domenica 30 giugno 2024

La riflessione della Domenica


Perseverare e ostinarsi - la chiave per distinguere tra queste due modalità di agire, la troviamo nell’auto-riflessione e nell’apertura mentale. 

Perseverare richiede di essere costantemente in dialogo con se stessi, con i propri obiettivi e l’ambiente circostante, disponibili a fare gli aggiustamenti necessari per imparare continuamente.

Ostinarsi, viceversa, è un segno di chiusura, del rifiuto di impegnarsi in questo dialogo costruttivo, spesso a costo di ripercussioni personali o professionali.

In sintesi, le nostre realizzazioni e il superamento delle sfide quotidiane, dipendono non solo dalla capacità di persistere, ma anche da come scegliamo di farlo.

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A son del gato...

 



La vignetta


 

sabato 29 giugno 2024

Eterni dilemmi...

 


L’ENIGMA DEGLI EGIZI


La Grande Piramide di Cheope contiene un enigma di cui nessuno storico o archeologo preferisce parlare. Tutti gli archeologi sono concordi nel dire che la struttura della piramide è composta da circa 2.400.000 blocchi di roccia con un peso che varia tra le 2 e le 70 tonnellate. Ciascuno di questi blocchi di roccia è stato posizionato con una precisione assoluta, visto che la piramide ha un margine di errore di solo 1 centimetro alla base, e di solo 1 grado di allineamento verso il nord. Un risultato simile si ottiene oggi solo con dei sistemi di costruzione guidati dai laser.
Ma non è la precisione con cui è stata costruita la Grande Piramide a lasciare impressionati. E nemmeno vogliamo addentrarci sul modo in cui sono stati trasportati i blocchi.
La “domanda dalle cento pistole” è invece un’altra: quanto tempo ci hanno messo? Perché è questa “la domanda di tutte le domande” da farsi!
Ammesso che gli operai egizi siano riusciti a tagliare, trasportare e posizionare 1 blocco al giorno; per costruire la Grande Piramide ci sarebbero voluti esattamente (2.400.000: 365) anni, vale a dire 6.575 anni per terminarla. Questo vuole dire che la piramide, data per terminata nel 2.500 a.C. circa, sarebbe stata iniziata come minimo nel 9.000 a.C. Ma secondo gli archeologi la Grande Piramide venne costruita in soli 10 anni verso il 2.500 a.C. Cosa comporta questa affermazione?
Per essere costruita in circa 10 anni, come insegna l’archeologia ufficiale, calcolando che si lavorava solo con la luce del giorno e quindi 10 ore al giorno, ogni blocco della piramide deve essere stato tagliato, trasportato e posizionato al ritmo di meno 1 ogni minuto, ossia uno ogni 60 secondi o poco più. (1 blocco x 60 minuti x 10 ore x 365 giorni x 10 anni) = 2.190.000. Vi immaginate un gruppo di lavoratori dotati di strumenti teneri come il rame, che non conoscono nemmeno la ruota in quel tempo, tagliare blocchi da 2 a 70 tonnellate, trasportarli su tronchi tramite rampe e posizionarne 1 ogni minuto senza interruzione, ogni giorno, ogni settimana, ogni mese, ogni anno, per 10 anni? Io onestamente ho qualche difficoltà.
La Grande Piramide fu sicuramente costruita da gente che viveva nel posto in cui è stata rinvenuta. Ma è piuttosto evidente che il tempo in cui venne realizzata, e forse anche gli autori che la realizzarono, probabilmente non sono quelli che in molti pensano.

