Post

Visualizzazione dei post da gennaio, 2018

Baise-Singela-Strada dei Casteleti-Fratoni-Val dei Mori-Strada dele Nore-Baise

Immagine
Capitelo Capitelo de Daniele Lusso Madonina soto al Sojo Alto Baito dei Bonati Una preghiera per Yankee, amico delle montagne Capitelo de Sant’Antonio de Minai Indicassion su un fagaro (Riccardo Stefani ne sai qualcosa?) Visuale dall’Ara de Nosente Vanità canina. Alessandro Toldo African

"LA FILANDA" si esibisce alla Casa di riposo di Brancafora

Una volta l'anno non mancano mai di regalare un pomeriggio alternativo agli Ospiti che gradiscono molto, seguendo attentamente. Un repertorio vario ed orecchiabile eseguito con passione e professionalitá.  Veramente molto bravi! Un tango "fuori onda", ballato con lo stile dei Cavalieri "di una volta" è stato la ciliegina sulla torta!...

Se a qualcuno può interessare... Odette segnala

Immagine
Alex Corlazzoli Gen 29, 2018 AAA cercasi 289 assistenti di lingua italiana all’estero. Il bando del MIUR Per un anno scolastico intero chi si aggiudicherà il bando affiancherà i docenti di lingua italiana presso gli istituti scolastici stranieri. C'è tempo fino al 10 febbraio per partecipare Hai meno di trent’anni? Hai una laurea magistrale con almeno due esami di lingua o letteratura o linguistica di un Paese straniero? Allora puoi pensare di diventare un assistente di lingua italiana all’estero. Il ministero dell’Istruzione sta cercando 289 figure da inviare in Austria, Belgio, Francia, Irlanda, Germania, Regno Unito o Spagna. Ogni anno, infatti, gli uffici di viale Trastevere gestiscono lo scambio di assistenti di lingue tra il nostro Paese e alcuni Stati europei con lo scopo di promuovere e favorire la diffusione delle rispettive lingue e culture. Per un anno scolastico intero chi si aggiudicherà il bando affiancherà i doce...

Questa costruzione si trova a Piovene in Via Libertà, ma passa abbastanza inosservata, io la ricordo come Castel Manduca, posso sbagliarmi?

Immagine
Quest’edificio costruito intorno alla metà dell’Ottocento venne realizzato su progetto dell’architetto Antonio Caregaro Negrin. Antonio Caregaro Negrin, architetto di fama e molto in voga all’epoca, venne incaricato nel 1853 dal nobile Fraccaroli e dalla moglie Verlato di costruire un palazzo, che doveva avere tre piani, numerose finestre, delle torrette e doveva spiccare per eleganza. Le notizie e la sua storia si interrompono nella seconda metà dell’Ottocento come pure la volontà degli antichi proprietari di portare a compimento questa dimora che sarebbe stata di certo fuori dagli schemi ed estremamente pregiata. Le cause di non dare seguito ai lavori sono dovute probabilmente ad un trasferimento della famiglia a causa dell’epidemia di peste, o da attività lavorative lontane, o da una probabile unione in matrimonio risolutrice causata dall’arrivo imminente di un figlio. Non fu finito in effetti per ragion che rimangono abbastanza misteriose, la leggenda narra...

Consiglio Comunale

Immagine

‘I nostri servizi sanitari a rischio, ma nessuno vuole denunciarlo. I cittadini devono saperlo’

Immagine
I  politici bassanesi alzano la voce e battono i pugni.  L’Alto Vicentino tace e subisce. “Disservizi e mancanza di professionalità di primo piano, primari inclusi”. Secondo Carlo Cunegato capogruppo di TesSiamo Schio in consiglio comunale, è quanto ha rilevato la Commissione Sanità di Schio che però, a oggi, non ha reso pubbliche le sue analisi. Lo sostiene (ed è disposto a fare battaglia per rendere pubblici i risultati derivanti da confronti e analisi) l’ideatore della commissione stessa, e proprio Cunegato invoca responsabilità da parte degli altri membri e del mondo politico, che a suo dire dovrebbero divulgare quanto scoperto e, soprattutto, correre ai ripari. Parlando di primari che non ci sono, di professionisti andati in pensione e mai rimpiazzati, Cunegato ha spiegato: “Se Bassano si muove perché manca un primario, a Santorso la situazione è ben più grave. Manca il primario di ortopedia e per ora c’è solo ...

Perchè non ci ribelliamo più?

