domenica 25 giugno 2017

La morte della Val Posina


Ciao Carla,
sono a te per chiederti la cortesia di pubblicare questo mio scritto sul tuo Blog; non mi sono mai permessa di farlo, ma c'è una ragione che mi impone di chiedertelo. Questo scritto amaro, di non facile stesura, ma di trasparente denuncia, l'ho inviato al Giornale di Vicenza che oggi l'ha pubblicato tagliando a propria discrezione più parti e modificandone il finale tanto da travisarne completamente il contenuto e il mio intento.
Grata se tu potrai pubblicare il mio scritto in versione integrale.

LA MORTE DELLA VAL POSINA

E' tutta racchiusa in quest'immagine, la fragile bellezza della Val Posina: nell'alchimia misteriosa ed impalpabile di un arcobaleno, dove fili di luce si intrecciano e si abbracciano e baciano infinite e minuscole gocce d'acqua, dove il semplice camminare del sole modifica colori e certezze.
L'arcobaleno è per sua natura costruito sull'attimo; il suo esserci è frutto di eteree presenze e così è pure per la Val Posina: crogiolo di delicata e generosa natura e non visibili presenze, di storia tessuta dall'abile sapienza, conoscenza, pazienza e fatica dei nostri avi.
Ma la bellezza è fragile, si sbriciola, frana e cade su se stessa come le masiere abbandonate che cedono sotto l'incuria ed il passare inesorabile delle stagioni.
La fragilità della bellezza sta nell'essere silenziosa, nel non gridare il suo bisogno di attenzioni e di cure: vorrebbe essere capita semplicemente guardandola.
Ma non è così e vedo ed assisto allo sciuparsi, all'appassirsi, allo sgretolarsi lento ed inesorabile della Val Posina: vedo avanzare la morte, senza falce, ma con tante facce.
Scorgo il suo avanzare incalzante nei sentieri che si chiudono; nelle case abbandonate e in quelle vissute solo d'estate; nei fiori raccolti con disprezzo e negli animali uccisi per divertimento.
La vedo in coloro che la scelgono quale ultima tappa del loro cammino: quando si onorano dal sapersi ricoperti dalla terra negra della Valle, ma la stessa terra non l'hanno saputa amare e sceglierla per viverci, scaldandola con la loro presenza.
La vedo nei boschi tagliati malamente, dove conta solo la legna che ci si procura e si vende e non la cura del territorio fragile, prezioso e bello.
Vedo la morte della Valle nella chiusura di una piccola casta che si è fatta potere cieco e sordo.
Vedo la morte di questo luogo dentro le borse dei passeggiatori domenicali, che, traboccanti di ogni bene gratuito della terra, ritornano in città incuranti del danno compiuto e inconsapevoli che la vera bellezza per essere apprezzata andrebbe raccolta con gli occhi e con l'anima.
La vedo nelle donne che vengono violate e nella giustizia che è ben più lontana dei 50 chilometri fisici.
La trovo nelle parole di quel Consigliere Comunale che non esita a definire dei concittadini trasferitesi da Vicenza “Rifiuti di città venuti ad inquinare la Valle”: c'è la morte dell'umanità in queste parole oltre all'amara conclusione che non esiste nemmeno più la decenza come prerogativa di chi rappresenta le Istituzioni!
Muore la Val Posina quando nel centenario della Grande Guerra smantella il suo Museo per far posto ad una fabbrica di borsette con la scusa dell'introito di una manciata di soldi d'affitto.
Colgo la morte del paese attorno a me quando la consapevolezza dei cittadini nel vedere e sentire un qualcosa di iniquo non trova una corrispondente azione civica, ma si adagia nel quieto vivere.
Ho toccato con mano la morte della Valle quando al sopralluogo d'Istruttoria per la costruzione della centralina idroelettrica sul Pasubio (in Val Sorapache) nessun Consigliere Comunale né di Minoranza né di Maggioranza erano presenti!
La vedo avanzare baldanzosa nelle grandi e costosissime opere pubbliche, che fanno colpo e accolgono consensi immediati, ma effimeri e poi nella sostanza non creano nulla per la comunità, né per il futuro della Val Posina.
Vedo la morte della Valle in coloro che dicono di amarla attraverso una pagina facebook e poi nel concreto non la vivono, non la curano e i “mi piace” sono false e facili esternazioni.
L'ho respirata nella parole di quei genitori che spronano i propri figli ad andarsene: come se il futuro fosse unicamente oltre la galleria!
La vedo ogni notte la morte, aggirarsi con saggia pace sulla Val Posina dormiente; e la Valle dolcissima e tenera, struggente e feconda, unica, preziosa e fedele amica mi sussurra: 
“Non temere piccola donna: la morte non mi fa paura, sopravviverò alla stoltezza umana!”

Irma Lovato Serena

Posina, Vicenza, 21 giugno 2017

10 commenti:

  1. Si potrebbe pubblicare sotto la foto di quanto pubblicato dal G.d.V.?

    Non ritengo errato come principio che predetto giornale tagli, se ha ragioni di spazio, tuttavia se compie questa azione dovrebbe quantomeno scriverlo all'inizio dell'articolo, per.... decenza.

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  2. d accordissima con te e complimenti x lo scitto sella signora Lovato

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  3. Ma quindici giorni fa sul gdv la mettevano al secondo posto, dopo Schio, come numero di turisti. Se la val di Posina è morta cosa qualifica si può citare per la Valle d' Anticoli?

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  4. Complimenti Irma per il tuo scritto!

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  5. eee da fermarsi e trattenere il respiro per un attimo un abbraccio s irma

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  6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    1. Gentile Otello, quello era il Museo della Grande Guerra costato alla collettività 300mila euro circa 15 anni fa, ed era stato costruito in Val Posina (scelta tra altri paesi)per darle la possibilità di essere anche qualcosa d' altro, magari un' attrattiva turistica-storica. Premesso ciò e premesso il mio rispetto per chi lavora le chiedo: lei crede che non ci fossero altri posti-capannoni per svolgere tale attività? Questa Ditta non aveva altri capannoni in zona dove potersi insediare? Però capisco la visuale ristretta di certe menti e non posso far altro che rammaricarmene. PS: non mi chiamo Cara signora, ma Irma: GRAZIE!

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  7. Ben detto Irma! Con tutti i posti sicuramenti liberi non era certo il caso di smantellare questa attrativa storico-turistica, anche perchè 300.000 euro non son bruscolini.

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  8. Ciao Irma, dolcissimo e veritiero il tuo scritto. A parte il paragrafo del museo, mi sembra di vivere la stessa agonia della mia amata valle dell'astico. Grazie

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  9. Insoma, go capìo... VALLE MORTA anca chì...
    Lora, VALLE MORTA1 questa, e VALLE MORTA2 quela lì...

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