“Nevica…
candidi fiocchi
candidi fiocchi
volteggiano leggeri e coprono ogni cosa.
Soffice, bianca coperta,
che disegna contorni fantastici, meravigliosi…
Senza far nessun rumore, silenziosa cade
ed accarezza dolcemente ovunque si posa…
Con il suo bianco mantello si stende in un abbraccio
e muta il paesaggio tutto intorno, ogni più piccola cosa
diventa stupore, meraviglia per gli occhi…"
La neve… candidi, leggeri fiocchi che in poche ore sanno cambiare il ritmo delle giornate, tutto è diverso: rumori ovattati, luce abbagliante, traffico in crisi, strade chiuse…
Nonostante l’inverno ci prospetti questo avvenimento, sembra che non siamo mai preparati, che tutto si fermi per un po’ e ci distolga dalla vita di tutti i giorni.
Così, pensando alle grandi nevicate che un tempo erano più frequenti e abbondanti anche in valle, ho fatto una chiacchierata con i fratelli “Sassetto”, Matteo e Renzo Dal Pozzo, che mi hanno raccontato in maniera ancora viva, ciò che facevano da ragazzi.
Gli anni erano quelli del dopo guerra(1947-48), anni duri, dove non c’era lavoro e durante l’inverno tutti erano contenti se nevicava, così avrebbero potuto guadagnare qualcosa, lavorando per il Comune a pulire le strade dalla neve. Quando nevicava, bisognava alzarsi alle tre del mattino, governare i cavalli con l’avena perché era più nutriente, visto lo sforzo a cui erano sottoposti.
Tutti quelli che possedevano un cavallo si mobilitavano per il lavoro da fare, uomini e cavalli di Castelletto, Rotzo, Albaredo si riunivano ad Albaredo per attaccare i cavalli allo spartineve (farsòro, trajòn, slittòn) composto da testa e ali snodabili e smontabili e cominciare così a pulire le strade.
Il confine a cui dovevano arrivare era al Capitello prima di Mezzaselva, con uno spartineve più grande passavano sulle strade principali, mentre per il “Piovàn” ne veniva usato uno più piccolo trainato da 8-10 cavalli e per il monte di San Pietro, uno di dimensioni ancor più ridotte con 2-3 cavalli. Quando il manto nevoso era di30 cm . si partiva: sul primo cavallo saliva in groppa un uomo e con le redini dava i comandi, poi la fila di cavalli che trainavano lo spartineve, un asino che portava un “baròsso” che serviva per caricare lo spartineve al ritorno e poi gli uomini dietro alla lunga fila armati di badili per aiutare nei tratti più difficili. Nei tornanti, si lasciava un po’ di neve così da dar lavoro anche agli uomini di Pedescala che erano ben felici di poter guadagnare qualcosa…
Dalle labbra di Matteo escono i nomi di coloro che insieme vivevano queste esperienze, normali per quei tempi, come una lunga litania, con gli occhi che traspaiono emozione, sembra quasi di rivedere momenti di una vita tanto diversa… Sassetto, Marcolin, Pancane, Reja, Zecchinati, Sessi, Bocia Masenar, Milio Gecalar, Matteo Zeto,Gioppi, Baple, Martin, Tranquillo e Cologna con l’asino; sono questi i nomi o i soprannomi che escono nitidi, quasi come fosse ieri….
Arrivati a Pedescala, veniva staccato l’attrezzo e nello stallo di “Grijo” i cavalli si riposavano, non prima che ogni proprietario desse loro una “musetta” di avena e del fieno che avevano portato con loro.
Gli anni erano quelli del dopo guerra(1947-48), anni duri, dove non c’era lavoro e durante l’inverno tutti erano contenti se nevicava, così avrebbero potuto guadagnare qualcosa, lavorando per il Comune a pulire le strade dalla neve. Quando nevicava, bisognava alzarsi alle tre del mattino, governare i cavalli con l’avena perché era più nutriente, visto lo sforzo a cui erano sottoposti.
Tutti quelli che possedevano un cavallo si mobilitavano per il lavoro da fare, uomini e cavalli di Castelletto, Rotzo, Albaredo si riunivano ad Albaredo per attaccare i cavalli allo spartineve (farsòro, trajòn, slittòn) composto da testa e ali snodabili e smontabili e cominciare così a pulire le strade.
Il confine a cui dovevano arrivare era al Capitello prima di Mezzaselva, con uno spartineve più grande passavano sulle strade principali, mentre per il “Piovàn” ne veniva usato uno più piccolo trainato da 8-10 cavalli e per il monte di San Pietro, uno di dimensioni ancor più ridotte con 2-3 cavalli. Quando il manto nevoso era di
Dalle labbra di Matteo escono i nomi di coloro che insieme vivevano queste esperienze, normali per quei tempi, come una lunga litania, con gli occhi che traspaiono emozione, sembra quasi di rivedere momenti di una vita tanto diversa… Sassetto, Marcolin, Pancane, Reja, Zecchinati, Sessi, Bocia Masenar, Milio Gecalar, Matteo Zeto,Gioppi, Baple, Martin, Tranquillo e Cologna con l’asino; sono questi i nomi o i soprannomi che escono nitidi, quasi come fosse ieri….
