domenica 30 novembre 2014

Bagnasco al Papa: “Sacramenti pagati? Mai”. Bergoglio ha ragione: ecco perché



 
Scontro tra il Pontefice e il presidente della Cei sul prezzario di matrimoni, battesimi e cresime. Che per il porporato non ci sono. Ma che invece esistono, soprattutto al Sud





“I sacramenti non sono assolutamente pagati in nessun modo”. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, prova a confutare con un’uscita che sa tanto di sgambetto quanto detto da Papa Francesco. Il cardinale di Genova non ci sta ad accettare in silenzio il durissimo affondo di Bergoglio che, nell’omelia della messa di Casa Santa Marta, si è scagliato contro “il listino dei prezzi per le messe e i sacramenti” di quelli che il Pontefice ha definito "preti affaristi" che fanno una vera e propria opera di "corruzione" che scandalizza il popolo. Per Bagnasco “le offerte che i fedeli, i laici e gli offerenti intendono dare in forma libera, sono un modo per contribuire alle necessità materiali della chiesa. Anche i nostri parroci, di fronte a situazioni di impossibilità di un’offerta sicuramente non rifiutano di dare nessun sacramento, è certo. Si può camminare sempre meglio – ha aggiunto il porporato – per fare capire a tutti quanti che non c’è un commercio, che non ci può essere un commercio tra le cose sacre, nessun tipo di compenso materiale“.
Insomma, a differenza di quanto sostiene il Papa che nella sua omelia ha riportato esempi concreti vissuti in prima persona quando era giovane prete a Buenos Aires, per il presidente dei vescovi italiani non esiste questo “mercato” di messe e sacramenti. In realtà, andando in giro per la Penisola di casi scandalosi ne esistono non pochi. Emblematica la vicenda di don Valerio Mazzola, l'anziano parroco di Villa di Baggio, un piccolo borgo sulle colline pistoiesi, che espone un tariffario "per evitare l'imbarazzo degli accordi personali" tra il prete e i fedeli. Centonovanta euro per un matrimonio, 90 per un battesimo o un funerale con i parrocchiani inferociti che scrissero persino una lettera a Papa Francesco chiedendo il suo intervento.
Un problema abbastanza diffuso anche al Sud. Il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe più volte ha tuonato contro la vendita di messe e sacramenti nella più grande diocesi del Mezzogiorno fino a trovarsi costretto a vietarlo per iscritto nella sua lettera pastorale “Per amore del mio popolo”, sostenendo la “liberalizzazione delle offerte dei fedeli”. Per il porporato, infatti, deve prevalere sempre “lo spirito di liberalità e di spontaneità, come già avviene in molte parrocchie”. Niente tariffari per “correggere il sospetto di alcuni, secondo i quali anche i sacramenti ‘si comprano’”. “Che nessuno – scrive Sepe – esca dalle nostre chiese con la sensazione di aver comprato un beneficio che il Signore elargisce secondo la ricchezza del suo cuore! A tutti dobbiamo offrire il volto di una Chiesa animata dal solo desiderio di servire, senza nulla a pretendere”.
Ma proprio a Napoli i “prezzi” dei matrimoni, soprattutto in alcune chiese del centro storico con panorami mozzafiato sul lungomare e sul Vesuvio, sono arrivati alle stelle. Si parte da 100 euro per arrivare persino a 900 o 1.000 euro, senza considerare le tariffe per i battesimi, le prime comunioni e le cresime, da 50 a 400 euro. Una messa di suffragio varia da 15 a 50 euro, così come si sta sempre più affermando la “tassa sul catechismo” da 15 a 20 euro. Un vero e proprio “scandalo”, come lo ha definito Papa Francesco, che ha ricordato ciò che Gesù dice di coloro che compiono queste azioni: “Meglio essere buttati nel mare con la macina al collo”.

