venerdì 4 settembre 2020

San Pietro ripulito



Salutami tutti i profughi di Luserna.
Saluti e auguri da noi tutti e baci dal tuo aff.mo Padre.

Caro Rino,
Mi trovo qui da ieri e colgo l’occasione per rispondere alla tua cartolina, facendovi notare che con cinque centesimi di più potevi scrivermi una lettera e dirmi qualche cosa della tua scuola. Lunedì sono stato a S. Pietro e ho trovato la casa in disordine. Lardo, pasta e vino e tutto ciò che vi era di buono è sparito. Tutti i mobili, anche quelli che erano in cantina rotti per cercare denaro, fino il soffitto del tinello rotto, del resto dopo quello che è successo nelle altre case era da prevederlo.
Ti saluto augurandoti ogni bene e salutami la famiglia Braido,
tuo aff.mo Toni

Questa breve lettera è datata 30/12/1915; fu spedita da Antonio Toldo a suo figlio Rino, che era militare a Firenze e ci è stata gentilmente concessa dal nipote Giorgio.

La Grande Guerra è in corso da sette mesi e Toni Polaco, da profugo, era ritornato brevemente a fare una visita a San Pietro dopo che il paese era stato sfollato all’inizio della guerra. La Strafexpedition non è ancora in progetto e il presidio italiano locale è perciò impegnato nelle ben poco eroiche scaramucce con i territoriali tirolesi dalle parti di Belfiore. La descrizione della depredazione della casa rappresenta dunque la situazione delle abitazioni paesane ripulite e disinfettate dalle nostre regie truppe, cioè ben prima che i casottani venissero a rubarci le campane. 
A ben vedere, i nostri dirimpettai asburgici erano partiti per Braunau già da un pezzo, per cui mi sa che dovremmo chieder loro tardivamente scusa per l’infamante accusa di ladrocinio dei sacri bronzi. Sempre in tema di riscrittura della storia, balza all’occhio la frase d’apertura in cui lo scrivente raccomanda al figlio di salutargli i profughi di Luserna che si trovavano nella medesima città.
Ma come! Profughi di Luserna a Firenze? Qui qualcosa non quadra! Non è che sopra quelle imperiali nore sia albergata qualche famiglia dall'irredento cipiglio sfuggita alla narrazione panbavarese imperante?
Dulcis in fundo apprendiamo che anche al di sotto delle imperiali nore qualcosa stride. Cosa ci facevano infatti gl'imperiali Braidi nella città di Dante, invece che nelle lignee baracche di quel paese sull'Inn noto soprattutto per aver dato infausti natali?  
Ecco che allora la confusione si fa totale.

3 commenti:

  1. e perché’ no!Visto che il nucleo familiare c.d.”italiano”(di lingua italiana) esisteva già’ nel 1900,nel 1914 ed ancora dopo(v.”Albergo Tricolore” ).

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    1. Beh, non è per nulla pacifico. In Trentino erano per la quasi totalità famiglie di lingua e cultura italiana, non per questo sono venute profughe in Italia. Casotto, per esempio, ne è la prova provata. Erano di fedeltà asburgica, come peraltro era ragionevole che fosse e hanno combattuto per l'Imperatore su altri fronti. L'irredentismo poi, non mi pare fosse un movimento così popolare da far fare alle famiglie scelte di campo così impegnative.

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  2. E' sempre bello leggere quanto scrive Gianni con quel suo tocco misurato tra la storia,la poesia e l'ironia.Tutto questo mi solleva al sorgere di questo giorno che vedrà a Malga Trugole la deposizione di una testimonianza lapidea a ricordo del luogo da dove partì una creatura arborea per Piazza San Pietro a testimoniare il monito della prima Grande Guerra.

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Avvisi funebri (FC)