Non si sta parlando
abbastanza del fatto che CENTINAIA di incendi stanno affliggendo da
giorni la Siberia e l’Alaska. Quest’immagine del satellite europeo
Copernicus Sentinel-3 dà l’idea delle dimensioni del fenomeno nella sola
regione siberiana della Jacuzia. Nella sola Siberia parliamo di TRE
MILIONI DI ETTARI che stanno andando a fuoco, una superficie estesa
grossomodo come la Sicilia.
Non si sta parlando abbastanza del
fatto che queste regioni non avevamo mai visto una tale quantità di
incendi negli ultimi DIECIMILA ANNI. Il motivo risiede nelle temperature
record di questo periodo, unite a fulmini, aria secca e forti venti.
Non si sta parlando abbastanza del fatto che il problema non riguarda
solo le zone direttamente coinvolte, ma interessa tutti noi. Secondo il
WMO (World Meteorological Organization) i soli roghi del mese di giugno
nelle zone artiche (quindi prima che scoppiasse questa emergenza) hanno
emesso 50 MILIONI DI TONNELLATE di CO2 in atmosfera: più degli incendi
di giugno tra il 2010 e il 2018 sommati insieme. È una quantità pari
all’emissione di CO2 ANNUALE di un paese come la Svezia. Per gli incendi
degli ultimi giorni la stima è già a 100 milioni di tonnellate.
Non si sta parlando abbastanza del fatto che tutto questo è davvero
drammatico da un punto di vista ecologico. Perché a bruciare non sono
solo gli alberi ma anche la torba, che è estremamente ricca di carbonio.
Questo spiega perché si sia già arrivati a 100 milioni di tonnellate di
CO2 emesse, ma è solo l’inizio. Questi roghi, oltre a essere così
estesi, sono estremamente difficili da estinguere, pertanto potrebbero
durare anche settimane se non mesi. Se così fosse, il tonnellaggio di
CO2 in atmosfera potrebbe raggiungere livelli inauditi per le regioni
artiche. CO2 che a sua volta contribuisce al riscaldamento globale che
ha reso possibile questo disastro ecologico.
Non si sta parlando
abbastanza del fatto che nelle regioni artiche le temperature sono così
alte da farci assistere a un’esplosione di incendi senza precedenti che
nessuno sembra riuscire a domare, e che questo è un problema per tutti
noi.
Non si sta parlando abbastanza nemmeno dei possibili rischi
legati alla “bomba a orologeria” artica. Che cosa succederebbe se
dovesse fondere il ghiaccio del permafrost, vero e proprio deposito di
carbonio pronto a trasformarsi in enormi quantità di anidride carbonica e
metano? Il permafrost ricopre il 17% delle terre emerse e la sua
temperatura media è già salita di 0,4 °C a livello globale.
Non si sta parlando abbastanza di tutto questo.
chihapauradelbuio
Nessun commento:
Posta un commento