Pensiero gentile di Ada

Come ho avuto occasione di comunicarvi anche in un recente… passato, il venerdì mattino, da ormai nove anni, mi reco in ospedale a Santorso (prima ero al De Lellis di Schio) per il mio cosiddetto “turno di servizio” come volontaria AVO; il “mio” reparto è la geriatria polifunzionale. 
Capita abbastanza spesso che mi intrattenga con pazienti conosciuti oppure che , con sorpresa e gioia, riconosca nelle sembianze o nel modo di parlare persone della mia terra, quindi della Valdastico, e che con loro si intrecci uno scambio di ricordi, di esperienze, di racconti di vita che diventano quello che io chiamo “il mio pugnetto di gioia quotidiano”. 
Stamane è stato giorno particolarmente colmo e desidero nominare alcune persone della Valle che attualmente sono ricoverate, non perché si vada a trovarle (questo è sempre molto personale e chiede discrezione, oltre a dipendere dalla conoscenza più o meno diretta e pure dai problemi reali di salute), ma perché il pensarle, il rivolgere loro un ricordo, è segno sempre di condivisione e, perché no, di affetto.

E quindi penso ad “Olga” (zia di Lucia), a Rino da S. Pietro Valdastico, a Giustina da Valpegara, e ci aggiungo, con l’occasione, il parroco di Tonezza don Giuseppe Marcanzan. Tutto qui e… ciao! 
Ada

Cristo Redentore

sabato 29 novembre 2014

Andrea Nicolussi Golo: Guardiano di stelle e di vacche - 12 (80-84)







Ricetta còrsa di marmellata - il raisinée -

(ricordi dei miei 6 anni passati in Corsica)

2,5 kg di uva fragolina
zucchero corrispondente ai 2/3 del peso del succo dell'uva
500 gr. di mele
500 gr di pere
700 gr di noce

Lavate i grani dell'uva e passate al passaverdure.
Pesare il succo ottenuto, il peso dello zucchero sarà uguale ai 2/3 del peso di questo succo.
Mettete questo succo in una casseruola.
Con una matita fate un segno all'esterno della casseruola per riferimento dell'altezza del succo. 
Fatte ridurre di metà.
Pelate le mele e le pere tagliate a quarti, sbucciate le noci.
Quando il succo d'uva sarà ridotto versate lo zucchero, le mele, le pere e le noci.
Portate ad ebollizione, abbassate il fuoco e fate cuocere per 45 m. circa.
Mettetela nei vasetti calda e capovolgeteli fino a quando diventeranno freddi, controllate se han fatto il vuoto. 
Mi direte se vi piacerà. Odette

Disperso in guerra

Questa è la risposta dal Ministero della Difesa su una personale ricerca fatta da Piero Lorenzi da Vicenza sulla fine di un suo prozio (fratello di sua Nonna Togna)

venerdì 28 novembre 2014

Il gheppio a Forte Cherle - by Federico -


Dalla Cina con furore...

Container in treno per 13mila km, dalla Cina alla Spagna

(25 Novembre 2014 fonte trasporto europeo)

È partito il primo treno del più lungo collegamento ferroviario per le merci, dalla città cinese di Yiwu a Madrid. Il convoglio impiega ventuno giorni per attraversare sei Paesi e rientra nell'ampio programma cinese della nuova Via della Seta.

Il treno è partito con un'importante cerimonia dal terminal di Yiwu - posta nella provincia di Zhejiang vicino alla costa dell'Oceano Pacifico - il 18 novembre 2014 e arriverà a Madrid dopo ventuno giorni di viaggio
attraverso l'intera Cina, il Kazakistan, la Russia (dove transiterà a Mosca), la Bielorussia, la Polonia, la Germania, la Francia e la Spagna. Il convoglio trasporta 82 container. Il precedente record di collegamento merci ferroviario era di 9289 chilometri, attraverso la Transiberiana.
Nel tragitto dalla Cina alla Spagna, il treno – denominato YXE International Container Train - trasporta beni di consumo vari, mentre al ritorno caricherà prodotti ad alto valore, tra cui autovetture di alta gamma.

