sabato 30 novembre 2024

I capolavori di un tempo che fu



𝐒𝐚𝐜𝐬𝐚𝐲𝐡𝐮𝐚𝐦𝐚𝐧: 

𝐔𝐧 c𝐚𝐩𝐨𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥’i𝐧𝐠𝐞𝐠𝐧𝐞𝐫𝐢𝐚 a𝐧𝐭𝐢𝐜𝐚 𝐜𝐡𝐞 s𝐟𝐢𝐝𝐚 𝐢𝐥 t𝐞𝐦𝐩𝐨


Sulla collina che domina Cusco, in Perù, si erge Sacsayhuaman, un antico complesso fortificato che incanta e sorprende per la maestosità delle sue mura in pietra. 

Queste strutture, realizzate con una precisione straordinaria, sono composte da enormi massi, alcuni dei quali raggiungono un peso di 200 tonnellate. Ciò che rende queste mura uniche è la tecnica di costruzione: una muratura ciclopica che incastra perfettamente pietre irregolari senza l’utilizzo di malta, creando un'opera solida e duratura nel tempo.

Tecniche simili si ritrovano in altri siti antichi, come Tiahuanaco in Bolivia, alimentando l’ipotesi che Sacsayhuaman possa essere opera di una cultura andina ancora più antica e tecnologicamente avanzata rispetto agli Inca. Questa teoria suggerisce che gli Inca abbiano ereditato e adattato una conoscenza ingegneristica già esistente.

Secondo molti archeologi, tuttavia, la costruzione di Sacsayhuaman risale al XV secolo, attribuendola agli Inca durante il loro apogeo. Eppure, il livello di maestria ingegneristica continua a sfidare la nostra comprensione della storia precolombiana, sollevando domande affascinanti sulle capacità delle civiltà andine.

Sacsayhuaman non è solo un sito archeologico, ma una straordinaria testimonianza del genio umano, un luogo che continua a ispirare e a stupire, invitandoci a scoprire i segreti di un passato ancora avvolto nel mistero. 

Archeologia precolombiana

La cultura del silenzio

 


Vedete questa donna? Si chiama Francesca Ghio e negli ultimi giorni in Italia non si parla che di lei. Del suo discorso! 

Francesca Ghio, consigliera comunale, due giorni fa si è alzata in piedi e ha raccontato davanti a tutto il mondo la sua storia. Di quando a 12 anni ha subito un ciclo infinito di violenze da parte di un bravo ragazzo della Genova bene. «Avevo appena iniziato la seconda media quando sono stata abusata fisicamente e psicologicamente tra le mura di casa mia, per mesi e mesi, da un uomo di cui mi fidavo e che nessuno avrebbe pensato potesse essere un mostro. Lui mi diceva di stare zitta e che dovevo essere il nostro segreto.»

Ecco, io posso solo immaginare quanto coraggio ci voglia per fare una confessione simile. Tanto rispetto per questa donna, per il dolore che ha vissuto, per la sofferenza che ha provato. Ma la storia di Francesca non è soltanto una storia di dolore, ma è la storia di chi non si è lasciato spezzare, ma si rialza più forte di prima. Francesca parla, argomenta, proclama, rivendica il diritto di affermare pubblicamente ciò che gli altri non hanno avuto il coraggio di dire.

Ma soprattutto nel suo discorso ha detto una cosa che ci riguarda tutti, che ci coinvolge tutti, uomini e donne, senza distinzioni: «Mi guardo indietro oggi e a distanza di decenni poco è cambiato, complice una società che ritiene più facile e dignitoso nascondere.» Perché si Francesca ha ragione. Il vero male del nostro paese è proprio questo: il SILENZIO.  Il silenzio di chi per paura, viltà e opportunismo sceglie di tacere. Davanti a ogni tipo di ingiustizia e non solo quella di genere. Davanti a chi in nome di ricchezze, potere e privilegi calpesta gli altri e si compiace di farlo.

Ecco perché oggi voglio dire grazie.  Grazie Francesca, ma grazie anche a tutti quelli che, alla cultura del silenzio, hanno opposto e oppongono e continuano a opporre la cultura della Parola. 

Perché le cose che non si possono dire, quasi sempre, sono le uniche cose degne di essere dette! 


G. Middei

Concerto colorato autunnale

 


La vignetta


 

venerdì 29 novembre 2024

Avvisi funebri (FC)



 

Stare insieme

 


Stare insieme, per davvero, è sempre un esercizio impegnativo. 

