Non è che non ci siano più operai o lavoratori in questa società. Ce ne sono a decine di milioni, nelle società industrialmente mature. Viviamo in mezzo a una società piena zeppa di proletari, molti dei quali fino a qualche anno fa erano ceti medi e adesso sono diventati proletari o stanno per diventarlo. Il problema è che non sanno affatto di essere tali.
Non sanno nemmeno cosa significhi essere proletari. Neanche il vocabolo conoscono. Sono, e si considerano convinti di essere liberi, perché anche questa idea è stata impressa nelle loro menti con sistemi analoghi a quelli con cui nel Far West si marchiavano le mucche.
Ora gli unici luoghi collettivi, le basiliche dei tempi moderni, sono i grandi magazzini, dove ci si conosce e riconosce soltanto in base alla scelta dei consumi, degli acquisti. Clienti della stessa marca di computer, dello stesso logo di scarpe. Fruitori dello stesso motore di ricerca.
In un contesto del genere non ci si può stupire se interi gruppi sociali perdono completamente il senso di cosa siano i propri interessi, fino a scegliersi come idoli e guide i propri nemici, fino a farsi spogliare dei propri averi applaudendo ai ladri, fino ad immolarsi per gli interessi degli oppressori.
Giulietto Chiesa
È arrivata la bufera
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