Un altro giorno era passato, un giorno d’inverno freddo e corto; la notte, con il suo scuro mantello stava avvolgendo ogni cosa, le montagne, i boschi i prati, le case.
In cielo spuntavano, ad una ad una, le stelle, piccole e grandi, lucenti come non mai, di uno splendore diverso dal solito, in quel cielo scuro rischiaravano la notte.
Anche lassù sopra le soffici nuvole, più su delle stelle, c’era un’atmosfera particolare, diversa; qualcosa di speciale stava per accadere, qualcosa che si sentiva nell’aria, che si percepiva con il cuore. Il piccolo angelo si guardava intorno incuriosito: era arrivato da poco lassù e non capiva cosa fosse quell’agitazione, quel via-vai di angeli che sembravano prepararsi per un avvenimento importante.
Tutti schierati, venivano passati in rassegna, controllati in ogni particolare da un angelo più grande che doveva essere una specie di direttore. Tutti perfettamente in ordine, le vesti candide o dai colori pastello, le ali piumate, i riccioli d’oro o i capelli raccolti, tutti aspettavano impazienti. Ad uno ad uno gli angeli venivano chiamati per nome e ad ognuno venivano date le informazioni necessarie per giungere a destinazione. Il gran libro dorato, conteneva nomi e nomi e tutti stavano in silenzio ad ascoltare, attenti alla propria chiamata. Il piccolo angelo se ne stava in disparte e osservava con attenzione tutta la scena. Avrebbero chiamato anche lui? Dove sarebbe dovuto andare e poi a fare cosa? Quale sarebbe stata la sua missione? Nella sua testa mille domande, ma non trovava le risposte, non capiva nulla, lui era arrivato da poco e doveva ancora ambientarsi, ma, a pensarci bene, lui un nome non ce l’aveva proprio! Si stupì di questo e cercò di trovare un motivo per cui nessuno lo chiamava, voleva avere a tutti i costi una spiegazione! Chissà come succedeva, come si svolgeva questa cerimonia, forse con tutto quel trambusto, si erano dimenticati di assegnargli un nome…Si guardò intorno: angeli di ogni tipo, grandi e piccoli, biondi e castani,esili e grassottelli, con grandi sorrisi stampati in viso, tutti con le ali ben pulite e soffici… Provò a guardarsi, a toccarsi… dov’erano le sue ali? Lui non aveva le ali! Non le aveva, non le sentiva o non poteva vederle? Guardando gli altri gli era parso logico che anche lui le avesse, era proprio convinto; se era arrivato lì, doveva per forza avere le ali! Se voleva sapere qualcosa, a questo punto doveva chiedere informazioni. Si fece coraggio e si avvicinò ad un angelo paffutello, dagli occhi dolci e simpatici, lo toccò appena e gli chiese:-Scusa, posso disturbarti?- L’angelo si girò appena, gli sorrise e gli disse:-Certo, fratello, io sono già stato chiamato e so la mia destinazione così posso parlarti tranquillamente, dimmi cosa ti serve.- Gli prese dolcemente la mano e, per non disturbare la “chiamata” lo accompagnò con leggerezza su una nuvola bianca e soffice e lì gli fece cenno di parlare. Il piccolo angelo, un po’ intimorito, non riusciva quasi ad emettere alcun suono, ma respirò a fondo e tutto d’ un fiato chiese:- Puoi spiegarmi cosa succede? Cos’è tutta questa agitazione? Qual è la missione da svolgere? Perchè non mi chiamano? E poi, scusa, dove sono le mie ali? – Calma, -rispose l’angelo paffutello,- una domanda alla volta, tu devi essere nuovo altrimenti sapresti le risposte. Ma, non ti ha detto niente nessuno? – Macchè!- rispose il piccolo angelo,- mi sono ritrovato in questo posto e forse non sono stato annunciato, alla porta non ho visto nessuno, era aperta e sono entrato…- Pensieroso, l’angelo si chiese se il guardiano fosse andato in pausa senza avvertire, doveva farlo presente alla direzione, ma ormai il fatto era accaduto e, visto che il piccolo angelo lo guardava con occhi imploranti, decise di raccontargli cosa stava per succedere.- Vedi, -iniziò- noi angeli quassù ci stiamo poco, dobbiamo aiutare, proteggere chi ha bisogno, giù sulla terra, ad ognuno viene assegnato un compito da eseguire e ritorniamo tra le nuvole soltanto quando il nostro lavoro è terminato. Ci viene dato o scegliamo un nome che viene scritto sul libro d’oro, come viene scritto tutto ciò che riguarda il nostro modo di essere angeli.- Il piccolo angelo ascoltava incuriosito e quasi rapito dal racconto dell’amico. La gioia che trapelava dai suoi occhi, faceva svanire ogni paura, cancellava qualsiasi dubbio e perplessità e per il piccolo angelo era importante sentirsi rassicurato. Chiese ancora del suo nome…. L’angelo, che si chiamava Martino, sembrava quasi imbarazzato, non sapeva come spiegare al suo amico che lui era ancora senza nome, non voleva ferirlo, farlo star male….- Sai, -rispose con calma- questo periodo è un po’ particolare, sei arrivato proprio quando, per tutti noi, c’è più lavoro e, quindi, i nuovi arrivati devono pazientare un po’ fino a che tutto non torna alla normalità . Adesso, siamo nel periodo del “Grande Evento”, come si dice da noi, siamo tutti presi a prepararci per la “Grande Notte".
