«L’umanità io l’ho divisa in due categorie: uomini o caporali! Gli uomini sono quegli esseri costretti a lavorare tutta la vita come bestie, senza vedere mai un raggio di sole, senza mai la minima soddisfazione, sempre nell’ombra grigia di una esistenza grama.»
Chi sono i caporali? Sono coloro che sfruttano, che tiranneggiano, che manipolano, sempre “pronti a vessare il povero uomo qualunque.” Sono sempre al posto di comando. Più si sale la gerarchia sociale, più si incontrano simili individui.
Come riconoscerli? Sanno sempre parlare bene, fateci caso, i caporali padroneggiano bene l’arte della parola. Vi parlano e usano spesso una lingua altisonante, tanto altisonante da confondervi. O al contrario adottano un tono paternalistico, vi trattano come bambini, vi parlano come se foste bambini. A che scopo? Farvi sentire inferiori. Farvi credere che avete bisogno di loro.
Un’altra caratteristica dei caporali è che non hanno mai dubbi, mai un attimo di incertezza, mai un tentennamento. A sentir parlare loro, non commettono mai errori. Magari hanno perfino commesso errori imperdonabili, hanno smentito clamorosamente quanto affermato in precedenza, ma in qualche maniera, con la sola bravura delle loro facce toste, riescono sempre a stare a galla. A restare sulla cresta dell’onda. In politica soprattutto.
I caporali si credono migliori di voi. Vi diranno che è per merito, talento personale e impegno se sono arrivati tanto in alto. Certo, per fare carriera bisogna schiacciare, prevaricare. Bisogna sempre primeggiare: in questo eccellono i caporali. Alla vista di questi personaggi, provo un senso di nausea. Ma provo anche tanta rabbia. Perché mi domando: in ogni epoca storica, in ogni città, paese o luogo dobbiamo sempre avere a che fare con la mediocre arroganza dei caporali? Possibile che dalla storia non si impari mai nulla?
G. Middei
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