giovedì 29 febbraio 2024

Baléte


Chi è nato prima della metà degli anni ’60 dello scorso secolo e millennio, ricorda certamente il gioco che imperversò nell’estate del 1971: le micidiali palline Clic-Clac.
Appellativo onomatopeico per un divertimento formato da due palline del diametro di quattro centimetri, legate ad a un paio di cordicelle che facevano capo ad un anello di plastica, studiato apposta per essere tenuto fra pollice ed indice. Il geniale gioco consisteva nel far sbattere fra loro le due solide palline in rapidissima successione. Queste rimbalzavano velocemente l’una sull’altra, generando, appunto, un rapido e sonoro clic clac.
Rumore a parte, il problema stava nel fatto che era quasi impossibile che nel vortice del movimento non ci finisse il polso o il dorso della mano o, peggio, qualche dito (ma non erano escluse pallinate sulla cervice) del maldestro giocatore, con immaginabili dolori.
In sé l’esercizio era anche faticoso, posto che le braccia si indolenzivano subito.
Dopo l’euforia iniziale, complice la monotonia del gioco e le nefaste conseguenze per le articolazioni, le due palline unite dalle corde finivano immancabilmente in qualche cassetto di casa. Accompagnate dagli improperi dei familiari che certificavano l’ennesimo inutile sperpero della paghetta.
Questa fu tra le prime "mode sociali" che il progresso insinuava negli svaghi tradizionali di noi bociasse, in una valle marginale e ferita dall'emigrazione. Analogamente e contemporaneamente alle figurine Panini dei grissini Robertino, ai tatuaggi ad acqua, alle péche in baléta e a tante altre innovazioni che avrebbero cambiato per sempre il nostro mondo.

I consigli di Elettra


- Varicella: come essere forti -


I virus sono 'esseri viventi' patogeni piccoli e resistenti. 

Cercano un organismo da infettare per poter replicarsi e vivere.

Ne sono un esempio la Varicella, l'Herpes delle labbra, il  fuoco di S. Antonio e le influenze.

Ma che determina la gravità dell'infezione non è la 'cattiveria' del virus, ma la debolezza della persona che lo ospita.

Infatti, la citazione più famosa di Claude Bernard (fondatore della medicina sperimentale 1813-78) è: 

Il microbo è nulla, il terreno è tutto...

(cioè: il microbo è nulla, noi siamo tutto).

Per essere forti e superare senza complicanze le infezioni virali è utile integrare per tutto il periodo invernale  la vitamina D.

Il ruolo della vitamina D è determinante nel limitare l'estensione e le complicanze dell'infezione.

Gli studi scientifici hanno dimostrato che una buona dose di Vitamina D nel sangue, impedisce la replicazione virale.

L'integrazione è necessaria finché non si trascorre almeno 4 ore al sole.

Spesso è meglio integrare tutto l'anno, riducendo la dose nei periodi estivi e sospendendo l'integrazione quando si soggiorna al mare.

Per un'integrazione corretta sentire il pediatra o il medico di base.

Se si presenta la varicella è utile applicare sulle pustole più volte al giorno l'amaro svedese per fermare il prurito. (vecchio rimedio ancora valido)

Due volte al dì tamponare la pelle con olio essenziale di  Ravintsara o Niauli. 


Elettra Erboristeria 

Cornedo Vicentino 

Strada della vena riaperta


 

L'angolo della Poesia




È ora di lasciare perdere 

quello che non comprendo,

fare scorrere su acque tranquille 

anche le tempeste e distendermi 

sul fuoco di una stella 

accesa miliardi di anni fa,

affinché io veda la sua luce 

come nata adesso 

solo per i miei occhi.


Francesca Stassi 



La vignetta


 

mercoledì 28 febbraio 2024

Incontri per i Nonni - biblioteca di Arsiero

La biblioteca di Arsiero ha organizzato nei mesi scorsi degli incontri per i nonni sul tema del leggere insieme. Curati da persone preparate, il tema importante del leggere per i propri nipoti, ha toccato vari temi ed è stato molto interessante. 

Un incontro prevedeva che il nonno/a portasse il proprio nipotino e leggesse qualcosa insieme. Io, non avendo nipoti piccoli a disposizione, ho preso una nipotina in affitto e con lei ho raccontato filastrocche e storielle: è stato un momento emozionante per tutti i partecipanti! 

È stato realizzato un video che condensa in pochi minuti, il lavoro di molte ore e che fa capire il percorso che è stato fatto. Un grande ringraziamento a Sofia Sella per il suo prezioso lavoro e a tutte le persone che, a vario titolo, hanno contribuito a rendere speciale ogni incontro. 

Lucia Marangoni Dàmari


L'angolo della Poesia



Torna se puoi...

giovinezza non vissuta,

sempre ai margini dei giorni 

in attesa del giorno buono 

per liberare la fantasia, 

i sensi e tutto quello 

che ti vibrava dentro, 

compresso dalla ragione 

dal dovere, 

dal piacere da dare agli altri 

e mai a te stessa.

