giovedì 30 novembre 2023

Dal drone di Flores Munari - Forte Corbin

 

Filosofia, cultura e...


«Guardare è più facile che leggere, e quindi, cari amici del libro, apprestiamoci a essere sempre più rari e, in questo mondo mediatico, anche un po’ strani. L’homo sapiens capace di elaborare pensieri astratti è sul punto di essere soppiantato dall’homo videns che non è portatore di un pensiero, ma fruitore di immagini.»

Galimberti aveva ragione. Ma anche torto. Non è vero che la gente non legge. Il vero problema è un altro: 

è che molta gente non capisce cosa legge.

L’analfabeta funzionale sa leggere. Sa scrivere. Ma non sa comprendere il senso di un testo, interpreta in modo letterale. Qualche giorno fa lessi un articolo che parlava di depressione e tanti, troppi, con mio grande sconcerto, hanno commentato l’aspetto della donna usata nella fotografia. E alle volte anche a me è capitato di partire da alcuni esempi per parlare di problemi più ampi, «ma quando indichi la luna, lo stolto guarda il dito». 

Ma c’è un aspetto ben più grave. Vedete, l’analfabeta funzionale non sa riconoscere le intenzioni di chi scrive. 

Essere un lettore consapevole significa riconoscere i meccanismi linguistici, logici, formali che vengono usati per plasmare e orientare le nostre opinioni. Se non capisci dove vuole arrivare a parare chi scrive, qual è il suo pensiero, a che linea politica appartiene, è un bel problema! Perché quasi sicuramente ti limiti ad assorbire in modo acritico tutto ciò che leggi! 

Sapete qual è la cura per l’analfabetismo funzionale? Leggere! Leggere tanto, ma proprio tanto! Io amo leggere i classici, ma amo leggere anche quei libri che mi insegnano a capire il mondo: saggi di filosofia, di storia, libri su Stalin, sulla Russia, sull’evoluzione del linguaggio. Leggete, perché facendovi amici i libri svilupperete la capacità di riconoscere i parolai, gli scribacchini come li chiamava la Fallaci, ma soprattutto prestate attenzione a cosa leggete, domandatevi sempre: «perché X ha scritto questo? Dove vuole arrivare?» 

Partite sempre dai «perché». Sono i perché che fanno la differenza. 

G. Middei



Qualche foto di una vecchia Arsiero

 



Da: sei di Arsiero se...

La vignetta


 

mercoledì 29 novembre 2023

Ma… lo sanno?

 


Ma gli alberi del bosco, 

lo sanno cosa accade in autunno?

Lo sanno che le loro foglie, 

prima di cadere,

ubriacate dal sole estivo, 

racchiudono nei loro colori

una meraviglia unica?

Lo sanno che con le calde tonalità 

sanno dipingere quadri stupendi

e che vengono ammirati 

e guardati con stupore dagli occhi umani?

No, loro non lo sanno,

seguono il ritmo delle stagioni, 

incuranti di quello che c’è intorno a loro…

Non hanno fretta, 

non sono in competizione,

non vogliono apparire, 

semplicemente

si abbandonano 

a quello che Madre Natura

ha pensato per loro, 

seguendo il lento incedere del tempo.

E quando il vento e il freddo

porteranno via quelle foglie 

formando dei tappeti colorati,

gli alberi rimarranno coi rami spogli

come braccia alzate al cielo, 

e l’inverno li coprirà di gelo e neve,

ma saranno lì, 

ad aspettare di rinascere ancora una volta,

in un ciclo perpetuo senza fine.

Loro non lo sanno… 

ed è per questo che,

quando ammiro 

i colori del bosco in autunno,

ringrazio  il Creatore per lo spettacolo

che regala ai miei occhi 

e che sa riscaldare il mio cuore!

La meraviglia 

si può trovare in ogni giorno,

basta provare a cercarla, 

saperla scorgere e apprezzare.


