venerdì 31 marzo 2023

I Benestanchi




Oggi, chi vuole avere successo nella vita, ha il dovere di mostrarsi sempre impegnato.

Devi renderti perennemente visibile, farti vedere indaffarato dai colleghi o dal pubblico, occupato in un'attività lavorativa di qualunque tipo; tutto, purché il tuo non sia soltanto ozio.

Solo se sei pieno di lavoro allora sei importante e meriti il riconoscimento altrui.

È ciò che spiega Silvia Bellezza, professoressa della Columbia Business School, quando mostra come il tempo libero sia stato in buona parte sostituito dal “consumo ostentativo” o “posizionale”.

È il fatto stesso di mostrarsi perennemente operosi che segnala agli altri il proprio valore: si gareggia a chi si sobbarca il maggior numero di ore in ufficio, fisico e digitale.

Bisogna mostrarsi benestanchi, esauriti felici.

Nello studio condotto insieme a Neeru Paharia e Anat Keinan, Bellezza ha mostrato come uno stile di vita occupato e oberato dal lavoro sia diventato lo status symbol delle persone di successo.

A livello percettivo, l'attenzione si è spostata dalla preziosità e scarsità dei beni, alla preziosità e scarsità degli individui: più sei occupato, più sei interessante.

In uno degli studi condotti è stato esaminato l'effetto positivo che ha sul proprio status... il mostrare la mancanza di tempo libero. Sempre più persone camminano con un AirPod nell'orecchio allo scopo, spesso inconsapevole, di mostrarsi e sentirsi indaffarati.

Parte del lavoro è diventato il farsi vedere rapiti dal lavoro.


[Fonte:"Ma chi me lo fa fare? Come il lavoro ci ha illuso: la fine dell'incantesimo"]

Il ritorno dal bosco

 






Il "Bersaglio" di Casotto di prima mattina

 

foto di Michele Toldo

Io ci credo perchè sperimentato


Quel mal di testa che parte al mattino...

Ormai è risaputo che dipendiamo dal ritmo circadiano (alternanza regolare di luce e buio) per dormire, ma rispettare il ritmo circadiano non è solo una questione di riposo ottimale, il ritmo influenza tutto il nostro corpo.

Il  corpo umano come tutti gli esseri viventi regola le sue funzioni in base allo scoccare di determinate ore del giorno o della notte.

Ci sono ore per riposare e ore per ricostruire, ore dove la temperatura corporea sale e ore dove scende, ore dove è più facile che l'intestino svolga per bene il suo lavoro e ore migliori per poter  studiare.

Non sorprende quindi che se si presenta un dolore alla testa di mattina, questo dolore abbia un significato diverso rispetto ad un mal di testa che compare il pomeriggio.

Secondo la medicina antica il dolore alla testa che si presenta al mattino comunica un problema-difficoltà del metabolismo epatico.

C'è bisogno di alleggerire, depurare, pulire il corpo.

Se invece il dolore si presenta di pomeriggio, spesso mostra un problema di stomaco.

In questo caso serve assumere un digestivo come una tisana od un amaro e correggere la dieta limitando i cibi pesanti.

Dove si presenta il dolore? 

Il dolore alla testa che richiama il fegato si presenta ai lati della testa nelle tempie, invece il dolore alla testa che parla di un problema di stomaco si presenta con un dolore sulla fronte.

A ore diverse vengono collegati organi o apparati diversi, ognuno con la propria specificità e fisiologia.

Siamo organismi molto complessi, ma siamo comunque soggetti alle regole universali di questo pianeta.

Elettra Erboristeria 

Cornedo Vicentino 

giovedì 30 marzo 2023

Quattro vite…

 



In un fazzoletto di terra,

quattro nomi, 

quattro vite legate da sempre. 

Ognuna con il suo bagaglio,

con la sua storia,

corta o lunga che sia, 

si intreccia con quella degli altri.

Sono come quattro fili rossi

attorcigliati fra loro, 

annodati, 

quasi incollati 

e uniti  dal  sentimento più forte: 

l’amore.

Con gli occhi cerco i loro volti 

e in un attimo

 scorrono immagini 

delle loro esistenze 

unite alla mia

e risento le loro voci 

tanto care al mio cuore.

È  lì che mi rendo conto

che la mia famiglia 

è andata in frantumi

e sento il vuoto 

di tante mancanze, troppe…

Mi rimangono frammenti,

che cerco con tutte le forze,

di tenere  stretti,  

per salvare quel poco 

che mi resta…

Quattro vite, 

quattro dolori diversi

che si mescolano 

e formano 

un dolore indescrivibile…

Un fazzoletto di terra 

che custodisce beni preziosi:

 quattro vite…


    Lucia Marangoni Dàmari

Pedescala 23 marzo 2023

Promuovere la salute dopo il corona virus (3a parte)



L’assistenza territoriale

del dr. Alberto Leoni

La vera priorità, emersa in Lombardia soprattutto, ma anche in Veneto durante il Covid, è la necessità di una rete territoriale socio sanitaria efficiente e tempestiva, in grado di curare a casa le situazioni di malattia non acute. Soprattutto in situazioni pandemiche. Le buone pratiche non sono mancate in questi anni, ma sono esempi isolati.