Torna se puoi...

giovinezza sfiorita 

nella fretta del vivere 

e mai assaporata sino in fondo,

figlia diventata madre 

dell'io incompreso e chiuso 

nel primo cassetto a destra.

Torna se puoi...

giovinezza invecchiata,

solo per dirti della fiducia tradita,

dei sogni a cui ho creduto, 

dei volti che ho amato. 

Solo per dirti che nulla mi manca 

come le corse a perdifiato nei prati 

e quel cielo che prometteva miracoli.


Francesca Stassi




I consigli di Elettra

 


Il cibo secondo gli antichi: i piselli  

I piselli sono un legume primaverile, leggero, facilmente cucinabile, morbido da masticare. 

Sono ideali come accompagnamento a carne rossa e bianca, uno po' meno a pesce e uova.

Il piatto riso e piselli nella tradizione culinaria è un piatto primaverile che alleggerisce il sangue e porta "buona umidità".

Questa "buona umidità" è utile per affrontare la primavera.

Se mangiati in autunno o in inverno i piselli apportano equilibrio.

Quando sono  abbinati a cibi più riscaldanti come la carne rossa, riequilibrano il pasto.

I nostri nonni cucinavano i piselli con la pancetta per dare più calore al piatto.

I piselli sono ottimi per le persone asciutte, calorose, nervose. 

Ecco cosa dicevamo gli antichi: 

"I piselli sono delicati nel gusto, risvegliano l'appetito, puliscono dai catarri, sanano la tosse e danno un buon nutrimento.

Possono creare aria a chi è sensibile, ma si possono correggere cucinandoli con aglio e pepe.

Sono secchi nel primo grado e umidi in modo moderato.

Sono buoni per i giovani e per i colerici (le persone di costituzione fuoco).

Si digeriscono presto, donano poco nutrimento, possono aiutare l'intestino.

Se sono ben cotti, creano poca aria.

Ottimi nei tempi caldi.

Conoscere le proprietà del cibo, (oltre la loro composizione chimica) e comprenderne il "carattere" ci aiuta ad usarli in modo corretto e con cura.


Elettra Erboristeria 

Cornedo Vicentino 


Secoli e secoli fa?

No, il secolo scorso. Mio Nonno materno questa triste realtà l'ha purtroppo vissuta e le conseguenze gli sono state fatali in giovane età. La foto parla da sola. Chissà che si presti a qualche riflessione per qualche giovane d'oggi!...


Non é più tra noi - Maddalena Pretto - (nr. 05-02/24)



La vignetta


 

martedì 27 febbraio 2024

Le notizie, quelle belle, quelle che non fanno rumore...

 Paola è PAOLA TOLDO Slaviero





I consigli di Elettra


- Sta arrivando l'allergia - 


Le piante di nocciolo sono quasi in fiore e le betulle arriveranno tra breve e per chi soffre di allergia è finita la pace.

Per riuscire a sopravvivere al caos respiratorio che crea l'allergia si possono attuare strategie mirate.

Limitare i cibi che stimolano l'istamina è una via, ma spesso non basta.

I cibi responsabili dell'aumento dell'istamina sono:

Frutta cruda con il nocciolo 

Frutta secca, tutta, forse la più leggera è l'anacardo.

Pomodoro crudo

Tonno in scatola 

Albume d'uovo

Cioccolata 

Crostacei 

Formaggio di mucca stagionato 

L'istamina prodotta dal corpo, può  essere controllata e un po' diminuita facendo attenzione ai cibi assunti, ma non può essere eliminata completamente visto che l'istamina è un elemento essenziale per la difesa del corpo.

Quindi che fare? 

Cercare di aiutare il corpo a degradare velocemente  l'istamina.

Cosa aiuta la degradazione dell'istamina?

L'acido folico nella forma metilfolata.

È importante questa forma di vitamina B, perché si è visto che le persone che tendono a sviluppare allergie e dermatiti, sono portatori di una debolezza enzimatica che impedisce l'uso corretto dell'acido folico.

Quindi avere nel sangue un valore alto di acido folico non è sinonimo di abbondanza, ma potrebbe mostrare  un sovraccarico metabolico, meglio controllare anche l'omocisteina.

Infine, oltre alla limitazione del cibo e l'integrazione di vitamine, gli antistaminici aiutano ad arginare il sintomo.

Per ultimo, ma non meno importante, per spegnere la risposta allergica nella medicina naturale si usa integrare per tempo (almeno 2 mesi prima) la vitamina D e gli oligoelementi: Manganese.

L'allergia non permette di respirare bene, pensare liberamente, dormire come un sasso e cercare tutto ciò che aiuta a gestire i sintomi è il minimo per cercare di  migliorare la qualità della vita.


Elettra Erboristeria 

Cornedo Vicentino 


Curiosità


La percezione comune che l’Africa sia un grande paese è ancora ampiamente sottovalutata dalla maggior parte delle persone che costruiscono mappe e mappamondi.