(by Odette)

La partenza del treno da Yiwu

28 novembre 2013 - 28 novembre 2014





giovedì 27 novembre 2014

Comuni del Pasubio. Per il Centenario della Grande Guerra Trento regala 150mila euro

Il Centenario della Grande Guerra è alle porte e anche Trento porta soldi sul Pasubio per promuovere il Monte Sacro e organizzare la ricorrenza in grande stile.
L’accordo è stato stipulato ieri a Posina tra l’associazione dei Comuni del Pasubio, che vede uniti Posina, Terragnolo, Trambileno, Vallarsa e Valli del Pasubio e gli assessori al Turismo Tiziano Mellarini e Marino Finozzi, rispettivamente della Provincia Autonoma di Trento e della Regione Veneto. Il progetto presentato tempo fa alla provincia di Trento dai 5 Comuni del Pasubio con l’intento di valorizzare la montagna anche nel versante trentino (a oggi molto meno frequentato rispetto a quello veneto), ha riscosso piena approvazione dall’assessore Mellarini che, dopo aver elogiato l’idea innovativa, ha confermato il contributo di 150mila euro da parte della sua provincia.

La Regione Veneto, rappresentata nell’incontro dall’assessore Finozzi, contribuirà con altri 50mila euro e ulteriori 30mila euro arriveranno dai 5 Comuni del Pasubio. Un cifra importante per un progetto che mira a valorizzare il Monte Sacro nel suo primo centenario e punta al recupero storico-culturale e alla valorizzazione delle sue valli, delle tradizioni del passato e della gastronomia.
Un progetto concepito dai 5 Comuni del Pasubio non per organizzare un evento ‘una tantum’, quanto piuttosto per creare una nuova strategia di sviluppo e occupazione nella zona. Un aspetto apprezzato anche dal trentino Tiziano Mellarini, che ha capito subito l’importanza della richiesta e ha dato il suo consenso, aprendo la strada così alla possibilità di mettere in risalto uno dei monti più importanti d’Italia creando allo stesso tempo nuove forme di occupazione per le nuove generazioni, che anche dopo il 2018 (anno che sancirà la fine del Centenario della Prima Guerra Mondiale) potranno usufruire delle competenze acquisite per lavorare in settori legati al turismo e alla promozione del territorio.
L’associazione dei Comuni del Pasubio è nata nel 1998 proprio con lo scopo di valorizzare e promuovere lo sviluppo dal punto di vista storico, turistico, ambientale e culturale del monte Pasubio e dei territori che ci vivono attorno. Sottoscritta dai sindaci dei comuni vicentini di Posina e Valli del Pasubio con i trentini Terragnolo, Trambileno e Vallarsa, l’associazione è uno dei pochi esempi in Italia che vedono collaborare comuni di due regioni diverse. L’unione, che considera i confini non come una barriera insormontabile ma come uno stimolo a guardare oltre e collaborare per rendere più forte il territorio, è nata spontaneamente dallo spirito di amicizia, di collaborazione e di identità che storicamente lega i comuni i cui territori vivono intorno al Pasubio. Collaborazione apprezzata dall’assessore Mellarini che auspica che la coalizione dei Comuni del Pasubio sia copiata da altre realtà come esempio positivo di lavoro in comune e potenziamento del territorio.
“Trento ha tirato fuori il coniglio dal cappello – ha commentato Andrea Cecchellero, Sindaco di Posina – Questo progetto permetterà di dare servizi e creare opportunità di lavoro per chi vuole restare in montagna e crearsi un’occupazione legata al mondo del turismo e della promozione del territorio. I giovani saranno chiamati ad un percorso di informazione e formazione che va ben oltre questo singolo progetto”. Entusiasmo per la concessione di Trento è stato espresso anche da Armando Cunegato, Sindaco di Valli del Pasubio, che ha detto: “Con lo sviluppo della società la montagna ha spesso sofferto l’abbandono e con questo progetto noi dei 5 Comuni vogliamo mostrare l’amore per la nostra terra e la volontà di salvaguardarla”.

Anna Bianchini Thiene on line

Giustizia civile e processi in Veneto:

Ecco la classifica dei tribunali lumaca:

A Belluno la maglia nera col 35,2% dei procedimenti pendenti
Venezia e Verona le più "virtuose". Padova raggiunge il 25%

VENEZIA - Giustizia lumaca a Nordest: ecco la classifica. Il tribunale più 'lento' è quello di Belluno, ma in realtà quello in sofferenza maggiore è quello di Vicenza a causa del rapporto magistrati-cittadini e del relativo numero di cause: è il dato, in chiave veneta, della produttività in material di giustizia civile, alla luce dei dati messi in rete dal ministero della Giustizia riguardanti i 139 tribunali italiani.