L’articolo continua sul libro:
HOMO RELOADED – 75.000 ANNI DI STORIA NASCOSTA
Puoi trovare una copia del libro a questo link:

La vignetta


 

venerdì 28 giugno 2024

La barchéta de San Piero




Rita aveva allora, forse, sessant’anni e aveva due galline: le trattava come regine e loro contraccambiavano le cure con un uovo fresco, ogni giorno, per almeno 9 mesi l’anno. Le uova servivano per tirare le lasagne, per una frittata e per l’immancabile torta, ogni venerdì sera, per la festa. Ma c’era un uovo, nel corso dei giorni, che diventava “importante”: verso le metà del mese di giugno Rita raccoglieva un uovo, tondo e pieno e lo poneva, al fresco, sulla soglia di pietra della finestra di casa posta a nord, verso il filare di maggiociondoli pieni di grappoli d’oro sotto i quali profumavano le fragole, dove il sole non arrivava mai, nonostante la stagione di luce.
L’uovo rimaneva là, prendendo il tepore fresco di giugno, in attesa del suo uso rituale, e particolare.
Arrivava la sera del 28 giugno e Rita mi aspettava per preparare “la barchetta de San Piero”! Prendeva un vaso ampio e rotondeggiante, che lei diceva essere pregiato perché proveniva da Murano e per me, che avevo visto le immagini sul sussidiario delle isole di Venezia, un vaso di Murano non poteva che essere prezioso come un tesoro! Riempiva il vaso con l’acqua freschissima che, per l’occasione, aveva prelevato in una fonte “la Romita” posta appena sopra il paese. Poi prendeva, con rispetto quasi sacrale, quell’uovo, lo rompeva con una mossa secca e precisa e ne raccoglieva l’albume in un piccolo mestolo. Avvicinava il mestolo colmo all’acqua, vi immergeva l’albume, lentamente, e recitava una “preghiera” per me una formula magica che avrebbe trasformato il bianco di quell’uovo… in un’opera d’arte! Diceva: “San Piero della barca, fè che el pan a nessun ghe manca, e dè salute ai nostri cari, quei vissini e quei lontani”. Si commuoveva pensando ai suoi due nipoti, unici nipoti, dei quali custodiva religiosamente le foto sul comò, in camera, perché vivevano a Melbourne e che, mai, aveva visto di persona.
Poi riponeva il vaso colmo d’acqua, nel quale era annegato l’albume dell’uovo prescelto, sul davanzale di una finestra, stavolta a sud, in attesa della notte. In quella notte, per me bambino, san Pietro avrebbe trasformato un insignificante albume d’uovo in un veliero. Domani ci sarebbero state vele, e bandiere, e mille alberi per sorreggerle, a forma di pinnacoli come un immaginario tempio fluttuante.
E così avveniva, sempre. La mattina del 29 giugno, appena sveglio correvo a casa di Rita per vedere la barchetta de San Piero. E ogni anno era una sorpresa: stavolta tutte le vele ritte e filanti, un’altra volta larghe e pesanti; pochi alberi per sorreggerle o cento, filanti guglie volute… da San Pietro!
Nella cultura contadina la forma della “barca de San Piero” veniva interpretata. A seconda di com’è il veliero, i contadini sono in grado di capire le condizioni del tempo che li aspetta. E così anche Rita decretava, leggendo il futuro in quella sfera di cristallo che custodiva mille punte filanti, la mattina del 29 giugno, come sarebbe stata la nuova stagione: feconda o avara di frutti dell’orto e dei campi, generosa d’erba per il pasto invernale delle mucche o arida e difficile.
Tutto un mondo di speranze, di attese, di sogni, di ricordi e di affetti che girava attorno alla “barchetta de San Piero”, nella notte magica e al mattino luminoso del 29 giugno, festa di San Pietro e Paolo, tanti anni fa…
Lucio Spagnolo

Sagra di San Pietro


 

Empatia


Vieni, ti presto le mie scarpe,

per farti immergere un po'

nelle stesse acque in cui mi sono trovata.


Vieni, ti presto le mie scarpe,

in modo che tu percorra il sentiero della mia vita

e forse tu possa capire.


Vieni, ti presto le mie scarpe,

vivi ciò che ho vissuto,

e dimmi se ti dà ancora fastidio il mio cammino.


