sabato 22 dicembre 2012

Il piccolo Angelo


Un altro giorno era passato, un giorno d’inverno freddo e corto; la notte, con il suo scuro mantello stava avvolgendo ogni cosa, le montagne, i boschi i prati, le case.
In cielo spuntavano, ad una ad una, le stelle, piccole e grandi, lucenti come non mai, di uno splendore diverso dal solito, in quel cielo scuro rischiaravano la notte.
Anche lassù sopra le soffici nuvole, più su delle stelle, c’era un’atmosfera particolare, diversa; qualcosa di speciale stava per accadere, qualcosa che si sentiva nell’aria, che si percepiva con il cuore. Il piccolo angelo si guardava intorno incuriosito: era arrivato da poco lassù e non capiva cosa fosse quell’agitazione, quel via-vai di angeli che sembravano prepararsi per un avvenimento importante. 
Tutti schierati,  venivano passati in rassegna, controllati in ogni particolare da un angelo più grande che doveva essere una specie di direttore. Tutti perfettamente in ordine, le vesti candide o dai colori pastello, le ali piumate, i riccioli d’oro o i capelli raccolti, tutti aspettavano impazienti. Ad uno ad uno gli angeli venivano chiamati per nome e ad ognuno venivano date le informazioni necessarie per giungere a destinazione. Il gran libro dorato, conteneva nomi e nomi e tutti stavano in silenzio ad ascoltare, attenti alla propria chiamata. Il piccolo angelo se ne stava in disparte e osservava con attenzione tutta la scena. Avrebbero chiamato anche lui?  Dove sarebbe dovuto andare e poi a fare cosa? Quale sarebbe stata la sua missione? Nella sua testa mille domande, ma non trovava le risposte, non capiva nulla, lui era arrivato da poco e doveva ancora ambientarsi, ma, a pensarci bene, lui un nome non ce l’aveva proprio! Si stupì di questo e cercò di trovare un motivo per cui nessuno lo chiamava, voleva avere a tutti i costi una spiegazione! Chissà come succedeva, come si svolgeva questa cerimonia, forse con tutto quel trambusto, si erano dimenticati di assegnargli un nome…Si guardò intorno: angeli di ogni tipo, grandi e piccoli, biondi e castani,esili e grassottelli, con grandi sorrisi stampati in viso, tutti con le ali ben pulite e soffici… Provò a guardarsi, a toccarsi… dov’erano le sue ali? Lui non aveva le ali! Non le aveva, non le sentiva o non poteva vederle? Guardando gli altri gli era parso logico che anche lui le avesse, era proprio convinto; se era arrivato lì, doveva per forza avere le ali!  Se voleva sapere qualcosa, a questo punto doveva chiedere informazioni. Si fece coraggio e si avvicinò ad un angelo paffutello, dagli occhi dolci e simpatici, lo toccò appena e gli chiese:-Scusa, posso disturbarti?- L’angelo si girò appena, gli sorrise e gli disse:-Certo, fratello, io sono già stato chiamato e so la mia destinazione così posso parlarti tranquillamente, dimmi cosa ti serve.- Gli prese dolcemente la mano e, per non disturbare la “chiamata” lo accompagnò con leggerezza su una nuvola bianca e soffice e lì gli fece cenno di parlare. Il piccolo angelo, un po’ intimorito, non riusciva quasi ad emettere alcun suono, ma respirò a fondo e tutto d’ un fiato chiese:- Puoi spiegarmi cosa succede? Cos’è tutta questa agitazione? Qual è la missione da svolgere? Perchè non mi chiamano? E poi, scusa, dove sono le mie ali? –  Calma, -rispose l’angelo paffutello,- una domanda alla volta, tu devi essere nuovo altrimenti sapresti le risposte. Ma, non ti ha detto niente nessuno? – Macchè!- rispose il piccolo angelo,- mi sono ritrovato in questo posto e forse non sono stato annunciato, alla porta non ho visto nessuno, era aperta e sono entrato…- Pensieroso, l’angelo si chiese se il guardiano fosse andato in pausa senza avvertire, doveva farlo presente alla direzione, ma ormai il fatto era accaduto e, visto che il piccolo angelo lo guardava con occhi  imploranti, decise di raccontargli cosa stava per succedere.