Stando alla ricognizione del ministero dei 7 tribunali veneti (piccolo, medio, grande) quello che ha il carico di procedimenti pendenti ultra triennali più alto è quello di Belluno (medio-piccolo) con il 35,2% dei procedimenti pendenti pari a 1.128 a fronte della presenza di 11 magistrati togati con un carico per ciascuno di 19.126 cittadini.

Segue al secondo posto il "grande" di Vicenza con un arretrato del 34,9% pari a 6.531 procedimenti che si 'trascinano' da più di tre anni; 36 i magistrati togati in servizio con una sproporzione notevole di un giudice ogni 23.867 abitanti.

Segue il 'medio' di Rovigo. Giacciono da più di tre anni il 25,5% dei provvedimenti, pari a 1.093, con 17 Giudici togati per il rapporto di uno ogni 20.626 abitanti. Al quarto posto si classifica il Tribunale civile (grande) di Padova con procedimenti ultratriennali pari al 24,95% per un totale di 4.639 unità a fronte di una presenza di 41 magistrati togati per una media di un giudice ogni 19.831 abitanti. A Treviso (grande) i procedimenti ultra triennali sono il 20,1% pari a 2.793 unità con 34 togati in servizio: uno ogni 25.788 cittadini. Il sesto posto lo occupa Venezia (grande) con un arretrato del 18,9% pari a 2.671 procedimenti che hanno superato i tre anni. In servizio 57 i giudici togati, uno ogni 13.179 abitanti.

Infine c'è il "grande" tribunale di Verona con il 16,9% dei procedimenti sopra i tre anni pari a 2.671 unità a fronte di una 'forza' di 46 magistrati togati che coprono un bacino d'utenza di 19.577 abitanti l'uno.
Mercoledì 26 Novembre 2014 - il gazzettino.it -

Pianura Padana inquinata: 3 anni di vita in meno a causa dello smog


MILANO - La zona più inquinata d'Italia è la Pianura Padana: diversi studi stimano che qui ogni abitante perda in media da 2 a 3 anni di vita a causa dell'inquinamento. E' quanto è emerso durante un convegno al Policlinico di Milano.

A causa dello sforamento delle soglie fissate
dall'Oms per la quantità di inquinanti nell'aria, in Lombardia ogni anno muoiono 300 persone, l'80% delle quali (circa 230) nella sola Milano. Questo dato considera unicamente gli effetti acuti dell'inquinamento, e non prende in considerazione l'impatto maggiore dovuto all'esposizione cronica. Nel capoluogo lombardo qualcosa si è mosso per risolvere la situazione, anche se non è ancora abbastanza.
I tentativi di incentivare il car sharing e l'uso della bicicletta, insieme alle restrizioni del traffico automobilistico (prima con l'Ecopass e poi con l'Area C) hanno ridotto
del 18% le concentrazioni di PM 10, e del 10% quelle dagli ossidi d'azoto. «Il dato più importante - dice Mannucci - è il marcato miglioramento della qualità dell'aria attraverso la riduzione della componente del particolato chiamata black carbon, che è considerata la più nociva per la salute dell'uomo per la sua elevata capacità di superare la barriera polmonare ed entrare nella circolazione del sangue.
Anche durante le domeniche senza traffico, tanto criticate per la loro inefficacia nel ridurre le concentrazioni globali di PM 10, è stata ottenuta una riduzione del black carbon del 78% in paragone a precedenti domeniche con traffico normale e simili per condizioni meteorologiche».
Martedì 25 Novembre 2014 - il gazzettino.it

mercoledì 26 novembre 2014

Valdastico. Approvata all'unanimità la mozione del consigliere Toldo: 'Non costruiamo il calcificio'


 Tanto amato non lo è mai stato, da quando quell'enorme edificio di cemento ha iniziato a materializzarsi negli incubi dei valligiani con la sua polvere e il suo rumore, ma tant'è che adesso il già progettato calcificio di Cava Marogna a Valdastico non lo vuole proprio più nessuno, a parte, si può intuire, il costruttore Fassa Bortolo, che dovrà tirare i remi in barca e trovare un altro sito produttivo adatto allo scopo.





