[Gianni Spagnolo © 25A20]
A ben pensarci, siamo circondati da molte cose che non conosciamo. Per meglio dire, le vediamo, magari anche frequentemente, ma non sappiamo il loro nome. Non conoscere il nome di qualcosa significa non conoscerla affatto. Sembra strano, ma non lo è! Pensiamo di essere in una folla di persone e facce sconosciute; non poter associare le caratteristiche di ciascuno ad un nome specifico, fa sì che non siamo in grado di riconoscerle, di incasellarle nella nostra mente.
Questione universale, non limitata all'ambito umano. A me capita col mondo vegetale; mi piacerebbe identificare le caratteristiche di ogni pianta ed erba che incontro, ma non posso. Conosco infatti il nome di alcune specie, ma non quello di molte altre che pur crescono nel nostro territorio. Va meglio con gli animali, ma solo perché hanno minor varietà, almeno nel nostro ambiente.
Il concetto, peraltro, era ben definito fin dall’inizio, addirittura dalla storia della Creazione.
Dare un nome significa “far esistere”, quindi “dominare”. Così il compito dato da Dio all’uomo in Genesi 2,19, dove il fatto che Adamo dia un nome agli animali rappresenta il suo dominio su di essi. Conoscere il nome di qualcuno significa poter esercitare potere su di lui (Marco 1,24): Il nome è in qualche modo l’alter ego della persona: dove c’è il nome, c’è la persona. Pronunciare il nome su un oggetto vuol dire prenderne possesso (2 Samuele 12,28). Il divieto di pronunciare il Nome si radica nell'assoluta trascendenza divina. Il nome, infatti, nella tradizione biblica, è ciò che racchiude l'identità della persona e dare il nome alle cose è proprio di chi le conosce e ne esercita un possesso. Lo stesso motivo è riflesso quando nella Bibbia vediamo Dio che assegna alle persone nuovi nomi, ad esempio Abramo [".. non sarai più chiamato Abram, ma il tuo nome sarà Abraam, poiché io ti costituisco padre di una moltitudine di nazioni .." (Genesi 17:5)], e Giacobbe/Israele [".. Quello disse: «Il tuo nome non sarà più Giacobbe, ma Israele, perché tu hai lottato con Dio e con gli uomini e hai vinto.." (Genesi 32:28)]. Nel Nuovo Testamento altresì, troviamo che Gesù assegna a Simone il nome (Cefa) Pietro ["..Simone, al quale mise nome Pietro.." (Marco 3:16)].
Nel pensiero antico, perciò, il nome è un attributo mistico e potente. Anche nel mondo ellenico pagano si credeva che uno potesse acquisire potere su una persona apprendendone il nome e si poteva invocare il potere di una divinità solo se si fosse conosciuto il suo vero nome.
A dire il vero, quando ascoltavo queste narrazioni in gioventù, l'enfasi sull'importanza di assegnare un nome proprio alle cose mi sembrava eccessiva, superflua, quando non inutile. Qualcosa di legato ad abitudini e sensibilità arcaiche. Pensavo infatti che una cosa esiste, la vedi, la tocchi, a prescindere che abbia un nome. Questi poi sono soggettivi e diversi per lingua. Solo ora arrivo ad una maggior consapevolezza della natura dei nomi. Il nostro nome, che pur ci è stato imposto e non scelto, rappresenta perciò la nostra essenza nei confronti degli altri. Talvolta neanche ci piace, ma ne siamo inseparabili. Il fatto che magari non ci troviamo in sintonia col nome affibbiatoci dai genitori, rappresenta magari un conflitto con noi stessi, ma per quelli che ci circondano identifica inequivocabilmente la nostra natura in rapporto a loro.
Siamo abituati a dire "io mi chiamo" ma banalmente sono gli altri a chiamarci: i nostri genitori scelgono un nome per noi alla nascita e noi impariamo a identificarci con quello. I nomi hanno sempre un significato, non soltanto in senso etimologico; ognuno porta con sé una storia con un’origine e magari un destino. Si sceglie in base alle proprie caratteristiche personali e opinioni: per alcuni genitori può essere più importante il significato del nome, per altri il suono, per altri ancora l’originalità. Sempre meno è seguita la tradizione di ripetere nei nipoti i nomi dei nonni. Ci si attiene inoltre all’opinione della famiglia di origine, di amici e parenti e, non ultima, si segue la moda del momento.
Dare un nome ad un individuo significa comunque dargli un’identità, distinguerlo da tutti gli altri, attribuirgli caratteristiche e qualità che lo rendano unico e irripetibile, diverso da tutti gli altri. I latini sostenevano: Nomina sunt omina: i nomi sono gli uomini. Anche Origene diceva che i nomi non sono attribuiti alle cose per pura convenzione, ma hanno un rapporto profondo e misterioso con esse.