venerdì 23 agosto 2019

La cicala

Il canto dell’estate: le cicale.
"Chiedo scusa alla favola antica,
se non mi piace l’avara formica.
Io sto dalla parte della cicala
che il più bel canto non vende, regala." 
( G. Rodari )

In piena estate, dalla tarda mattina fino a quando il sole calava, tra le piante dell’aia e in quelle dei campi, si sentiva la cicala con il suo monotono canto.
Erano miriadi, che portavano il loro ronzio nelle silenziose campagne e nelle corti delle case coloniche.
Però il loro canto spesso diventava di troppo per chi andava a riposare nelle ore più calde dopo il pranzo di mezzogiorno e per chi era stanco e aveva sonno.
La moltitudine delle cicale era un coro molto disturbatore, ma anche molto allegro.
Si riunivano quasi sempre negli alberi poco distante dalle case, perché era più facile trovare acqua per dissetarsi nelle vasche o nelle pozzanghere.
La cicala depone le uova sugli steli d’erba, nei prati, dalle quali a settembre si schiudono le ninfe che sprofondano nella terra; le larve di cicala vivono per molti anni sottoterra e, dopo sette stadi larvali, raggiungono la maturità, iniziando la loro nuova vita all’aperto.
la campagna appena ieri

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