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Visualizzazione dei post da settembre, 2019

L'antico eremo di Monte Rua

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Il nome Rua anche se nella lingua veneta ricorda il termine “ruota” con ogni probabilità si deve far risalire alla parola “ruah” che in ebraico significa “spirito”. Fondato dai Camaldolesi, è un piccolo agglomerato di edifici dedicati alla vita comunitaria con refettorio, parlatorio e foresteria, insieme a celle dove i monaci si dedicano all'esperienza eremitica. In quasi 700 anni l’Eremo di Monte Rua, ha vissuto tre fondazioni e due soppressioni di cui una spontanea e una forzata. Questi cambiamenti hanno contribuito al fascino di questo luogo unico, intriso di cultura e misticismo. L’origine dell’Eremo risale al 1334 quando gli abitanti di Torreglia donano ad un certo Antonio (un eremita) un terreno di tre campi al già edificato Oratorio di Maria Annunciata posto sulla sommità. (fonte: Veneto a 360°)

La pagina della domenica

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LA RIFLESSIONE  COS’È LA PAURA? La non accettazione dell'incertezza.  Se accettiamo l'incertezza, diventa un'avventura. COS’È L’INVIDIA? La non accettazione della beatitudine nell'altro.   Se lo accettiamo, diventa ispirazione. COS’È LA RABBIA? La non accettazione di ciò che è al di fuori del nostro controllo.   Se la accettiamo, diventa tolleranza. COS’È L’ODIO? La non accettazione delle persone così come sono.  Se li accettiamo incondizionatamente, allora diventa amore. QUAL È LA MATURITÀ SPIRITUALE? È quando smettiamo di provare a cambiare gli altri e ci concentriamo sul cambiare noi stessi. È quando accettiamo le persone così come sono. E' quando capiamo che tutti hanno successo secondo la loro prospettiva. È quando impariamo a "lasciar andare". È quando siamo in grado di non avere "aspettative" in una relazione, e diamo solo per il piacere di dare. È quando capiamo che ciò che facciamo, e lo facciamo per la nost...

Viaggio a Roma per l'udienza di Papa Francesco e l'accensione dell'albero di Natale

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PROGRAMMA mercoledì 4 dicembre ore 12 partenza da San Pietro (municipio)   e da Pedescala (monumento) giovedì 5 dicembre: in mattinata udienza di Papa Francesco    nel pomeriggio accensione dell'Albero di Natale in Piazza San Pietro venerdì 6 dicembre ritorno con sosta ad Orvieto TUTTI i parecipanti al viaggio saranno ammessi  all'udienza di Papa Francesco. Versare il SALDO entro domenica 27 ottobre Si sta organizzando un 5° pullman: iscriversi entro  il 15 ottobre da don Sergio Chi raggiunge Roma con mezzi pubblici o propri per poter partecipare all'udienza del Papa e  all'accensione dell'Albero è obbligato a munirsi del  pass, da richiedere a don Sergio.

Sarebbe così semplice se lo mettessimo in pratica tutti!

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Sarà vero o solo ipotesi?

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Dicono che sono coincidenze, ma la verità è che nulla accade per caso. Ogni persona vive “coincidenze” nella propria vita, a volte curiose, a volte così importanti che possono cambiare il nostro destino. Ad ognuno di voi sarà capitata una casualità che sembrava così improbabile da definirla magica, come se ci fossero collegamenti tra eventi, persone o informazioni attraverso fili invisibili che possiamo intravedere solo a volte. Sicuramente vi sarà capitato che un libro, uno spot pubblicitario o una canzone risponda a quella domanda a cui cercavate risposta. Vi sarà successo di pensare di chiamare una persona e proprio in quel momento di ricevere la sua telefonata, avrete avuto un incontro inaspettato in un luogo inaspettato o vi sarà successo di aver trovato la persona giusta al momento giusto… Questa non è casualità, ma sincronicità , uno degli aspetti più enigmatici e sorprendenti di questo universo. Tutto intorno a noi è permeato di messaggi sottili che a...