Il perno del sistema sarà la medicina di comunità, basata sul medico di base, sull’infermiere di comunità, sulla stessa assistente sociale , con la supervisione degli specialisti in caso di situazioni più complesse.

IL PNRR prevede 1288 Case di Comunità in tutta Italia (1 ogni 45/50000 mila abitanti) con Medici di Base, Pediatri LS, Medici di continuità assistenziale, Infermieri di Comunità  ed assistenti sociali. 

E’ il punto di accesso unico alle cure primarie. E’ il punto che dovrà però avere presenze del MMGG anche negli ambulatori periferici per evitare… la terza guerra mondiale! 

Ma prevede altresì 602 C.O.T., in pratica una per distretto di circa 100 mila abitanti (una Centrale Operativa Territoriale  che guida i percorsi assistenziali da casa ad ospedale e da questo a strutture intermedie). Le C.O.T. guidano anche una ADI rafforzata (oggi in molte zone italiane non esiste di fatto) in grado di prendere in carico il 10% dei pazienti fragili in dimissione o che sono a casa. 

In questo contesto, il PNRR prevede, da qui al 2026,  380 ospedali di Comunità, strutture intermedie di norma con 20 posti letto, (fino max 40) 1 ogni 160 mila abitanti, a bassa soglia assistenziale, di gestione prevalentemente infermieristica, pur con responsabilità affidata ad un medico delle cure primarie della Asl o scelto tra i medici di base). 

Ed aggiungo: Ospedali di Comunità completati da U.R.T. (Unità Territoriali Riabilitative) per il trattamento di esiti da fratture femore ed ictus e da Hospice per pazienti tumorali bisognosi di cure palliative. Questo è il modello che in alcune zone d’Italia esiste, in misura insufficiente, questo il PNRR intende lanciare con scadenze precise e finanziamenti definiti (7 miliardi)

E’ la logica dell’integrazione Ospedale Territorio, per evitare di riempire gli ospedali. Medicina di base forte e strutture intermedie, un’assistenza domiciliare integrata che va a casa della persona (in grado di prendere in carico almeno l’8% dei dimessi fragili ospedalieri), sono la risposta più adeguata alla vera priorità per la sanità italiana, le malattie cronico degenerative, dai cardiopatici, ai diabetici ai malati tumorali, agli ipertesi, alle persone con broncopneumatia costrittiva. Non dimentichiamo che il 40% degli italiani soffre di almeno una o più  malattie croniche! 

La specialistica ambulatoriale, in questo contesto, si deve integrare nel concetto della presa in carico della persona ed essere strettamente integrata con il ruolo del medico di base. Lo specialista deve essere il consulente del medico di base! Si devono parlare, devono interagire! Il telefono è lo strumento fondamentale! Ma tutti i moderni strumenti informatici possono essere utilizzati, a partire dalla telemedicina.

Solo con questo rapporto si può veramente aggredire la questione delle liste d’attesa, che si risolve solo governando la domanda e riorganizzando l’offerta: pensate quante visite specialistiche in meno potrebbero essere prescritte dal medico di base se fosse perfezionato un rapporto costante tra quest'ultimo e lo specialista. 

Per i cittadini si apre uno scenario completamente nuovo e meno ansiogeno. Si afferma la medicina di iniziativa: è il servizio che prende in carico la persona e non la persona che corre agli sportelli a prenotare, ad uno o più specialisti. Il più delle volte, lasciatemelo dire, per visite ed esami di dubbia utilità.


mercoledì 29 marzo 2023

Il medico di base


 

Avvisi funebri (FC)

 



Gli orizzonti della Poesia


Chissà se...

Chissà se tornano le nuvole
che mi videro bambina
quando ad inseguirle con gli occhi
era un viaggio fantastico
da cui non volevo mai tornare.
E ho visto giraffe volare,
uccellini tenersi per mano,
animali strani toccare l'azzurro
cambiare forma e direzione
in balìa del vento di stagione.
E ho visto prati bianchi
e fiori che non muoiono mai
e volti cari sorridere ancora
e mia sorella sull'altalena
come cinquant'anni fa
e io a chiederle di scendere
e lei a fingere di non sentire...
Chissà se tornano le nuvole
che mi videro bambina
e magari
sono le stesse di questa mattina ...
Francesca Stassi

martedì 28 marzo 2023

Non ho più tempo

 



Non ho più tempo

per perdermi in inutili discussioni,

per ascoltare lamentele,

fraintendimenti, cattiverie, recriminazioni…

Non ho più tempo

per stare male,

per non dormire la notte,

per sentirmi inadeguata

e reprimere i miei desideri…

Non ho più tempo,

quello che potevo fare l’ho fatto,

ho sempre tenuto aperta la porta del cuore,

con pazienza ho aspettato 

che arrivassero giorni migliori,

intanto il tempo è passato…

Non ho più tempo,

le lancette girano, 

la clessidra continua a ruotare,

le stagioni si susseguono, 

gli anni passano

e  comprendo che non ho più tempo...