Le distorsioni visive riportate su tutti gli atlanti porta ad una scarsa considerazione dello stesso continente. Il continente africano ha una superficie di 30,37 milioni di kmq, abbastanza da contenere Stati Uniti, Cina, India, Giappone, Messico e molte nazioni europee, messe insieme.

La vignetta


 

lunedì 26 febbraio 2024

Vorrei che tu venissi da me in una sera d'inverno...


Vorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo.

Per gli stessi sentieri fatati passammo infatti tu ed io, con passi timidi, insieme andammo attraverso le foreste piene di lupi, e i medesimi geni ci spiavano dai ciuffi di muschio sospesi alle torri, tra lo svolazzare di corvi.

Insieme, senza saperlo, di là forse guardammo entrambi verso la vita misteriosa, che ci aspettava. Ivi palpitarono in noi per la prima volta pazzi e teneri desideri. “Ti ricordi?” ci diremo l’un l’altro, stringendoci dolcemente, nella calda stanza, e tu mi sorriderai fiduciosa mentre fuori daranno tetro suono le lamiere scosse dal vento.

Ma tu – ora mi ricordo – non conosci le favole antiche dei re senza nome, degli orchi e dei giardini stregati. Mai passasti, rapita, sotto gli alberi magici che parlano con voce umana, né battesti mai alla porta del castello deserto, né camminasti nella notte verso il lume lontano lontano, né ti addormentasti sotto le stelle d’Oriente, cullata da piroga sacra. Dietro i vetri, nella sera d’inverno, probabilmente noi rimarremo muti, io perdendomi nelle favole morte, tu in altre cure a me ignote. Io chiederei “Ti ricordi?”, ma tu non ricorderesti.

Vorrei con te passeggiare, un giorno di primavera, col cielo di color grigio e ancora qualche vecchia foglia dell’anno prima trascinata per le strade dal vento, nei quartieri della periferia; e che fosse domenica. In tali contrade sorgono spesso pensieri malinconici e grandi, e in date ore vaga la poesia congiungendo i cuori di quelli che si vogliono bene.

Nascono inoltre speranze che non si sanno dire, favorite dagli orizzonti sterminati dietro le case, dai treni fuggenti, dalle nuvole del settentrione. Ci terremo semplicemente per mano e andremo con passo leggero, dicendo cose insensate, stupide e care. Fino a che si accenderanno i lampioni e dai casamenti squallidi usciranno le storie sinistre delle città, le avventure, i vagheggiati romanzi. E allora noi taceremo, sempre tenendoci per mano, poiché le anime si parleranno senza parola.

Ma tu – adesso mi ricordo – mai mi dicesti cose insensate, stupide e care. Né puoi quindi amare quelle domeniche che dico, né l’anima tua sa parlare alla mia in silenzio, né riconosci all’ora giusta l’incantesimo delle città, né le speranze che scendono dal settentrione. Tu preferisci le luci, la folla, gli uomini che ti guardano, le vie dove dicono si possa incontrar la fortuna. Tu sei diversa da me e se venissi quel giorno a passeggiare, ti lamenteresti di essere stanca; solo questo e nient’altro.

Vorrei anche andare con te d’estate in una valle solitaria, continuamente ridendo per le cose più semplici, ad esplorare i segreti dei boschi, delle strade bianche, di certe case abbandonate. Fermarci sul ponte di legno a guardare l’acqua che passa, ascoltare nei pali del telegrafo quella lunga storia senza fine che viene da un capo del mondo e chissà dove andrà mai. E strappare i fiori dei prati e qui, distesi sull’erba, nel silenzio del sole, contemplare gli abissi del cielo e le bianche nuvolette che passano e le cime delle montagne.

Tu diresti “Che bello!”. Niente altro diresti perché noi saremmo felici; avendo il nostro corpo perduto il peso degli anni, le anime divenute fresche, come se fossero nate allora. Ma tu – ora che ci penso – tu ti guarderesti attorno senza capire, ho paura, e ti fermeresti preoccupata a esaminare una calza, mi chiederesti un’altra sigaretta, impaziente di fare ritorno.

E non diresti “Che bello! “, ma altre povere cose che a me non importano. Perché purtroppo sei fatta così. E non saremmo neppure per un istante felici. Vorrei pure – lasciami dire – vorrei con te sottobraccio attraversare le grandi vie della città in un tramonto di novembre, quando il cielo è di puro cristallo. Quando i fantasmi della vita corrono sopra le cupole e sfiorano la gente nera, in fondo alla fossa delle strade, già colme di inquietudini. Quando memorie di età beate e nuovi presagi passano sopra la terra, lasciando dietro di sé una specie di musica.