Lucia Marangoni (Dàmari)

La gratitudine


COLTIVATE LA GRATITUDINE E 
LA RICONOSCENZA: 

FA BENE ALLA VOSTRA SALUTE 

di Antonio Giordano

Recenti studi attestano che la gratitudine, il sentimento di riconoscenza verso chi ci ha fatto del bene, favorisca il rilascio di serotonina e dopamina, che, in quanto neurotrasmettitori, attivano i circuiti della felicità e della salute. 

Essere grati, infatti, abbassa i livelli di stress e di ansia ed incide su aspetti psico-fisiologici importanti, come l’abbassamento del cortisolo che, in fase di stress si innalza favorendo le malattie cardiovascolari, la ritenzione idrica e l’aumento di peso. 

Chi è capace di esser grato è più felice: instaura migliori relazioni personali e sul lavoro, inducendo il corpo a produrre endorfine, viatico per il benessere psico-fisico.

Un’altra conseguenza di questo “stato di grazia” è un rafforzamento del sistema immunitario, cioè, la resistenza alle infezioni: un monitoraggio condotto su un campione di cittadini, effettuato dai ricercatori Monica Barlett e David Zeno, ha evidenziato che i soggetti più portati alla gratitudine per i risultati conseguiti nel corso della propria vita sono più in armonia con gli altri, vivono più a lungo e meglio, ed empatizzano più facilmente, assumendo comportamenti prosociali. 

L’esser grati inoltre, sconfigge l’insonnia, mette in pace con se stessi, aumenta la consapevolezza di ciò che si vive e di come lo si vive. 

La psicologia positiva si occupa di approfondire alcuni aspetti delle persone grate, definendole persone con una migliore visione della vita. 

La scienza ne ha trovato le dirette conseguenze fisiologiche ed ormonali ed infatti quando l’infelicità è determinata dal mal funzionamento dei neurotrasmettitori o degli ormoni, la terapia farmacologica deve intervenire a ripristinare i giusti livelli di serotonina e dopamina. Negli altri casi, invece, la prospettiva della felicità attraverso l’esercizio della gratitudine verso gli altri e verso se stessi, è una scelta.


Quanto mi piace sto quadro...

fatto da una Persona
di Valdastico😊

 

martedì 28 novembre 2023

"Felici e contenti" - Veglia penitenziale dei Giovani ad Arsiero

 


Questo scritto risale a molti mesi fa,  quando alcuni animatori  di Arsiero mi hanno chiesto di scrivere le impressioni  avute durante un incontro, dovevo scrivere ciò che avevo percepito  da nonna, ma non potevo diffonderlo se prima non fosse uscito nella nuova Stella Alpina, la pubblicazione Parrocchiale dell’Unità Pastorale Astico Cimone Posina, così ho atteso e me ne sono dimenticata… 

Ora, anche a distanza di parecchio tempo, ho pensato di proporlo perché fra le tante notizie negative di cui siamo attorniati, quando c’è qualcosa di buono abbiamo il dovere di renderlo noto, così da vedere la positività che c’è anche nelle piccole comunità e trarne buoni esempi.

Veglia penitenziale dei giovani ad Arsiero

Ogni individuo, nella vita, è in continua ricerca: qualsiasi sia la ragione che ci fa muovere e ci dà la motivazione per crescere, è una cosa che aiuta ad ampliare il nostro bagaglio.

Da anni, io sono in continua ricerca: cerco quello che mi fa bene al cuore, rasserena l’anima, dandomi la sensazione di pace e gioia che contribuiscono al cammino di crescita interiore, non sempre facile, che cerco di fare. 

Per “cibarsi” di quello che serve per questo tipo di crescita, bisogna essere disposti a muoversi, a mettersi in discussione, a partecipare a incontri a tema che spesso sono proposti nei centri più grandi, lontano dai nostri piccoli paesi. Sono convinta che, se una persona sente questo desiderio, la distanza sia  facilmente superabile.  

È grazie a un permesso speciale avuto dagli Animatori dei Gruppi Giovani di Velo D’Astico e Arsiero, che venerdì 17 marzo 2023, ho potuto partecipare a una Veglia Penitenziale in preparazione alla S. Pasqua. 