Stare insieme è caos, è differenza, è bisogno, è ascolto, è colore, è rumore e silenzio. 

È quando tutto va come dovrebbe perché "ci sei tu" ed è anche quando invece va tutto male "perché tanto qui nessuno mi capisce". 

È lo sguardo che ti vede dentro anche se sei dall'altra parte del tavolo, e non chiede perché, già sa. 

È la mano che ti passa il pane per poterti accarezzare con un dito, è quella che di nascosto dà qualcosa al musetto che aspetta sotto alla tovaglia. 

Stare insieme, per davvero, è quando non ci vediamo, ma sappiamo l'uno degli altri, quando da soli ci appare tutto in bianco e nero e quell'ordine in giro è l'unico frastuono. 

Stare insieme è nascondere i tuoi biscotti preferiti "sennò me li finisce", ma anche uscire alle 8 di sera per andare a comprargli i suoi, di biscotti preferiti. 

Stare insieme è "non ti sopporto", ma non vedo l'ora che torni. 

Stare insieme è un noi che muta con la vita, che ci cambia, che ci completa. Che ci svela.

È un esercizio continuo, a volte faticoso, ma indispensabile.

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Gli orizzonti della Poesia

 


Forse la delusione 
non sapeva proprio dove andare 
e si è fermata sul mio mattino 
già dalle prime ore, 
quando ancora è così buio 
che non sai quale piega prenderà il giorno. 

Ma so del mio risveglio, 
della mente che ripassa le ore 
e fa il conto delle perdite inevitabili di tempo.

So come mi sento 

e come non serva a nulla 

spiegarlo sino in fondo. 

Spiegarlo perché poi? 

Per ascoltare le solite banalità 

nel conforto che non sa confortare, 

analizzare, 

capire, 

valutare le mie vedute

perché solo mie. 

E va bene così. 

Tanto ora c'è il sole 

ad illuminare le mie zone d'ombra, 

fare chiarezza e mettere un punto.

Appunto...


Francesca Stassi

Curiosità

 




Il volto della Statua della Libertà è quello di Isabella Eugenie.

§§§ - Isabella Eugenie Boyer è la donna il cui volto ha ispirato quello della Statua della Libertà. L'immagine risale al 17 giugno 1885 e ritrae Isabella Eugenie Boyer, considerata la musa per il volto della famosa statua. La Statua della Libertà, insieme alla sua testa, fu progettata in Francia prima di essere trasportata negli Stati Uniti.
§§§ - Isabella era la vedova del miliardario Isaac Merritt Singer, inventore della macchina da cucire Singer.

*****La donna era ritenuta una delle più belle del continente europeo.
§§§ - Incontrò e ispirò lo scultore Frederic Bartholdi, che usò il suo volto come modello per il volto della celebre statua, oggi simbolo iconico della libertà.

***** d e g u s t i b u s ...😏

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I consigli di Elettra


- Anemia -


Il ferro è il minerale essenziale per il sangue (globuli rossi)

Quando c'è carenza di ferro si parla di anemia.

Ci può essere anemia a causa di perdite di sangue eccessive per polipi intestinali, ulcere gastriche o emorragie mestruali nella donna.

Ma c'è un altro motivo che crea anemia: la disbiosi intestinale.

Le persone con una flora intestinale danneggiata sviluppano una carente produzione di vitamine B.

Senza vitamine B il ferro non viene assorbito.

Se sei giovane, sportivo, apparentemente in salute, ma sei anemico, controlla le vitamine B tramite un analisi del sangue (b12 e acido folico).

Prenditi cura della tua flora intestinale.

Come?

Limitare l'uso degli antibiotici se non allo stretto necessario.

Prepara pasti in casa con cibi freschi.

Assumi cibi fermentati (pane a pasta acida, crauti fermentati, miso, kimchi)

Integra la dieta con fegato e frattaglie.


Elettra Erboristeria 

Cornedo Vicentino 

Avvisi funebri (FC)



 

La vignetta



 

giovedì 28 novembre 2024

Un’occasione… d’oro!

 



È un continuo susseguirsi di emozioni e gioia, di soddisfazioni e felicità, il percorso di Gabriele De Rosso, giovane talento che con la passione della musica, sta continuando il suo cammino fatto di studio, impegno e costanza. 