Vieni, mettiti le mie scarpe,

sentiti come mi sono sentita,

e poi dimmi se hai ancora voglia di giudicare.


Conosci solo una parte della storia

e giudichi solo quello che vedi.


Vuoi sapere tutta la situazione?


Vieni, mettiti le mie scarpe.


Percorri il mio cammino

e poi dimmi se ti fanno male i piedi.

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El giro delle Contra'


 

La vignetta


 

giovedì 27 giugno 2024

Avvisi funebri (FC)

 



E’ un dolore profondo che travalica i confini del paese dove è cresciuta, Arsiero, quello legato alla prematura scomparsa di Denise De Rossomamma e infermiera vicentina di soli 39 anni che ha dovuto a lungo affrontare la sofferenza derivante dalla malattia, grave al punto da strapparla ora ai fratelli, ai genitori e all’adorato figlioletto Gionata. Una notizia di certo triste che ha sconvolto tante persone nell’Altovicentino, da lunedì. Tra chi aveva da vicino testato la tempra forte di Denise, nel suo lavoro nel settore sanitario per l’Ulss 7 e nei suoi affetti personali, seguendola nel percorso di cura che aveva intrapreso con tenacia e, soprattutto, auspicandone la piena guarigione.
L’immagine che la ritrae in questi giorni nell’epigrafe, dove indossa il cappello tipico degli Alpini, di cui era una fedelissima  alle adunate, rivela una delle sue attitudini: quella per la carriera militare che aveva toccato con mano in una fase di vita. Da aggiungere poi quella per la caccia, seguendo qui la passione la passione di famiglia, per il judo che ha praticato. E non di rado, in paese, la si notava alla guida del trattore di famiglia. Inoltre, nonostante le terapie a cui si era sottoposta dopo la diagnosi di malattia, aveva proseguito gli studi del Master, senza demordere mai. Un altro lato della sua indole tenace e combattiva, che l’ha contraddistinta anche nella salita più ardua.
A decine, sul suo profilo social di facebook, stanno regalando un ricordo o un messaggio di partecipazione al lutto con il sorriso di Denise oggi ancorato nel cuore, preparandosi al momento di raccoglimento in occasione del funerale imminente. 
La cerimonia religiosa sarà celebrata venerdì alle 14.30 nella chiesa parrocchiale di Santa Maria di Arsiero. Domani, invece, alle 19, si reciterà la veglia di preghiera. Seguendo l’esempio di tante altre donne vicentine colpite da patologie oncologiche Denise De Rosso era entrata a far parte dell’associazione Raggio di Sole Odv, partecipando aa varie attività di supporto e condivisione e scoprendo qui una nuova passione, per lo yoga. Che la faceva stare bene.
Denise, che si faceva chiamare anche “Denny”, era un’Alpina affezionata.
I ricordi. “Era tenace, coraggiosa, cocciuta e testarda – è così che la ricorda con affetto Claudia Guido, collega sul piano professionale e referente proprio del gruppo con sede a Marano -. I suoi occhi trasmettevano davvero tanto amore per la vita e non ho mai visto spegnersi in lei la speranza che, comunque sarebbero andate a finire le cose, il suo passaggio avrebbe lasciato il segno. E posso dire che così è stato.” E ancora, un amico: “hai dimostrato a tutti che cosa sia il coraggio, ma di quello sei sempre stata ben fornita. Un pensiero per te, Denise, non ti dimenticheremo!”. Due parole, in un altro post, dicono molto in poco spazio: “ciao Roccia!"
(Eco Vicentino)


Anna informa


 

I consigli di Elettra


- Come controllare se si sta bene -


Il corpo umano è un sistema complesso molto sofisticato. 

Ha un sacco di meccanismi regolatori e compensativi, perciò non avvisa subito se ha un problema finché il problema non crea danno. 

Per evitare di aspettare l'allarme doloroso possiamo eseguire un check up personale e controllare il nostro stato di salute.

Cosa controllare:

- crescita dei capelli e delle unghie.