Quello in cui credo,  fa parte di me e lo vivo, 

quello che agli altri non piace di me, 

quello che dà fastidio,

non è un mio problema…

Forse, se mi resterà del tempo da vivere,

cercherò di usarlo nel miglior modo possibile,

senza mai danneggiare l’altro, 

ma volendomi più bene!

Non ho più tempo…

Lucia

7/01/2023


I viaggi della cicogna



Nuovo arrivo a Pedescala 💙 il 21 marzo 2023 è nato Fabio Pretto!

Congratulazioni e auguri ai genitori Loris e Elena e ai fratelli Erika, Simone e Maria. Gli auguri di ogni bene a questa bella famiglia, e al piccolo Fabio, buona vita!

(segnalazione di Lucia)

Mi sa che la precisazione sembrerebbe esatta...


ALTOPIANO ‘DI ASIAGO’? 

“DEFINIZIONE SEMPLICISTICA E ABUSATA“

Gli storici indicano come Asiago sia “oggi più che mai, il baricentro fisico ed economico dell’altopiano, tuttavia senza che ciò gli conceda il privilegio di imporre il proprio nome, esso restando geograficamente e storicamente dei Sette Comuni: in definitiva non ha senso la semplicistica e abusata definizione Altopiano di Asiago”.

Gianni Pieropan (Vicenza, 1914-2000) storico, scrittore e alpinista italiano, tra i più autorevoli studiosi della prima guerra mondiale sul fronte italiano.

Fonte: Sette Comuni


lunedì 27 marzo 2023

Promuovere la salute dopo il coronavirus (2a parte)




(parte seconda)

del dr. Alberto Leoni

Dove dobbiamo intervenire con urgenza per migliorare il nostro sistema sanitario?

In primo luogo sul capitale professionale. Noi non abbiamo meno medici della media europea (siamo vicini a 4 medici per mille abitanti), pur con l’esodo biblico di questi ultimi 10 anni (pensionamenti e fughe nel privato).

Abbiamo molte specialità scoperte, soprattutto quelle meno remunerative… (pronto soccorsisti, anestesisti, radiologi, chirurghi adesso).

Tra il 2009 ed il 2017 la sanità pubblica ha perso 8.000 medici e più di 13.000 infermieri. Su un complesso di 600.000 operatori del SSN abbiamo 101.000 medici e 245.000 infermieri. Abbiamo, oltre ad essi, poco più di 40.000 medici di base (a fine 2021) contro i 46 mila del 2012 ai quali si aggiungono i medici di continuità assistenziale oggi, poco più di 10.000.

Dalle scuole di specializzazione uscivano, fino al 2017, ogni anno 6500 medici (contro gli 8500 necessari). Nel triennio 2015/2017 su un fabbisogno di specialisti previsto in 24.000 specialisti, sono state finanziate poco più i 18.000 borse di studio di specializzazione. Si è ingrossato l’esercito dei camici grigi (giovani medici fuori dalle Scuole di Specialità…

Fino al 2020 insomma c’è stato un gap preoccupante tra fabbisogno di specialisti e posti finanziati nelle Scuole. Dal 2020 le borse di studio finanziate sono cresciute molto: 14.378 mila nel 2021/2022.

Quando riduci così nettamente i numeri della formazione, il recupero richiede tempi medio lunghi, almeno 5 anni, partendo fin d’ora dal riassorbimento dei quasi 20.000 giovani medici che fanno guardia medica, sostituzioni o altri ruoli un po’ residuali nel sistema sanitario. Senza dimenticare che 1500 medici giovani ogni anno prendono la via dell’estero… 

Ed il dato più significativo è l’età media avanzata del personale medico (attorno ai 50 anni), il che rende urgente un'accelerazione dell’inserimento di giovani medici nel sistema.

Dobbiamo investire sui medici, valorizzarli nelle funzioni cliniche, permettere la ricerca, togliere compiti burocratici, difenderli dal contenzioso pericoloso scatenatosi negli ultimi 20 anni, garantire una qualità di vita normale perché non si possono continuare a fare turni massacranti… dar loro il governo clinico degli ospedali, introdurre i neo laureati in corsia da dove iniziano la specializzazione sul campo, alternata alle lezioni della scuola Universitaria :era così fino ai primi anni 90 ed era buona prassi perché favoriva quotidianamente la trasmissione del sapere pratico dal medico esperto al giovane. 

Ed allo stesso modo un percorso analogo va fatto per i giovani medici che vogliono fare i medici di base: questa è una grande opportunità per avere medici che prendono in carico il loro assistito, accompagnati da medici di base più esperti, nella prima fase, a volte con la supervisione dello specialista (la specialistica attuale è troppo frammentata e mai ricondotta ad una visione globale della persona che non è sommatoria di organi…). 