Dopo la tournè con Gigliola Cinguetti che gli ha dato grandi soddisfazioni, ora un’altra grande occasione: ha suonato con l’Orchestra Sinfonica delle Alpi di Vienna, nella sala d’oro, la Musikverein, dove si svolge il famoso concerto di Capodanno. 

Questa è stata per lui una grande opportunità, che sicuramente gli ha dato immense soddisfazioni, unite alle tante emozioni di esibirsi in una sala maestosa e così importante. 

Bravo Gabriele! Sei splendido!  Con il tuo impegno e la tua grande passione stai facendo grandi cose, riesci a rendere felice la tua famiglia e anche noi, tuoi ex paesani, siamo orgogliosi di te!  

Ti siamo vicini col pensiero e speriamo per te le cose migliori!

Lucia Marangoni (Dàmari)


Tutte le informazioni sulla serata, spiegate nel dettaglio, si trovano nel link qui sotto.

Curiosità



Il pozzo sacro di Santa Cristina è un esempio raffinato di costruzione di precisione dell'età del bronzo.

Situata in Sardegna, questa antica struttura è rinomata per la sua precisa progettazione e la sua abilità ingegneristica.

Realizzato con blocchi di basalto locali, il pozzo mostra una meticolosa maestria artigianale, con ogni pietra che si adatta perfettamente per creare un sito funzionale e spirituale.

La sua architettura duratura continua ad affascinare sia gli archeologi che i visitatori, offrendo uno sguardo alle sofisticate capacità ingegneristiche delle antiche civiltà...

web

La vignetta


 

mercoledì 27 novembre 2024

Il Guardiano silenzioso

 


Questo è GIORDANO BRUNO

Il guardiano silenzioso di Campo de’ Fiori.

Una delle piazze più belle di Roma.


Proprio qua Giordano Bruno fu arso vivo.

Era il 17 febbraio del 1600.

Bruno aveva sfidato il papato.

Affermava che l’universo era infinito e che la Terra si muoveva. A differenza di Galileo, il filosofo di Nola non abiurò mai le sue teorie rivoluzionarie. Per questo fu scomunicato, incarcerato, giudicato eretico e condannato al rogo dall’Inquisizione della Chiesa.

Le sue ceneri furono gettate nel Tevere.

La statua oggi è uno dei mille volti di Roma.

Fu realizzata e qui collocata nel 1889 dopo una lunga battaglia condotta contro il clero.  

Numerosi intellettuali firmarono una petizione per realizzarla: Walt Whitman, Victor Hugo e Henrik Ibsen. Da allora l’opera dello scultore Ettore Ferrari domina questa piazza molto frequentata e il suo sguardo severo è rivolto proprio verso il Vaticano, a mo’ di sfida!

Giordano Bruno fu un martire del libero pensiero. Terminata la lettura della sentenza che lo condannava, il filosofo eretico volse il suo viso pieno di disprezzo ai suoi accusatori e disse: 

“Forse tremate più voi nel pronunciare contro di me questa sentenza che io nell'ascoltarla”.


Simone Terreni-web


Albero di Natale all'uncinetto



 

Bepi de Marzi a Rotzo

 


E’ con grande commozione che annunciamo il ritorno a Rotzo del grande maestro Bepi de Marzi
L’ultima (e unica) volta che lo abbiamo avuto in paese è stato nel luglio del 2013, a cinque anni dalla morte del suo grande amico, Mario Rigoni Stern
Bepi ritorna per parlarci ancora una volta di Mario, delle sue guerre, della montagna, della povera gente che da sempre ha dovuto subire le scelte sciagurate dei potenti, in un dialogo intimo e profondo, intervallato da canti e musiche. 
Prendiamo nota, questo è davvero un appuntamento imperdibile.

Biblioteca Civica di Rotzo

Un Natale del 1945


Vi invitiamo ad assistere a "Un Natale del 1945" con la proiezione del film di Fabio Rosi, prodotto da Gallio Film Festival, tratto dal racconto di Mario Rigoni Stern che verrà letto ad alta voce. 

Ospiti della serata il regista e il produttore che risponderanno alle domande del pubblico. 

Il film racconta l'incontro tra un maestro, ex brigatista nero, e un suo ex alunno partigiano, divisi dalla guerra, nel Natale 1945 sull'Altopiano di Asiago si ritrovano in un rifugio di montagna. L’incontro, con una clessidra simbolo della loro vecchia amicizia, riaccende ricordi e il desiderio di riconciliazione.