- forfora secca o grassa o prurito in testa 

- naso chiuso, goccia al naso 

- lingua patinata di bianco o marrone 

- alito cattivo

- sudore odoroso

- problemi di pelle 

- eruttazioni continue 

- gonfiore di pancia ad ogni pasto

- dolore alle gambe a salire le scale 

- colore e consistenza delle feci, diarrea, stitichezza 

- colore,  forza e tenuta  dell'urina 

- qualità del sonno, sogni

- apnee notturne 

- dolori notturni alla schiena o alle gambe

Ogni punto di questo elenco mostra un disequilibrio nei vari apparati: endocrino, tegumentario, epatico, renale, scheletrico e muscolare.

Per ogni sintomo ci può essere qualcosa che si può fare per migliorare e si può iniziare con:

- assumere vitamine e minerali con cibo o integratori 

- regolare l'istamina nella dieta 

- prendere digestivi

A volte con pochi semplici cambiamenti si può ottenere molto.


Elettra Erboristeria 

Cornedo Vicentino 

Stasera in Proloco a San Piero


 

La vignetta


 

mercoledì 26 giugno 2024

Gratitudine... questa sconosciuta...


Perché le persone molto spesso non riconoscono quello che fai per loro? 
Perché la prima volta che tu fai qualcosa per qualcuno tu generi in lui la gratitudine. 
La seconda volta che tu fai o dai a qualcuno generi l’anticipazione. 
La persona si aspetta di ricevere di nuovo. 
La terza volta hai già generato un’aspettativa. 
La persona si aspetta di ricevere ancora quello che gli avevi dato. 
La quarta volta tu generi un merito. 
La persona sente di meritare quello che gli stai dando e vuole continuare a ricevere. 
La quinta volta hai già creato una dipendenza. 
Quella persona sente di non vivere più bene senza quello che tu gli stai dando. 
É già viziata. 
La sesta volta percepisci che non c’è reciprocità, tu non ricevi nulla in cambio e smetti di dare. 
E allora la persona viziata che tu hai creato è risentita con te perché gli stai negando quello di cui ha tanto bisogno e allora finisce per odiarti, perché hai smesso di dare quello che tu gli hai fatto credere di meritare. 
Per questo bisognerebbe sapere qual è il limite nel dare. 

Perché l’altro non sempre conosce i limiti nel ricevere. Spesso, quando siamo immersi nella routine quotidiana, tendiamo a dare per scontate le Persone e le cose che ci circondano, ma non è così!

Riflettere su questa verità può portarci a un’importante consapevolezza: la necessità di coltivare la gratitudine quotidiana. 

Essere grati non solo per i grandi eventi della vita, ma anche per le piccole cose che spesso passano inosservate, può trasformare il nostro modo di vedere il mondo e vivere ogni giorno con maggiore pienezza.

La gratitudine non è solo un sentimento, ma una pratica che può essere coltivata attraverso semplici gesti quotidiani. 

Prendersi un momento ogni giorno per riflettere su ciò che abbiamo e ringraziare per le persone e le cose che arricchiscono la nostra vita può portare numerosi benefici. 

Mario Venuti-web


I consigli di Elettra


- Male alle  ginocchia - 

Può essere causato da una postura errata dovuta a scoliosi, lavori ripetitivi, troppo sport, appoggio sbagliato del piede, traumi, ma anche da problemi intestinali o infezioni virali subcliniche e infine poca idratazione.

Quando inizia il dolore o si presentano rumori strani è saggio sentire un osteopata, un fisioterapista, un ortopedico. 

Nel frattempo cosa può essere utile per aiutare un ginocchio dolente a migliorare, quando la cartilagine è sofferente?