Agli infermieri dobbiamo riconoscere, vista l'elevata professionalità di cui godono, non solo una valorizzazione economica adeguata al ruolo ed alla professionalità, ma anche autonomia professionale  (penso agli Ospedali di Comunità, al loro ruolo nelle Case di Comunità, previste dal PNRR, dove lavoreranno con Mmgg, pediatri e specialisti, un ruolo  decisivo nel seguire pazienti cronici stabilizzati ,anche con limitate facoltà di prescrizione farmacologica)

La priorità quindi è quella di investire sul personale: nella qualità e nei numeri perchè oggi gli organici sono stati ridotti oltre ogni ragionevole limite. 

Le politiche del risparmio basate sulla riduzione delle teste, della formazione e sullo stress dei fattori produttivi: queste perversioni della logica aziendalista ad oltranza, alla fine si pagano duramente, anche economicamente! 

Oltre che sulla qualità dei servizi offerti.

domenica 26 marzo 2023

Filosofia, cultura e...


«Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. È il simbolo del dolore umano, della solitudine nella morte. Per i cattolici, Gesù Cristo è il Figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo».

Per me la Ginzburg aveva ragione. Riconoscere le nostre radici non significa essere “retrogradi”. È retrogrado Odiffredi che attacca Dante e ritiene la Divina Commedia un insulto alla nostra intelligenza perché “cristiana”. È retrogrado Galimberti che vorrebbe far bandire i Promessi Sposi dalle scuole per lo stesso motivo. E che dire di Petrarca? Di Michelangelo, di Caravaggio?

Guardate la Pietà di Michelangelo. Maria tiene in braccio Cristo come un bambino da cullare, ma se guardate quel corpo esanime, la tenerezza con cui Maria lo sostiene, che emozioni vi suscita? Caravaggio invece vi costringerà a guardare il dolore dell’Uomo. Nella flagellazione, Cristo, circondato da spietati aguzzini, è l’emblema della sofferenza umana e della solitudine, di tutti coloro che sono stati «traditi, ingannati, venduti.»

Pensate che l’Idiota di Dostoevskij si ispirò proprio alla figura di Gesù. Per anni Dostoevskij era stato tormentato dall’idea di ritrarre un uomo “completamente buono”. Aveva cercato e cercato e cercato senza trovare un modello a cui ispirarsi. Ecco che uno dei più grandi capolavori della letteratura occidentale non avrebbe mai potuto essere scritto senza il confronto con il Cristo. La nostra arte, la nostra letteratura, la nostra poesia è stata profondamente influenzata dal cristianesimo, non possiamo negarlo.

Con ciò non voglio dire che dobbiamo essere cristiani, possiamo credere o non credere, coltivare in noi il dubbio, sospendere ogni giudizio o farci paladini dell’ateismo; ciò che non possiamo fare è cancellare le nostre radici. Riscriverle. Decontestualizzare un’opera d’arte. Depennarla perché esprime valori cristiani significa condannare tutta la nostra arte. E voi, cosa ne pensate? 



Le Persone sensibili


Ditemi quello che volete, che il mondo è cattivo, ingiusto, superficiale, falso. 

Che le persone sensibili ed autentiche ci rimettono sempre.

E io vi risponderò che invece, secondo me, i “sensibili” sono i soli possibili vincitori.

Sono i sensibili, i veri “trasgressivi”: perché se egoismo, disumanità, assenza di compassione, finzione, sono diventate le regole… beh, “i sensibili” le infrangono proprio tutte.

Perchè vivono col cuore, non lo decidono, è la loro natura.

I sensibili vincono sempre, anche se non lo sanno. 

Sapete perché? Perché sono i più forti. 

Sono così forti da non aver bisogno di prevaricare, imbrogliare, sopraffare l’altro per sentirsi tali. Non hanno bisogno dei riflettori per sentirsi illuminati, perché loro la luce ce l’hanno dentro. I sensibili vincono a prescindere, in quanto sono “superiori”, nel vero senso della parola, perché ogni volta superano se stessi, per andare incontro agli altri. I sensibili vincono perché sono coraggiosi, hanno il coraggio di “sentire”, di sentire tutto, anche la sofferenza, senza innalzare muraglie impenetrabili per proteggersi “da un mondo che non li merita”, perché sanno che quei muri isolano da tutto, non solo dal dolore, ma anche dalla felicità, anzi soprattutto dalla felicità, sanno che quei muri soffocano, e che invece per sentirsi vivi bisogna respirare a pieni polmoni.

Tutti nasciamo "buoni e autentici". Pochi lo restano. 

E pochi hanno il coraggio di vivere col cuore restando  sensibili e autentici. 

E allora sono quei pochi che, comunque vada, vincono, perchè, farsi cambiare (in peggio) dal mondo è questa la fragilità e l’unica, vera, grande sconfitta.

Nicole Ossimoro-web

sabato 25 marzo 2023

Gino minai: pure Maestro assaggiatore ONAF

Nella nostra Valle, la Val d’Astico, il termine "Verticale" evoca subito la nostra ferrata delle Anguane o le diverse palestre di roccia che stanno sorgendo, ovvero tutto ciò che appassiona gli amanti del brivido e dei grandi vuoti.