🗓️ Venerdì 13 dicembre

⏱️ Dalle ore 20.45

📍 Auditorium Comunale di Piovene Rocchette

🎟️ Biglietti disponibili al Caffè Auditorium al costo di 3€ per tutti

👉 https://www.comune.piovene-rocchette.vi.it/Vivere-il-comune/Eventi/Un-Natale-del-194

La vignetta


 

martedì 26 novembre 2024

Al peggio non c'è mai fine?




Al peggio non c’è mai fine? 

Non so se avete seguito la vicenda della banana di Maurizio Cattelan, «l’opera» venduta per 6,2 milioni di dollari a un collezionista privato. 

Ecco, ma solo io mi domando: ma esattamente cosa è stato venduto? C'è gente che muore di fame, letteralmente, e si spendono milioni per una banana e un pezzo di scotch: ecco l’essenza della società di oggi. Eppure c’è chi ha usato la parola «genio», «provocazione», chi parla di «critica alla società», chi addirittura come Sgarbi ha visto nell’opera di Cattelan una «strada nuova e rivoluzionaria» al nostro modo di intendere e di concepire l’arte. E allora mi domando: ma sono tutti impazziti? Far passare l’idea che una banana appiccicata al muro sia arte, quella che dovrebbe «scuotere dall’anima la polvere», perché è come una freccia che tocca il cuore, a me pare una forzatura bella e buona. 

Ecco, una delle fiabe più antiche al mondo racconta di un re superficiale e vanitoso, ossessionato dal suo aspetto esteriore. Un giorno gli si presentano due furfanti, garantendo di essere in grado di produrre una stoffa preziosissima e meravigliosa, con il pregio di essere invisibile agli ignoranti. Colpito nella vanità, il re si fa confezionare questi abiti nuovi. Tutti i dignitari di corte, per paura di essere tacciati di ignoranza, si sperticano in lodi esagerate riguardo ai vestiti inesistenti. Finché un giorno un bambino gridò, svegliando tutti dal torpore: «Il re è nudo!»

Perché vedete, il punto è proprio questo: il re è nudo! Abbiamo perso il senso e la misura delle cose. Tutti parlano, ma nessuno ha realmente qualcosa da dire. Nella società delle apparenze tutti vogliono mettersi in mostra, senza avere nulla da mostrare! Viviamo la cultura del contenitore che se ne frega del contenuto. 

Caro Professor Sgarbi, se la banana di Cattelan è arte... allora l'arte è un luogo comune. Una provocazione fine a se stessa. E non serve più a niente e a nessuno. Ecco, lasciatemelo dire, su una cosa però Cattelan ha ragione: 

Siamo alla frutta! Letteralmente! 


G. Middei

Paella di Natale


 

Avvisi Funebri (FC)



 

Avvisi funebri (FC)



 

La vignetta


 

lunedì 25 novembre 2024

Ostia, che bruta bestia!

[Gianni Spagnolo © 24M11]

Non era in preventivo, ma in quest’epoca di stagioni pazzerelle, anche salire al Cauriòl in una mite e tersissima domenica dell'estate di San Martino ha il suo bel perché. 

Il monte Cauriòl (2494 m) e il contiguo Cauriòl Piccolo (2404 m), assieme alle vicine cime Cardinal e Busa Alta, fanno parte della catena del Lagorai Orientali che dalla Valsugana arriva sin al passo Rolle. Un esteso e maestoso crinale porfirico che sovrasta le valli dell'Avisio e del Vanoi. La stupenda veduta che si gode dalla vetta del Cauriòl spazia ad angolo giro sulle Dolomiti. Non solo: nell'azzurro  terso brilla a ponente la corona innevata delle Alpi Orobiche, dall'Adamello all'Ortles, per chiudersi poi a Nord verso gli Alti Tauri. A ponente si ergono maestosi gli inconfondibili profili delle Alpi Bellunesi, dalla Pale di San Martino fino alla Marmolada. A Sud si staglia imponente la granitica piramide di Cima d'Asta, che oscura la vista del nostro Altopiano. Ai suoi piedi, luccica al sole il lungo e quasi rettilineo solco del torrente Vanoi, chiuso molto più lontano dalla cuspide piramidale del Monte Pavione e dal lungo crinale calcareo delle Vette Feltrine.

