Tuto belo, però…
[Gianni Spagnolo©25L18]
È piuttosto curioso che in occasione di qualche manifestazione si manchi d’invitare l’ospite d’onore, l'attore principale. Succede che anche il Ritorno dal Bosco, fin dalla sua origine, pecchi purtroppo di questa fragorosa assenza.
Andrà anche bene il Corona, il Pojana, gli elfi, le anguàne fatine, l'improbabile musica, la mistica e la mastica e tutto l’armamentario che serve ad attirare l’attenzione di un vasto, moderno e ignaro pubblico. Però non invitare l’umile e misconosciuto sgobbatore della Singèla, il fedele e infaticabile compagno dei nostri cavalàri, è un vero peccato.
Si capisce che sto parlando del Mulo. Non ci sarebbe infatti la Singèla e tutta la sua epopea senza la sua silenziosa e preziosa opera. Pare che lui non se la sia presa più di tanto, abituato com'è ad essere sempre emarginato, ma in fondo c'è rimasto parecchio male.
Già chiamare cavalàri i conducenti, era un po’ un’offesa al povero quadrupede, peraltro ibrido di suo. Il cavallo non avrebbe infatti avuto storia sul tragitto della Singéla, trascinando barosso e bore. Troppo delicato e con le gambe fragili il nobile equino, meglio adatta la forza, l’ostinata determinazione e la robusta struttura di quel testardo ma insostituibile incrocio che era il mulo.
Muli abituati ad accompagnare i Nostri in pace ed in guerra, dalle Fratte Alte al Golico, dal Bìsele a Nikolajevka. Richiamati con regolare cartolina precetto, come i loro padroni. Nel primo conflitto mondiale se ne contarono a migliaia con le stellette e anche nel secondo dettero la loro buona zampa, creando un connubio indissolubile con gli Alpini.
Tra le due guerre a San Pietro si contavano una trentina di cavalàri, una ventina di muli e qualche cavallo. Di asini, almeno di quelli a quattro zampe, non mi pare ce ne fossero. Ogni mattina, i muli partivano in ore antelucane dalle loro stalle trainando un barosso da tre quintali su per la Singèla fino alle poste di carico. Capitava che tirassero sù anche i loro conducenti, ancora intorpiditi dalla levataccia. Da lì scendevano trascinando dodici e più quintali di legname. Ogni santo giorno e con ogni tempo, escluso il giovedì, loro giorno di meritato riposo.
È perciò triste, ma inevitabile, constatare che queste povere bestie si vedono rubare la scena dagli eleganti cavalli della Benemerita che aprono la sfilata, dai cow-boys in blue jeans e cerata e da una stramba schiera di mussi e mussìti. Quadretti del tutto fuori contesto, ma evidentemente più in linea con la sensibilità moderna del nostro troppo rustico e locale quadrupede.
I muli sono usciti di scena assieme alla civiltà montanara della quale sono stati insostituibile pilastro e forse non se ne trovano più in giro. Quand’anche si trovassero mancherebbero forse le competenze per governarli, per non parlare dei barossi. Quello di Jijòta, se ancora sopravvissuto a decenni di esposizione, non reggerebbe probabilmente allo sforzo. Volendo, si potrebbero però ricostruire per l'occasione; qualcosa vedo che s'è fatto, con qualche ìdola.
Il vecchio Iroso, l’ultimo mulo del VI° Alpini, è morto nel 2019 a quarant’anni. Quando montavamo di guardia alla polveriera interna del Btg. Feltre, lo facevamo con la baionetta inastata. Serviva ad allontanare i muli scalcianti che si svincolavano dalla vicina scuderia e scorrazzavano liberi nei dintorni. I conducenti veci li stimolavano anche apposta, per spaventare le burbe alle prime guardie.
Quello fu il mio limitato e anche un po' burrascoso approccio ai muli, pur avvertendo un'innata simpatia per quegli animali. Da bambino osservavo curioso, appesi in granaro, i grandi e logori comàci, le stcione, i finimenti in coràme e le lanterne da carro dei muli di mio nonno e mio bisnonno, entrambi cavalàri. Appartenevano a quel modo passato di cui si raccontava in famiglia, retaggio di come eravamo. Noi e le bestie, le bestie e noi!

Bravo Gianni, riflessione profonda e piena di rispetto per chi ha fatto la nostra storia.
RispondiEliminaSul Ritorno dal Bosco però andrei piano… che qui basta poco per finire come il mulo: lavora sodo, ma alla fine gli rubano pure la scena.
Ormai anche gli asini sfilano fieri… qualcuno persino con la fascia tricolore.
Un saluto dal tuo vecchio (e un po’ stanco) coscritto,
gino
Adesso ho capito chi era quello con la fascia tricolore vicino al vicesindaco !
EliminaIo l’ho interpretato come un bel gesto per dare il giusto peso agli animali che da sempre hanno fatto la storia dei nostri paesi. Ma se dobbiamo trovare della cattiveria in ogni cosa, sei sulla strada giusta.
EliminaSilvano
Le regole per l’esposizione della bandiera italiana compresa la fascia di sindaco sono nelle leggi italiane. Se il legislatore ha pensato bene di regolarne l’utilizzo è per evitare le interpretazioni di chicchessia che giustifica un animale bardato con la fascia tricolore. Convengo che a volte sia più meritevole a portarla un asino che un politico, ma il rispetto della legge viene prima.
EliminaCiao stanco coscritto, figlio di uno degli ultimi cavalàri de San Piero.
RispondiEliminaQuando mancano i cavalli, trottano gli asini! Questa pare sia la realtà, in carne e in metafora.
Bravo Gianni sempre puntuale nei tuoi post, e bravo Gino con la sua linea sarcastica ma con tanta verità.
RispondiEliminaPerfette le tue osservazioni e ricordi,sempre molto interessante leggerti, mancato il mulo e cavallaro x fortuna anche le "STECHE" che el tirava so" EL.?
RispondiEliminaIl mulo c’era io l’ho visto.
RispondiEliminaDella serie:
RispondiEliminaI piccioni sono aquile in un paese di polli. :)
Ma volevo parlare dei xinque euri de parchejo. Al limite me naria anca ben, ma metime un bus navetta par chi non ghe la fa andar su, e so drio parlar de done incinte, vecioti, e gente con handicap. Ma fursi quei xe meio che i staga a casa, e bebè poco e i xe de intralcio.
RispondiEliminaLe persone disabili e le donne incinte sono da sempre autorizzati a parcheggiare nei luoghi più vicini, anche durante scorso weekend. Per il bus navetta bene, almeno una persona propositiva, se ne terrà a mente per la prossima volta.
EliminaIo conosco coppie di anziani che non sono venute non per i 5 euro ma perché non c'è l'avrebbero fatta a salire a piedi
EliminaGianni, saresti uno straordinario regista del "IL RITORNO DAL Bosco", peccato per il tuo carattere.
RispondiEliminaSappiamo che la perfezione non esiste e che poter accontentare tutti é pura utopia. Sì può fare tesoro delle segnalazioni ed impegnarsi a migliorare.
RispondiEliminaÈ per fare suggerimenti che si fanno le segnalazioni, non per criticare . Spero che tutto quello che viene evidenziato, sia ricordato per il futuro.
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