La storia vera
del Capitélo dei Baise
del Capitélo dei Baise
dedicato a San Giovanni Nepomuceno
L'uomo anziano stava tagliando con il segaccio una stanga per prepararsi la legna per l'inverno, quando il cane seduto accanto, balza in piedi ed abbaiando si dirige verso la fontana. Lui si ferma, alza il capo e guarda... Un forestiero sta inchinandosi, bevendo con avidità quell'acqua fresca e frizzante che sgorga dalla vicina sorgente e si sta aspergendo copiosamente il capo ed il collo. Gli si avvicina, resta un istante immobile, lo guarda... "forésto sto qua" pensa. Ehi là… buongiorno, come mai da queste parti?
“Ho sentito parlare della Singéla ed ho voluto percorrerla anch'io... sono andato fino in Camporosà..., ma che tristezza... non ho incontrato nessuno e che faticaccia!” Immagino, risponde l'anziano, c’è già poca gente d'estate... pensi lei in questa stagione. Il forestiero gira lo sguardo attorno: "Ma che posto stupendo qui. Bello, veramente bello e si domina tutta la Valle. Come si chiama?" Si chiama, come vede scritto lassù, Contrà Baise. E’ il soprannome delle famiglie Bonifaci che fondarono e dissodarono queste terre e vi abitarono per più di tre secoli.
Queste otto case che vede, danneggiate durante la guerra del 1915-18, furono ricostruite, ma non sono mai state abitate! "E i loro padroni dove sono ora?" Sono sparsi per il mondo, Stati Uniti, Brasile, Francia... e l'anziano si girò da una parte per nascondersi e con il dorso della mano si asciugò una lacrima che gli scendeva sulla guancia. "Ma che fa lassù quella statua di Santo in quella nicchia, chiede il giovane puntando il dito. Chi rappresenta?" L'anziano, dapprima fissa a lungo il santo poi, rivolgendosi verso il giovane lo invita ad entrare in casa sua a ristorarsi con un po’ di pane e soppressa e un bel bicchiere di vino. Venga, entri pure, che così le racconterò... è una lunga storia sa...
Vede quella grande croce e quelle poche case quasi nascoste dagli alberi laggiù? Quel luogo si chiama Belfiore e là vivevano i padri degli attuali abitanti di Casotto.
Tantissimi anni fa vi nacque un certo Giobatta S. che, stanco di roncare, far masiére e vanéde in un suolo ingrato che non permetteva di vivere, gettò pala, picco e gerla giù per un burrone e si arruolò nell'esercito austriaco però, essendo Persona aliena alla disciplina, soprattutto a quella tedesca, ed avendo appreso le elementari basi del vivere in modo civile, abbandonò la vita militare ed entrò in una "Compagnia del dovere". Costoro erano operai specializzati nelle costruzioni di chiese, ponti e di tutto ciò che era opera d'arte. Girovagò per mezza Europa, da un cantiere all'altro e alla fine si stabilì a Praga accontentadosi di fare qualche lavoretto per vivere. Un giorno stava ripulendo una statua rappresentante un sacerdote: abito talare un po' sdrucito, fascia nera intorno alla vita (simbolo dei confessori predicatori), un berretto tricorno, il braccio destro alzato all’altezza della vita, la mano con le tre dita aperte come per dare l'assoluzione ed il viso sorridente. Non sapeva perché, ma quel personaggio gli piaceva!
Il Padre Priore della chiesa gli si avvicinò e gli chiese se voleva sapere chi fosse mai quel santo. Guarda, gli disse, leggi la scritta sullo zoccolo. Era scritto: S. Giovanni Nepomuceno.
Nato a Nepomuk nel 1330 e morto a Praga nel 1383. Sacerdote, martire, confessore. Costui, proseguì il Priore, fu consacrato prete a Praga, rinunciò a tutti gli onori offertigli per la sua bravura, divenne predicatore alla corte di re Venceslao (uomo depravato, re fannullone) e confessore della regina Giovanna, donna onesta e pia. Il marito, dapprima lo accusò d'esserne l'amante lui, e poi volle sapere allora il nome di quell’altro. Davanti al rifiuto di Giovanni di svelare il segreto della confessione, lo fece incarcerare, torturare e gettare vivo nella Moldava, tra il sesto e il settimo pilastro del ponte Carlo. Per una settimana il suo corpo rimase in superficie ed emanava luce al pari del sole. Una corona di cinque stelle gli cingeva il capo, poi spari. Il popolo gridò al miracolo e cominciò ad invocarlo contro tutti i danni ed i pericoli dell'acqua. Era l'anno 1383. La chiesa cattolica lo onorò subito come martire difensore del segreto del Sacramento della Confessione. La sua fama si diffuse in tutta la Boemia e furono erette statue in suo onore sui ponti e nelle chiese e nel 1599 fu proclamato Protettore di tutta la Cecoslovacchia.
