Ciao Carla,
sono
a te per chiederti la cortesia di pubblicare questo mio scritto sul tuo
Blog; non mi sono mai permessa di farlo, ma c'è una ragione che
mi impone di chiedertelo. Questo scritto amaro, di non facile stesura, ma
di trasparente denuncia, l'ho inviato al Giornale di Vicenza che oggi
l'ha pubblicato tagliando a propria discrezione più parti e
modificandone il finale tanto da travisarne completamente il contenuto e
il mio intento.
Grata se tu potrai pubblicare il mio scritto in versione integrale.
LA MORTE DELLA VAL POSINA
E' tutta racchiusa in quest'immagine,
la fragile bellezza della Val Posina: nell'alchimia misteriosa ed
impalpabile di un arcobaleno, dove fili di luce si intrecciano e si
abbracciano e baciano infinite e minuscole gocce d'acqua, dove il
semplice camminare del sole modifica colori e certezze.
L'arcobaleno è per sua natura
costruito sull'attimo; il suo esserci è frutto di eteree presenze e
così è pure per la Val Posina: crogiolo di delicata e generosa
natura e non visibili presenze, di storia tessuta dall'abile
sapienza, conoscenza, pazienza e fatica dei nostri avi.
Ma la bellezza è fragile, si
sbriciola, frana e cade su se stessa come le masiere abbandonate che
cedono sotto l'incuria ed il passare inesorabile delle stagioni.
La fragilità della bellezza sta nell'essere silenziosa, nel non gridare il suo bisogno di attenzioni e di
cure: vorrebbe essere capita semplicemente guardandola.
Ma non è così e vedo ed assisto allo
sciuparsi, all'appassirsi, allo sgretolarsi lento ed inesorabile
della Val Posina: vedo avanzare la morte, senza falce, ma con tante
facce.
Scorgo il suo avanzare incalzante nei
sentieri che si chiudono; nelle case abbandonate e in quelle vissute
solo d'estate; nei fiori raccolti con disprezzo e negli animali
uccisi per divertimento.
La vedo in coloro che la scelgono quale
ultima tappa del loro cammino: quando si onorano dal sapersi
ricoperti dalla terra negra della Valle, ma la stessa terra non l'hanno
saputa amare e sceglierla per viverci, scaldandola con la loro
presenza.
La vedo nei boschi tagliati malamente,
dove conta solo la legna che ci si procura e si vende e non la cura del
territorio fragile, prezioso e bello.
Vedo la morte della Valle nella
chiusura di una piccola casta che si è fatta potere cieco e sordo.
Vedo la morte di questo luogo dentro le
borse dei passeggiatori domenicali, che, traboccanti di ogni bene
gratuito della terra, ritornano in città incuranti del danno
compiuto e inconsapevoli che la vera bellezza per essere apprezzata
andrebbe raccolta con gli occhi e con l'anima.
La vedo nelle donne che vengono violate
e nella giustizia che è ben più lontana dei 50 chilometri fisici.
La trovo nelle parole di quel
Consigliere Comunale che non esita a definire dei concittadini
trasferitesi da Vicenza “Rifiuti di città venuti ad inquinare la
Valle”: c'è la morte dell'umanità in queste parole oltre all'amara conclusione che non esiste nemmeno più la decenza come
prerogativa di chi rappresenta le Istituzioni!
Muore la Val Posina quando nel
centenario della Grande Guerra smantella il suo Museo per far posto
ad una fabbrica di borsette con la scusa dell'introito di una
manciata di soldi d'affitto.
Colgo la morte del paese attorno a me
quando la consapevolezza dei cittadini nel vedere e sentire un
qualcosa di iniquo non trova una corrispondente azione civica, ma si
adagia nel quieto vivere.
Ho toccato con mano la morte della
Valle quando al sopralluogo d'Istruttoria per la costruzione della
centralina idroelettrica sul Pasubio (in Val Sorapache) nessun
Consigliere Comunale né di Minoranza né di Maggioranza erano
presenti!
La vedo avanzare baldanzosa nelle
grandi e costosissime opere pubbliche, che fanno colpo e accolgono
consensi immediati, ma effimeri e poi nella sostanza non creano nulla
per la comunità, né per il futuro della Val Posina.
Vedo la morte della Valle in coloro che
dicono di amarla attraverso una pagina facebook e poi nel concreto
non la vivono, non la curano e i “mi piace” sono false e facili
esternazioni.
L'ho respirata nella parole di quei
genitori che spronano i propri figli ad andarsene: come se il futuro
fosse unicamente oltre la galleria!
La vedo ogni notte la morte, aggirarsi
con saggia pace sulla Val Posina dormiente; e la Valle dolcissima e
tenera, struggente e feconda, unica, preziosa e fedele amica mi
sussurra:
“Non temere piccola donna: la morte non mi fa paura,
sopravviverò alla stoltezza umana!”
Irma Lovato Serena
Posina, Vicenza, 21 giugno 2017