giovedì 14 gennaio 2021

Poro poaréto

【Gianni Spagnolo © 21I7】

Talvolta mi perdo a riflettere su qualche espressione della nostra parlata che mi torna alla mente. Il dialetto era ricchissimo di modi di dire e sfumature che poi si son perse per strada con l’accelerazione impressa dalla civiltà moderna. Infatti ormai mi trovo a parlarlo tra io e me, perché solo noi due ci capiamo. 

Pensavo al significato di povero. Come si traduce povero in dialetto? 

Poro? No! Si dice: poaréto. 

Poaréto non ha mai un’accezione negativa, bensì di partecipazione e comprensione, direi di empatia. Sarà magari perché stiàni erano un po’ tutti, chi più e chi meno, poarìti.

  • El tato l’è cascà dal caregòto. Poaréto!
  • Poaréto, … el se ga fato bua!
  • I jera poarìti, ma gran brai tusi! 

Poro, invece, ha prevalentemente un’accezione negativa, di commiserazione, di biasimo o di lutto.

  • A l’è on poro gramo!
  • A l’è passà da poro mona.
  • Mòleghe de tenpelarlo, ca l’è on poro semo!

Poro, poi, era specifico per evocare i morti con deferenza mista a compatimento:

  • El to poro nono. 
  • To pora sàntola. 
  • El poro prete de Pedescala.

L’unico caso in cui poro recuperava forse un briciolo di empatia era con l’espressione: Poro can.

Poro can era infatti abbastanza neutro. Non era espressione di aperto biasimo, semmai di rassegnazione: No xe mia colpa sua,  poco can. A l'é cussita, xavutu farghe!

Anche l’italiano ha analoghe espressioni di povero, poverino e poveretto, che si prestano a rappresentare un po' le medesime situazioni, ma in virtù del contesto anziché dell’aggettivo usato e non con la stessa precisione.


3 commenti:

  1. talvolta "poro can" veniva usato in tono dispregiativo: "te si un poro can" o "valà poro can"
    grazie Gianni per questi spunti

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  2. A proposito di parlare io a me:

    Parlando a me stesso
    --------------------

    Recentemente ho sognato
    di essere dietro di me
    io davanti
    ed io dietro di me
    e così in cerchio
    quasi come un cane
    dietro alla sua coda.

    Man mano mi sembrava,
    di non saper più,
    allora sono quello davanti a me
    o quello di dietro.

    Noi due -
    io davanti
    io didietro -
    ci siamo guardati
    e tutti e due ci sembrammo stranieri
    e non ci salutammo
    nemmeno.

    Allora mi son sorpassato,
    mi fermai
    più avanti,
    all'incrocio degli steccati
    e mi aspettai.

    Mi sembravo
    come uno sconosciuto.
    Mi sentivo
    come se fossi invecchiato.

    Julian Dillier von Rotz (traduzione: E. Sartori)

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    Risposte
    1. Mi fa pensare ad uno sketch di Raymond Devos, comico francese.manipolatore della lingua francese.morto in 2006,poareto...

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