Un folto gruppo di giovani si è trovato nell’Oratorio di fianco alla Chiesa di Arsiero e, guidati dai sacerdoti e dagli animatori, ha potuto riflettere, pregare, ascoltare quanto proposto. 

La stanza, svuotata dei banchi era stata preparata in modo da aiutare a vivere bene questo momento: tappeti sul pavimento, candele accese e luci soffuse, davano la sensazione di calore e d’intimità. Il tema della veglia, “Felici e Contenti”, con le riflessioni, i canti, il brano del Vangelo di Giovanni, i gesti, i silenzi, sono stati gli ingredienti per una serata speciale, dove ho visto ragazzi e ragazze di vari paesi, stare insieme e condividere un momento importante. 


Al centro dell’Oratorio, una carriola piena di terra buona con cui, a un certo momento, ognuno ha potuto riempirne dei vasetti dove di seguito ha messo dei semi, con l’impegno di prendersene cura per vederli nascere e crescere. Nel pieghevole che era stato consegnato, un ampio spazio era dedicato alle riflessioni su cosa ci fa “felici e contenti” ed è stato bello vedere i ragazzi chini sui fogli, mentre scrivevano i loro motivi di gioia. 

Li guardavo e pensavo a quanti motivi abbiamo per essere felici, bastava guardarsi attorno e scoprire il bello di ritrovarsi e condividere questi momenti. Poi, grazie ai sacerdoti, lentamente e a piccoli gruppi, tutti si sono accostati al Sacramento della Riconciliazione per poi ritornare in oratorio e fare quel gesto chiesto in precedenza dagli animatori: abbracciare un ragazzo/a che non si conosceva. 

Dapprima un po’ titubanti, ma con l’aiuto dei più grandi, tutti si sono sciolti e gli abbracci a cui ho assistito, sono stati veramente pregni dei più profondi sentimenti.  


Sono certa che in tutti sia rimasto qualcosa di importante di questa veglia, che la gioia della condivisione sia sempre motivo di crescita e di arricchimento, che ogni sguardo, ogni abbraccio, siano stati doni preziosi. 

Sono grata per aver potuto partecipare alla serata perché, vedendo quei ragazzi ho capito che nonostante tutto, c’è ancora tanto di buono nelle nostre piccole comunità e bisogna valorizzarlo e farlo conoscere. 

Sono rimasta stupita di come abbiano rispettato i momenti di silenzio e di preghiera, di come siano stati partecipi  e attenti; credo sia merito di chi anima i gruppi e cerca sempre di trasmettere i veri valori della vita e il rispetto dell’altro.  

Grazie quindi a tutti gli animatori che scelgono di passare del tempo con i ragazzi, preparandosi assieme per affrontare tematiche che sono sicuramente di aiuto per la buona crescita, anche nella fede, di tanti individui che saranno uomini e donne del domani.

Ho guardato e ho visto con gli occhi di una nonna: quello che ho percepito mi ha fatto bene al cuore e mi ha dato uno stimolo per proseguire con i gruppi dei ragazzi delle medie che porto avanti nella mia Parrocchia. 

Certo è, che guardando gli animatori, per un attimo ho sognato di avere la loro età, perché sicuramente, si può trasmettere molto di più, specialmente nella fede, se si è più vicini a loro, al loro modo di vivere e di comunicare. 

Mi sono sentita tanto lontana per età, ma vicina come idee ed entusiasmo e questo grazie alla semplice genuinità con cui mi hanno fatto sentire parte di tutto il gruppo.

Grazie ancora di cuore e buon cammino a tutti!



Lucia Marangoni




Avvisi funebri (FC)


 

I consigli di Elettra


- Radicchio, croccante, rosso, leggermente  amaro e fa tanto bene - 

Il radicchio rosso, sia di Chioggia che di Treviso, è di stagione, bello, croccante, rosso e un po' amaro e contiene tante antocianine.

Le antocianine donano il colore rosso al radicchio, ma anche il viola, il blu alla frutta e alle altre verdure.