Statua sul ponte Carlo |
Ponte Carlo |
Nato a Nepomuk nel 1330 e morto a Praga nel 1383. Sacerdote, martire, confessore. Costui, proseguì il Priore, fu consacrato prete a Praga, rinunciò a tutti gli onori offertigli per la sua bravura, divenne predicatore alla corte di re Venceslao (uomo depravato, re fannullone) e confessore della regina Giovanna, donna onesta e pia. Il marito, dapprima lo accusò d'esserne l'amante lui, e poi volle sapere allora il nome di quell’altro. Davanti al rifiuto di Giovanni di svelare il segreto della confessione, lo fece incarcerare, torturare e gettare vivo nella Moldava, tra il sesto e il settimo pilastro del ponte Carlo. Per una settimana il suo corpo rimase in superficie ed emanava luce al pari del sole. Una corona di cinque stelle gli cingeva il capo, poi spari. Il popolo gridò al miracolo e cominciò ad invocarlo contro tutti i danni ed i pericoli dell'acqua. Era l'anno 1383. La chiesa cattolica lo onorò subito come martire difensore del segreto del Sacramento della Confessione. La sua fama si diffuse in tutta la Boemia e furono erette statue in suo onore sui ponti e nelle chiese e nel 1599 fu proclamato Protettore di tutta la Cecoslovacchia.
Cattedrale di San Vito dove ci sono le spoglie |
tomba del Santo |
Un giorno il nostro Giobatta, viene chiamato in un seminario per ringiovanire una statua che doveva servire per una processione. Il Padre gliela presenta: grandezza d'uomo più lo zoccolo, uomo di bella presenza, capelli neri sciolti sulle spalle, una corona a cinque stelle sul capo, abito talare sopra una cotta con bordura rossa, una stola dorata, una cravatta verde con un monile d'oro. Un rocchetto sulle spalle, sopraveste bianca di lino con pizzo. Nella mano destra tiene un crocifisso aperto che fissa, nella sinistra una palma d'oro, simbolo del martirio. Fatto l'inventario, il Padre gli tende un plico. Qui dentro troverai tutto ciò che dovrai fare. Arrivato all'alloggio, chiama l'amico tedesco Paulus, il quale comprese subito la tipologia del lavoro e gli dice: “lascia, preparo io tutto il materiale… facciamo assieme… qui c'è da guadagnare! In una settimana il lavoro fu eseguito, rimaneva da fare solo la placca dello zoccolo, la dicitura era nel plico. Giunto in camera aprì la busta e non credette ai suoi occhi. C'era scritto: San Giovanni Nepomuceno patrono della Boemia, Martire, Confessore. Nato a Nepomuk nel 1342 morto a Praga nel 1393. Ma… le date..., ma anche i vestiti... saranno due i Giovanni? Ma nelle carte qui c'è scritto che era un canonico, morto per annegamento per aver disobbedito al re Venceslao... Guardò bene nel plico e trovò... De beatificatiionis... era scritto in latino, ma ne sapeva a sufficienza per capire ciò che era scritto. Nella causa di beatificazione i miracoli li aveva compiuti Giovanni Nepomuceno nato a Nepomuk nel 1330 gettato nella Moldava nel 1383 per non aver rivelato il segreto della confessione. Si recò presso l'amico, ma lui era ateo. Le vostre storie a me non interessano! Prese la dicitura, la scrisse sulla lamina, la fissò sulla statua vera o falsa ...
Prese i denari, fece a metà e li portò' a Giobatta.
Dopo quarant’anni trascorsi in giro per l'Europa a costruire cattedrali, ponti, collegi ed ospedali, Giobatta S. era ritornato nel suo Paese a Belfiore, ma non aveva più trovato la contrada piena di vita che aveva lasciato a suo tempo. I suoi abitanti erano scesi giù in Valle. Dove prima avevano i casotti per gli attrezzi, ora avevano costruito le case d'abitazione.
Lassù non erano rimasti che l'Amabile ed il vecchio Samuele. In una vecchia stalla, si allestì un "Atelier d'artista" come dicevano quelli che lo visitavano.
Nella sua testa era rimasto ancora un sogno: creare una vera statua di San Giovanni Nepomuceno. Come lo vedeva lui: "un umile prete" martire, annegato per non aver violato il segreto della confessione. Non quelle false statue con quei canonici prelati carichi di vestiti pomposi che aveva visto a Praga e poi tutte quelle false date di nascita o di morte.