Sembra che l'ultima pagina sia dunque stata scritta dalla volontà popolare degli abitanti di Valdastico e la parola 'fine' impressa a fuoco durante il consiglio straordinario del 24 novembre, convocato su richiesta dell'ex sindaco, ora consigliere di minoranza, Alberto Tolto, perché la maggioranza di Guglielmi ratificasse il no al calcificio, un no senza più ombra di dubbio.

Il dito dell'ex sindaco è tutto puntato sulla presunta reticenza della maggioranza, colpevole di aver lasciato passare troppo tempo dalla data di approvazione del progetto, il 9 settembre, ad oggi, senza prendere una posizione netta di fonte alla cittadinanza
'Due mesi di silenzio assordante – li ha definiti Toldo presentando la deliberazione – riempiti solo dall'iniziativa che hanno preso i cittadini stessi, quella della raccolta delle 642 firme contrarie, in percentuale il 74% della popolazione votante. La maggioranza voleva fare un referendum? Non so ancora in che modo lo avrebbe realizzato, ma se non ve ne siete resi conto la raccolta firme è un referendum di fatto.'

'Non voglio fare il processo alle intenzioni' – ha precisato Toldo rivolgendosi al gruppo di Guglielmi – ma non avete avuto la spina dorsale per spiegare alla popolazione con chiarezza quali sarebbero state le conseguenze della mancata costruzione del calcificio. Non date la colpa a noi se mancheranno le entrate e ci saranno problemi finanziari'. L'ex sindaco, non senza un poco di compiacimento, ha profetizzato nello scenario futuro del comune di Valdastico la fine delle entrate che provengono da Cava Marogne, che senza calcificio potrebbero non essere più certe. 'Questa Valle deve chiedersi – ho concluso Toldo nel suo intervento - di cosa vuole vivere e in quali prospettive costruire il suo futuro'.

Poche sintetiche parole quelle che ha usato invece il sindaco Guglielmi nella lettera che ufficializza il 'no' al calcificio. 'Questa amministrazione è stata chiara fin dall'inizio – ha ribattuto Guglielmi alle provocazioni di Toldo – e che avrebbe condiviso con la popolazione questa importante decisione. La popolazione si è espressa negativamente. Questa decisione l'abbiamo fatta nostra e inoltrata alla ditta Fassa Bortolo e alla Regione Veneto. Non dobbiamo dimenticarci, tuttavia, che non sarà facile gestire le ripercussioni negative sui bilanci a causa dei mancati introiti nelle casse del comune.'

Il vicesindaco Stefano Stefani, chiamato in causa per le sue dichiarazioni durante l'incontro con la popolazione a Forni del 23 settembre, non si è risparmiato una frecciatina al gruppo di minoranza: 'Avete il dente avvelenato per aver perso le elezioni? State montando una farsa. Non abbiamo mai preso volutamente una posizione perché volevamo mettere nel piatto i pro ed i contro e presentarli alla popolazione, pensando, direi quasi ingenuamente, che la gente si fidasse di noi. Probabilmente la gente ha invece una visione distorta dell'amministrazione, forse per le esperienze precedenti... Abbiamo chiesto massima fiducia – ha concluso Stefani – perché sappiano di agire in trasparenza'.

Col calcificio ormai sempre più lontano, Guglielmi sembra quindi aver disperso le polemiche degli ultimi mesi e ripartire da quanto gli sta più a cuore, e cioè lo sviluppo della Valle da un punto di vista soprattutto naturalistico. Si fa strada il progetto di una rinnovata pista ciclabile, di percorsi storici tutti da definire, della pulizia dei sentieri, di incentivazione dei prodotti di montagna, nella speranza di sfruttare i fondi Odi per lo sviluppo dei comuni di confine. 'Se mi conoscete bene lo sapete tutti quanto tengo al territorio in cui vivo – ha sottolineato Guglielmi durante l'ultima parte del suo intervento – ci stiamo dando da fare per portare avanti i punti che abbiamo promesso in campagna elettorale. Non è facile, ci stiamo mettendo tutta la nostra volontà, ma abbiamo bisogno di tutti, dei volontari e soprattutto di unione. Fino ad adesso ho purtroppo visto il contrario.'
Marta Boriero Thiene on line

