venerdì 4 novembre 2022

Chi prende il caffè con me?



L’istruzione non è memorizzare che Hitler uccise sei milioni di persone. L’istruzione è capire come è stato possibile che milioni di persone si fossero convinte che fosse necessario farlo. L’istruzione è imparare a riconoscere i segni della storia, se e quando si ripete.»

Conosco persone che sanno ogni cosa, che hanno una conoscenza sterminata, enciclopedica di nomi, fatti storici, date, ma non importa quante lauree e quanti altisonanti titoli di studio hanno accumulato: sono poveri di spirito. Perché? Perché non pensano. Non sanno pensare. Hanno paura di pensare, di essere diversi e avere pensieri diversi da ciò che la massa dice e pensa.

Del resto chi ha la cattiva abitudine di pensare, non si presta a obbedire senza porre domande, a omologarsi quando dovrebbe, ad assentire quando gli viene richiesto. Ricordate, cosa dissero i carcerieri dei lager? Come si difesero? Obbedivamo a delle direttive. Ecco a cosa conduce il non pensare. Oggi però non c’è tempo per pensare: lavorare, comprare, consumare, a questo deve ridursi l’uomo. La cultura è un impedimento a ciò, non soltanto è superflua, ma perfino contro producente. Naturale che non venga incoraggiata. 

Avete due scelte davanti a voi. Potete fare ciò che fanno tutti, guardare molta televisione, seguire i pensieri della massa. Oppure potete porvi domande. Ricordatevi, la filosofia nasce dal dubbio. Deve turbare. Un pensiero che non fa arrabbiare nessuno, non è pensare. 

Non leggete, non studiate, non informatevi in modo passivo. Aprite i libri, sfogliateli, interrogateli. Chiedetevi sempre: «perché è successo questo, perché X ha agito in questo modo, cosa spinse Y a scrivere proprio quest’altro?» Ponete alla storia, alla filosofia, alla politica, alla letteratura continui “perché”. Imparate a coltivare il dubbio. 

«Siate,» come diceva Russell, «voci fuori dal coro. Siate il peso che inclina il piano.»

G. Middei




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