È utile integrare gli elementi indispensabili per costruire la cartilagine e diminuire lo stress ossidativo, e sono:

- glucosamina 

- quercitina

- vitamina c

Inoltre serve sfiammare la parte dolorante con piante che favoriscono la funzionalità articolare:

- artiglio del diavolo

- frassino

- equiseto

- china

- salice

- ginepro

In estate aggiungere una tisana di equiseto o equiseto e mirtillo che migliorano la funzionalità renale, eliminando le scorie e rinfrescano il corpo.

Aiutare il corpo tramite erbe, dieta, idratazione può portare a buoni risultati finché la capacità di rigenerazione del corpo è presente. 

Cartisan, Artosan, + Equiseto  sono una squadra speciale.


Elettra Erboristeria 

Cornedo Vicentino 

Avis



Durante la S. Messa del patrono a San Pietro Valdastico il prossimo
29/06 alle ore 18 saranno presenti vari Rappresentanti di AVIS Schio Alto Vicentino e dei gruppi comunali AIDO di zona per ringraziare i donatori della Valle dell'Astico (Lastebasse, Pedemonte, Valdastico) e ricordare la bontà del loro impegno affinchè sia di esempio per la comunità. 

Provare poco costa


Ho letto che quando piove dovremmo aprire le finestre. Invece le chiudiamo... e sembrerebbe essere un errore che quasi tutti facciamo di sicuro!

Se piove, è possibile aprire le finestre per qualche minuto. La pioggia porta ossigeno e purifica l'aria della nostra casa.

Il classico "odore di pioggia" si chiama in realtà Petrichor. 

Quando piove, c'è odore di ozono e queste particelle puliscono l'aria della nostra casa.

L'acqua è un elemento purificatore che pulisce tutto ciò che è cattivo...

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E’ capitato a tutti di sentire quel buon profumo di “terra bagnata” dopo la pioggia.

Quell’odore particolare ha un nome ed è di origine greca ed è difficile non associare quella sensazione al capolavoro italiano “La pioggia nel pineto” di Gabriele D’Annunzio.

Ad oggi si parla molto dell’ambiente e delle nuove politiche “verdi” che si vogliono adottare in un futuro non troppo prossimo.

Ad oggi l’Italia (e non solo) è in emergenza siccità in una di quelle che è stata definita una delle estati più calde di sempre.

Tra gli odori che ci restano più impressi nella mente fin da quando siamo bambini è sicuramente quello della terra bagnata.

L’odore emanato dal suolo quando piove dopo un lungo periodo di secca ha un nome preciso: petricore.

Il misto di dolce e acre insieme quasi segno di un respiro della terra, deriva da alcuni elementi che si incontrano con la pioggia.

Tra questi ci sono l’ozono, la geosmina e oli prodotti dalle piante e rilasciati nell’atmosfera grazie all’acqua piovana.

Il dizionario Treccani definisce il petricore come quella “particolare sensazione olfattiva che si percepisce al battere della pioggia sulla terra da tempo asciutta”.

Il termine ha origine neoclassica e nasce dall’inglese “petrichor” che, a sua volta, deriva dall’unione di due sostantivi greci: “πέτρα” (pietra) e “ἰχώρ” (icore, linfa; ovvero il fluido che, secondo la mitologia, scorre nelle vene degli dei).

Gabriele D’Annunzio è una delle figure letterarie e politiche più emblematiche del nostro paese.

Tra i capolavori scritti dal poeta non possiamo non pensare a “La pioggia nel pineto” dopo aver parlato di petricore.

Durante il temporale estivo D’Annunzio ci porta a immergerci completamente nel paesaggio, portandoci a contemplare solamente i rumori dell’acqua e della natura che si trasforma intorno, e che porta alla trasformazione anche i protagonisti della poesia (il poeta e la sua musa Eleonora Duse): i due sono diventati una sola cosa con il bosco.

Al tema del panismo, quindi, se ne collega subito un altro: quello della metamorfosi.

Nella poesia sono diversi gli elementi forti e caratterizzanti, soprattutto per quanto riguarda l’udito e gli odori.

Leggendo la poesia si può quasi sentire il rumore della pioggia e il profumo del bosco che avvolge i due fino a farli diventare parte di sé.