Convocazione Consiglio Comunale - 2 -


Il sodalizio storico con Forni suggello di amicizia secolare (GdV)

TONEZZA. «Rimanere all'oscuro di quello che è capitato prima della propria nascita vuol dire restar sempre bambini».
La citazione di Cicerone è stato il filo conduttore della rievocazione del “comune" passato, nel giorno che ha visto riunirsi gli abitanti di Tonezza e di Forni, che per 600 anni hanno avuto un'unica municipalità. Per l'occasione, molti tonezzani sono scesi ieri fin sulle rive dell'Astico percorrendo i sentieri degli avi: quello del Paìle o quello appena riaperto dei Daneti.
Niente bancarelle, ma abbracci, e interesse quando Gastone Dalla Via, memorialista, regista e attore, ha mostrato il documento della prima unione, datato 1385, siglato da Bonziglio Velo e firmato, come giuramento di fedeltà agli Scaligeri, dai Comuni locali, tra cui "Forni con Tonezza".
Nel vicino teatro, il sindaco di Tonezza, Diego Dalla Via ha ringraziato la gente per la spontanea iniziativa e per il suo significato di crescita culturale.
«Oggi - ha detto - queste comunità sono troppo fragili, senza unire i loro servizi. È un messaggio anche per i giovani che ci sono e che verranno».

I 3,9 miliardi che i migranti danno all’economia italiana

La differenza tra tasse contributi in rapporto alla spesa pubblica

di Gian Antonio Stella - 

corriere della sera -  23.11.2014



Non c’è massacro contro i nostri nonni emigrati, da Tandil in Argentina a Kalgoorlie in Australia, da Aigues Mortes in Francia a Tallulah negli Stati Uniti, che non sia nato dallo scoppio di odio dei «padroni di casa» contro gli italiani che «rubavano il lavoro». Basti ricordare il linciaggio di New Orleans del 15 marzo 1891, dove tra i più assatanati nella caccia ai nostri nonni c’erano migliaia di neri, rimpiazzati nei campi di cotone da immigrati siciliani, campani, lucani.
Eppure quei nostri nonni contribuirono ad arricchire le loro nuove patrie («la patria è là dove si prospera», dice Aristofane) proprio come ricorda Francesco: «I Paesi che accolgono traggono vantaggi dall’impiego di immigrati per le necessità della produzione e del benessere nazionale».
Creano anche un mucchio di problemi? Sì. Portano a volte malattie che da noi erano ormai sconfitte? Sì. Affollano le nostre carceri soprattutto per alcuni tipi di reati? Sì. Vanno ad arroccarsi in fortini etnici facendo esplodere vere e proprie guerre di quartiere? Sì. E questi problemi vanno presi di petto. Con fermezza. C’è dell’altro, però . E non possiamo ignorarlo.

