sabato 26 gennaio 2013

Il Capitello di San Marco

(San Marco - Via delle Végre – Antica contrà di Capovilla)

È dedicato a San Marco Evangelista, una intitolazione piuttosto originale per un capitello, anche se si tratta del Santo Patrono di  Venezia e per estensione del territorio sul quale la Serenissima esercitò il suo secolare dominio.
Non conosciamo la sua storia, ma per la collocazione e per l’intitolazione è probabile che sia il più antico del paese.

È situato sull’angolo della casa dei Toldo, sulla biforcazione della via delle Végre che sale al paese verso le Are. Questa era un tempo la strada maestra che montava  dal piano dei prati presso il Sasso de Godi conducendo in contrà Capovilla. L’attuale strada della Capèla era di là da venire e questa edicola era dunque la prima che s’incontrava entrando in paese da mezzogiorno e dovette quindi essere particolare la motivazione che ne portò l’intitolazione a San Marco.

La comunità di San Pietro, come tutti i 7 Comuni, si dedicò alla Repubblica di Venezia nel 1404 e ne fece parte fino alla caduta per mano di Napoleone nel 1797. Non è inverosimile che il capitello possa risalire addirittura a quell’antico affidamento.

Il capitello è rimasto per lunghissimo tempo una muta nicchia incolore con qualche sopravissuto brandello di affresco stinto.
Quantunque sprovvisto d’effige, il sito era un tempo oggetto di una speciale celebrazione: il 25 aprile, festività di San Marco, una solenne processione partiva dalla chiesta parrocchiale e si recava presso questa edicola, dove per l’occasione veniva allestito un altarino decorato di fiori e reggente un quadro del Santo, che veniva messo a disposizione per l’occorrenza dal Maestro Toldo, abitante nei pressi.  (Toldo Rodolfo Rodùlfi, detto Ciuféto),

In tempi più recenti la sensibilità e l’artistica mano di Antonio Toldo Godi ha provveduto a dotare la nicchia di una bella pala in legno naturale con l’effige del santo  in altorilievo, riportando  significato e decoro a quest'antica testimonianza di pietà. 

Narra un’antica leggenda veneta che Marco, naufragato nella laguna, abbia ricevuto da parte di un angelo in sembianza di leone alato, il saluto profetico: «Pax tibi Marce, evangelista meus. Hic requiescet corpus tuum.» (Pace a te Marco, mio evangelista. Qui riposerà il tuo corpo) preannunciandogli così che sulle nostre terre avrebbero trovato un giorno riposo e venerazione le sue spoglie.
La simbologia del leone alato trae origine dai libri profetici di Ezechiele e dell’Apocalisse e viene associata al secondo Vangelo canonico, quello appunto detto di Marco, che tuttavia sembra sia stato il primo ad essere scritto e così fonte per i successivi.

Giovanni Marco (Marco era il nome gentile dell’ebreo Giovanni) era cugino dell’apostolo Barnaba e discepolo di Pietro, dopo essere stato aiutante di Paolo. Si crede che prima di rientrare in Oriente ed essere martirizzato ad Alessandria, fosse stato inviato da Pietro nel territorio di Aquileja per evangelizzare quelle terre e sia dunque da attribuirgli l'origine di quel Patriarcato e delle Chiese che da esso promanarono. Sarà per questo che nell’anno 828 alcuni mercanti veneti ne trafugarono avventurosamente le reliquie da Alessandria d’Egitto e le trasportarono a Venezia.

La Serenissima  gli costruì la stupenda basilica che le custodisce e assunse San Marco a patrono facendo proprio anche il simbolo del leone alato, ben noto e caro alle nostre genti e all’iconografia del Veneto.

XV.XII.MMXII
Gianni Spagnolo Ghia


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