ritrovare se stessi. E la strada verso la felicità.
(la stampa)
La presenza di un parco (o di un giardino) vicino al suo domicilio porterebbe una grande dose di felicità. Gli scienziati l'hanno misurata : equivarrebbe ad un terzo della gioia che si può provare il giorno del suo matrimonio Per essere felici, viviamo al giardino !
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