Due rapporti della Fondazione Leone Moressa e Andrea Stuppini, collaboratore de «lavoce.info», spiegano che non solo le imprese create da immigrati sono 497 mila (l’8,2% del totale: a dispetto della crisi) per un valore aggiunto di 85 miliardi di euro, ma che nei calcoli dare-avere chi ci guadagna siamo anche noi. Nel 2012 i contribuenti nati all’estero sono stati poco più di 3,5 milioni e «hanno dichiarato redditi per 44,7 miliardi di euro (mediamente 12.930 euro a persona) su un totale di 800 miliardi di euro, incidendo per il 5,6% sull’intera ricchezza prodotta». L’imposta netta versata «ammonta in media a 2.099 euro, per un totale complessivo pari a 4,9 miliardi». Con disparità enorme: 4.918 euro pro capite di Irpef pagata nel 2013 in provincia di Milano, 1.499 in quella di Ragusa.
A questa voce, però, ne vanno aggiunte altre. Ad esempio l’Iva: «Una recente indagine della Banca d’Italia ha evidenziato come la propensione al consumo delle famiglie straniere (ovvero il rapporto tra consumo e reddito) sia pari al 105,8%: vale a dire che le famiglie straniere tendono a non risparmiare nulla, anzi ad indebitarsi o ad attingere a vecchi risparmi. Ipotizzando che il reddito delle famiglie straniere sia speso in consumi soggetti ad Iva per il 90% (escludendo rimesse, affitti, mutui e altre voci non soggette a Iva), il valore complessivo dell’imposta indiretta sui consumi arriva a 1,4 miliardi di euro». Più il gettito dalle imposte sui carburanti (840 milioni circa), i soldi per lotto e lotterie (210 milioni) e rinnovi dei permessi di soggiorno (1.741.501 nel 2012 per 340 milioni) e così via: «Sommando le diverse voci, si ottiene un gettito fiscale di 7,6 miliardi».
Poi c’è il contributo previdenziale: «Considerando che secondo l’ultimo dato ufficiale Inps (2009) i contributi versati dagli stranieri rappresentano il 4,2% del totale, si può stimare un gettito contributivo di 8,9 miliardi». Cosicché «sommando gettito fiscale e contributivo, le entrate riconducibili alla presenza straniera raggiungono i 16,6 miliardi».
Ma se questo è quanto danno, quanto ricevono poi gli immigrati? «Considerando che dopo le pensioni la sanità è la voce di gran lunga più importante e che all’interno di questa circa l’80% della spesa è assorbita dalle persone ultrasessantacinquenni», risponde lo studio, l’impatto dei nati all’estero (nettamente più giovani e meno acciaccati degli italiani) è decisamente minore sul peso sia delle pensioni sia della sanità, dai ricoveri all’uso di farmaci. Certo, è maggiore nella scuola «dove l’incidenza degli alunni con cittadinanza non italiana ha raggiunto l’8,4%», ma qui «la parte preponderante della spesa è fissa».
E i costi per la giustizia? «Una stima dei costi si aggira su 1,75 miliardi di euro annui». E le altre spese? Contate tutte, rispondono Stuppini e la Fondazione. Anche quelle per i Centri di Identificazione ed Espulsione: «Per il 2012 il costo complessivo si può calcolare in 170 milioni».
In ogni caso, prosegue il dossier, «si è considerata la spesa pubblica utilizzando il metodo dei costi standard, stimando la spesa pubblica complessiva per l’immigrazione in 12,6 miliardi di euro, pari all’1,57% della spesa pubblica nazionale. Ripartendo il volume di spesa per la popolazione straniera nel 2012 (4,39 milioni), si ottiene un valore pro capite di 2.870 euro». Risultato: confrontando entrate e uscite, «emerge come il saldo finale sia in attivo di 3,9 miliardi». Per capirci: quasi quanto il peso dell’Imu sulla prima casa. Poi, per carità, restano tutti i problemi, i disagi e le emergenze che abbiamo detto. Che vanno affrontati, quando serve, anche con estrema durezza. Ma si può sostenere, davanti a questi dati, che mantenere l’estensione della social card ai cittadini nati all’estero ma col permesso di soggiorno è «un’istigazione al razzismo»?
Per non dire dell’apporto dei «nuovi italiani» su altri fronti. Dice uno studio dell’Istituto Ricerca Sociale che ci sono in Italia 830 mila badanti, quasi tutte straniere, che accudiscono circa un milione di non autosufficienti. Il quadruplo dei ricoverati nelle strutture pubbliche. Se dovesse occuparsene lo Stato, ciao: un posto letto, dall’acquisto del terreno alla costruzione della struttura, dai mobili alle lenzuola, costa 150 mila euro. Per un milione di degenti dovremmo scucire 150 miliardi. E poi assumere (otto persone ogni dieci posti letto) 800 mila addetti per una spesa complessiva annuale (26mila euro l’uno) di quasi 21 miliardi l’anno. Più spese varie. Con un investimento complessivo nei primi cinque anni di oltre 250 miliardi.

Mario Lorenzi "Galo"

Questa foto ce la invia la figlia Sophie dal Canada,
 nostra Follower, pensando di fare una sorpresa ai Genitori,
che loro invece ci seguono dalla Svizzera.

martedì 25 novembre 2014

Convocazione Consiglio Comunale


Lunedì 24 novembre ore 18.30
in seduta straordinaria          
presso la Sala Consigliare 
del Comune di Valdastico
all'ordine del giorno: 
IL CALCIFICIO 
LA CITTADINANZA 
è INVITATA A PARTECIPARE

Convocazione Consiglio Comunale


Mercoledì 26 alle 18,30 

La vaca mora

A Cogollo del Cengio è tornata la “vaca mora”.

