C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
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Oggi, è nato il Salvatore. Questa è
la buona novella di questa notte di Natale. Come ogni Natale, Gesù
rinasce in tutto il mondo, in ogni casa, nei nostri cuori.
Ma, a differenza di ciò che tiene la nostra società di consumo, Gesù non
nasce in un ambiente di scarto, di shopping, comodità, capricci e
grandi pasti abbondanti. Gesù nasce nell'umiltà di un presepe.
E lo fa in questo modo perché viene rifiutato dagli uomini: nessuno
aveva voluto dare Lui alloggio nelle case e alberghi. Maria e Giuseppe, e
Gesù stesso neonato sentirono quel che significa il rifiuto, la
mancanza di generosità e di solidarietà.
Poi le cose cambieranno e, con l'annuncio dell'Angelo - «Non temete:
ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo» (Lc
2,10) - tutti correranno verso la grotta per adorare il Figlio di Dio.
Un po 'come la nostra società, che emargina e nega molte persone perché
sono poveri, stranieri o semplicemente diversi da noi, e dopo celebra il
Natale parlando di pace, solidarietà e amore.
Oggi i cristiani siamo pieni di gioia, e c'è una bella ragione. Come
afferma san Leone Magno: «Oggi Non c'è spazio per la tristezza nel
giorno in cui nasce la vita». Ma non possiamo dimenticare che questa
nascita richiama un compromesso, vivere il Natale il più simile
possibile a come lo ha vissuto la Sacra Famiglia. Cioè, senza
ostentazione, senza spese inutili, senza buttare la casa dalla finestra.
Celebrare e far festa è compatibile con l' austerità e persino la
povertà.
D' altra parte, se in questi giorni non abbiamo veri sentimenti di
solidarietà verso gli emarginati, stranieri, barboni, vuol dire che in
fondo siamo come quella gente di Betlemme, non accogliamo il nostro Gesù
bambino.
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