Tuttavia, per dei sommelier o dei maestri assaggiatori di formaggio come me, "verticale" significa un'esperienza di degustazione di vini o formaggi dello stesso tipo, ma con anni di stagionatura differenti. Ho avuto il piacere di partecipare, con l'ONAF, ad una serata dedicata ad una "Verticale di Fontina", ospitata presso l'azienda Agricola Ca' Mauro a Silea, in provincia di Treviso.
Il produttore di questa particolare Fontina era "Exploitation Quendoz". La famiglia Quendoz di Jovencan produce infatti Fontina in alpeggio da oltre 40 anni nella Valle d'Aosta.
La mia sorpresa è aumentata notevolmente quando ho visto la lista dei formaggi che avrei degustato, tanto da pensare che questa non fosse una "Verticale" normale, ma una "Verticale Estrema"! Siamo partiti con due tome e poi iniziato la scalata con le fontine di diverse annate, ma ecco la lista completa dei formaggi degustati:

Toma semigrassa
Toma semigrassa stagionata
Fontina DOP Alpeggio 2000 mt
Fontina DOP Alpeggio 2600 mt (prodotta nell'estate del 2022)
Fontina DOP Alpeggio 2600 mt (600 giorni di stagionatura)
Fontina DOP Alpeggio 2600 mt (800 giorni di stagionatura)
Fontina DOP Alpeggio 2600 mt (1200 giorni di stagionatura - prodotta nell'estate del 2019)

L'alpeggio in Valle d'Aosta si differenzia notevolmente da quello a cui siamo abituati a quote inferiori nei nostri pascoli in altopiano. Di conseguenza, i formaggi prodotti saranno molto differenti nei sapori e nei profumi rispetto a quelli che conosciamo.
Inoltre, l'influenza della vicinanza con i cugini francesi si fa notare in modo significativo su questi formaggi. Ciò che per un assaggiatore nostrano può rappresentare una qualità negativa, per loro potrebbe invece essere un pregio.
In effetti, qui da noi, un formaggio con la presenza di acari o con croste ridotte in quello stato che potete osservare nelle foto sarebbe considerato un prodotto da scartare. In Francia e in Valle d'Aosta, queste caratteristiche vengono apprezzate e considerate qualità, tanto che i due ultimi formaggi che abbiamo degustato hanno costi superiori agli 80 euro al chilo.
Personalmente, per il mio standard e come molti altri assaggiatori, ho trovato che la presenza di odori e sapori animali, ammoniacali e di pellami renda  l’assaggio dei due ultimi formaggi difficile. Ma ovviamente, il mondo è bello proprio perché vario, come dimostra anche il fatto che ultimamente si parla sempre di più di cene a base di insetti, larve e altre prelibatezze molto distanti dalla nostra tradizione culinaria.
Devo dire che alla fine della serata sono rimasto molto soddisfatto dell'esperienza che ho vissuto, che si è rivelata un'occasione unica per approfondire la mia conoscenza dei formaggi della Valle d'Aosta. Gli assaggi di fontina che ho potuto degustare sono stati di altissimo livello qualitativo, e mi hanno permesso di apprezzare le sfumature e le differenze che caratterizzano i prodotti ottenuti in alpeggio a quote differenti e così elevate.
L'evento si è rivelato non solo un'occasione per gustare dei formaggi di grande qualità, ma anche un momento di incontro e di condivisione con altre persone appassionate come me di formaggi.
E' sempre bello avere la possibilità di scambiare opinioni e di confrontarsi con gli altri, per arricchire la propria conoscenza e la propria esperienza.
minai©














Ténti ale mame...

 


venerdì 24 marzo 2023

Spesso fan bene anche quattro risate...

Questa me la dovete lasciar pubblicare...




E dopo i politici (TUTTI, NESSUNO ESCLUSO) si chiedono il perchè non godono della nostra fiducia...😖😖😖


Quando che el mànego
se impegna a dire del sèsto...



Salvini svela il Ponte di Messina: "Costa meno del Rdc 

Io anche Commissario alla siccità".

Ospite di "cinque minuti", il ministro delle infrastrutture ha mostrato il plastico dell'opera, senza nascondersi di fronte alla possibilità di diventare Commissario straordinario per la siccità.

"Lungo 3.200 metri, è il ponte più lungo del mondo a campata unica, è alto 400 metri, ha 6 corsie per le auto e in mezzo due percorsi ferroviari". Matteo Salvini mostra così il plastico del Ponte sullo Stretto di Messina. Ospite di Bruno Vespa a 5 minuti, trasmissione di Rai 1, il ministro delle Infrastrutture e trasporti ha parlato di Ponte sullo Stretto, reddito di cittadinanza, ma anche siccità, senza nascondersi di fronte a un eventuale ruolo di Commissario straordinario. 

"Costa meno di un anno di Reddito di cittadinanza"

"Gli italiani hanno già pagato un sacco senza che sia stata posata una pietra" del Ponte sullo Stretto di Messina e farlo è utile perché "a Ponte fatto, e ad Alta Velocità completata", il tratto "Palermo-Roma si copre in 5 ore mezza in treno, contro le 12 ore di oggi", dice Salvini da Bruno Vespa.