- Vedi, -iniziò- noi angeli quassù ci stiamo poco, dobbiamo aiutare, proteggere chi ha bisogno, giù sulla terra, ad ognuno viene assegnato un compito da eseguire e ritorniamo tra le nuvole soltanto quando il nostro lavoro è terminato. Ci viene dato o scegliamo un nome che viene scritto sul libro d’oro, come viene scritto tutto ciò che riguarda il nostro modo di essere angeli.- Il piccolo angelo ascoltava incuriosito e quasi rapito dal racconto dell’amico. La gioia che trapelava dai suoi occhi, faceva svanire ogni paura, cancellava qualsiasi dubbio e perplessità e per il piccolo angelo era importante sentirsi rassicurato. Chiese ancora del suo nome…. L’angelo, che si chiamava Martino, sembrava quasi imbarazzato, non sapeva come spiegare al suo amico che lui era ancora senza nome, non voleva ferirlo, farlo star male….- Sai, -rispose con calma- questo periodo è un po’ particolare, sei arrivato proprio quando, per tutti noi, c’è più lavoro e, quindi, i nuovi arrivati devono pazientare un po’  fino a che tutto non torna alla normalità . Adesso, siamo nel periodo del “Grande Evento”, come si dice da noi, siamo tutti presi a prepararci per la “Grande Notte".
La Grande Notte? Sì stupì ancora il piccolo angelo, ma se lui non aveva un nome, quindi non era scritto, non sarebbe stato chiamato per partecipare alla missione e poi, Martino non gli aveva ancora spiegato delle sue ali… -Sei proprio un novellino!- rispose Martino,- calmati, qui non c’è fretta, tutto arriva per chi sa pazientemente  aspettare; ma come puoi pensare che tu, non avendo un nome e nemmeno le ali, come puoi pretendere di poter volare e venire con noi? - Ah!  Allora io non le ho proprio le ali! – disse un po' arrabbiato il piccolo angelo,-  Mi faresti toccare le tue! Per piacere! Farò piano!- Martino lo guardò con gli occhi dolci e capì che quell’angelo si sentiva spaesato, sperduto e anche infelice, così lo rassicurò dicendo: - Non temere, anche tu avrai, a tuo tempo, le ali come me, come noi tutti e sarà una sensazione che ti darà tanta gioia, per il momento accarezza le mie e fammi gli auguri per il mio volo così importante.-  Quasi con timore, il piccolo angelo, sfiorò le ali del compagno, una dolce sensazione invase tutto il suo essere, chiuse gli occhi e immaginò di volare in alto, sopra le nuvole e in basso sopra i monti i mari e le città. Aprì gli occhi di scatto, Martino stava per partire insieme con gli altri, ma non aveva ancora finito con le spiegazioni… Lo strattonò per la veste e la sua voce diventò preghiera:- Non lasciarmi qui da solo,- lo scongiurò,-dimmi dove andate e portami con te.-   Sono spiacente,- rispose il compagno con la voce triste,- tu non puoi venire, noi andiamo tutti sulla terra e ognuno di noi, stanotte avrà un posto speciale, un posto d’onore. Ma non hai ancora capito che notte è questa?- Con le lacrime agli occhi, il piccolo angelo scosse la testa, non riusciva più a parlare, tanto era il suo dispiacere, si sentì stupido, ma veramente non sapeva nulla!  Martino, con infinita pazienza continuò;- Questa è la Notte Santa, è la notte dell’Amore, noi la chiamiamo, la “Grande Notte”; Gesù nasce ancora una volta per tutti gli uomini, porta il suo messaggio e noi andiamo in ogni luogo dove le persone hanno rappresentato la sua nascita, ci mettiamo intorno alla grotta e aspettiamo il Grande Evento. Poi restiamo a vegliare il Piccolo Gesù, cantando e volando tutto intorno portando l’annuncio di gioia e pace, di luce e di speranza. Ognuno di noi ha il suo posto, ognuno svolge un  compito preciso, in questa Santa Notte, tutti gli angeli del cielo, scendono sulla terra a portare la lieta novella, a cantare la ninna nanna al Bimbo appena nato, poi ritornano in cielo per ricevere nuovi ordini.