domenica 5 febbraio 2023

MIX: di tutto un po'...


La percezione diffusa è quella di trovarsi all’interno di una gara collettiva in cui nulla è chiaro, a parte il fatto che gli altri stiano vincendo. Non si sa bene dove sia il traguardo o quali prove uno debba superare, ma gli altri sono comunque più avanti di noi, fanno più cose, sono più amati, più inseriti, più felici, più ricchi. Gli altri vanno lisci, non hanno inciampi, dubbi o turbamenti.

Eppure, siamo tutti, "gli altri" di qualcuno. 

Non c’è nessuno che stia davvero guidando il gruppo, nessuno che vince o vincerà, ma tutti sono convinti che a essere “gli altri” siano gli altri. Siamo vittime di una gigantesca suggestione collettiva che ci porta a competere ogni giorno contro persone altrettanto smarrite, altrettanto affannate, altrettanto stanche. 

Come canta Fabri Fibra nell’ultimo disco di Marracash: “Noi vogliamo quello che hanno gli altri. Gli altri vogliono quello che abbiamo noi. Ma noi chi?” 

Già, noi chi? Noi, quelli che abitano l’inferno: l’inferno degli altri. “L’Enfer c’est les autres”, l’inferno è gli altri, scriveva Jean-Paul Sartre. Ma questa frase è stata spesso fraintesa: il filosofo francese non intendeva dire che i nostri rapporti con gli altri siano infernali, avvelenati a prescindere.

Al contrario, come ebbe modo di spiegare in un’intervista, intendeva dire che “se il rapporto con gli altri è contorto, viziato, allora l'altro non può che essere un inferno. Perché gli altri sono, in fondo, ciò che è più importante in noi stessi, per la nostra stessa conoscenza di noi stessi”.

Il giudizio dell'altro produce quel che io penso e dico di me: “Il che significa che, se le mie relazioni sono cattive, mi metto in totale dipendenza dagli altri e poi, in effetti, sono all'inferno”. 

Ma questo non è un fatto inevitabile: “In qualunque girone infernale viviamo, siamo liberi di spezzarlo”.

Per spezzarlo, però, serve parlarne, serve poter dire come ci si sente, quanto di frequente si abbia la sensazione di rimanere indietro. Dirlo potrebbe suscitare una reazione imprevista: potremmo scoprire che anche l’altro - quello che ci sembra più avanti di noi - vive esattamente la stessa percezione, si sente un impostore e pensa di essere rimasto indietro.

Che bello sarebbe se, anziché metterci liberamente all'inferno, potessimo cercare un modo per uscirne insieme.

tlonweb

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