Impossibile, peraltro, non pensare a Feltre su queste vette. Non già all’amena cittadina bellunese, ma al battaglione di Alpini che ne assunse il nome e qui lo legò per sempre all’eroica conquista del Cauriòl. È da tanto tempo che volevo salire questa vetta, ma non ne avevo finora trovata l’occasione. Eppure, su queste montagne ci sono stato da militare proprio col Btg. Feltre, in un campo d’arma della 66.ma cp., ormai più di quarant’anni fa. Se l’Ortigara è stato per antonomasia il Calvario degli Alpini e dei nostri Btg. Bassano e Sette Comuni, il Cauriòl lo è stato sicuramente del Feltre.

Oggi sono qui quasi per caso, accompagnato da mio figlio. Salendo, provo un po’ a raccontargli di cos’è stata la guerra su queste montagne, dove si stima siano morti 10.000 soldati in entrambi gli schieramenti. Soldati che avevano l’età media che ha proprio lui adesso. Mi rendo contro che sono discorsi da vecchio e che un ragazzo d’oggi fatica a capacitarsi di cos’abbia significato la guerra e quale fosse la disposizione d’animo e gl’ideali dei suoi coscritti d'allora, italiani o imperiali che fossero. Ma vedo che mi ascolta e commenta; un po' ci pensa. Un abisso di cultura materiale e sensibilità separa ormai quell’epoca dalla nostra, ma l’uomo è sempre quello e non è sicuro che impari dai suoi errori. Migliaia di giovani vite furono immolate su queste rocce affilate; sacrificati per far dell'Italia quella nazione che non è mai stata e per le ambizioni di monarchie giunte al loro capolinea.

Il pendio che affrontiamo per raggiungere la vetta è così lungo, esposto e impervio che viene spontaneo pensare come fosse possibile scalarlo sotto il fuoco nemico che martellava dalla cima e dai crinali. Sudiamo noi, nei nostri moderni e leggeri indumenti tecnici, in questo mese di novembre e m’immagino gli alpini che s’arrampicano su queste rocce cosparse di licheni, nell’estate del 1916.  In divisa di panno, fasce mollettiere, scarponi chiodati, giberne, zaino e fucile con baionetta inastata. Fu allora che il Cauriòl venne etichettato da quegli alpini con l'esclamazione del titolo: Ostia, che bruta bestia!

Oggi tutto tace, siamo soli su queste vette e tra queste rocce che avranno raccolto chissà quanti rantoli e imprecazioni, dolore e disperazione. D'altra parte, la forza della disperazione il battaglion Feltre l'aveva impressa proprio nel suo motto: Nec spe nec metu (né speranza né paura). 

I cent'anni di Seconda

 








Seconda e famiglia desiderano ringraziare Don Sergio per la S. Messa, le Autorità per la partecipazione alla cerimonia e tutti i Parenti e Amici che sono venuti a porgerle gli auguri.
La figlia Fiorenza ci ha inviato le foto.


Nuovo Parroco in Valle


don Agostino Zenere

Le Parrocchie a noi vicine di Pedemonte, Casotto e Forni, in questo periodo vivono l'avvicendamento del Parroco.
Don Gino Baù ha salutato la Comunità la settimana scorsa per prestare servizio nell'unità pastorale di Sandrigo.
Domenica 1° dicembre il Vescovo di Vicenza Monsignor Giuliano Brugnotto, presenterà alle Comunità il nuovo Parroco Don Agostino Zenere alla Messa delle ore 10.30 nella chiesa de Brancafora di Pedemonte.
(fonte bollettino Parrocchiale di Valdastico)
 

Voglio essere l'ultima


Se domani Mamma non rispondo alle tue chiamate.

Se non ti dico che vengo a cena.

Se domani, il taxi non appare.

Forse sono avvolta nelle lenzuola di un hotel, su una strada o in una borsa nera.

Forse sono in una valigia o mi sono persa sulla spiaggia.

Non aver paura, mamma, se vedi che sono stata pugnalata.

Non gridare quando vedi che mi hanno trascinata.

Mamma, non piangere se scopri che mi hanno impalata.

Ti diranno che sono stata io, che non ho urlato, che erano i miei vestiti, l'alcool nel sangue.

Ti diranno che era giusto, che ero da sola.

Che il mio ex psicopatico avesse delle ragioni, che ero infedele, che ero una puttana.

Ti diranno che ho vissuto, mamma, che ho osato volare molto in alto in un mondo senza aria.

