sabato 14 novembre 2020

Piange il telefono

 
【Gianni Spagnolo © 20XI11】
Non ho un gran bel rapporto col telefono; pur usandolo intensamente per lavoro e informazione, non sono un fanatico dello strumento e sono piuttosto asciutto nelle comunicazioni, specie verbali. Sarà perché quand’ero bambino il telefono non serviva per diletto e quando lo si doveva usare non era generalmente in circostanze piacevoli. Appartengo alla generazione per la quale lo squillo del telefono causava apprensione e insopprimibile stimolo all'immediata risposta. Allora l'apparecchio in casa non l'aveva quasi nessuno e, solo in caso d’emergenza, ci si appoggiava al posto telefonico pubblico, che era "da Valente", detto anche "da Matiùni*", l’attuale bar da Jona. Era un’anonima cabina insonorizzata in metallo grigio simile a quelle a gettoni poste all’esterno nelle città, ma in questo caso era relegata nell’angolo in fondo del bar e puzzava intensamente da cicche, come peraltro tutti gli ambienti pubblici d’allora. Almeno garantiva un po' di riservatezza, ammesso che si riuscisse a chiudere la porta ed isolarsi dal chiasso e dalle oche di quelli che battevano il fante in sala. 
Nelle famiglie degli emigranti, il telefono serviva a comunicare le notizie più improvvise, quelle che si dovevano sapere subito e non potevano viaggiare per posta e che di solito erano disgrazie. La connessione non era diretta: arrivava prima un preavviso al posto telefonico pubblico e da qui qualcuno doveva venire a chiamarti a casa a piedi, quindi dovevi recarti sul posto e aspettare di essere richiamato, in comprensibile apprensione nell’immaginare il motivo di quella convocazione urgente ed imprevista.
Vedere arrivare la Idelma o qualcuno della famiglia dei gestori non era perciò da stare tranquilli. 
Prima che da Valente, il posto telefonico pubblico era situato all’Appalto, cioè all’Albergo alla Vittoria, ma lì se lo rammenteranno forse i più stagionati di me. Ce lo ripropongono però queste foto** mostrandoci un apparecchio decisamente più vintage di quello di Valente, che invece era già del tipo col corpo metallico grigio e il moderno selettore circolare che molti ricorderanno. 
La Teleselezione entrò in vigore in tutta Italia il 31 ottobre del 1970, rendendo obsolete le telefoniste e tutte le operazioni di selezione manuali con spinotti che fino ad allora avevano caratterizzato le comunicazioni telefoniche. In queste foto degli anni ’50 vediamo appunto un telefono pubblico di questo tipo con le vistose connessioni a spina. Per fortuna che al piano di sopra c'era una cabina dove si poteva telefonare privatamente e l'apparecchio della foto fungeva da commutatore manuale. Al muro s’intravede il famoso calendario Fuga, che allora imperversava dappertutto; peccato non si riesca a leggere l'anno, ma solo la data del 2 febbraio. Da un confronto con il calendario perpetuo e la copertina della Domenica del Corriere appesa sulla bacheca a destra, possiamo tuttavia risalire all'anno dello scatto, che è il 1957. 
L’Albergo/Osteria era allora condotto da Giuseppe Lorenzi (Marcantogno) e dalla moglie Dina Stefani (Merla), che passeranno in seguito a gestire per lunghi anni la tabaccheria-cartoleria accanto. Nella foto si vedono infatti effigiati con alcuni avventori, riconoscibili nei fratelli Antonio e Ugo Toldo (Nicola) e in un curioso personaggio col pacchetto sottobraccio, soprannominato Baruffa, che abitava in Piazza. Lasciamo l'identificazione degli altri due effigiati ai nostri più attenti ed attempati lettori.
 

* Dovuta all'insegna esposta del "Caffè Mattioni", torrefazione di Gorizia.
** Le foto sono gentilmente concesse da Gianna Lucca, che ringraziamo.


1 commento:

  1. I nomi delle persone al bar dell'appalto
    1 Baruffa non so il nome
    2 Toldo Antonio macellaio
    3 Stefani Dina
    4 Toldo Ugo
    5 Lorenzi Giuseppe Marcantonio
    6 Baldan autista della corriera forse
    Un po' di pazienza Carla ciao

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