【Gianni Spagnolo © 20XII22】
Salendo da oriente per la strada del Chemple, giunti al bivio per Campovecio si prendeva a sinistra la via del Trùgole per entrare nell’ampia conca prativa di Campolongo. Poco dopo, sulla destra s’incontrava il canpìgolo dell’omonima malga. Se ci si arrivava da occidente, ossia dalla Singéla, dal Bìsele o dal Costesìn, passato il Crosaròn si scendeva nel Roccolo avendo le casare sulla sinistra. Per secoli furono questi gli accessi alla malga, lungo le vie trafficate da pastori, boscaioli e girovaghi. Solo negli ultimi decenni, con il mutare delle condizioni economiche e lo sviluppo dei circuiti per lo sci di fondo e l’escursionismo domenicale, il quadro ha subito qualche modifica.
Le cose sono tuttavia rimaste, per cosi dire, nel solco della tradizione. Dove per secoli si sono massaggiati piéti, oggi si è trastullati da una rilassante Spa. Dove la caliéra girava sulla mussa, oggi si cucinano manicaretti per i turisti. Dove s’alzavano al cielo le oche dei pastori, ora c’è la rustica chiesetta della Porziuncola a rimediare. Dove bisognava sottoporsi al controllo e alla quarantena per non propagare il contagio, oggi si paga dazio per usare le piste, stando solo un po' attenti al distanziamento sociale.
Sì, perché proprio lì dove ora c’è la baracchetta del Centro Fondo Campolongo, un paio di secoli fa c’era il Casello di Sanità, che controllava il transito da e per il Tirolo di chi passava per queste montagne. Ce lo mostra questa mappa rilevata intorno al 1836, un periodo in cui dalle nostre parti dilagavano le epidemie di tifo e colera che prostrarono la popolazione limitandone gli spostamenti. Traversie che culminarono infine nel 1855 con l’ultima grave epidemia che si ricordi.
Cambiano dunque i tempi, ma le situazioni a volte si ripropongono. Altri Caselli di Sanità si trovavano in prossimità del vecchio confine e vennero riconvertiti a questo scopo. Allora tutta la nostra zona era soggetta alla Corona D'Austria, anche se con diverso regime fra gli storici possedimenti del Tirolo e la recente costituzione del Regno Lombardo-Veneto. La presenza di queste strutture di controllo nelle zone montane indica quanto fossero frequentate quelle strade all'epoca, quando l'attività nella bella stagione si svolgeva prevalentemente in montagna e accanto agli uomini bisognava controllare anche gli animali. Anch'essi infatti erano veicoli di contagi che potevano minare grandemente l'economia locale, basata prevalentemente sull'allevamento, prima ovi-caprino e poi bovino.
Oggi il naso che gocciola per l'aria frizzantina, la falcata vigorosa sugli sci, o il paperamento con le ciaspole, può veicolare il virus in quel di Millegrobbe o di Vezzena (e viceversa) dove intercettare altri nutriti gruppi di gitanti domenicali in cerca d'evasione dalle restrizioni delle feste. Due secoli fa era l'incalzante cacarella fisica il fastidioso segnale che era meglio non muoversi; mi sa che anche oggi un po' di sana cacarella mentale sui possibili rischi sarebbe un utile criterio.