- Non sapeva che dire, il piccolo angelo, con gli occhi sgranati, quasi non respirava e pensò a quanto doveva essere stupendo stare davanti alla grotta a vegliare il piccolo Gesù, ma purtroppo, per lui, non ci sarebbe stata nessuna notte speciale. Guardò le schiere degli angeli librarsi nel cielo e volare leggeri verso la terra: le vesti dai colori tenui, le ali candide, i volti raggianti facevano capire che per tutti quella era una missione davvero importante! Salutò Martino, mentre con gli altri spiccava il volo e scendeva volteggiando, sotto le nuvole. Ormai era rimasto solo, in mezzo a quella luce abbagliante che gli dava calore, ma si sentiva sperduto così, disteso sulla nuvola a pancia in giù, piegò la testa per vedere cosa succedeva sotto di lui .Una folata di vento spazzò via la nebbia e si aprì, davanti ai suoi occhi, una visione meravigliosa! Laggiù, sulla terra, le luci brillavano più numerose di sempre, alcune si rincorrevano, altre si alternavano; il paesaggio era stupendo! Vide i suoi compagni dirigersi a destra e a sinistra, in alto e in basso, mentre nel cielo scuro le stelle luccicavano di una luce insolita e quasi magica. Si sporse ancora un po’ per vedere meglio, ma si ritrasse subito quando si rese conto che, quelle luci fantastiche, erano troppo lontane e lui non avrebbe mai potuto raggiungerle. Le lacrime cominciarono a scendere sulle sue guance, leggere e silenziose, fino a diventare un singhiozzo continuo e talmente rumoroso che un uccellino che passava di là, si fermò per capire la causa di quel pianto. Si posò delicatamente sulla spalla dell’angelo e con il suo dolce cinguettio chiese :- Perché piangi qui tutto solo?  Dai! Calmati, ora ci sono io e, se posso, cercherò di aiutarti!- Il piccolo angelo si asciugò le lacrime e gli raccontò del suo desiderio di volare sulla terra e dell’impossibilità di farlo. L’uccellino pensò e ripensò…non era mica facile aiutare quell’angelo, ma quella era la notte giusta per farlo, la notte magica dove tutto poteva accadere se si desidera con il cuore.  Ad un tratto gli venne un’idea, pregò l’angelo di aspettarlo e volò via velocemente, certo che avrebbe risolto quel problema. Un cinguettio, un sibilo, un forte richiamo e in un attimo comparvero sulla bianca nuvola, un’infinità di uccelli di ogni forma e colore, pronti a donare qualcosa a quell’angelo così disperato. Ad uno ad uno si levarono alcune piume e le appoggiarono con cura sulla schiena dell’angelo che sbalordito, non capiva nulla. Piuma dopo piuma, grandi e piccole, bianche e colorate, le ali presero forma e alla fine , il risultato, lasciò a bocca aperta l’angelo che, incredulo, rimirava le sue ali così belle e colorare da sembrare un arcobaleno. Nessuna parola sarebbe stata sufficiente per ringraziare, era commosso e dai suoi occhi, traspariva  una luce e una felicità che era il più grande dei ringraziamenti. In quel momento capì che quella era proprio la notte dove tutto poteva succedere, dove l’amore diventava dono, dove ogni più piccola cosa fatta con il cuore assumeva un valore inestimabile. Si guardò intorno, quasi non ci credeva! Adesso anche lui poteva volare! Chiuse gli occhi e si tuffò al di sotto delle nuvole; che sensazione stupenda! Si abbandonò alle correnti d’aria, si lasciò trasportare, si sentì cullare dal vento e, sarebbe rimasto sempre così, se non si fosse ricordato, tutto ad un tratto, che quella notte ogni angelo aveva una missione importante! Si avvicinò alla terra, ora le luci erano più vicine, volò sopra le città, i palazzi, le chiese, le cattedrali; guardò negli ospedali, nelle case di riposo, nelle cliniche, nelle scuole, nei negozi, nelle abitazioni, niente… ormai era tardi e ogni posto era stato occupato dagli angeli partiti molto prima di lui, tutti erano in attesa del Grande Evento. Le campane cominciavano a suonare, la mezzanotte era vicina e, il piccolo angelo si rattristò pensando che per lui, come per Gesù nella notte di Betlemme, non c’era posto… Non si rassegnò, provò a volare sopra i fiumi, le campagne, le vallate, passò rasente alle montagne, niente…,ad un tratto qualcosa attirò la sua attenzione. Seguendo con lo sguardo un sentiero di montagna, là in mezzo al bosco quasi sulla cima del monte, in una cavità nella roccia, un presepe era stato allestito. Dall’alto, col chiarore delle stelle si potevano