Non troppo lontano da Sant’Aponal, c’è tutta una zona detta de le
Carampane, derivante da Ca’ Rampani cioè il nome della famiglia nobile
che aveva lì la casa patrizia.
Poco lontano da qui, nel 1360, fu
istituito il Castelletto, un gruppo di case dove la Serenissima impose
alle prostitute di radunarsi e di esercitare il mestiere. Il Castelletto
era chiamato così perché custodito da sei guardiani, e governato con
ordini adatti a una fortezza.
A quell’epoca le meretrici veneziane non godevano di molte libertà, tanto sociali, quanto religiose. Non potevano portare gioielli, dovevano vestire in maniera da poter essere riconosciute per strada, non potevano uscire la notte, avevano anche seri vincoli rispetto all’esercizio della loro “professione”.
A quell’epoca le meretrici veneziane non godevano di molte libertà, tanto sociali, quanto religiose. Non potevano portare gioielli, dovevano vestire in maniera da poter essere riconosciute per strada, non potevano uscire la notte, avevano anche seri vincoli rispetto all’esercizio della loro “professione”.
A dispetto
delle disposizioni, comunque, molte prostitute si stabilirono in
diverse zone della città, ma specialmente alle Carampane. Una specie di
“quartiere a luci rosse”, nel tempo, visto che la Dominante – allo scopo
di distogliere gli uomini dal “vizio” della sodomia – prescrisse che le
meretrici potessero stare davanti alle porte o alle finestre, scoperte
in maniera lasciva e illuminate, di sera, da delle lucerne. In pratica,
l’antesignano degli odierni "bordelli".
Nell'evolversi degli anni, col termine "carampana" si indica una donna di malcostume o più verosimilmente una donna di mezza età che si atteggia con trucco e/o vestiti adatti a una donna molto più giovane.
Nell'evolversi degli anni, col termine "carampana" si indica una donna di malcostume o più verosimilmente una donna di mezza età che si atteggia con trucco e/o vestiti adatti a una donna molto più giovane.
Veneto a 360°
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