A scuola di marketing 1
E niente, ragazzi: non ce la faccio.
Leggo e rileggo questa cosa, anche perché non farlo sarebbe impossibile visto che, per citare il poeta, è scritta in ogni luogo e in ogni lago, ma non ce la faccio.
Non riesco a commuovermi nemmeno un briciolo alla notizia che Chiara Ferragni devolverà la paghetta di Sanremo in beneficienza.
Neanche l’abbozzo furtivo di una lacrima, io che mi commuovo alla pubblicità della bambina che tiene la palla di neve sempre con sé.
E se proprio devo dirla tutta, e devo dirla, altrimenti questo post cosa l’avrei scritto a fare, questa faccenda mi ustiona anche un po’...
Un atto d'amore, che sia beneficienza, solidarietà, altruismo o qualsiasi altra cosa chiamiate amore, non si può fare che in silenzio e senza aspettarsi niente in cambio. Gratis, senza far rumore, altrimenti è tutt’altro: interesse, per esempio.
E lei non l’ha fatto né gratis né tantomeno in silenzio. Certo, ha rinunciato al compenso, ma provate a immaginare il ritorno mediatico e perciò gli incassi pubblicitari che la signora potrà ricavare da questo gesto così magnanimo opportunamente diffuso in social-mondovisione da settimane.
Vedrete che il prossimo Natale, oltre ai panettoni, le faranno firmare anche i canditi.
Uno per uno...
A scuola di marketing 2
In molti avete ritenuto che le mie considerazioni sulla decisione presa dalla Ferragni di devolvere in beneficienza la paghetta di Sanremo fossero eccessivamente negative.
Ci sta, e mi piace quando si apre una discussione sulle cose che scrivo, spesso migliore, delle cose che scrivo.
Così provo a chiarire quello che penso. Avrei dovuto farlo prima, ma rimedio adesso.
Il problema è a monte. Oramai Sanremo, dove la protagonista assoluta dovrebbe essere la musica, o almeno le canzonette, è solo un ricettacolo per fenomeni di varia natura che vengono strapagati per utilizzare quel palco come vetrina pubblicitaria. Per sé stessi, per l’ultimo film in uscita, disco, libro, e perfino per sponsorizzare questa guerra così tanto di moda, come quell’attorucolo ucraino che ci sarà quest’anno, e che orerà anche qui il suo cavallo di battaglia, la nota litania sui buoni e i cattivi (dove i buoni sono lui) e già che ci sarà questuerà anche un po’ di armi e munizioni per dare al suo popolo, e a noi tutti, la possibilità di farsi sterminare.
La musica non c’entra più niente, e nemmeno le canzonette. Hanno solo la funzione di assecondare i progetti delle case discografiche, di promuovere i giovani spocchiosetti di Amici/De Filippi/Mediaset e di dimostrare a noi tutti quanto possa essere idiota una canzone d’amore.
In questo scenario, trattandosi quindi di un gigantesco spot, la presenza della Ferragni, ape regina di tutti gli influencer, che ha fatto della pubblicità e dell’esposizione mediatica, propria e di tutta la famiglia, un sistema di vita, s'incastra perfettamente. E il suo gesto, forse nobile e forse no, di donare la paghetta in beneficienza, non c’è dubbio che sia un fatto positivo e che chi riceverà quel denaro non potrà che apprezzare, per evidenti motivi. Io però continuo a pensarla nello stesso modo, convinto come sono che i gesti di amore e di altruismo che cambieranno il mondo, se questo prima o poi succederà, saranno altri, quelli cioè di chi si dedica al prossimo senza che nessuno lo sappia o lo veda, e lo fa solo per il piacere di farlo, convinto che non si possa essere felici da soli.
In ogni caso ci sta pure che abbiate ragione voi, e cioè che sia più nobile che no.
Io posso sbagliare, mica sono Crepet.
Però dovete anche capirmi.
Io mentalmente sono oltre qualsiasi boomer, classificato da tempo come fossile, duro come Pinocchio e già sopravvivente all’estinzione, e con tutto quello che ruota attorno al meraviglioso mondo degli influencer non ho nulla a che fare.
Mi sa di falso e parecchio di ignoranza.
E se io, che non mi lascio condizionare nemmeno da me stesso, trovo penoso che uomini adulti rinuncino alla propria capacità di pensare per credere alle stupidate di un qualsiasi teatrante imbonitore che gli promette di lasciare la politica e poi sta ancora lì, o di togliere le accise sulla benzina e invece ce le rimette, allo stesso modo mi spaventa vedere come milioni di giovani si facciano spiegare da quattro sciocchi su Tik Tok come riuscire ad essere più belli o si facciano dire dagli occhi languidi di pifferai miracolati che tipo di sandali indossare la prossima stagione, se sopra o sotto il calzinotto.
Io non ce l’ho con la Ferragni, sia chiaro, né con Fedez, anche se alla sua ‘musica’ ne preferisco altra, né con nessun altro. Per ogni loro nuova uscita non vedo l’ora di perderla e basta.
Però ce l’ho con quello che siamo diventati; ce l’ho col nostro modo di vivere, che lascia i nostri ragazzi talmente alla deriva che poi basta un cretino qualunque con una barchetta di carta, però griffata, che loro ci saltano sopra convinti di navigare verso mondi meravigliosi, senza capire che per salvarsi dovranno imparare a nuotare da soli e che certi avventurieri si nutrono delle loro insicurezze solo per rifarcisi il trucco.
Dovrei essere più egoista, fregarmene e pensare che il baratro sociale e culturale dove siamo finiti... in fondo sta rendendo l’andarsene meno doloroso.
E invece...
[Orso grigio/FB]
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