Lo giuro mamma, sono morta combattendo.

Lo giuro, mia cara mamma, ho urlato forte così come volavo alto.

Ti ricorderai di me, mamma, saprai che sono stata io a rovinarlo quando avrai di fronte tutti quelli che urleranno il mio nome.

Perchè lo so mamma, che non ti fermerai.

Ma, per quello che vuoi di più, non legare mia sorella.

Non rinchiudere le mie cugine, non privare le tue nipoti.

Non è colpa tua mamma, non è stata nemmeno mia.

Sono loro, saranno sempre loro.

Combatti per le loro ali, quelle ali che mi tagliarono.

Combatti per loro, che possano essere libere di volare più in alto di me.

Combatti per urlare più forte di me.

Possano vivere senza paura mamma, proprio come ho vissuto io.

Mamma, non piangere le mie ceneri.

Se domani sono io mamma, se non torno domani, distruggi tutto.

Se domani tocca a me, voglio essere l'ultima.

Cristina Torre Cáceres





Se ti chiede cosa fai perché gli interessa, È NORMALE.
Se vuol sapere sempre dove sei e ti geolocalizza con il cellulare, NON È NORMALE.
Se dice una cosa inappropriata in un momento sbagliato, È NORMALE e spesso è un ministro.
Se prima ti insulta e poi dice che scherza, NON È NORMALE. 
Se ti dice: se mi ami davvero, mi devi obbedire, NON È NORMALE. 
Se ti urla e ti spinge e poi dice che è solo nervoso NON E’ NORMALE. 
Se controlla i tuoi soldi e il tuo conto in banca, NON È NORMALE.
Se pretende il pin del tuo cellulare. NON È NORMALE. 
Se ti dice: ma come cazzo ti sei vestita…NON È NORMALE. 
Se quando parli ti dice stai zitta, non capisci niente…NON È NORMALE.
Se spia i tuoi like, NON È NORMALE.
Se vuole che ti tolga da Instagram, invece lui ci rimane e mette like a ballerine di pole dance, NON È NORMALE.
Se è gelosissimo, e vuole controllare chi vedi e quando, è un secondino e non è un compagno, e NON E’ NORMALE. 
Se dice che quello che fa lo fa per il tuo bene e poi ti fa un occhio nero NON E’ NORMALE
Cara amica. Se hai il dubbio che qualcosa nella tua storia non sia normale… ricordarti che INVECE È NORMALE chiedere aiuto. 
Questo è il numero antiviolenza 1522. il Numero nazionale completamente gratuito e anonimo, troverai persone sapranno ascoltarti, e che parlano anche tantissime lingue: italiano, inglese, francese, spagnolo, arabo, farsi, albanese, russo, ucraino, portoghese, polacco… 
Quindi puoi parlare come vuoi, e non sarai giudicata, ma solo ascoltata.

Luciana Littizzetto, monologo a Che Tempo Che Fa

Gli orizzonti della Poesia

 


Non c'è nulla di più triste 

dell'allegria forzata, 

la voglia di felicità 

indotta,

costruita 

su misura per te.


E ci provi a buttarti nella mischia. 


Confidi nelle luci,

le voci, la confusione, 

quell'aria di festa 

che ha tutta l'aria 

di essere perfetta 

per una serata diversa. 


Ma tu sei diversa...


Francesca Stassi


Indossavo la libertà

 



Le radici della violenza di genere.

STASERA, al termine della fiaccolata contro la violenza sulle donne, ci ritroveremo nuovamente al Centro Culturale, da dove eravamo partiti, per un interessante incontro con la dottoressa Daniela Bonato, psicologa e sessuologa, a cui seguirà un opportuno e ci auguriamo intenso dibattito. 

La dottoressa analizzerà “Le radici della violenza di genere”, vale a dire quel sottobosco di consuetudini, pregiudizi e preconcetti che possono portare alla violenza sulle donne (non solo sessuale ma anche fisica, psicologica o di altro tipo) e in molti casi persino a giustificarne l’uso, quasi fosse un fatto normale. E’ un tema delicato e dobbiamo tutti cercare di approfondirlo, dotandoci di quegli strumenti di conoscenza che possano aiutarci a diffondere modelli di convivenza basati su educazione e rispetto 

Lunedì, 25 novembre 2024

ore 19.45: ritrovo al Centro Culturale e partenza della fiaccolata

ore 20,30: INDOSSAVO LA LIBERTA’, incontro sulla violenza di genere

da: Biblioteca Civica di Rotzo

La vignetta




 

domenica 24 novembre 2024

L'orologio del campanile




Me presento: mi son l’orologio del campanile

a movo  le lancète con fare gentile,

le ore giuste le gò sempre segnà,

che sia de inverno o de istà.