Queste molecole sono molto importanti per il benessere del nostro organismo e per preservare la nostra salute perché  hanno proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e anche anti-cancerigene. 

Sfrutta il benessere delle antocianine del  radicchio, aggiungilo ai piatti cotti, prepara salse per condire, crea insalate fantasiose. 

Ma non finisce qui. Il radicchio  possiede  anche una nota amara che stimola il metabolismo epatico, decongestiona la digestione con conseguente miglioramento del movimento intestinale.

Mangia spesso il radicchio e scegli marmellate e  tisane colorate. Usa tutte  le verdure colorate e la frutta di stagione viola o rossa.

Frutta  violacea:

-  ribes, mirtilli, more, lamponi, fragole, uva.

Verdura rosso-viola :

- Cavolo rosso, radicchio, cipolla rossa e papaya rossa,  rapa rossa.

 Altro: 

-  fiori di malva,  Karkadè, rosa canina, vino rosso.

Assumere spesso, o anche tutti i giorni, alimenti con antocianine ci permette di contrastare disturbi fastidiosi oltre che preservare la salute, perché il cibo è primo nostro grande alleato.

Elettra Erboristeria 

Cornedo Vicentino 

L'angolo della Poesia



Lasciatemi qui

fra i miei campi
che ho vangato, arato e seminato
per tutta la vita,
nella mia casa, piena di crepe
e di fessure, dove anche gli stracci
profumano di buono.
Qui tra le mie mura e la mia gente,
anche un povero contadino come me
con la faccia arrostita dal sole,
si sente un Re.
E quando verrà la mia ora,
portatemi in fondo al campo
sotto una manciata di terra
che mi farà da coperta e cuscino;
potrò sentire ancora
l'odore della stalla, il profumo del fieno
il canto del gallo al mattino
ed i cricri dei grilli la sera
e mi troverò bene
come un nocciolo in una ciliegia.

La vignetta


 

lunedì 27 novembre 2023

Non è più tra noi - Antonietta Martello (nr. 09-11/23)





800 anni di Presepio

GRECCIO 1223 - VALDASTICO 2023

800 ANNI DI PRESEPIO


Che cos’hanno in comune il piccolo borgo medievale di Greccio, in provincia di Rieti e il nostro altrettanto antico paesello?

Più di quanto si pensi.

Innanzitutto, entrambi sorsero sul costone di una montagna, e le prime notizie che li riguardano  risalgono al X-XI secolo.  Per questa loro posizione geografica, inoltre, furono nel Medioevo luoghi mistici, di preghiera, con monasteri attorno ai quali si raccolse gente umile e laboriosa.

Qualità, queste, molto care a San Francesco d’Assisi, il quale, visitando Greccio, vi si affezionò al punto tale da sceglierlo come luogo ideale per allestirvi il primo presepe della storia, di cui  quest’anno si celebrano gli 800 anni.

Risale al 1223, infatti, la prima rappresentazione “tridimensionale” della Natività, fino a quel momento  raffigurata solo nei dipinti. Ma c’era un altro motivo che rendeva l’idea del presepe tanto originale e innovativa: nonostante le rievocazioni a carattere religioso fossero da tempo una consuetudine, mai avevano avuto come protagonista la Sacra Famiglia. Per comprendere la portata di tale novità nella Chiesa, basti pensare che San Francesco ne chiese il consenso nientemeno che al Papa, Ottone III.


Ma come maturò in San Francesco l’idea di un presepio?

Il Santo d’Assisi era tornato dal suo viaggio in Terra Santa con l’ardente desiderio di poter rivivere e trasmettere a tutto il mondo l’intensa spiritualità e la fede vissute in quei luoghi sacri ma lontani. Questo desiderio si poteva realizzare soltanto in un modo: riproducendo “in loco” una piccola Betlemme. Cosa che fece in una grotta di Greccio la notte di Natale del 1223, mettendo per la prima volta in scena la Natività con un presepe vivente. 