Salvini ha rilevato che con questa infrastruttura "ci sono 100mila posti di lavoro veri e un risparmio ambientale pari a 140mila tonnellate di CO2 non emesse nell'aria, con il Canale di Sicilia ripulito" e, "oltre a risparmiare soldi, tempo e salute" si parla di "un gioiello dell'ingegneria italiana".

I soldi per realizzare l'opera, stimati in circa 7 miliardi di euro, ha spiegato ancora Salvini, "li prende lo Stato e se dei privati vorranno dare una mano saranno i benvenuti. Ci costa meno di un anno di Reddito di cittadinanza".

"Rispondo poi a quelli che dicono che il Ponte non serve" rilevando, ha continuato il ministro, che "stiamo finanziando l'Alta Velocità in Sicilia per 12 miliardi e la Salerno Reggio-Calabria". Tempistiche? Salvini ha assicurato che "ci vorranno 5 anni, con inizio cantieri nel 2024" per finire l'opera. "Se ne parla da 50 anni e agli italiani queste chiacchiere sono già costate un miliardo di euro" ha detto il ministro delle Infrastrutture.

Matteo Salvini vuole anche prendersi il dossier sulla siccità, diventando Commissario straordinario per l'emergenza. Il suo Ministero è infatti tra quelli coinvolti nella Cabina di regia approntata da Palazzo Chigi per fronteggiare l'emergenza siccità, ma la nomina del Commissario non c'è ancora stata. 

In attesa del decreto del governo, Salvini si propone: "Servono soldi e poteri speciali. Già abbiamo finanziato e sbloccato dighe di cui si parla da una vita. Io per carità non mi risparmio - dice Salvini -. Mi conoscete, se mi metto in testa una cosa e penso che serva al Paese, la faccio. L'unica cosa che non posso fare è far piovere.  Chiedo agli italiani: usate bene l'acqua, è oro", aggiunge. 

Acqua razionata e rincari, la siccità è qui per restare: "Servirebbero 50 giorni di pioggia"

Sul "decreto acqua" Salvini ha detto al convegno sull'acqua organizzato da The European House-Ambrosetti che "se il decreto arriverà in Consiglio dei ministri martedì" come spera, chiederà soprattutto "soldi, perché il commissario senza soldi o l'emergenza senza soldi, non la si risolve".

Ma il nome del commissario "è l'ultimo dei problemi" ha assicurato Salvini, aggiungendo che "deve prendere delle responsabilità per decidere e non lo invidio, che si prenda onori e oneri, e firmare. Codice civile e codice penale alla mano, fra abuso di ufficio, danno erariale e quant'altro non lo invidio. Vista la contingenza e visto che gli enti locali rischiano di non mettersi d'accordo tocca comunque al commissario decidere".

"Può essere Tizio o Caio, ma deve avere normative più snelle, deve poter contare su personale numericamente plausibile" e con stipendi adeguati visto per esempio, ha aggiunto Salvini, che gli ingegneri "vengono pagati 1.600 euro al mese dalla pubblica amministrazione".

(fonte Today.it)


E questo è il video che testimonia quanto la "coerenza" in TUTTI i nostri politici sia sempre ai massimi livelli...😑😖


Il tempo


La lezione degli antichi greci: lo scopo del lavoro è guadagnarsi il tempo libero

di Alessandra Colonna

Pensiamo meno al “quando” e più al “come” e saremo padroni del tempo, anziché schiavi. Una lezione, questa, che dovremmo imparare da chi già ce l’ha a suo tempo insegnata.

Oggi siamo tutti concentrati sulla dimensione temporale delle nostre azioni. A tal punto che la prima cosa a cui pensiamo al mattino, quando ancora non abbiamo fatto nulla, è di essere già in ritardo. Un paradosso! Il “quando” e il tempo sono diventati una priorità. Per soddisfarla ci siamo inventati corsi di time management e abbiamo piazzato alert ovunque: insomma tentiamo, in una lotta impari, di dominare noi il tempo che invece è il vero padrone della nostra vita. Forse gli diamo troppa importanza.

È curioso come peraltro sia un’ansia tutta moderna. In passato, quando si viveva di meno, e quindi il tempo poteva avere un’importanza maggiore, la concentrazione era più sul “come”

Chi ci ha dato questa lezione? I Greci, e prima di loro gli Indoeuropei. Me lo ha ricordato un libro che raccomando, consapevole che il titolo possa spaventare anche i secchioni del liceo “La lingua geniale: 9 ragioni per amare il Greco” di Andrea (donna) Marcolongo.

Nel raccontare con profonda leggerezza le arguzie di questa lingua, dipanandone alcuni “misteri”, la grecista spiega, oltre a molte cose assai interessanti, l’uso dei verbi greci. Io ho capito troppo tardi che lo sforzo di tradurli secondo i nostri paradigmi mentali non potrà mai sortire alcun effetto. Dal suo libro mi sono sentita come risarcita.