Ma un giorno de qualche mese indrìo

cosa me sucedeva, no gò mia capìo...

Le me lancete indrìo le se ciapàva

e le ore giuste più no le segnava!


Alsava la testa, chi me passava davanti:

“Ma sto orologio, xelo indrìo o vanti?”

Epure tuti sempre me vardàva

e a che ora che gera, i pensava…


Mi provavo a dirghe ale lancète:

“Serchè de nare a tempo, no sì mai chiete!”

Ma a usma ele le girava,

sensa segnar ben el tempo che passava!


Qualcosa xè successo un giorno, de sicuro!

Me xè rivà vissin, proprio rente al muro,

du òmeni che i me gà vardà

e le lancete i gà destacà!


Desso me sento nudo, 

quasi me vergogno

e ogni note mi a me sogno,

che rive presto el momento

che co le lancète a posto, sarò contento!


I me varda con pena, co passa la gente…

mi desso no posso più dire gnente…

Ma scolto le ciàcole che parla de mi:

“Che bruto l’orologio che l’è, cussì!”


Mi speto e spero che i giuste sto angàgno,

me manca qualcosa e sempre me lagno…

ma quando le me lancète le tornarà

l’ora sarà ancor giusta, de inverno e de istà!


Lucia Marangoni (Dàmari)

20/11/2024


Alberi di Natale

 


- Mario Rigoni Stern sugli alberi di Natale -


"Quando gli uomini vivevano a contatto con la natura, nel tempo dell'anno che il sole ritornava a salire nel cielo, sentivano di dover festeggiare il grande avvenimento adornando un abete nella foresta e, nella radura luminosa, con danze e canti si rallegravano nel cuore. Poi, nel paese dove il mare non gelava mai, un giorno arrivarono alcuni uomini ad annunciare la grande novella: era nato Uno che portava la luce. La luce dentro di noi, non fuori di noi. Così per festeggiare quest'Uomo unirono la sua nascita alla festa del Sole.

Da allora si diffuse la tradizione dell'albero di Natale che oggi [in molti] vorrebbero far morire. La loro ragione, molto emotiva e poco razionale, è che migliaia, se non milioni di abeti vengano così sacrificarti, che i boschi vengano distrutti con grave danno ecologico. E si indignano. 

Ma le cose non stanno così. 

Intanto si può subito dire che dove per così tanto tempo questa tradizione è viva e viene praticata, i boschi non sono affatto scomparsi. Nei paesi del nord Europa i boschi coprono ancora grandi estensioni di quei territori ed è da credere che le superfici boscate sono aumentate. Ben altre sono le minacce alla loro vita! Da noi, invece, per i boschi delle nostre montagne, si deve dire che non saranno certo gli alberi di natale a stravolgere l'ambiente. E mi spiego.

Gli alberi che vediamo vendere agli angoli delle piazze cittadine hanno verso la punta un sigillo del Corpo Forestale che ne garantisce la provenienza. Per lo più vengono da coltivazioni apposite, poste su terreni abbandonati che qualche montanaro coltiva per avere ogni otto-dieci anni una entrata extra per il suo magro vivere. Vengono pure utilizzati per alberi natalizi i cimali degli abeti tagliati nel bosco per necessità colturali.

Si sa che la migliore foresta, la più utile all'uomo sotto ogni aspetto, non è la foresta vergine o abbandonata a sé stessa, ma quella mista, disetanea e coltivata. Lo dicono da tempo l'esperienza e gli studiosi che tutta la vita hanno dedicato al bosco; e per coltivarlo, per avere benefici, bisogna appunto tagliare o agevolare lo sviluppo. La foresta ci deve dare legname da opera e da carta, legna per scaldarci. E anche alberi di natale per ricordarci il ritorno del Sole e la nascita di Cristo".

Al di lá dell'aspetto religioso, comunque interessante in termini antropologici, è sempre importante leggere Rigoni Stern. In questo caso su un tema che tutt'oggi tende a spaccare l'opinione pubblica. 