La rappresentazione ebbe molto successo, toccò il cuore della gente, a cui era stato indicato un modo per poter avere il “Bambinello di Betlemme” sempre vicino, a casa propria.  A tal fine il presepe cominciò a diffondersi sotto forma di statue e statuine divenute familiari: dapprima nelle chiese e poi, nel corso dei secoli, nelle case dei nobili e della povera gente. 

Si era inaugurata una bellissima tradizione, ancora viva dopo ben otto secoli. 

Ora, facendo un salto nel nostro passato, proviamo a chiederci: “Se, nel 1223, San Francesco avesse fatto visita al nostro paesello, avrebbe immaginato anche qui una piccola Betlemme?”

Noi crediamo di sì.

L’atmosfera che respiriamo oggi quando ci aggiriamo in silenzio tra le vecchie case, i suggestivi portici, le antiche e strette vie dei nostri borghi, ricorda da vicino quella del presepe.

È per questo che, in occasione di un anniversario tanto straordinario, vi invitiamo tutti ad esserne protagonisti, guardando la nostra Valle con lo stesso sguardo che vi avrebbe posato San Francesco. 

Ciascuno di noi potrà contribuire a celebrarlo con un proprio presepe da allestire o posare nel luogo che più lo ispira: all’esterno della propria casa, lungo una via, sotto un portico, sul davanzale di una finestra... La Valle offre luoghi meravigliosi!



Da parte nostra, vi forniremo un attestato di partecipazione con il logo creato apposta dalla Universalis Federatio Praesepistica per gli 800 anni della prima rappresentazione, da appendere accanto al presepe.  

Sarà un simbolo che virtualmente unirà  le nostre famiglie e i visitatori in  un’ideale via della Pace. 

Per info e adesioni all’iniziativa: 

presepinvalle@gmail.com  

oppure whatsapp  345 2418155  /  328 3013246 


A presto!

Amici del Presepio Valdastico




Pedemonte e i suoi Presepi

 


I consigli di Elettra


- Gonfiore di pancia - 


La pancia non dovrebbe farsi sentire. È stata posta sotto il diaframma per lavorare tranquillamente in autonomia.

Quando la pancia si fa sentire con gonfiori, dolori e crampi stiamo mangiamo o bevendo 'male'.

Bere troppo poco può mettere in difficoltà tutta la digestione, impedendo una buona produzione di acido cloridrico e quindi un rallentamento del processo digestivo.

Anche bere troppo ai pasti diventa un elemento che ostacola il lavoro di succhi gastrici e bere bibite fredde lo stesso.

Mangiare cibo crudo, bollito, poco aromatizzato rallenta la produzione di succhi gastrici creando problemi alla digestione,  il cibo non viene disinfettato bene, passa nell'intestino a digestione incompiuta e crea una  crescita batterica anomala.

Cosa fare quando si ha gonfiori di pancia:

- ricordarsi di bere durante il giorno 

- Bere dopo i pasti una tisana amara-digestiva o il vino amaro (ricetta del vino amaro da fare in casa).

- mangiare poco cibo crudo e preferirei il cotto

- prendere fermenti 

Se questi accorgimenti non bastano, fare un semi-digiuno per mettere a riposo la digestione, migliora il quadro.

Se il gonfiore rimane può essere dovuto a:

- ipotiroidismo sub clinico 

- intolleranze o sensibilità alimentari a glutine e latticini 

- difficoltà a digerire i legumi 

- carenza di vitamina B12 

La pancia non deve farsi sentire, se ci disturba significa che è proprio in difficoltà e ha bisogno della nostra attenzione.


Elettra Erboristeria 

Cornedo Vicentino 

La vignetta


 

domenica 26 novembre 2023

La vita

 


-La vita ti delude perché tu smetta di vivere con illusioni e di vedere la realtà.

-La vita distrugge tutto ciò che è superfluo fino a quando non rimane solo l'importante.

-La vita non ti lascia in pace, perché tu smetta di incolpare te stesso e accetti tutto com'è.

-La vita ritirerà ciò che hai, finché non smetti di lamentarti e inizi a ringraziare.