Con la candida superbia dei bambini guarderemo le facce degli altri, migliaia e migliaia, che a fiumi ci trascorrono accanto. Noi manderemo senza saperlo luce di gioia e tutti saranno costretti a guardarci, non per invidia e malanimo; bensì sorridendo un poco, con sentimento di bontà, per via della sera che guarisce le debolezze dell’uomo. Ma tu – lo capisco bene – invece di guardare il cielo di cristallo e gli aerei colonnati battuti dall’estremo sole, vorrai fermarti a guardare le vetrine, gli ori, le ricchezze, le sete, quelle cose meschine. E non ti accorgerai quindi dei fantasmi, né dei presentimenti che passano, né ti sentirai, come me, chiamata a sorte orgogliosa. Né udresti quella specie di musica, né capiresti perché la gente ci guardi con occhi buoni.

Tu penseresti al tuo povero domani e inutilmente sopra di te le statue d’oro sulle guglie alzeranno le spade agli ultimi raggi. Ed io sarei solo. È inutile. Forse tutte queste sono sciocchezze, e tu migliore di me, non presumendo tanto dalla vita. Forse hai ragione tu e sarebbe stupido tentare. Ma almeno, questo sì almeno, vorrei rivederti. Sia quel che sia, noi staremo insieme in qualche modo, e troveremo la gioia. Non importa se di giorno o di notte, d’estate o d’autunno, in un paese sconosciuto, in una casa disadorna, in una squallida locanda.

Mi basterà averti vicina. Io non starò qui ad ascoltare – ti prometto – gli scricchiolii misteriosi del tetto, né guarderò le nubi, né darò retta alle musiche o al vento. Rinuncerò a queste cose inutili, che pure io amo. Avrò pazienza se non capirai ciò che ti dico, se parlerai di fatti a me strani, se ti lamenterai dei vestiti vecchi e dei soldi. Non ci saranno la cosiddetta poesia, le comuni speranze, le mestizie così amiche all’amore. Ma io ti avrò vicina.

E riusciremo, vedrai, a essere abbastanza felici, con molta semplicità, uomo con donna solamente, come suole accadere in ogni parte del mondo. Ma tu – adesso ci penso – sei troppo lontana, centinaia e centinaia di chilometri difficili a valicare. Tu sei dentro a una vita che ignoro, e gli altri uomini ti sono accanto, a cui probabilmente sorridi, come a me nei tempi passati. Ed è bastato poco tempo perché ti dimenticassi di me. Probabilmente non riesci più a ricordare il mio nome. Io sono ormai uscito da te, confuso fra le innumerevoli ombre. Eppure non so pensare che a te, e mi piace dirti queste cose.

(Dino Buzzati, “Vorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno”, dal racconto breve “Gli inviti superflui”)

I consigli di Elettra


- Non ho sete,  non bevo - 

Non siamo abituati a bere, ad ascoltare la sensazione della  sete.

Siamo molto più bravi a mangiare, in ogni momento e in ogni occasione.

Sorseggiare un cappuccino non è bere, prendere un caffè non è bere.

Mangiare frutta non è bere.

Spesso mangiamo anche se non abbiamo fame, mangiamo per cortesia, per socialità, per fare una pausa, per distrarci.

E se iniziassimo con il bere, invece che mangiare?

Bere qualcosa di saporito o sfizioso aiuta a bere con gusto anche se non abbiamo sete.

Si possono bere tisane, tè, infusi di frutta oppure acqua frizzante,  acqua calda.

Possiamo bere una tisana per stare in compagnia e nel tempo lento dell'infusione, chiacchierare, bere per non mangiucchiare continuamente, bere perché il giorno passa in fretta e non possiamo recuperare alla sera la carenza di acqua di tutto un giorno.

E' importante bere perché serve per digerire bene, è indispensabile per reidratare i dischi intervertebrali di notte,  per nutrire le cartilagini.

Bere per tenere puliti gli occhi, per pensare correttamente, per evitare giramenti di testa. 

Bere per alleggerire il carico dei reni, per evitare i calcoli, per idratare la pelle, per non avere l'alito cattivo e anche per scaricare correttamente.

Oggi, prima di mangiare ricordati di bere qualcosa.

Bisogna bere anche se è ancora inverno, perché viviamo in ambienti riscaldati.

Avvertenza: chi è molto magro e sottopeso non deve bere prima di mangiare, ma stimolare la digestione con uno stuzzichino salato. 

Questi consigli non sono adatti a chi soffre di disturbi alimentari.


Elettra Erboristeria 

Cornedo Vicentino


Avvisi funebri (FC)



 

Ross consiglia

 