Immagine
"Mi chiamo Irene, ho 26 anni e sono un'architetta. Mi sono ‘licenziata’ da uno studio in cui ho lavorato nove mesi, quando ho capito che stavo per perdere la dignità, facendomi trattare come un’incapace che non avesse voglia di lavorare. Ho messo le virgolette perché per licenziarsi si dovrebbe avere un contratto, utopia in uno studio di architettura, in cui al massimo si può scegliere se essere un ‘dipendente con partita Iva’ o un ‘collaboratore occasionale’, così occasionale da lavorare minimo otto ore al giorno tutti i giorni". "Vivevo così male in quello studio che passavo le mie serate a mandare curriculum e ho fatto vari colloqui. Sono arrivata quasi a divertirmi, quando, in sede di colloquio, oltre al chiedermi se sono sposata (ma queste storie le abbiamo già sentite da molte altre...) un architetto è arrivato a chiedermi se vivo da sola o con i miei genitori, sostenendo che ‘alla fine se vivi con i tuoi che spese vuoi avere…’: dialogo c...

Assemblea annuale Alpini gruppo di S. Pietro

Immagine

Non so voi, ma io mi sento sempre di più "in man dela pòja" su ogni fronte...

Immagine

Non sono piú tra noi

Immagine

Sangue italiano - cuore celeste e bianco

Immagine
Qualche giorno fa in un articolo di "Carriolante" c'era scritto: " Prendre tout a la rigolade " quello che vedo da una decina di giorni nelle vie principali di Cordoba (Argentina) corrisponde benissimo a questo detto, solo che qualche volta le cose sono più serie e possono avere delle conseguenze nell'avvenire di un paese. Ho letto che sono 75 le sigle di partiti riconosciuti per le prossime elezioni politiche. Non so se il partito ( USEI ) ne faccia parte però fino ad oggi é il solo che si vede sui tabelloni della città. Sicuramente che all'approccio delle elezioni, altri partiti si faranno vivi, in Sud America come pure dappertutto dove ci sono Italiani. Siamo 4,3 milioni di Italiani iscritti a l'AIRE forse più (Comune di Valdastico + di 500) con diritto di votare, quasi sempre il risultato elettorale degli emigranti è determinante per la formazione della maggiranza parlamentare, perciò é una cosa seria, é difficile fare c...

Una musica che viene dal cuore

Immagine
La farina. Mi ci sporcavo sempre. A mia nonna restava attaccata sul grembiule. Ci rimaneva per ore. Toccare la pasta non mi era permesso. Potevo solo toccare la farina in un angolo della tavola di legno. Farina e acqua, niente più. Mia nonna invece faceva la pasta, quella vera. Il rito era sempre uguale. La tavola di legno veniva estratta da sotto il tavolo. Si fissava bene. Sopra al tavolo erano pronte: uova, farina, un bicchiere con un po’ d’acqua, una ciotola con del sale. Era sempre di domenica. Domenica d’inverno cobalto, dura come il freddo che scendeva a gelare tutto, a coprire con il suo ghiaccio anche i più piccoli fili d’erba. Tutto pronto. Il matterello consumato di generazioni di bisnonne al lato del tavolo. Tutto pronto dunque. Un bel mucchietto di farina sulla tavola e un bel buco in mezzo scavato con le mani. Il suono delle uova che si rompono e dolcemente affondano nella farina. Una forchetta anche, l’avevo dimenticato. Una forchetta per sbattere le ...

Blasoni inviati da Ody

Immagine

Il giorno della memoria

Immagine
RICORDARE IL GIORNO DELLA MEMORIA CONTINUANDO A COMMETTERE GLI STESSI ORRENDI CRIMINI E' SEGNO EVIDENTE DI UNA ENORME IPOCRISIA MONDIALE. LE PAROLE E LE FRASI CHE ESCONO DALLA BOCCA DI CHI HA IL POTERE DI DECIDERE, SUONANO COME BOMBE ATOMICHE NEL CUORE E NELL'ANIMA DI CHI STA SUBENDO CONSEGUENZE DI ORRORE E DI MORTE.  QUESTA GIORNATA ABBIA UN VERO SENSO PER TUTTI.  (Enrico Galimberti) Terezin è un villaggio a 60 Km da Praga.   E’ diventato tristemente famoso poiché fu trasformato in un ghetto dove venivano raggruppati i bambini ebrei prima di essere smistati nei vari campi di sterminio. Nel ghetto di Terezin fu concentrato il maggior numero di prigionieri-bambini, compresi i neonati.  I bambini di Terezin scrivevano soprattutto poesie. Dei 15.000 bambini transitati per il campo di Terezin se ne salvarono meno di un centinaio: la maggior parte di essi morì nel corso del 1944 nelle camere a gas di Auschwitz. Ariella Rossi-web  Filo Spina...