Cercò nel bosco un bel frassino, ne tagliò un pezzo d'un metro, lo lavorò fino ad ottenerne il tronco con le gambe; con un ramo storto fece il braccio destro e la mano con le tre dita aperte come per dare l'assoluzione. Fece una bella testa sorridente, mise il tutto insieme. Chiamò l'Amabile, le chiese una còtola nera e imbastì un abito da sacerdote. Lo vestì, cinse la vita con una sciarpa, gli mise in capo il berretto a tre punte con il fiocco: "ecco il vero Santo", disse a Samuele. Quando morì tutto il Paese salì lassù per portarlo al cimitero e scesero anche con la statua. Fu benedetta e posta sopra la porta laterale. Il Santo venne dichiarato Protettore, assieme a S. Vigilio, della chiesa.
Passarono gli anni e con essi anche i Patroni del nostro Paese. Era il momento dei Francesi che dovevano portare: “Libertà, Egualianza, Fraternità”, invece portarono solo guerre, morti e disordine. Lassù ai Baise un giovane ventenne sdraiato in Cima al Campo, osservava uno strano via vai di soldati alla "Sega de Rossa" (così si chiamava la località Maso a quel tempo). Lì era il centro amministrativo di tutta la Valle. Pupà…Pupà…,disse il figlio al padre Basilio… i francìsi… i scapa…. Fursi sì Piero, rispose il genitore, ma sta ténto fiòlo che i lassa sempre in giro soldà... Quella sera Piero aveva appena consegnato il carico di carne di maiale (di contrabbando s’intende) quando udì delle grida provenienti dalla chiesa. Due soldati francesi, ciùchi spolpà…stavano distruggendo tutto quel che vedevano. Uno stava per demolire col calcio del fucile la statua del santo. Piero non ci vide più… prese prima uno e poi l'altro e li lanciò come fuscelli giù per la scarpata! Prese la tovaglia per terra, avvolse la statua e si dileguò verso la Torra.
Passarono gli anni e con essi anche i Patroni del nostro Paese. Era il momento dei Francesi che dovevano portare: “Libertà, Egualianza, Fraternità”, invece portarono solo guerre, morti e disordine. Lassù ai Baise un giovane ventenne sdraiato in Cima al Campo, osservava uno strano via vai di soldati alla "Sega de Rossa" (così si chiamava la località Maso a quel tempo). Lì era il centro amministrativo di tutta la Valle. Pupà…Pupà…,disse il figlio al padre Basilio… i francìsi… i scapa…. Fursi sì Piero, rispose il genitore, ma sta ténto fiòlo che i lassa sempre in giro soldà... Quella sera Piero aveva appena consegnato il carico di carne di maiale (di contrabbando s’intende) quando udì delle grida provenienti dalla chiesa. Due soldati francesi, ciùchi spolpà…stavano distruggendo tutto quel che vedevano. Uno stava per demolire col calcio del fucile la statua del santo. Piero non ci vide più… prese prima uno e poi l'altro e li lanciò come fuscelli giù per la scarpata! Prese la tovaglia per terra, avvolse la statua e si dileguò verso la Torra.
Il Papà Basilio si alza presto al mattino per governare le bestie, va verso il "grippiòn" per prendere il fieno. Diventa pallido, gli manca il fiato. "Lussia… Lussia…nemo
védare… el ghi nà fato una de grossa sta volta"... Gesumaria stavolta semo tuti morti… fa la mamma facendosi due tre segni della croce, vedendo la statua dentro el grippiòn. Ehi… silenzio, dice Piero presentandosi davanti alla porta. Nessuno parli. Passò qualche mese e sentendo che a Casotto nessuno reclamava la statua, cominciò a fare la nicchia lassù dove si trova ora. Il giorno di San Rocco fu posta la statua e i Baise fecero festa e lo dichiararono loro patrono!
védare… el ghi nà fato una de grossa sta volta"... Gesumaria stavolta semo tuti morti… fa la mamma facendosi due tre segni della croce, vedendo la statua dentro el grippiòn. Ehi… silenzio, dice Piero presentandosi davanti alla porta. Nessuno parli. Passò qualche mese e sentendo che a Casotto nessuno reclamava la statua, cominciò a fare la nicchia lassù dove si trova ora. Il giorno di San Rocco fu posta la statua e i Baise fecero festa e lo dichiararono loro patrono!
Lino Bonifaci
da Echirolles Francia
(storia vera raccontata a Lino dallo zio Ste
(storia vera raccontata a Lino dallo zio Ste
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