La vignetta


 

martedì 25 giugno 2024

Maxi schermo in Proloco il 29


 

Par trarla un fià "in bovino"...

 


COME FARE FELICE UN UOMO:

1. "Essere disponibili" (o cercherà altrove😉)
2. Nutrirlo
3. Dormire con lui
4. Farlo sentire importante
5. Lasciarlo in pace
6. Non controllare il suo telefono
7. Non volerlo cambiare

Quindi cosa c'è di così difficile in questo?


COME FARE UNA FELICE UNA DONNA:

Non è davvero troppo difficile, ma... per rendere felice una Donna, un uomo deve solo essere:

1. Un amico
2. Un compagno
3. Un amante
4. Un padre
5. Un fratello
6. Un maestro
7. Uno chef
8. Un elettricista
9. Un idraulico
10. Un meccanico
11. Un massaggiatore
12. Un super fotografo
13. Uno stylist
14. Un sessuologo
15. Un ginecologo
16. Un bravo Psicologo
17. Naturalmente che la faccia ridere.
18. Un medico
19. Che sappia leggere le stelle
20. Un ottimo ascoltatore
21. Un organizzatore
22. Un buon padre
23. Molto pulito, profumato e ordinato
24. Simpatico
25. Atletico
26. Sensibile
27. Attento
28. Sincero
29. Intelligente
30. Divertente
31. Creativo
32. Generoso
33. Forte
34. Comprensivo
35. Tollerante
36. Prudente
37. Ambizioso
38. Passionale
39. Coraggioso
40. Determinato
41. Rispettoso
42. Affidabile
43. Premuroso
44. Che faccia delle sorprese (bigliettini d'amore, viaggi, regali piccoli, medi e grandi)
45. Galante
46. Spontaneo
47. Non sottolineare i suoi difetti
48. Che faccia tante coccole 
49. La ascolti con attenzione e senza interromperla
50. Le faccia trovare ed invii messaggi d'amore
51. Essere abbastanza o molto ricco
52. Saper gestire sbalzi d'umore e tsunami emotivi: pre-durante e post ciclo
53. Prestarsi a mangiare con gusto e con classe ogni cosa che la donna prepara, esaltando la bontà dei piatti (anche se sono solo pop corn!)
54. Farle complimenti e sorriderle regolarmente
55. Andare a fare shopping con lei e pagare!
56. Non guardare le altre donne
57. Darle un sacco di attenzioni
58. Darle un sacco di tempo, soprattutto tempo per sé stessa
59. Darle un sacco di spazio, senza mai preoccuparsi di dove vada e con chi sia.
60. Non dimenticare mai:
* compleanni
* anniversari
* San Valentino

Semplice no?😂😂😂

I consigli di Elettra


- Diarrea fastidiosa  -


Scaricare troppo, mostra una difficoltà dell'intestino di eseguire il suo lavoro.

Assorbire nutrienti e produrre vitamine e altre molecole importanti come gli acidi grassi sono la funzione dell'intestino e del microbiota.

Un movimento intestinale continuo altera la flora batterica e crea carenze.

Perché si soffre di diarrea?

(non la diarrea da antibiotico o da infezione virale o batterica)

Le cause possono essere varie, ma le prime da indagare sono:

- intolleranza o sensibilità al glutine (legumi-latticini )

- carenza di vitamina b12

Spesso un intestino che risponde con una forma diarroica dopo aver mangiato, mostra una carenza digestiva, creata dalla carenza di b12, che altera la produzione di succo gastrico.

Integrare vitamine del gruppo B se si soffre di digestione difficile può essere una buona idea.

Integrare le vitamine tramite un integratore nei cambi di stagione, può essere una soluzione per tutti per prevenire carenze.

Chiedere al proprio medico e controllare la vitamina b12 e acido folico nel sangue se si soffre di problemi digestivi o diarrea senza apparente causa.


