martedì 24 settembre 2019

Pensieri sofferenti e sconclusionati


    【Gianni Spagnolo © 190921
Credo che ci siano poche cose ecumeniche come la sofferenza, nel senso che prima o poi ci tocca tutti. Lo fa in molteplici forme, intensità e occasioni, ma non ci lascia mai indenni. Magari a qualcuno è più affezionata di altri, ma è impossibile da misurare e così ognuno ha una sua propria graduatoria.  Non trascura nessun campo: fisico, morale o psicologico che sia; è così multiforme e pervasiva che sfugge ad ogni categorizzazione. Può facilmente condizionare un'intera esistenza.
Vivere e soffrire sono cose connaturate, soltanto che la sofferenza non è mai così breve ed effimera come quelle che sono comunemente intese come sue controparti: la felicità, la soddisfazione, il piacere. Non sono neanche complementari, appunto perché non sono comparabili in frequenza e durata. Almeno così pare: sì è infatti felici sempre per poco, mentre sofferenti molto più spesso e a lungo. 
Viene in mente il celebre aforisma di Lev Tolstoj: 
"Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo.''

Per giustificarla e renderla tollerabile sono state prodotti nel tempo un'infinità di argomenti consolatori. La religione dandole un rango morale ed elevandola ad espiazione; la cultura laica assegnandole un ruolo etico d'insegnamento esperienziale.

Qualcuno ha giustamente osservato che se bastasse la sofferenza ad insegnare, l'umanità intera sarebbe facilmente saggia, dato che tutti soffriamo. Quindi la sofferenza fine a se stessa ha pure un terribile potenziale accrescitivo di se stessa, visto che non servirebbe a niente, non avrebbe nessun obiettivo più elevato degno del patimento.
Per trovare sollievo, la sofferenza ha bisogno di elaborazione, di comprensione e di amore. Forse la controparte della sofferenza non è perciò la felicità, ma propriamente l'amore. Amore e sofferenza infatti riescono a convivere e dialogare, mentre con la felicità e le sue manifestazioni la sintonia è improbabile. 
La sofferenza però tende a portare alla chiusura, all'esclusione e all'isolamento dove occorrerebbe lasciare aperta un porticina, uno spiraglio di vulnerabilità all'amore. 
Perché è sempre l'amore la rete sotterranea di quelle lame improvvise di felicità che, in alcuni momenti della vita, ti trapassano lo spirito, ti riconciliano con le cose e ti danno la gioia di esistere. (Quest'ultimo pensiero è di Don Tonino Bello).


4 commenti:

  1. Dopo Don Tonino Bello, a ti, Don Sponcio, belo, cossa saria el to ultimo pensiero ?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Xavutu, bela, ... MMS non dice tutto quel che pensa, ma pensa tutto ciò che dice.

      Elimina
    2. A ben pensarghe, ... messà che a no penso gnanca tuto cuel ca digo!

      Elimina
    3. Dici ?
      Oggi, ciò che non vale la pena dire, lo cantiamo !

      Elimina

Girovagando

  Il passo internazionale “Los Libertadores”, conosciuto anche come Cristo Redentore, è una delle rotte più spettacolari che collegano l...