Perché i Greci utilizzavano una forma verbale invece di un’altra, non tanto per collocare l’azione nel tempo, quanto per definirne l’impatto nella nostra vita, in funzione di come veniva fatta. “Il tempo, la nostra prigione: passato, presente, futuro. Presto, tardi, oggi, ieri, domani. Sempre. Mai. Il greco antico badava poco al tempo… i greci si esprimevano in un modo che considerava l’effetto delle azioni sui parlanti. 

Loro, liberi, si chiedevano sempre come. Noi prigionieri ci chiediamo sempre quando”.

Prosegue l’autrice: “Contava l’aspetto del verbo, una categoria della lingua greca che si riferisce alla qualità dell’azione”, senza una necessaria dimensione temporale.

È curioso come il “quando” sia un’ansia tutta moderna

In passato, quando si viveva di meno, e quindi il tempo poteva avere un’importanza maggiore, la concentrazione era più sul “come”. Chi ci ha dato questa lezione? I Greci

Un esempio chiarirà meglio: l’aoristo. Al liceo diventa un passato remoto. Errore! L’aoristo è il tempo “indefinito, senza limiti, l’azione è puntuale irripetibile”. Con il presente definisco un’azione nel suo svolgimento in attesa delle sue conseguenze. Con l’aoristo esprimo un’azione sospesa, senza inizio e senza fine: “amo”, quando ami, stai. Seppure con accanto una sfumatura di nostalgia.

E che dire del perfetto del verbo “vedere” in greco che si traduce “so”: ho guardato attentamente e ora so. Tanto basta.

Pensando al “mio manager”, l’idea che mi suggerisce questa lettura è questa: e se recuperassimo un po’ di “grecità”?

Se provassimo di più a occuparci del come, forse non avremmo tanta urgenza di gestire il tempo! Ne saremmo (seppure sempre da illusi) più padroni e meno vittime. E allora sì che potremmo poi seguire il consiglio di Orazio, e quel tempo godercelo fino in fondo.

Nella vita lavorativa un manager potrebbe per esempio stabilire anzitempo l’agenda di un meeting, rispettarla con rigore (risultando magari anche scomodo) e allocare un tempo per ciascun intervento, predefinito in funzione delle priorità; potrebbe scrivere una mail arrivando subito al punto e nel parlare cercare di dire poco, ma di dirlo in modo strutturato, affinché resti impresso il contenuto. 

I consigli si sprecano, ma il punto è questo: il quando è importante, ma il come ancora di più.


Pulizie dentro e fuori


- L'inverno è finito, lasciate il passo alla Primavera -

L'inverno è concluso, ha terminato il suo lavoro con i suoi giorni bui e freddi, le finestre chiuse, il caminetto acceso.

Terminato il suo ciclo si sposta di lato e lascia con passo leggero entrare la Primavera.

Con le belle giornate, i fiori dai mille colori, la brezza piacevole sul viso e tra i capelli, vien voglia di rinnovare, pulire, arieggiare casa, armadi, idee e corpo.

Le tradizionali pulizie di primavera sono questo bisogno: pulire, far spazio, dare voce a cose dimenticate o a quelle che sono in attesa di aver voce. Ma prima di tutto bisogna pulire, togliere, eliminare, lasciar andare.

Anche il corpo, fedele lavoratore indefesso che non si lamenta quasi mai, ha bisogno di rinnovarsi e sentirsi leggero.

Ecco che i nostri nonni raccoglievano le foglie di tarassaco, che oltre a mangiarle come verdura cotta, ne bevevano l'acqua amara di cottura, perché il sapore amaro smuove, libera, attiva, scioglie.

È il momento ideale per fare i digiuni (come il digiuno Pasquale) e  per bere tisane depurative al mattino o durante tutto il giorno.

Le tisane sono semplici, ma  leggere e complete, facili da preparare, efficaci.

Vivere la primavera è gioire della vita, del ritorno del sole, del tempo passato fuori, dell'essere vivi.

Il tarassaco ad esempio...

Fiorisce con l'inizio della bella stagione, e non ha paura del terreno secco o un po' calpestato.

Ha una grossa  radice a fittone che penetra nella terra e si aggrappa fortemente ad essa (estirparla dalla terra  senza un coltellino  è impossibile).

Produce foglie a rosetta, con larghi denti, hanno un gusto amaro-aromatico e cotte sono deliziose, anche crude, se raccolte quando sono piccole.

Il fiore è giallo oro, pieno, ricco di 'fiori' a tubulo al centro e ligulati ai lati. Un po' come avere fiori di margherite e calle tutto assieme.

Il giallo per la medicina antica è il colore della bile e dunque ha un effetto su di essa. 

Infatti bere una tisana con le radici o mangiare le foglie, stimola il doppio la produzione di bile nel nostro organismo. 

Ottima idea quella di bere in primavera l'acqua dove sono state bollite le foglie o bere una tisana dalle  radice (la radice è più efficace) per pulire la bile da deposito di bile densa e residui o sabbia.