Arrivati a Pedescala, veniva staccato l’attrezzo e nello stallo di “Grijo” i cavalli si riposavano, non prima che ogni proprietario desse loro una “musetta” di avena e del fieno che avevano portato con loro.
Gli uomini andavano all’osteria dove potevano mangiare e poi giocare a “mora”, trattenendosi per alcune ore, mentre i più giovani imploravano i loro padri di tornare, ma il gioco prendeva il sopravvento….
Si smontava lo spartineve, si caricava tutto sul “baròsso”, si legava bene con le catene e i cavalli risalivano con il carro reso ancor più pesante da tutti gli uomini che vi salivano sopra. Se la neve continuava a cadere, arrivati a casa si dava da mangiare ai cavalli, si lasciavano riposare per circa due ore e poi si riprendeva il duro lavoro. I cavalli erano il mezzo di sostentamento per molti e quindi si usavano delle attenzioni particolari come aver sempre a disposizione una coperta, perché non si bagnassero, tanta era la paura che si prendessero un malanno e quindi diventasse impossibile farli lavorare.
Tanti sono i ricordi dei fratelli “Sassetto”, ricordi di incidenti, di cavalli impazziti, di cinghie, di catene, di lavoro, tanti ricordi che possono aiutarci a “vedere”, a capire com’era dura la vita di un tempo…
Si smontava lo spartineve, si caricava tutto sul “baròsso”, si legava bene con le catene e i cavalli risalivano con il carro reso ancor più pesante da tutti gli uomini che vi salivano sopra. Se la neve continuava a cadere, arrivati a casa si dava da mangiare ai cavalli, si lasciavano riposare per circa due ore e poi si riprendeva il duro lavoro. I cavalli erano il mezzo di sostentamento per molti e quindi si usavano delle attenzioni particolari come aver sempre a disposizione una coperta, perché non si bagnassero, tanta era la paura che si prendessero un malanno e quindi diventasse impossibile farli lavorare.
Tanti sono i ricordi dei fratelli “Sassetto”, ricordi di incidenti, di cavalli impazziti, di cinghie, di catene, di lavoro, tanti ricordi che possono aiutarci a “vedere”, a capire com’era dura la vita di un tempo…
A Pedescala, invece, molti ricordano con ammirazione Patrizio Sella di Settecà, che con il suo “slittòn” trainato da un cavallo apriva, per conto del Comune, tutte le strade della valle e le più sperdute contrà.
Prima arrivava nelle zone delle scuole o dove si doveva per forza passare, poi, via via, tutte le altre strade: Luconi, Grotta, Valpegara, Barcarola, Pedescala, Forni, Forme, in ogni più piccola strada lui guidava il suo cavallo ed è ancora ricordato, come mi ha raccontato la figlia Ermelinda, per la sua diligenza, la sua perfezione e il suo grande cuore; ascoltando altre testimonianze ho potuto capire che aiutava volentieri chi aveva bisogno, non si negava a nessuno.
Ascoltando queste storie che sembrano di un altro pianeta, pensando alle strade innevate dei giorni passati, alle lamentele per tirar via un po’ di neve, ai mezzi spartineve moderni, mi viene da sorridere….
La neve scende dal cielo, sempre uguale, come tanti anni fa e continuerà a farlo, lei non è cambiata, sono gli uomini a essere cambiati, a non riuscire a prendere tutto ciò nel giusto modo…
Proviamo a sorprenderci ancora come quando eravamo bambini, a stupirci delle bellezze della natura, a essere più tolleranti, meno “rabbiosi” e insofferenti, a fare come si è sempre fatto: “sbailare” un po’ di neve, magari in compagnia, non fa male a nessuno!
Prima arrivava nelle zone delle scuole o dove si doveva per forza passare, poi, via via, tutte le altre strade: Luconi, Grotta, Valpegara, Barcarola, Pedescala, Forni, Forme, in ogni più piccola strada lui guidava il suo cavallo ed è ancora ricordato, come mi ha raccontato la figlia Ermelinda, per la sua diligenza, la sua perfezione e il suo grande cuore; ascoltando altre testimonianze ho potuto capire che aiutava volentieri chi aveva bisogno, non si negava a nessuno.
Ascoltando queste storie che sembrano di un altro pianeta, pensando alle strade innevate dei giorni passati, alle lamentele per tirar via un po’ di neve, ai mezzi spartineve moderni, mi viene da sorridere….
La neve scende dal cielo, sempre uguale, come tanti anni fa e continuerà a farlo, lei non è cambiata, sono gli uomini a essere cambiati, a non riuscire a prendere tutto ciò nel giusto modo…
Proviamo a sorprenderci ancora come quando eravamo bambini, a stupirci delle bellezze della natura, a essere più tolleranti, meno “rabbiosi” e insofferenti, a fare come si è sempre fatto: “sbailare” un po’ di neve, magari in compagnia, non fa male a nessuno!
Lucia Marangoni
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