-La vita invia persone conflittuali per curarti, affinché tu smetta di guardare fuori e inizi a riflettere ciò che sei dentro.

-La vita ti permette di cadere di nuovo e di nuovo, finché non decidi di imparare la lezione.

-La vita ti toglie dalla strada e ti presenta crocevia, finché non smetti di voler controllare tutto e scorrere come un fiume.

-La vita mette i tuoi nemici sulla strada, finché non smetti di reagire.

-La vita ti spaventa e ti spaventerà quante volte sarà necessario, fino a quando non perderai la paura e ti riprenderai la fede.

-La vita ti separa dalle persone che ami, fino a quando non capirai che non siamo questo corpo, ma l'anima che contiene.

-La vita ride di te molte volte, fino a quando non smetti di prendere tutto così sul serio e puoi ridere di te stesso.

-La vita ti spezza in tante parti, quante ne sono necessarie, perché la luce penetri in te.

-La vita ripete lo stesso messaggio, se necessario con grida e tapas, fino a quando finalmente non lo ascolti.

-La vita invia raggi e tempeste per svegliarsi.

-La vita ti umilia e a volte ti sconfigge di nuovo e di nuovo finché non decidi di lasciare che il tuo ego muoia.

-La vita ti nega beni e grandezza finché non smetti di volere beni e grandezza e inizi a servire.

-La vita taglia le tue ali e pota le tue radici, fino a quando non hai bisogno di ali o radici, sparisci solo nelle forme e il tuo essere vola.

-La vita ti nega miracoli, finché non capisci che tutto è un miracolo.

-La vita accorcia il tuo tempo, perché ti sbrighi ad imparare a vivere.

-La vita ti ridicolizza finché non ti fai niente, perché allora ti trasformi in tutto.

-La vita non ti dà ciò che vuoi, ma ciò di cui hai bisogno per evolverti.

-La vita ti fa male e ti tormenta fino a quando non molli i tuoi capricci e apprezzi il respiro.

-La vita ti nasconde tesori fino a quando non impari ad uscire in vita e a cercarli.

-La vita nega Dio, finché non lo vedi in tutti e in tutto.

-La vita ti sveglia, ti pota, ti spezza, ti delude... ma credimi, questo è perché il tuo migliore io si manifesti... finché solo l'amore non rimane in te.


Bert Hellinger

Il viaggio interiore

L'Io e il Noi

UMBERTO GALIMBERTI “L’Io e il Noi. Il primato della relazione”

03 febbraio 2024 - ore 21.00

TEATRO ASTRA - via Btg. Val Leogra 45, - 36015 SCHIO VI
𝐛𝐢𝐠𝐥𝐢𝐞𝐭𝐭𝐢 𝐨𝐧 𝐥𝐢𝐧𝐞
UMBERTO GALIMBERTI
“L’Io e il Noi. Il primato della relazione”
Molte persone concepiscono l’amore in maniera possessiva.
Mia moglie, mio marito… togliete questi possessivi, non c’è niente di vostro, l’altro è un altro.
Anche i matrimoni possono essere possibili solo se partono dal concetto che Lei o Lui è un altro. Ciascuno di noi è il riflesso dello sguardo dell’altro. Oggi ci si lamenta dell’egoismo, del narcisismo, ma chi ha messo il seme del primato dell’individuo rispetto alla comunità?
La condizione elementare e fondamentale per continuare a vivere si chiama Amore.
L’aveva detto bene Freud: la vita funziona se qualcuno ci ama.
Noi viviamo finchè c’è qualcuno che ci ama: sono convinto che molte persone anziane ‘se ne vanno’ perché nessuno le ama più.
L’amore è la categoria della vita, ma comporta una condizione di gratuità: oggi mancano le condizioni dell’amore perché – in prevalenza dell’interesse come valore – la gratuità viene derisa e vista con sufficienza, come qualcosa di patetico.
L’amore è prevalentemente vissuto oggi come passione, come fatto transitorio: nel nostro tempo si è sviluppato un concetto terrificante di libertà, dove libertà non è facoltà di compiere delle scelte, ma come ‘revocabilità’ di tutte le scelte (sono incinta, abortisco, non amo più quest’uomo quindi divorzio ecc.).
Che biografie si costruiscono, che amori si consolidano?
Paradossalmente aggiungerei una noticina: oggi non è importante rendere facili i divorzi, ma rendere difficilissimi i matrimoni.
Bisogna che la gente capisca che l’amore è un’opera d’arte, è scoprire il segreto dell’altro, essendone curioso, nella sua continua cangianza.