Tutti schierati, venivano passati in rassegna, controllati in ogni particolare da un angelo più grande che doveva essere una specie di direttore. Tutti perfettamente in ordine, le vesti candide o dai colori pastello, le ali piumate, i riccioli d’oro o i capelli raccolti, tutti aspettavano impazienti. Ad uno ad uno gli angeli venivano chiamati per nome e ad ognuno venivano date le informazioni necessarie per giungere a destinazione. Il gran libro dorato, conteneva nomi e nomi e tutti stavano in silenzio ad ascoltare, attenti alla propria chiamata. Il piccolo angelo se ne stava in disparte e osservava con attenzione tutta la scena. Avrebbero chiamato anche lui? Dove sarebbe dovuto andare e poi a fare cosa? Quale sarebbe stata la sua missione? Nella sua testa mille domande, ma non trovava le risposte, non capiva nulla, lui era arrivato da poco e doveva ancora ambientarsi, ma, a pensarci bene, lui un nome non ce l’aveva proprio! Si stupì di questo e cercò di trovare un motivo per cui nessuno lo chiamava, voleva avere a tutti i costi una spiegazione! Chissà come succedeva, come si svolgeva questa cerimonia, forse con tutto quel trambusto, si erano dimenticati di assegnargli un nome…Si guardò intorno: angeli di ogni tipo, grandi e piccoli, biondi e castani,esili e grassottelli, con grandi sorrisi stampati in viso, tutti con le ali ben pulite e soffici… Provò a guardarsi, a toccarsi… dov’erano le sue ali? Lui non aveva le ali! Non le aveva, non le sentiva o non poteva vederle? Guardando gli altri gli era parso logico che anche lui le avesse, era proprio convinto; se era arrivato lì, doveva per forza avere le ali! Se voleva sapere qualcosa, a questo punto doveva chiedere informazioni. Si fece coraggio e si avvicinò ad un angelo paffutello, dagli occhi dolci e simpatici, lo toccò appena e gli chiese:-Scusa, posso disturbarti?- L’angelo si girò appena, gli sorrise e gli disse:-Certo, fratello, io sono già stato chiamato e so la mia destinazione così posso parlarti tranquillamente, dimmi cosa ti serve.- Gli prese dolcemente la mano e, per non disturbare la “chiamata” lo accompagnò con leggerezza su una nuvola bianca e soffice e lì gli fece cenno di parlare. Il piccolo angelo, un po’ intimorito, non riusciva quasi ad emettere alcun suono, ma respirò a fondo e tutto d’ un fiato chiese:- Puoi spiegarmi cosa succede? Cos’è tutta questa agitazione? Qual è la missione da svolgere? Perchè non mi chiamano? E poi, scusa, dove sono le mie ali? – Calma, -rispose l’angelo paffutello,- una domanda alla volta, tu devi essere nuovo altrimenti sapresti le risposte. Ma, non ti ha detto niente nessuno? – Macchè!- rispose il piccolo angelo,- mi sono ritrovato in questo posto e forse non sono stato annunciato, alla porta non ho visto nessuno, era aperta e sono entrato…- Pensieroso, l’angelo si chiese se il guardiano fosse andato in pausa senza avvertire, doveva farlo presente alla direzione, ma ormai il fatto era accaduto e, visto che il piccolo angelo lo guardava con occhi imploranti, decise di raccontargli cosa stava per succedere.- Vedi, -iniziò- noi angeli quassù ci stiamo poco, dobbiamo aiutare, proteggere chi ha bisogno, giù sulla terra, ad ognuno viene assegnato un compito da eseguire e ritorniamo tra le nuvole soltanto quando il nostro lavoro è terminato. Ci viene dato o scegliamo un nome che viene scritto sul libro d’oro, come viene scritto tutto ciò che riguarda il nostro modo di essere angeli.- Il piccolo angelo ascoltava incuriosito e quasi rapito dal racconto dell’amico. La gioia che trapelava dai suoi occhi, faceva svanire ogni paura, cancellava qualsiasi dubbio e perplessità e per il piccolo angelo era importante sentirsi rassicurato. Chiese ancora del suo nome…. L’angelo, che si chiamava Martino, sembrava quasi imbarazzato, non sapeva come spiegare al suo amico che lui era ancora senza nome, non voleva ferirlo, farlo star male….- Sai, -rispose con calma- questo periodo è un po’ particolare, sei arrivato proprio quando, per tutti noi, c’è più lavoro e, quindi, i nuovi arrivati devono pazientare un po’ fino a che tutto non torna alla normalità . Adesso, siamo nel periodo del “Grande Evento”, come si dice da noi, siamo tutti presi a prepararci per la “Grande Notte".
Lucia Marangoni
Quando guardate il cielo e dopo la pioggia vedete spuntare come per magia l’arcobaleno, pensate a quel piccolo angelo, forse in quel preciso istante sta volando in cielo, sta scendendo sulla terra per spargere i suoi colori a chi ne ha bisogno, sta svolgendo la missione per cui è stato chiamato e magari sta venendo proprio da voi…accoglietelo con gioia, lui è l’angelo Arcobaleno!
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