Proprio così, dopo più di 50 anni dal suo smantellamento, a Cogollo è tornata la “Vaca Mora”! In molti si sono ritrovati davanti al municipio del paese domenica mattina, proprio per assistere a questo ritorno. Dopo la pioggia dei giorni precedenti, il mattino era arrivato portando con sé , il sereno e quindi tante persone sono accorse per prendere parte a questo “evento”. 

All’ora stabilita, al suono della Banda cittadina di Cogollo, dalla strada che porta a Mosson, si è sentito un sibilo e un rumore dimenticato: tutti attenti! Arriva la vacca mora! I bambini vedendo avanzare il trenino con due carrozze piene di passeggeri, erano stupiti, i grandi rivivevano momenti passati, alcuni, delusi hanno esternato i loro pensieri: “Ma mì credevo che rivasse quela vera!!!” Ma dai! Come si poteva pensare una cosa simile? 
E' pur vero che sui cartelloni c’era scritto che sarebbe arrivata la vaca mora e non una ricostruzione della stessa… 
Comunque, applaudita da un’ala di folla, la locomotiva è arrivata davanti al municipio, dove
si è fermata: spento il fumo e fermato il rumore (tutto prodotto con la moderna tecnologia) i passeggeri sono scesi dai vagoni per ascoltare le parole del sindaco Riccardo Calgaro che ha ricordato episodi della sua fanciullezza, dove ancora era vivo il ricordo del treno che sbuffava. Ha spiegato la volontà di alcuni di allestire la mostra per ricordare quello che un tempo è stato un mezzo di trasporto per tante persone e ha auspicato che questa esposizione potesse diventare permanente.  
Presente anche il neo presidente della Provincia, Achille Variati che, nonostante una notte insonne per l’allerta Bacchiglione, ha voluto essere presente alla manifestazione e ha avuto parole di lode e di ringraziamento per tutti i Sindaci che svolgono un lavoro non facile, all’interno delle loro comunità. Ed è proprio quando si ha bisogno, ha continuato, come in questi giorni dove le piogge hanno messo a dura prova i
paesi, che dobbiamo aiutarci e restare uniti: niente campanili, né colori, né bandiere; il passato deve essere un insegnamento per guardare al futuro.
Come Provincia c’è l’impegno di concretizzare una rete metropolitana elettrica, una moderna “Vaca mora”, senza fumo né carbone. Il tratto Piovene –Asiago, è sopravissuto a due guerre, ma è stato smantellato per l’arrivo del trasporto su ruote, ha segnato la fine della miseria e l’arrivo del boom industriale: se questo non fosse successo, avremo qualcosa di esclusivo che altre comunità hanno avuto la fortuna di conservare. 
Dopo il taglio del nastro, la Banda ha allietato i presenti con alcuni brani, mentre è stata
aperta al pubblico la mostra allestita grazie all’appassionato lavoro degli AMICI DELLA FERROVIA.
“Cogollo Del Cengio e il suo Trenino 1910-1948” resterà aperta fino al 15 gennaio 2015, nella sala adiacente alla Biblioteca, dove sarà possibile acquistare il libro fotografico, che è veramente interessante. Con le tante foto, documenti, storia, ricordi, questo volume può far conoscere alle giovani generazioni una storia importante del nostro territorio così da comprendere l’importanza di salvaguardare tante cose che abbiamo la fortuna di possedere .
                                                          Lucia Marangoni

Per informazioni e prenotazioni visite guidate: 0445/805060 – 3356987465 - biblioteca@comune.cogollodelcengio.vi.it









lunedì 24 novembre 2014

Arsiero


Quando si dice arte

ZHENG CHUNHUI è un artista cinese 
che è entrato nel guinness dei primati 
con la sua scultura di 12,2 metri su legno, 
la più lunga del mondo. 
Ha impiegato ben 4 anni a farla!
(segnalata da Odette)
 







Potenza del nome

[Gianni Spagnolo © 25A20] A ben pensarci, siamo circondati da molte cose che non conosciamo. Per meglio dire, le vediamo, magari anche frequ...