La riflessione di Rigoni Stern sugli alberi di Natale prosegue:

"Ai confini del mio brolo c'è un pascolo ai margini del bosco. Nel corso degli anni ho potuto constatare come va cambiando nell'aspetto. Un tempo vi pascolavano dieci vacche; poi è stato abbandonato. Ha incominciato a coprirsi di cardi, di cespugli di ginepro, rosa canina e crespino. 

Tra questi cespugli sono comparsi dei piccoli abeti e qualche frassino. Qualche anno fa il contadino ha voluto riprendere l'allevamento e al posto delle dieci vacche, sullo stesso pascolo, non può tenere più di sette vitelle: hanno trovato poca erba e così ha dovuto decespugliare e ripulire l'area.

Ma intanto sono cresciuti gli alberi che con la loro ombra e con il loro sviluppo hanno ancora ridotto il pascolo. Ora, proprio in questi giorni di dicembre, il proprietario ha avuto dal Corpo Forestale l'autorizzazione a tagliare qualche centinaio di alberelli al fine di fare crescere l'erba per alimentare le vitelle. Questi alberelli diventeranno alberi di Natale per voi che vivete in città e questa operazione non la trovo per niente anti-ecologica.

A conferma di questo, proprio l'altro giorno un agronomo Rettore d'Università, mi diceva come, a causa dell'abbandono della montagna, anno dopo anno aumenti notevolmente la superficie boscata delle nostre Alpi, Prealpi e Appennini.

Non preoccupatevi quindi per gli alberi di Natale che vedrete vendere nelle vostre città: hanno lo stesso valore morale dei fiori nelle fiorerie".


da Arboreto Salvatico


Com'eri vestita?

 


Quale complemento alla giornata contro la violenza sulle donne del prossimo 25 novembre, al primo piano del Centro Culturale è stata allestita una mostra, di ridotte dimensioni, se vogliamo, ma altamente simbolica. 

Troveremo esposti alcuni vestiti simili a quelli indossati da donne vittime di violenza e per ognuno di essi troveremo una descrizione in grado di farci comprendere meglio il contesto e i fatti accaduti. Accanto ad un normale indumento di lavoro potremo leggere, ad esempio: “lavoravo in un’impresa di pulizie e la sera con il mio carrello passavo negli uffici vuoti. Avevo un grembiule azzurro, la mia divisa da lavoro, stavo cambiando lo straccio per pulire i pavimenti… non ricordo molto, solo una mano nella bocca che mi impediva di respirare, questo senso di soffocamento che mi annebbiava la mente e mi impediva di muovermi. Lui addosso a me, contro la scrivania, ricordo il dolore che sentivo ovunque. Era il mio datore di lavoro”.

Ci auguriamo di cuore che la domanda “Com’eri vestita?” non risuoni più nelle aule di tribunale durante i processi di stupro, ben sapendo come nel passato questo sia stato spesso un quesito giuridicamente fondamentale, in grado di determinare una presunta provocazione da parte della vittima e quindi una attenuazione o addirittura l’annullamento della colpa da parte del violentatore. Ogni uomo deve invece essere cosciente dell’assoluta gravità di ogni forma di violenza e deve capire come nel merito non possa esistere alcun tipo di attenuante, né il fatto che la vittima sia stata poco vestita o ubriaca o anche solo parzialmente consenziente.  

Se anche una “piccola” mostra come questa potrà aiutare a illuminare le menti di tutti, ne saremo immensamente felici.

da Biblioteca Civica di Rotzo

L'eredità che lasceremo

 


Sei venuto nudo,

te ne andrai nudo.

Sei venuto senza niente,

te ne andrai senza niente.


Allora da dove vengono così 

tanto odio, risentimento, 

invidia, egoismo e orgoglio?


Andremo tutti a mani vuote, 

abbiamo vinto 

tutte le cose materiali, 

abbiamo vinto qui 

e lasceremo tutto qui.


L'unica cosa che ti accompagnerà, 

che hai effettivamente guadagnato qui, 

è l'amore che hai condiviso, 

la compassione che hai mostrato, 

la tua umiltà, la tua gratitudine, 

il tuo aiuto, la tua gentilezza.


Questa è l'eredità che lascerai qui 

e che tutti ricorderanno.

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Potenza del nome

[Gianni Spagnolo © 25A20] A ben pensarci, siamo circondati da molte cose che non conosciamo. Per meglio dire, le vediamo, magari anche frequ...