Dopo l’esordio
trionfale dello scorso anno, Federico Rossi è tornato nuovamente sui
passi della “PEDESCALAndoROTZO”, ripercorrendo i dodici km di
asfalto che da Pedescala portano al più antico dei 7 Comuni. La
strada del Piovan è frequentata assiduamente e in quasi tutte le
stagioni da fondisti e ciclisti che la apprezzano sopratutto per la
pendenza dolce e regolare: percorrerla spingendo una carrozzina,
peraltro, dev’essere tutta un’altra cosa, specie nel tratto
finale, veramente ripido e impegnativo. Ma nel volto di Federico,
giunto al traguardo, c’era più gioia che fatica e nei suoi occhi
si leggeva la soddisfazione per un altro risultato raggiunto, da
aggiungere ai tanti altri colti in precedenza. Perché l’importante
è non arrendersi mai e cercare sempre di ottenere il massimo
partendo dalle condizioni in cui ognuno si trova. Lo diceva anche
Andrea Zanardi, parlando del terribile incidente che nel 2001 lo
aveva privato degli arti inferiori: “quando mi sono risvegliato dal
coma e ho realizzato in che condizioni mi trovavo, ho pensato: devo
trovare il modo di fare tutto quello che facevo prima anche senza le
gambe…”. Quante corse potrebbero fare, quante valli scavalcare,
quante montagne potrebbero e vorrebbero scalare Federico e Andrea, se
solo avessero l’uso delle gambe? E le braccia, sono forse meno
importanti? Perdere anche quelle, quanta difficoltà in più
comporterebbe? E che dire degli occhi, in grado di farci vedere
immagini e colori, e l’udito che ci permette di cogliere il canto
delle api regine e ci apre al contatto con il mondo? E non è forse
un’autentica meraviglia, nel suo complesso, quella stupenda
macchina chiamata corpo umano, fatta di un ben disposto insieme di
braccia, gambe, mani ma soprattutto di un cervello e di un cuore?
Questo vorremmo dire ai nostri giovani, ai nostri figli cui la vita
appare spesso noiosa, che spostano a fatica occhi stanchi e svogliati
da un gioco elettronico all’altro, occhi che non conoscono più
meraviglia e stupore: uscite di casa, andate a correre nei prati e a
camminare nei boschi, poi sedetevi sotto un albero ad ascoltare i
suoni della natura. Con la schiena appoggiata al tronco toccatevi le
gambe e stupitevi nel sentirle vive, irrorate di sangue, vitali;
accarezzatevi le mani, meravigliandovi di quali e quanti movimenti
riescano a fare; datevi un pizzicotto sulla guancia e cogliete il
pulsare del vostro cuore. Sentitevi parte dell’universo, al pari
della formica che sta risalendo i vostri pantaloni o del fiore che vi
occhieggia a lato. Poi guardatevi lentamente attorno e considerate
come niente di tutto questo sia scontato: invece tutto, ma proprio
tutto, è un dono. Un grandissimo dono che ci viene dato e rinnovato
ogni giorno da Qualcuno – chiamatelo pure come volete -
immensamente più grande di noi, al solo scopo di vedere i nostri
occhi illuminarsi di gioia e felicità, perché così a Lui piace.
Quante opportunità ci vengono offerte che noi sistematicamente
ignoriamo! Infine pensate a Federico, alla sua lezione e al suo
esempio, alla sua irrefrenabile voglia di vivere, al fatto che sia
riuscito a montare sulla propria carrozzina non un cambio ultimo
modello, ma le ali del coraggio e della volontà per poter volare su
ogni traguardo; Federico che è innamorato della vita e non sa che
significato abbia la parola noia.
Quando, più tardi, vi incamminerete lentamente verso casa – senza più correre, questa volta – allora forse proverete un piccolo spicchio di serena felicità, dovuta alla semplice consapevolezza di essere vivi e al fatto di sentirsi finalmente parte di questo mondo.
Quando, più tardi, vi incamminerete lentamente verso casa – senza più correre, questa volta – allora forse proverete un piccolo spicchio di serena felicità, dovuta alla semplice consapevolezza di essere vivi e al fatto di sentirsi finalmente parte di questo mondo.
(biblioteca civica di Rotzo)
Semplicemente grande
RispondiEliminaSta Federico imperatore...così inizia la mia lode x te che sei un GRANDE. Stai dando una lezione di vita a molti giovani. Bravo Federico
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