Da noi la tempesta Vaia - in Puglia la ”tempesta” Xilella con la distruzione degli ulivi 2018/2019 nel Salento (foto di Riccardo Stefani)

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Le altane

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Adesso potremmo chiamarle semplicemente forme di complemento ed arredo urbano. Sono delle specie di terrazze, quasi completamente di legno, posizionate sopra i tetti, sostenute da alcuni pilastri e alle quali si accede solitamente dall'abbaino. Data la scarsità del terreno, per ampliare lo spazio abitativo i veneziani hanno sfruttato la sommità stessa del tetto, dove hanno sistemato questi terrazzini. In realtà, già dal 1224 si trova riferimento in un documento ufficiale: i veneziani, ma soprattutto dalle veneziane che qui salivano per stendere il bucato, curare i vasi di fiori e di piante, esporsi al sole lontano da sguardi indiscreti o semplicemente prendere una boccata d'aria. Rappresentano in toto il tipico manufatto risalente alla Serenissima: diffuse sia nei palazzi d'epoca che nelle abitazioni di minor pregio artistico, si sono trasformate nel tempo in angoli intimi di spensieratezza, quiete e relax. (fonte: Veneto a 360°)

Un drone sull'Ortigara

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Non sono più tra noi - (21* § 9-19)

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La candela della sera

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Le rondini si posizionavano sui fili della luce, ad una ad una dopo grandi voli. Erano quelle sere dove il vento ancora caldo si alzava, portando profumo ed aria di pioggia e faceva cadere qualche goccia solitaria laddove in estate erano cadute le stelle. Stavano lì le rondini , strette le une accanto alle altre, a guardare la valle che si riempiva di grilli per le ultime sere mentre tutto diveniva buio.  Oltre le montagne che iniziavano a profumare di autunno, c'era il lago, sulle cui acque ormai non brillava più il sole lucente di agosto, ma nella sua calma portava a spasso il rumore delle onde piccolissime che giungevano a riva, nel silenzio di un autunno che arrivava e portava con sé una coperta spessa che colorava di scuro ogni colore chiaro del giorno. Tra i tanti tetti che le rondini osservavano e che non volevano lasciare, ce n'era uno, sovrastato da un pugno antico che filtrava i raggi del sole e li tagliava in coriandoli di luce, dove viveva una si...

El dialeto sconto: sixolàre

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Qui ci occuperemo di parole del nostro dialetto il cui significato non è evidente per tutti, essendosi perso o modificato in seguito al venir meno della civiltà rurale che lo esprimeva.  Capita infatti che si sentano o usino termini dei quali non conosciamo l'esatto significato originario. La parola di oggi è: Sixolà, Sixolàre Indica l'azione del fuoco o del calore che brucia i peli del corpo o dei tessuti. Tipicamente se qualcuno si bruciava i peli del braccio o i pelucchi del maglione per troppa vicinanza al fuoco si dice: El se ga sixolà el brasso! Usato anche per l'operazione di bruciare alla fiamma le piumette residuali d'un pollo appena spennato. - L'etimologia non è nota e questa espressione l'ho sentita solo in ambito familiare e paesano. - Frase: Senti che bruta spussa: ghétu sixolà el polastro?   (Seti che cattivo odore: hai bruciato le penne del pollo?) 

I video di Gino Sartori: Escursione sull'antica via dell'Ancino

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Pensieri d'autunno

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Quest'ultima settimana di settembre  ha aperto le porte all'autunno e ai suoi capricci... "Soprattutto amo il giallo di settembre, i mattini con ragnatele imperlate di rugiada, giorni pensosi immobili, schiamazzi di corvi neri, foglie ramate stoppie punteggiate di covoni. Più dello sfrenato fulgore della primavera alla mia anima si addice l’autunno." (Alex Smith)