Elettra Erboristeria 

Cornedo Vicentino 

La vignetta

 


lunedì 24 giugno 2024

Via delle Alpi - il prima e il dopo -

 


foto inviateci
da Eugenio Toldo

foto da Nita


Avvisi funebri (FC)



 

I viaggi della cicogna


A Forme Cerati é arrivato Lorenzo Protto per la gioia di Mamma Samantha Lorenzi, il Papá Omar, la sorellina Matilde e le Nonne Leonella e Marie Jeanne. Congratulazioni e Auguri a tutti!

C'è ancora qualcuno che rispetta la tradizione?

La notte di San Giovanni (ovvero la notte tra il 23 e il 24 giugno) è una notte carica di misteri e leggende

La tradizione vuole che in questa data si prepari l’acqua di San Giovanni. Un’acqua profumata e odorosa che sembra dia la possibilità di raccogliere la “rugiada degli Dei” in questa notte magica. 

Vediamo meglio di cosa si tratta, quando si fa, con quali erbe, come si prepara e come usarla.

Ricetta Acqua di San Giovanni

Autore: Michela-Erbecedario Blog

foto acqua San Giovanni

Cos’è l’acqua di S. Giovanni: 

è un’acqua nella quale viene messa una misticanza di erbe e fiori spontanei la notte di San Giovanni (la notte che precede il 24 giugno, che è il giorno in cui viene celebrato San Giovanni Battista). Considerata da sempre una notte magica del solstizio d’estate. 

Origine: la tradizione della notte di San Giovanni è particolarmente legata al solstizio d’estate, infatti è questo il periodo in cui inizia il momento più propizio per la natura. In passato, per evitare eventi negativi (come siccità e tempeste) che avrebbero potuto rovinare i raccolti, venivano fatte preghiere e riti magici propiziatori. Per questo motivo, raccogliere questa rugiada era considerato un rito utile per ottenere salute e serenità nei mesi successivi. 

A cosa serve e cosa fare con l’acqua di San Giovanni? Viene usata per lavare viso e mani. Si tratta di un tradizionale rito propiziatorio, considerato un gesto di purificazione, in quanto la rugiada ricordava il battesimo di San Giovanni Battista. Bagnarsi mani e volto con la rugiada di questa notte ha un significato di rinascita e rinnovamento. 

Si dice porti fortuna, amore e salute.

Ecco come fare a preparare questa preziosa acqua e quali fiori raccogliere. 

Tempo di preparazione: 10 minuti

Tempo di macerazione: 8-12 ore 

Ingredienti:

  • Acqua
  • Fiori ed erbe spontanee

Quali fiori raccogliere per l’acqua di San Giovanni?

Solitamente si raccolgono le erbe e i fiori edibili che offre il proprio territorio. 

Tuttavia, solitamente si trovano facilmente:

Procedimento

 

  1. Quando si prepara? Secondo la tradizione si devono raccogliere erbe e fiori spontanei la sera del 23 Giugno, dopo il tramonto.
    raccogliere erbe spontanee e fiori spontanei
  2. Nella scelta delle erbe non c’è una regola, ci si affida al proprio istinto scegliendo tra le erbe presenti.
    fiori per acqua di San Giovanni
  3. I fiori raccolti vanno messi in una bacinella piena d’acqua da lasciare all’aperto tutta la notte.
    fiori in bacinella acqua
  4. Le erbe e i fiori in questo modo possono assorbire la rugiada del mattino.
     rugiada del mattino sui fiori
  5. Come usarla? La mattina del 24 giugno, si otterrà l’acqua profumata di San Giovanni da utilizzare per lavarsi mani e viso. Si avrà una piacevole sensazione di profumo e freschezza.
     acqua profumata San Giovanni per lavare mani e viso

Potenza del nome

[Gianni Spagnolo © 25A20] A ben pensarci, siamo circondati da molte cose che non conosciamo. Per meglio dire, le vediamo, magari anche frequ...