Tutti voi immagino conosciate la storia di Ipazia, astronoma, matematica e filosofa, una donna intelligente, forse troppo per la sua epoca, uccisa da un gruppo di fanatici.
Tutta la città la amava e le rendeva onore, ma la fama di cui godeva, dava fastidio a molti. «Accadde che un giorno il vescovo Cirillo passò presso la casa di Ipazia, e vide una grande folla di persone di fronte alla sua porta. Quando chiese il motivo di tutto quel clamore, gli fu detto dai seguaci della donna che era la casa di Ipazia e che lei stava per salutarli. Quando Cirillo seppe questo cominciò a progettare il suo assassinio».
Roso dall’invidia, Cirillo aizzò gli animi dei Cristiani contro Ipazia, accusandola di essere una strega, una pagana. Un giorno dei fanatici si appostarono per sorprenderla, la accerchiarono e la trascinarono con la violenza fino a una chiesa; infine dopo averle strappato la veste e averla percossa brutalmente, la uccisero usando dei cocci e ne bruciarono i resti.
Qualcuno di voi dirà: sono stati i cristiani ad uccidere Ipazia. La colpa è del cristianesimo. Vero e al tempo stesso falso. Perché il fanatismo non riguarda soltanto la religione. Oggi viviamo in un’epoca laica, ma i fanatici ci sono sempre. È fanatico chi vuole avere sempre ragione, chi non è disposto ad ascoltare il punto di vista dell’altro, chi fa delle proprie idee e delle proprie convinzioni un credo, una religione.
Cirillo era invidioso di Ipazia? Vero? Era un uomo malvagio? Probabile, ma questo piccolo uomo meschino non avrebbe potuto far nulla se non avesse avuto una massa di gente folle da manipolare. È questo il punto: ogni epoca ha i suoi Cirillo, persone che sanno come manipolare le folle, persone che grazie alla loro influenza, grazie alla loro capacità oratoria hanno sempre un gruppo di seguaci da istigare. A cui far fare il lavoro sporco. A me non fanno paura i tanti Cirillo consumati dall’invidia, ma quelli che Luciano de Crescenzo chiamava i «paladini delle Grandi Certezze». Perché i fanatici, i veri fanatici, sono più pericolosi dei malvagi.
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