Paolo Cognetti

Giù nella valle
"Quello che non so, e che non ho mai chiesto a papà, è perché quella volta abbia scelto il larice per mio fratello e l’abete per me. Eravamo troppo piccoli perché vedesse qualcosa in noi, perciò forse era solo un intuito da parte sua. O chissà, una benedizione. Tu, larice, sei destinato a crescere al sole, a tirarti su in alto, duro e fragile, e ondeggiare nel vento. Tu, abete, invece crescerai ombroso, ma forte e resistente, protetto dagli aghi anche in inverno, adatto al gelo"
Racconto breve, 100 pagine da leggere lentamente, come tutti i libri di Cognetti, perché il ritmo lento permette di assaporare il detto, il sussurrato, il gridato e il non detto.
A me piace come scrive e, diversamente da tante critiche negative lette, a me arrivare in fondo a un libro e desiderare sapere come proseguirà la vita dei protagonisti, della cagnolina, se la pista da sci verrà costruita e che fine farà la casa... insomma immaginare come sarà il dopo e aver voglia di leggerne ancora, significa che il libro ha fatto il suo lavoro.
Qui troviamo il rapporto tra due fratelli, la luce e il buio, l'amore, la fuga, l'alcool, un accenno allo sfruttamento del territorio e all'inquinamento, e seppur non presente come nei precedenti libri, la montagna che sta là in alto, da giù nella valle forse a volte lo dimentichi, ma lei è sempre là.
Consigliato? Per me sì.

la vignetta


 

domenica 25 febbraio 2024

Filosofia, cultura e...



Pensavate fosse finita? Che finalmente, dico finalmente, i media avessero spento i riflettori su chiara ferragni? 

E invece no: i giornali insistono e questo «divorzio non s’ha da fare». chiara ferragni è stata invitata a parlare a "che tempo che fa"

Sì, avete capito bene, non bastavano i giornali di gossip, i quotidiani nazionali che giorno dopo giorno continuano a fare la telecronaca della vita di chiara ferragni, adesso andrà anche in televisione. Sarà l’ospite d’onore di una delle più seguite trasmissioni televisive del paese, perché a quanto pare non è stata data abbastanza risonanza e visibilità a una donna che non conosce la differenza tra la parola «truffa» ed «errore».

Di nuovo trovo la mia bacheca intasata di post, articoli e approfondimenti su come «chiara ferragni voglia rilanciare la sua immagine». Addirittura una criminologa, una criminologa... avete capito bene, analizza le cause della rottura tra la ferragni e fedez. 

Eppure in questi giorni sta succedendo qualcos’altro, qualcosa di ben più grave e importante, qualcosa di cui i giornali non parlano o se ne parlano, lo fanno in sordina. 

Migliaia di persone sono scese in piazza per fare una cosa che in un paese democratico non dovrebbe fare paura: manifestare. Manifestare in nome della pace, esprimere un dissenso, lanciare un appello in favore di quella terra che non può essere nominata e di quel popolo che non può essere ricordato. E cos’è successo? La manifestazione è stata repressa con la violenza. E tutto questo mi spaventa! 

Fanno spavento le immagini che arrivano da Pisa o da Napoli. Fa spavento vedere dei ragazzi, armati solo di striscioni, picchiati, feriti e manganellati senza pietà. Fa spavento un paese in cui i media tentano in tutti i modi di distrarre, di gabbare e di monopolizzare l’attenzione della gente. Non è normale che si voglia zittire chiunque esprima un dissenso, che si voglia zittire un popolo intero, e che si continui a dar voce a personaggi e pseudo intellettuali che l’unica cosa che sanno fare è fare a gara a chi bela più forte. 

G. Middei

La riflessione della domenica




Un giorno un giovane domandò a un vecchio quale fosse il dono più grande che avesse ricevuto. 

Il vecchio lo guardò, sorrise e rispose: la sensibilità!

Perché ti fa amare, sorridere e gioire, piangere e soffrire e può addirittura arrivare a spezzarti il cuore al punto di morire.

Il giovane domandò: e perché mai dovrebbe essere un dono?

Il vecchio rispose: perché senza sensibilità non capirai mai la profondità di una emozione!

web


I viaggi della cicogna

 


A Barcarola il 17 febbraio è arrivato  EZRA AGOSTINI per la gioia di Mamma Chiara Busato, (figlia dei titolari della pizzeria Canarolo) Papà Alessandro e la sorellina Cleo.

La vignetta


 

sabato 24 febbraio 2024

Dal drone di Flores Munari - Monte Spitz di Tonezza

 


Zuppa - una simpatica volpe oramai di casa a Lavarone


A Lavarone la volpe Zuppa è di casa: i gestori dei ristoranti l’hanno adottata per pranzo.

Ha un musetto da stringere, il pelo liscio e circa un anno e mezzo di vita. L’animale è coccolato da tutti i cittadini, diventando la mascotte della località: «È bellissimo vederla qui quasi tutti i giorni, sprigiona simpatia e porta felicità tra i bambini»

La storia parte da Oscar Oberbizer, un tecnico libero professionista. «Zuppa», il nome, lo ha scelto lui.

Zuppa si aggirava intorno alla sua casa nella frazione di Prà di Sopra. Qui mangiava insieme a dei gatti che però non erano particolarmente felici della sua presenza in quanto sottraeva a loro una gran quantità di cibo. I gatti si sono coalizzati ed hanno scacciato Zuppa. Lei non si è persa d'animo, ha incominciato a girare casa dopo casa fino ad arrivare a Lavarone, località Lago, da Nik Oberbizer, persona dal cuore in mano che va in negozio e compra dei biscottini di cioccolato fondente. Una prelibatezza per Zuppa.

