La
fila di lampioni lungo la strada di periferia si faceva sempre più…lenta e la
distanza tra un lampione ed il successivo si allungava mano a mano che quella
strada si inoltrava tra i campi, dove l’erba era di quel verde che solo dopo le
piogge di primavera è così lucente.
Ed
eccolo l’ultimo lampione, proprio appena oltrepassato un incrocio: solo, di un
colore che strideva tra le nuvole fiorite della stagione più attesa, grigio
come un cielo triste di nubi non trafitte dal sole ma neppure gonfie di
pioggia, grigio come stanze di case abbandonate da voci e grida di
bimbi….grigio e solo!
Anche
la luce della sua lampada era talmente fioca che pareva dovesse spegnersi da un
momento all’altro; forse, nell’arrivare a lui, esauriva la sua forza e poi,
tanto, a chi mai poteva interessare quella luce? Tutti transitavano velocemente
lungo quella strada, anche se sterrata, e quasi tutti in automobile, e si sa
bene che i fanali, nel buio della notte, illuminano ben più di un lampione
mentre, con la luce del giorno, non ne serve davvero altra!
Lui
però si sentiva solo, triste e pure abbandonato; la sua vernice era screpolata in più punti ed
era anche parecchio ammaccato: quanti sassi schizzati dalle ruote o lanciati
dai ragazzi che lo sceglievano come bersaglio!
Ma
già, neppure quei ragazzi, ormai, giocavano più: li vedeva sfrecciare in
motorino e ne aveva un po’nostalgia…avesse almeno potuto piegarsi, come filo
d’erba, e sull’erba lasciarsi cadere! Macchè, lo avevano infisso ben saldo nel
terreno, e poi addirittura cementato, e la sua struttura metallica vibrava
appena quando le folate di vento erano talmente forti da portare fino a lui il
tocco dei rami degli alberi vicini, che, senza rendersene conto, lo
accarezzavano con le loro fronde.
Ma
lui, lui sì che se ne accorgeva, ed attendeva quei rari momenti per provare
mille sconosciute sensazioni, e sperare. e sognare, senza sapere di farlo.
Nello
scorrere dei giorni arrivò una sera di maggio; la lampada che si era appena
faticosamente e fiocamente illuminata, d’un tratto si spense. Il lampione sentì
subito il freddo strano del buio; senza la sua piccola luce non vedeva nulla, e
la notte gli faceva pure paura perché, così, non l’aveva ancora conosciuta. Stava
chiedendosi quanto avrebbe dovuto attendere per il sorgere del sole quando
sentì un tremolio proprio lì, sulla sua lampada, un movimento trepido e strano,
un sospiro leggero, e d’improvviso….ecco….una luce diversa, palpitante, che si
muoveva ed assumeva forme dolci e vive.
Lui
non capiva, non riusciva proprio a capire, finchè non udì una voce allegra e
sorpresa: “…guarda, c’è un lampione
alle lucciole, guarda lassù!... invece di scegliere siepi di campo e foglie di
brughiera hanno preferito quella lampada per chiamarsi ed incontrarsi ed amarsi
e vivere!”
Ed
altrettanto d’improvviso il buio svanì: il lampione sentì, per la prima volta,
il profumo delle rose di primavera che danzava nell’aria come farfalle e vide
il pulviscolo dorato, lasciato dal sole, che scintillava nella notte.
E
le stelle? Le stelle parevano palpitare,
e non solo sul tappeto del cielo, ma anche sulla lampada di un silenzioso,
solitario, grigio ma finalmente tanto felice lampione di… periferia.
Ada Agostini