scorgere alcune casette, la capanna con la natività, mentre il paesaggio restava al buio. Si abbassò ancora un po’, guardò meglio, osservò con cura .., il suo piccolo cuore si riempì di felicità e un grande sorriso illuminò il suo volto: aveva trovato il suo posto, un posto speciale in un presepe in mezzo al bosco, tra le bellezze del creato! Sbattendo piano le sue ali, in punta di piedi si posò vicino alla capanna e in quel preciso istante, tutta la grotta s’illuminò e un bagliore come di mille diamanti si sparse ovunque. Si chinò verso il Bambino, gli baciò delicatamente le manine e i piedini e cominciò a cantare una dolce nenia, una melodia angelica. Rimase lì a vegliare Gesù, a far compagnia a Maria e Giuseppe, mentre in lontananza, si sentivano le campane suonare a festa. Era Natale! Chi lo avrebbe mai detto! Lui un piccolo semplice angelo con le ali variopinte era lì, in quella grotta dove mani umane avevano voluto che fosse presente un segno dell’amore divino. Cominciava a nevicare, prima leggermente poi sempre più forte, ma lui era al riparo, guardò con attenzione la grotta in tutta la sua profondità e solo allora si rese conto che tutte le casette erano variopinte, colorate, allegre, proprio come le sue ali! Era soddisfatto, non avrebbe potuto chiedere di meglio, aveva svolto la sua missione, era stato partecipe del Grande Evento, che era la cosa più importante per ogni angelo; sì, era davvero felice!  Le prime luci dell’alba stavano rischiarando tutto intorno, la neve caduta nella notte aveva avvolto, con la sua candida coperta, ogni cosa: era giunta l’ora di tornare, di volare in alto, di oltrepassare le nuvole, di ritornare lassù in Paradiso. Posò ancora una volta lo sguardo su quel presepe colorato come le sue ali e capì che nessun altro posto sarebbe stato per lui più appropriato. Distese le ali e cominciò la salita, incontrò altri angeli che stavano ritornando e in loro compagnia, arrivò su in alto e ancora più su. Giunto a casa, si accorse che tutti lo stavano guardando con curiosità e capì che era per le sue ali: lui era l’unico ad averle così colorate! Si avvicinò a lui Martino, al quale raccontò la sua avventura, era contento, ma gli mancava ancora qualcosa: non aveva ancora il nome!  L’angelo paffutello si voltò verso gli altri angeli e li pregò di pensare un nome giusto per quell’angelo, un nome che  lo rendesse speciale come lo era stato durante quella missione. Parlarono sommessamente tra loro e, alla fine, sorridendo esclamarono tutti insieme:- Ti chiamerai… Arcobaleno! Sarai l’angelo che porterà sulla terra tutti i colori, porterai a chi ne ha bisogno la pace, l’allegria, la gioia, la serenità, l’amore, l’amicizia. Il piccolo angelo sorrise, mentre lacrime di commozione rigavano le sue rosee guance, la felicità gli colmò il cuore e si sentì più leggero che mai. Aveva avuto in dono le ali colorate, era rimasto a vegliare Gesù in un presepe variopinto e il suo nome sarebbe stato per sempre Arcobaleno! Non poteva che essere così, da domani avrebbe iniziato il suo lavoro e il gran libro d’oro avrebbe contenuto anche il suo nome! Grazie a tanti gesti d’amore che in quella notte aveva ricevuto, avrebbe ricordato per sempre quel Santo Natale. Abbracciò tutti gli angeli gridando con gioia  “Buon Natale a tutti, in cielo e sulla terra!”

                                                                        Lucia Marangoni



Quando guardate il cielo e dopo la pioggia vedete spuntare come per magia l’arcobaleno, pensate a quel piccolo angelo, forse in quel preciso istante sta volando in cielo, sta scendendo sulla terra per spargere i suoi colori a chi ne ha bisogno, sta svolgendo la missione per cui è stato chiamato e magari sta venendo proprio da voi…accoglietelo con gioia, lui è l’angelo Arcobaleno!

Nessun commento:

Posta un commento

Girovagando

  Il passo internazionale “Los Libertadores”, conosciuto anche come Cristo Redentore, è una delle rotte più spettacolari che collegano l...