La volpe allarga il suo raggio d'azione in cerca di nuove avventure, passa a Chiesa e trova il ristorante Nido Verde. Una scoperta deliziosa e capisce che questa è la sua meta, sente filtrare tra l'uscio e la sala da pranzo l'odore delle costate, delle braciole. Eccola uscire da dentro il bosco e avvicinarsi all'entrata del locale, si ferma e poi decide di affidarsi a Manù e Ferdy, i due proprietari che l'accolgono come un ospite benemerito. Primo piatto polpette, contorno un po' di pesce. Eccezionale per Zuppa. Ora la giovane volpe è coccolata da tutti.

Persino Mirco Spagnolo, atletico comandante dei vigili del fuoco, offre alla gradita ospite dei biscottini e alle volte sembra parlare con lei dei sistemi antincendio. Oscar Oberbizer, che di Prà di Sopra è uno degli storici abitanti, l'ha osservata e tenuta d'occhio, anche perché si era affezionato alla sua presenza. Anche lui parla con «Zuppa» di politica, sport e di filosofia.

«Quando ho visto questi due occhietti che mi guardavano impauriti mi sono intenerita. Ho chiamato con dolcezza la piccola volpe che a poco ha poco ha rotto gli indugi e si è avvicinata. È bellissimo vederla qui quasi tutti i giorni essa sprigiona simpatia e porta felicità tra i bambini», dice la popolare Manù. Zuppa ora cammina tranquilla, il suo vagabondare è noto a tutti, passa in zona artigianale a salutare alcuni vecchi amici, poi corre fino a Chiesa e all'ora di pranzo al ristorante sempre negli orari in cui la cucina è aperta.

È diventata senza volerlo la mascotte della località. Probabilmente è rimasta orfana ed ha cercato rifugio tra gli umani, dopo un po' di titubanza si è avvicinata e tutti quassù l'hanno coccolata. Una lieta storia di simbiosi tra uomo e animale selvatico dove a vincere è l'amore reciproco, una fiaba da raccontare a scuola. La Natura, in fin dei conti, ci riserva sempre delle storie che gli uomini dovrebbero imparare a memoria per vivere meglio.

da: l'Adige.it

Il micro-mondo di Franca


Vecchie foglie, secche,

rugose e attorcigliate

della sanguinella.

Eleganza, bellezza e originalità

anche nella vecchiaia?😊






La vignetta


 

venerdì 23 febbraio 2024

Non é più tra noi - Francesco Pretto (nr. 4 - 02/24)


 

Dal drone di Flores Munari - Monte Cimone

Bisognerebbe andare più spesso tutti in questi posti... a riflettere su tante cose...



E ancora il lupo...😖






Questa era una bellissima femmina di capriolo che andava a trovare Paola, a San Pietro Valdastico, e amava sostare nel suo giardino. 

Stanotte i lupi l'hanno ammazzata, proprio in quel giardino, e questo è ciò che rimane di lei oggi...

È  la natura! Penseranno molti. 

Io ho visto le lacrime di Paola, ancora sconvolta da ciò che hanno visto i suoi occhi oggi. Oltre l'enorme dispiacere per aver perso un'amica inusuale, anche la paura, dato che i lupi sono entrati nel suo giardino. Le lacrime sono scese anche a me, ripensando all'attacco di 3 lupi sventato l'anno scorso in malga, alla paura e alle conseguenze fisiche e psicologiche che ancora adesso subisco ogni volta si parla di avvistamenti in valle, ogni volta che i lupi vengono avvistati a ridosso delle case, ogni volta che i lupi ammazzano non solo selvatici, ma anche animali domestici. 

La cosa gravissima è che proprio sotto a questa casa, sotto l'abitato di San Pietro, noi abbiamo le nostre vacche al pascolo, con 3 vitelli di pochi mesi. Se è stato relativamente facile mettere in sicurezza pecore e pony, non si può dire lo sia per queste mucche, abituate a stare allo stato brado, e quindi impensabile riuscire a rinchiuderle.

Ormai siamo stremati e viviamo nel terrore ogni giorno. Ansia cercando di mettere in sicurezza chi si può, pensieri su come proteggere chi vive fuori, ronde di notte quando si sentono ululare i lupi vicino a casa.

Stiamo pensando a cani da guardiania, anche in vista della prossima stagione monticatoria, ma sono molte le domande che ci facciamo.

Quanti cani per una mandria di 7 mucche in valle e 25 in alpeggio? Quale razza? Sono cani sufficientemente equilibrati da non rappresentare un pericolo a chi transita nelle vicinanze? Riescono a convivere con i nostri cani? Rispettano i bambini? Siamo in grado di gestirli? E, non ultimo, che spese si devono affrontare per acquistare e mantenere (cibo e cure veterinarie) questi animali?  Vorrei che rispondessero i pro lupo, non limitandosi però alla battuta "ci sono i cani", ma facendo una ricerca ed un'analisi approfondita, mettendo sul piatto della bilancia i pro e i contro per scelte che si è costretti a fare a fronte di una situazione creata da chi i lupi li ha reintrodotti. Sembra facile per chi scrive da dietro una tastiera, ma vi giuro che a volte lo scoramento è così grande che l'unica soluzione per ritrovare la serenità sembra sia cedere gli animali.