Per non dimenticare

Immagine
Ad Auschwitz superai la selezione per tre volte.  Quando ci chiamavano sapevamo che era per decidere se eravamo ancora utili e potevamo andare avanti, o se eravamo vecchi pezzi irrecuperabili. Da buttare. Era un momento terribile. Bastava un cenno ed eri salvo, un altro ti condannava. Dovevamo metterci in fila, nude, passare davanti a due SS e a un medico nazista. Ci aprivano la bocca, ci esaminavano in ogni angolo del corpo per vedere se potevamo ancora lavorare. Chi era troppo stanca o troppo magra, o ferita, veniva eliminata. Bastavano pochi secondi agli aguzzini per capire se era meglio farci morire o farci vivere. Io vedevo le altre, orrendi scheletri impauriti, e sapevo di essere come loro. Gli ufficiali e i medici erano sempre eleganti, impeccabili e tirati a lucido, in pace con la loro coscienza. Era sufficiente un cenno del capo degli aguzzini, che voleva dire “avanti”, ed eri salva. Io pensavo solo a questo quando ero lì, a quel cenno. Ero felice quando arriv...

La mia odissea

Immagine
Dino Faccio era una persona mite, buona e solare; l'ho sempre chiamato zio anche se non c'erano legami di sangue, ma lui aveva condiviso con mio papà i primi anni di militare quando, con la banda accompagnavano al fronte i soldati.  Fatti prigionieri, son stati separati, e lo zio Dino è finito ad Auschwitz! Al ritorno è entrato a far parte del corpo bandistico di Dossobuono (VR) e scriveva poesie nel suo dialetto, come quelle raccolte in questo testo. Come abbia fatto, dopo tale esperienza, a rimanere l'uomo che io ho conosciuto, mi rimane un mistero o forse un regalo delle vie infinite della Vita. Nei primi anni '60 è venuto alla ricerca di mio papà: non avevamo più avuto contatti reciproci. Presentatosi nel cortile di casa, come mi raccontava mia mamma (io non ero ancora nata), ha chiesto se Lovato Gugliemo era vivo, e lei che non sapeva chi fosse e con il suo spirito gli ha risposto... "A meno che non sia morto in questo momento, gli ho appena ...

Il giorno della memoria “corta” – l’olocausto indiano che nessuno vuole ricordare

Immagine
Ma noi vogliamo ricordare anche un altro genocidio volutamente dimenticato, infatti nessun telegiornale di regime ne parla, né tanto meno si sente parlarne nei nostri libri di storia usati a scuola o sarebbe il caso di chiamarla “sQuola”. Perché il massacro dei nativi americani non viene ricordato? Forse perché non fa notizia? Non frutta soldi? Non sono stati scritti diari delle memorie in merito? O forse perchè gli stessi che domani verseranno lacrime per le vittime dei campi di sterminio nazisti, sono gli stessi che qualche generazione fa portarono morte, abusi e violenza, laddove regnava un popolo  LIBERO ?  Un popolo senza prigioni né delinquenti, un popolo in armonia con la Natura… Vi riporto una testimonianza scioccante: “ Il massacro dell’Acqua Azzurra ” “Vedevo gli indiani che cercavano di fuggire in tutte le direzioni, trascinandosi bambini, donne sanguinanti, uomini già chiaramente morti, ma che le loro squaw non volevano ab...

Bosco verso Luserna via Belfiore

Immagine
- Antonella Toldo -

Marghera in festa per i 100 anni del Marco Polo - 25-1-2018

Immagine
foto di Domenico Giacon scattata dal Monte Grappa - il faro sale fino a 11.000 mt

Per non dimenticare... Nikolajewka: la vittoria della disperazione

Immagine
L'ultima battaglia della nostra ritirata di Russia, la battaglia della disperazione e della salvezza per sfondare lo sbarramento sovietico a Nikolajewka, iniziò all'una di notte del 26 gennaio 1943.  Il Corpo d'Armata Alpino, accerchiato da reparti corazzati, aveva cominciato a ripiegare dalla linea del Don il giorno 17: in quel momento, il generale Gabriele Nasci, comandante del Corpo d'Armata, poteva contare su 57.000 uomini, nelle divisioni "Cuneense", "Julia", "Tridentina" e "Vicenza". Dopo nove giorni di combattimenti e di marce in condizioni ambientali tremende, nella neve ora gelata ora sabbiosa in cui si affondava sino al ginocchio, e con un freddo fra i 30° e i 40° sottozero, le nostre truppe si trovarono decimate. Migliaia di alpini erano morti e migliaia erano stati catturati dai russi. Il 25 gennaio, vigilia della battaglia di Nikolajewka, secondo una relazione del comando del Corpo d'Armata, la s...