Sapessi quante volte
ho rimandato quel viaggio a cui tenevo tanto.
Quante volte ho scritto quel messaggio
e poi non l’ho inviato.
Quante volte ho pensato:
ma sì, chissenefrega rischio,
e quando ero lì
ho lasciato che vincesse la paura.
Sapessi quante volte
ho messo da parte i miei sogni
pensando un giorno di poterli ritrovare
e poi, quando sono tornato
non c’erano già più.
Sapessi quante volte
mi sono accontentato
per stanchezza, per affanno,
perché di lottare non avevo più la voglia.
Sapessi quante volte
mi sono accontentato
di quel poco che mi veniva offerto
quando avrei dovuto chiedere di più
che quando ci si accontenta
una parte di noi lentamente
si rassegna, si svuota, si spegne.
Una parte di noi, la più preziosa
lentamente si allontana.
Si perde.
Ed è così
che si perdono le persone,
le occasioni.
È così che si perde la felicità.
Lasciami dire che sono un disastro
che sono più fragile del cielo
quando sta per piovere.
Ma comunque mi accetto,
mi basto.
Mi va bene così.
Mentre il mondo impazzisce
io mi prendo per mano.
Voglio stare con me
fare un respiro profondo
chiudere gli occhi.
Andare lontano.
[Andrew Faber]
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