Non ultimo: la nostra passione, il nostro LAVORO, per sopravvivere ai lupi è fatto di "bisogna": bisogna elettrificare, bisogna mettere una recinzione a prova di lupo (1.80 m basta?), bisogna prendere i cani anti lupo...

Noi potremo anche assolvere a tutti questi obblighi, ma rimarranno decine di persone che ormai hanno paura a passeggiare nei boschi con un cane, o ad uscire la sera per una passeggiata in paese. Ci sono persone che ormai vivono condizionate e vivono anche loro il disagio pur non essendo allevatori. A loro cosa possiamo dire?

(Intanto noi difficilmente riusciremo a dormire stanotte...)

da: Azienda agricola Toldo Sebastian - facebook

L'episodio nel prato di Paola Toldo sotto il municipio.

Chiamata di Marzo 2024 a Recoaro Terme domenica 25 febbraio 2024



Sono
oltre 70, tra carri e gruppi di figuranti, i soggetti che sfileranno per le vie del centro di Recoaro Terme il prossimo 25 febbraio dalle 14.00: è il ritorno della Chiamata di Marzo, il tradizionale evento biennale che si tiene nell’ultimo fine settimana di febbraio per rivivere antichi mestieri, personaggi, usanze e leggende della cultura contadina, rurale e cimbra che da sempre impregna il territorio della Conca di Smeraldo.

Per il suo valore, la Chiamata di Marzo è riconosciuta Manifestazione di interesse locale dalla Regione Veneto.

La 23^ edizione è forse la più attesa di sempre.  A Recoaro si ripropone come da tradizione nell'ultima domenica di Febbraio (solo negli anni pari) la Chiamata di Marzo: una grande, originale e festosa manifestazione che vede sfilare per le vie della cittadina termale centinaia e centinaia di figuranti in costume, che in gruppi, a piedi o sui carri allestiti con ogni genere di scenografie, mettono in mostra una straordinaria serie di oggetti, attrezzi e testimonianze della civiltà e della tradizione "cimbra". Uomini e donne, attrezzi e costumi, bambini e animali, tutto ciò, insomma, che va a formare il quadro antico e vivo della montagna recoarese e dei suoi abitanti di un tempo, diviene protagonista nella rievocazione della Chiamata di Marzo. Testimoni e attori di una tradizione che si ripete ogni due anni.
Le storie, i mestieri, i prodotti ed il folclore del passato recoarese rivivono in una fantasmagorica girandola di scorci e di dettagli recuperati dai secoli. Un gioioso momento di riscoperta del passato, unico nel suo genere per originalità e suggestione. Una grandiosa sfilata che porta nelle vie del centro centinaia di figuranti in costume storico

Programma 2024

VENERDÌ 23 FEBBRAIO 2024
ore 10.00
Sfilata Scuole d'infanzia per le vie del centro
ore 20.00
Teatro Comunale: "I bòce de scola ciama marso"

SABATO 24 FEBBRAIO 2024
ore 14.00
Piazzale Duca d'Aosta: Partenza con bus navetta per una contrà dove stanno allestendo dei carri con assaggio di prodotti locali
ore 16.30
Apertura stand gastronomici
ore 18.00
Chiesa parrocchiale di Recoaro Terme: S. Messa in lingua cimbra
ore 21.00
Teatro Comunale: il Coro Aqua Ciara presenta "Piccole Dolomiti d'in...canto", un viaggio tra suoni e silenzi delle Piccole Dolomiti, narrati dalle suggestive fotografie di Massimo santagiuliana e accompagnati da canti del territorio.

DOMENICA 25 FEBBRAIO 2024
ore 9.30-19.30
Bus navetta da VALDAGNO ogni 30 minuti circa
ore 9.30
Posizionamento di alcuni carri in paese con animazione
ore 10.00
Apertura Stand Gastronomici
ore 14.00
Inizio della sfilata

ore 16.30
Piazza Amedeo Duca D'Aosta: arrivo carri e intrattenimento musicale
ore 17.30 
Piazza Amedeo Duca D'Aosta: Premiazione del concorso "La vetrina della CHIAMATA DI MARZO"
ore 17.45
Piazza Amedeo Duca D'Aosta: Consegna attestati ai vari carri
ore 18.00
Piazza Amedeo Duca D'Aosta: Se brusa "L'omo de Paja"

GIOVEDÌ 29 FEBBRAIO 2024
ore 20.00
Raggruppamento in Via Bruni: "Nemo a ciamar marso"
Aperto a tutti coloro che vogliono partecipare in costume e no, alla tradizionale Chiamata di Marzo.
Al termine cioccolata calda e vin brulé.

La manifestazione si svolgerà con qualsiasi tempo.