El cimbro sconto gazòget bor in oarn: Sanga

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Qui ci occuperemo delle parole del nostro dialetto che derivano verosimilmente dal Cimbro. Sono vocaboli dell'antica lingua rimasti nella nostra parlata corrente e che sono sopravvissuti divenendone parte.  A volte adattandosi foneticamente, altre assumendo addirittura un significato diverso per allegoria. La parola di oggi è: Sànga  Indica la pinza.  Deriva invariato dalla voce cimbra:  Sànga,  che ha il medesimo significato (Ted. mod. : Zange) Questo sostantivo deve essere stato presente nel nostro dialetto più vecchio perché l'ho sentito pronunciare soltanto da mio padre in un periodo in cui in paese veniva già chiamato comunemente: pinsa. - Aggettivi: Sangà   /  Pinzato - Frase: Slòngheme la sanga ca indrisso el  ciò!   / Passami la pinza che raddrizzo il chiodo. È sinonimo di:  pinsa .

Pensieri sofferenti e sconclusionati

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    【 Gianni Spagnolo © 190921 】 Credo che ci siano poche cose ecumeniche come la sofferenza, nel senso che prima o poi ci tocca tutti. Lo fa in molteplici forme, intensità e occasioni, ma non ci lascia mai indenni. Magari a qualcuno è più affezionata di altri, ma è impossibile da misurare e così ognuno ha una sua propria graduatoria.  Non trascura nessun campo: fisico, morale o psicologico che sia; è così multiforme e pervasiva che sfugge ad ogni categorizzazione. Può facilmente condizionare un'intera esistenza. Vivere e soffrire sono cose connaturate, soltanto che la sofferenza non è mai così breve ed effimera come quelle che sono comunemente intese come sue controparti: la felicità, la soddisfazione, il piacere. Non sono neanche complementari, appunto perché non sono comparabili in frequenza e durata. Almeno così pare: sì è infatti felici sempre per poco, mentre sofferenti molto più spesso e a lungo.  Viene in mente il celebre aforisma di Lev Tolsto...

Contrada Piccoli di Lavarone e camosci al pascolo a Nosellari - foto di Silvio Eugenio

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El cimbro sconto gazòget bor in oarn: Sìnsolo

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Qui ci occuperemo delle parole del nostro dialetto che derivano verosimilmente dal Cimbro. Sono vocaboli dell'antica lingua rimasti nella nostra parlata corrente e che sono sopravvissuti divenendone parte.  A volte adattandosi foneticamente, altre assumendo addirittura un significato diverso per allegoria. La parola di oggi è: Sìnsolo Indica un brandello di qualcosa, specie di stoffa. Per estensione anche oggetto di poco conto o inutile orpello.  Deriva verosimilmente dalla voce cimbra  Sìntzala che ha il medesimo significato, ma che potrebbe essere a sua volta un prestito veneto. In veneto esiste "fìnfolo", che è una bacchetta recante in cima uno spaghetto con l'esca, usata per acchiappare le rane; a volte anche usato come similitudine scherzosa per indicare l'organo maschile. Da non confondersi invece con Sinsòlo , che identifica l'assenzio e per estensione una bevanda esageratamente amara. - Aggettivi:  /   (/) - Frase: A che far vetu in ...

Sapore di Settembre dal libro: "I nuovi racconti di Nonna Giulia di Dana Carmignani

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Iniziava a piovere a settembre, ed era una benedizione, dicevano i vecchi. Serviva l'acqua del periodo, guarda caso, proprio per il vino. La campagna tutta ne beneficiava... prati e alberi rifiatavano finalmente e riprendevano il loro aspetto rigoglioso, ma le vigne soprattutto necessitavano dell'acqua settembrina che avrebbe accentuato la produzione di quel nettare di cui i contadini tenevano in grande conto. Alla prima acquata si buttavan fuori botti e bigonce perchè il legno si riassestasse e non ci fossero pericoli di fuoriuscite..si gonfiava il legno e così poteva trattenere al meglio i grappoli. Il fermento che nelle aie era perenne, vedeva in questo periodo una accelerazione dei lavori perchè ci si assestava per l'inverno ci si preparava per la vendemmia, e si rifiniva ciò che poi in campagna non finisce mai, perchè c'è sempre qualcos'altro che ricomincia. Nonna alzava in soffitta, quelli che venivano chiamati “castelli”. In realtà era vero, perchè erano...

Pedescala in festa

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