Quando il cielo annuncia neve, ritorniamo inevitabilmente fanciulli.
Non ci vergogniamo a manifestare quel nostro lato ingenuo, allegro, inquieto, sognante che ancor vive in noi. Viso incollato alla finestra, il roteare delle pupille che cercano ostinatamente di catturare la lenta caduta del primo fiocco di neve, la magia celata in quel microscopico cristallo di ghiaccio. Neve, neve, amata neve!
Nell'aria il suo profumo è già inebriante, e verso le montagne si possono scorgere i primi rovesci nevosi in quota (virghe nevose), mentre l'attesa accelera il battito cardiaco in un crescendo d'emozioni, che vibranti dal cuor alla gola rendono i nostri occhi languidi. È difficile descrivere in quattro parole cosa si provi a ritornare piccole canaglie, ma soprattutto constatare quanto ancora lo siamo, e credo sia questa la vera motivazione per cui tutti noi adoriamo questo straordinario fenomeno atmosferico, la sua inconfutabile magia.
Il silenzio ovattato, la gioia straripante nei bambini che si tirano vicendevolmente palle di neve, lo stesso gioco che praticavamo noi e probabilmente si ripeterà nel tempo, ogni qualvolta cadrà la neve.
Stefano Daniel
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