L'angolo della Poesia



S'infittiscono i pensieri, 

è sempre il buio ad avere la meglio 

quando la speranza vacilla e testarda 

non si arrende neppure nella resa dei conti.


Continua l'evoluzione del nulla.


Il degrado col vestito da sera entra ovunque 

e sembra lontana l'era del fermento emotivo 

quando ogni giorno custodiva un sogno 

a cui si credeva fermamente.


Forse é ancora così ...

solo che io non me ne accorgo. 


I miei sogni hanno le rughe,

 ma non mollano.


Francesca Stassi

La vignetta


 

sabato 25 novembre 2023

Se nascerai uomo io sarò contenta lo stesso


E forse di più, perché ti saranno risparmiate tante umiliazioni, tante servitù, tanti abusi. 

Se nascerai uomo non dovrai temere d’essere violentato nel buio di una strada. Non dovrai servirti di un bel viso per essere accettato al primo sguardo, di un bel corpo per nascondere la tua intelligenza. Non subirai giudizi malvagi quando dormirai con chi ti piace, non ti sentirai dire che il peccato nacque il giorno in cui cogliesti una mela. Potrai disubbidire senza venir deriso, amare senza svegliarti una notte con la sensazione di precipitare in un pozzo, difenderti senza finire insultato. 

Naturalmente ti toccheranno altre schiavitù, altre ingiustizie: neanche per un uomo la vita é facile, sai.  Poiché‚ avrai muscoli più saldi, ti chiederanno di portare fardelli più pesanti, ti imporranno arbitrarie responsabilità. Poiché avrai la barba, rideranno se tu piangi e perfino se hai bisogno di tenerezza. 

Ti ordineranno di uccidere o essere ucciso alla guerra ed esigeranno la tua complicità per tramandare la tirannia che instaurarono nelle caverne. 

Eppure spero che sarai un uomo come io l’ho sempre sognato: dolce coi deboli, feroce coi prepotenti, generoso con chi ti vuol bene, spietato con chi ti comanda.

Oriana Fallaci 

Lettera a un bambino mai nato 

25 novembre

 





Io sono più forte


Dopo la mostra sul problema dell'anoressia, esposta durante l'estate al Centro culturale, Maurizio Pretto prosegue l'indagine sui temi sociali proponendoci una serie di scatti sulla violenza contro le donne. Argomento attualissimo, purtroppo, dove molto, sopratutto negli ultimi tempi, è stato detto. La visione e la prospettiva di un fotografo, che usa immagini al posto delle parole, può darci un silenzioso spunto di riflessione in più.

Anche questa mostra è ospitata negli spazi del Centro culturale, stavolta però proprio all'interno della biblioteca. Un po' di rivoluzione, un po' di "casino" creativo e sacrosanto, sarà certamente compreso e accettato da tutti.
L'inaugurazione della mostra fa parte delle manifestazioni in programma sabato prossimo 25 novembre. Ci ritroveremo alle 16,30 nella piazzetta del municipio per inaugurare una panchina rossa, a seguire la fiaccolata fino alla Madonna Pellegrina e inaugurazione della mostra fotografica al centro Culturale.
Biblioteca Civica di Rotzo

I consigli di Elettra


- Ricordarsi di bere e bere con facilità - 


Con il freddo si tende a bere di meno.

Ci si accorge di avere sete molto più tardi del momento in cui avremmo dovuto bere.

Lo stimolo della sete in inverno va coltivato, spinto, cercato. 