Elenco dei carri della Chiamata di Marzo: XXIII edizione 2024

Eccovi l'elenco completo dei carri e dei numeri di sfilata che potrete ammirare a Recoaro Terme il 25 febbraio 2024 alla Chiamata di Marzo:

  1. Bandoti de Marso - Vicolo Lelia
  2. Le primule de Marso - Via Giraffa
  3. Autorità
  4. Delegazioni
  5. El Galo - Contrada Ongaro
  6. Bater le sece e sonar le cioche - Contrada Ronchi
  7. La vecia cusina del montanaro - Contrada Ronchi
  8. Polenta e Osei - Val de l'Orco - Fonzerga
  9. Bigoli col Torcio - Contrada Merendaore
  10. Punaro Ovaroi al marcà - Contrada Asnicar
  11. Le Gavegnà - Contrada Bonomini
  12. I lavorava n'tei campi - Contrada Facchini
  13. Fongara xè qua, tornemo dal bosco e dal prà - Fongara
  14. La Stala - Contrada Frizzi di sopra
  15. La tosatura - Contrada Al Riposo
  16. Come se lavorava la lana - Contrada Al Riposo
  17. Bater el formento - Santagiuliana
  18. El sventolo - Santagiuliana
  19. Priari del Ghebo - Preti "Andesa"
  20. Le mole de la Porbeghe - Contrada Merendaore
  21. El Munaro - Bodetti
  22. El Fornaro della Val de l’Orco - Val de l'Orco - Zulpo
  23. Orco e Orcheto - Val de l'Orco
  24. Dugare in corte - Val de l'Orco - Zulpo
  25. Nare a bogàre - Valcalda
  26. Biciclete de Legno - Contrada Merendaore
  27. Le strie - Contrada Zini
  28. Far su la Stria - Contrada Galbana
  29. I Mas-ciari - Valcalda
  30. El portalettere - Valcalda
  31. El Moleta - Fonte Abelina
  32. I Spasacamin - Piazza Rovegliana
  33. I lustrascarpe - Contrada Taulotti
  34. El Brigante Mastrili - Contrada Marchi
  35. Il frate Mendicante -Via Sartore
  36. La confraternita di Rovegliana - Rovegliana
  37. Anguane e Salbanei - Contrada Bonomini
  38. La Casara - Contrada Frizzi di sopra
  39. Far la graspa - Valcalda
  40. Botegheta dei Mona'che - Località Pràsola
  41. El borosso - Contrada Ongaro
  42. Xe rivà el telefono - Località Mus-ci
  43. L'antica fonte Pace - Contrada Pace
  44. El Coredo de Nose - Contrada Giorgetti
  45. El Corteo dei Spusi - Contrada Giorgetti
  46. El canon de moraro - Contrada Storti
  47. Ciamar Marso - Contrada Storti
  48. Semo na tore na bora col nace - Contrada Storti
  49. Se sonava e se balava - Contrada Storti
  50. La Fonte Giuliana - Val de l'Orco - Fonzerga
  51. I Cantastorie - Gruppo Storico Vicolo Mottana
  52. Saluti da Recoaro - Gruppo Storico Vicolo Mottana
  53. Boce e Moneghe - Gruppo Storico Vicolo Mottana
  54. Le bambole de pessa - Via Griffani
  55. Nemo ciapare la Vaca Mora - Contrada Rivelunghe - Via Maglio
  56. 1890 Villeggianti in montagna - Via Maglio
  57. Siadori e Rampegadori - Gruppo Piccole Dolomiti
  58. La carbonara - Contrada Parlati
  59. Primo segalegna a motore anni 40 - Valcalda
  60. Omini del Trajon - Contrada Pellichero
  61. I mezzi de trasporto de na volta - Via Obante
  62. Moto club Chinotto Recoaro - Contrada Bruni
  63. Deso magnemo e dopo partemo - Via Maglio
  64. El Casoto de la Fritola - Contrada Sberar
  65. Ostaria dal Tracanela
  66. El filò de sti ani - Contrada Giara
  67. La cusina dei noni - Contrada Bonomini
  68. La Farmacia del Signore - Contrada Al Riposo
  69. La scola de 'sti ani - Istituto Comprensivo Floriani
  70. La Seggiovia - Contrada Rivelunghe
  71. Le Sartorele - Gruppo Storico Vicolo Mottana

La montagna recoarese e dei suoi abitanti di un tempo

Uomini e donne, attrezzi e costumi, bambini e animali, tutto ciò, insomma, che va a formare il quadro antico e vivo della montagna recoarese e dei suoi abitanti di un tempo, diviene protagonista nella rievocazione della Chiamata di Marzo. Testimoni e attori di una tradizione che si ripete ogni due anni, con rinnovato entusiasmo e partecipazione crescente.

Potenza del nome

[Gianni Spagnolo © 25A20] A ben pensarci, siamo circondati da molte cose che non conosciamo. Per meglio dire, le vediamo, magari anche frequ...