martedì 27 agosto 2019

La giassàra de Valpegàra





Molti sono i manufatti, i monumenti e le costruzioni che silenziose e nascoste continuano a vivere nella valle, nei paesi e nelle contrà. 

Se alcuni ci sono sempre davanti agli occhi, come le preziose fontane, altri sono meno conosciuti, ma non per questo di minore importanza. Parliamo oggi della “Giassàra” di Forni, nel comune di Valdastico il cui recupero è stato possibile grazie all’impegno e alla volontà del “Comitato Forni” da sempre attento alla salvaguardia del territorio  e delle sue ricchezze.

Promotore di quest’idea è stato Luciano Zambon che ha trovato consenso e aiuto  in molti amici disposti a dare il loro contributo per la realizzazione di questo intervento. Anche la Comunità Montana Alto Astico e Posina, l’Assessorato ai Beni Ambientali e l’Amministrazione Provinciale di Vicenza, si sono impegnati a contribuire economicamente all’opera di restauro realizzata da volontari e da alcune aziende della zona.  I lavori sono stati eseguiti dal 1991  fino al 2 ottobre 1993, giorno della cerimonia dove è stata festeggiata la fine dei lavori.  Pulizia, sgombero del materiale all’interno, (era stata trasformata in una discarica) restauro, fugatura dei muri e pulizia, posa dell’acciottolato, impianto di illuminazione, recupero della lunetta d’entrata, cancello d’entrata e all’interno; tutte opere che hanno impegnato i volontari con 300 ore di lavoro.  La “Giassàra” di cui parliamo è situata sulla strada provinciale per Trento, ora statale 350, appena sopra il bivio per Valpegara, una piccola località sulla sponda destra dell’Astico, ed è un monumento che vale la pena di conoscere. Costruita per iniziativa del Parroco don Domenico Calvi, che aveva ristrutturato molte opere Parrocchiali e fondato una delle prime Casse Rurali del Veneto, porta l’insegna “Ghiacciaia della Parrocchia di Forni” A.D. 1898; i proventi della vendita del  ghiaccio andavano a favore della Parrocchia stessa. Le fondamenta sono circolari, del diametro di 8 metri, le mura di pietra si innalzano per 10 metri arrivando alla cupola semisferica che chiude la cima da dove, una pietra spostabile permetteva di introdurre il ghiaccio. L’uso che si faceva di queste enormi celle frigorifere, non era quello di fabbricare ghiaccio, bensì di conservare il ghiaccio che madre natura, ogni inverno regalava con il gelo. I ghiaccioli erano staccati da dove pendevano sulle rocce, spezzati e trasportati con sacchi e gerle fino a riempire la ghiacciaia. Quando la raccolta era finita nei dintorni, si andava a raccogliere il ghiaccio anche lontano, alla valle delle Pozze, al Salto, nei valloni dello Spitz di Tonezza, anche camminando per due ore, guadagnando 20 centesimi al sacco. Il commercio del ghiaccio nella buona stagione, forniva i paesi e le macellerie della Valdastico, di Arsiero, Piovene, Santorso, Schio, Thiene e anche le Farmacie di tutte queste zone. Veniva trasportato in sacchi con carretti tirati da muli, sempre di notte per evitare che il caldo del giorno sciogliesse il prezioso materiale.

Così, per merito e volontà di molti, l’antica “Giassàra” è ritornata a vivere dandoci testimonianza del lavoro, delle fatiche, dei sacrifici e dell’unione  dei nostri avi; gli stessi che ci hanno lasciato testimonianze mute e silenziose come le “masiére”, i “rapari” e tante altre costruzioni di cui ignoriamo l’esistenza o che  siamo talmente abituati a vedere che non ci rendiamo conto di quanto esse siano un tesoro prezioso. A tutti quelli che si prodigano per il recupero delle opere nel  territorio, va il nostro grazie; solo in questo modo, ritagliandoci un po' di  tempo, potremo tener vivo ciò che c’è stato lasciato, perché nulla del nostro patrimonio vada irrimediabilmente perduto.
Lucia Marangoni





                                                              

6 commenti:

  1. Poco più avanti, lungo la provinciale, mi pare ce ne sia un'altra, privata per così dire. Ovviamente in disuso.
    Il lavoro di riempirle di ghiaccio, andando fino al Salto ed oltre a procurarselo, due ore buone in andata, ed altrettanto in ritorno col carico, era compito prevalentemente femminile. Si andava lontano, in alto, nelle vallette prive di sole, dove le stalattiti di ghiaccio permanevano fino a primavera.
    Qualcuno mandava "la dona" anche se malata... è stata dura, davvero!

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    1. L'altra ghiacciaia è quella dei Fontana Lorda, localizzata vicino la vecchia strada di pietra che portava al Maso. Mi ricordo che, quando venivo in vacanza, da piccola, prendevamo con la mia mamma, Sartori Maria, questa strada per scendere a piedi in valle.

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  2. CARO LUCIANO ho cercato piu' volte di visitare la giassara dei FORNI ma non ci sono mai riuscito nonostante abbia chiesto aiuto al cugino FAUSTO.IO a settembre vengo in VALLE e se mi dirai il modo per poterla vedere ti saro' molto grato.Poi caso mai possiamo concludere la visita con una (BONA) bicchierata da CLAUDIO e LILIA ah ah ah che ne dici?????? AGOS e CINZIA

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    1. Devi fargli un pronto Agos, Luciano purtroppamente npn smanetta.
      Del caso, guardando il calendario oggi è pure S. Agostino dunque auguri.

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    2. Buon onomastico Agos, tanti auguri :-)

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    3. GRAZIE mille siete delle AMICHE stupende ; alla prossima occasione offriro' senz'altro un caffe'(o altro) GRAZIE 1000!!!!!

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