Appena si sorpassa la soglia critica della carenza di acqua il corpo ci invia segnali d'allarme, ma spesso non li ascoltiamo.

Segnali di bisogno di bere:

- catarro denso che non scivola

- labbra secche

- pressione alta 

- digestione difficile 

- odore alle ascelle

- mal di gola.

Per evitare di essere disidratati è importante bere con costanza e per un tempo che ricopra tutto il giorno.

Lo stimolo della sete va soddisfatto bevendo tisane oppure acqua frizzante.

Quando non abbiamo tempo o voglia di preparare una tisana possiamo prendere una scorciatoia. 

Scorciatoia:

In una bottiglietta termica da mezzo litro, porre l'acqua calda e aggiungere 2 pipette di gocce (40-50 gocce di piante in soluzione idroalcolica - tintura madre), bere comodamente.

Esempi: 

- Amaro alchemico per depurare 

- Finocchio o Flogas per il gonfiore 

- Rosmarino totum per avere energia e drenare la bile 

- Ecobrio per sostenere l'umore e gestire l'ansia 

- Dreferen per i gonfiori alle gambe 

Usare le gocce nell'acqua è  veloce,  pratica,  efficace, ci può aiutare nei vari disturbi che la vita ci pone davanti e ci aiuta a bere.


Elettra Erboristeria 

Cornedo Vicentino



Sua maestà "il kaki"

 



 

Frutto benaugurante e goloso ma...

Si dice cachi o kaki?
E il singolare è “un caco”?
E che c’entra il colore cachi dei vestiti col colore dei frutti?

Per fortuna arriva novembre e con lui maturano i diosperi (ancora un altro nome)!

Innanzitutto la grammatica: la parola cachi, con cui si indicano albero e frutto, resta invariata che sia singolare o plurale. Per cui si mangia “un cachi” e non “un caco”, si acquistano “quattro cachi”, e ho piantato un cachi nel campo. E fin qui ci siamo.
Passando alla grafia, va bene sia scrivere cachi che kaki, questa seconda versione proviene dal nome scientifico Diòspyros kaki. Diòspyros, da cui il nome diospero col quale il frutto è chiamato in diverse regioni, significa “cachi frumento di Giove” dal greco Diós, di Giove, e pyrós, frumento...

L’etimologia della parola “kaki”, da cui “cachi”, arriva però dal giapponese, dato che la pianta, originaria dell’Asia (sembra che fosse già coltivata in Cina 2000 anni fa), in giapponese è chiamata “kaki no ki”.
Passando al colore, ecco che invece ci spostiamo in Persia perché l’etimologia di riferimento per il color cachi, o kaki, usato soprattutto negli abiti “coloniali”, viene dal persiano khâk, polvere, in indostano kaki, che vuol dire polveroso, color polvere, inglesizzato in khaki. Quindi non c’entra proprio niente col frutto.
E ora che sappiamo tutte queste cose, finalmente dormiremo sonni tranquilli, tanto più che sognare un cachi sembra che porti bene e significhi felicità.
Se siete a dieta stretta forse è meglio non mangiarne troppo, perché il cachi è un frutto energetico, grazie all’alta presenza di zuccheri. Il che lo rende sconsigliato anche a chi soffre di diabete, ma perfetto per chi fa sport.
Fonte di proteine, di vitamina A, C e potassio, un cachi al giorno aiuta ad eliminare l’astenia, e mangiato al mattino regola le funzioni dell’intestino, purché sia molto maturo.
Ma limitarsi a queste poche indicazioni non renderebbe giustizia a questo frutto che nasce dall’albero delle “sette virtù”. E non sono sette per modo di dire: il cachi, infatti, è un albero che si contraddistingue per longevità, resistenza, generosità, bellezza, validità, disponibilità e ricchezza. Virtù che, secondo una antichissima fiaba cinese, sembra vengano trasmesse a chi ne mangi i frutti...😊

Potenza del nome

[Gianni Spagnolo © 25A20] A ben pensarci, siamo circondati da molte cose che non conosciamo. Per meglio dire, le vediamo, magari anche frequ...