Dopo l'inverno passato a mangiare cibi grassi e pesanti, dopo i dolci di Natale, quelli della Befana e anche quelli di Carnevale fare una pulizia profonda della cistifellea per eliminare depositi o bile densa evita la formazione di calcoli e problemi digestivi.

Avere una bile fluida, leggera, sciolta è indispensabile per non soffrire di malattie infiammatorie, digestive, gonfiori o avere l'amaro in bocca, la patina sulla lingua, nausea, stitichezza.

Ecco che la piccola, forte, tenace erba Tarassaco ci può veramente fare del bene.

Il tarassaco stimola la funzione epatica, libera la congestione del fegato, aumenta la contrattilità della cistifellea, migliora i problemi di pelle e la dermatosi, è diuretico, rigenera il fegato, ed è un po' antidiabetico. 

Spesso il bene è proprio vicino a noi, in una semplice erba, colorata e gustosa.

Elettra erboristeria

Cornedo Vicentino


giovedì 23 marzo 2023

Filosofia, cultura e...


«Saper ascoltare significa possedere, oltre al proprio, il cervello degli altri.»

Chi di voi non ha visto un’opera di Leonardo Da Vinci almeno una volta nella vita? Eppure pensate che Leonardo, uno dei più grandi geni dell’umanità, un Socrate dell’epoca rinascimentale, era in realtà un uomo straordinariamente umile. Sì, l’uomo che dipinse la Gioconda, l’Ultima Cena, che progettò senza nessuna tecnologia il paracadute, la macchina volante, la bicicletta e l’automobile (il carro semovente), era solito definire se stesso un «omo senza lettere», uomo senza cultura. Assurdo vero? Perché oggi un qualunque dottore alle volte si sente in diritto di dire: «ma lei lo sa, chi sono io?»

Leonardo Da Vinci era stato cresciuto dai nonni  paterni e non aveva ricevuto una vera istruzione. Come fece allora diventare uno dei più grandi geni dell’umanità? Aveva due qualità, due qualità che giovani più ricchi, dai nomi più importanti di lui non avevano: la curiosità e l’umiltà. 

Osservava, osservava con attenzione tutto ciò che capitava sotto i suoi occhi, osservava i volti delle persone che incontrava, il modo in cui si muovevano, osservava la terra, il cielo. Ascoltava. Non si formò sui libri, in qualche scuola, in qualche Accademia, ma fece della natura la sua unica maestra. Ciò gli permise di realizzare opere straordinariamente realistiche. Pensate all’Ultima Cena o alla Gioconda o alla Vergine delle Rocce. È come se steste guardando una fotografia. 

Ma il grande segreto di Leonardo era uno, uno soltanto: «i perché». Questa domanda, questa semplicissima domanda, cambia tutto. Leonardo, a differenza di tanti altri, si poneva continue domande, voleva conoscere il perché delle cose, non si accontentava delle risposte che si trovavano nei libri dell’epoca. Ecco perché inventò cose che gli altri non riuscivano neanche ad immaginare. Leonardo era un filosofo. Ecco, se volete invogliare i bambini e i giovani allo studio, se volete dar loro un modello a cui ispirarsi: parlategli di Leonardo. 


L'Associazione Pensionati cerca Volontari


 

Sensibilitá

 

mercoledì 22 marzo 2023

Il lecchinaggio

 


Niente al mondo è più difficile della franchezza e niente è più facile dell'adulazione."

Fëdor Dostoevskij
"L'adulazione non viene mai dalle anime grandi, è appannaggio degli spiriti piccini, che riescono a rimpicciolirsi ancor più per meglio entrare nella sfera vitale delle persone intorno a cui gravitano."
Honoré de Balzac
"A rovinare l'uomo è il servilismo, il conformismo, l'ossequio."
Rita Levi Montalcini
Sicuramente tutti coloro che lavorano avranno avuto modo di assistere a scene tragicomiche di colleghi che del lecchinaggio ne hanno fatto un modus operandi, pur di non avere alcun problema con i cosiddetti capi o semplicemente per assicurarsi l'inserimento in gruppi lavorativi più influenti.
Ovviamente, così come accade con l'invidia nessuno degli affetti da questa insolita forma di "aggregazione sociale" ammetterà mai di aver adulato il capetto o il politico di turno per ottenere una promozione, un favore o una medaglietta di cartone.
I lecchini sono i primi a parlare di "meritocrazia", di sfaticati che sono solamente "invidiosi" dell'eventuale incarico da loro avuto, nonostante chi li conosce bene sia pienamente consapevole del modo in cui tale carica è stata ottenuta.
Dante relegava all'Inferno proprio i cosiddetti adulatori, nella II Bolgia dell'VIII cerchio, completamente immersi negli escrementi per aver adulato i potenti per fini personali.
(da: la capanna del silenzio)

Potenza del nome

[Gianni Spagnolo © 25A20] A ben pensarci, siamo circondati da molte cose che non conosciamo. Per meglio dire, le vediamo, magari anche frequ...